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Candela dell'Avvento

Tempo di Avvento e Natale 2022


Immagine seconda domenica di Avvento

 

25 Dicembre - Natale

Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore
Romani 14,6

È una buona cosa osservare il giorno di Natale. Il semplice scandire dei tempi e delle stagioni, quando gli uomini decidono di smettere di lavorare e di fare festa insieme, è un'usanza saggia e salutare. Aiuta a percepire la supremazia della vita comune su quella individuale. Ricorda all'uomo di regolare il suo piccolo orologio, di tanto in tanto, in base al grande orologio dell'umanità che funziona con l'ora solare.

Ma c'è una cosa migliore dell'osservanza del giorno di Natale, ed è santificare il Natale.

Siete disposti a dimenticare ciò che avete fatto per gli altri e a ricordare ciò che gli altri hanno fatto per voi? A ignorare ciò che il mondo vi deve e a pensare a ciò che voi dovete al mondo; a mettere i vostri diritti in secondo piano, e i vostri doveri a metà strada, e le vostre possibilità di fare un po' più del vostro dovere in primo piano; vedere che i vostri compagni di viaggio sono reali quanto voi e cercare di guardare dietro i loro volti ai loro cuori, affamati di gioia; riconoscere che probabilmente l'unica buona ragione della vostra esistenza non è quello che otterrete dalla vita, ma quello che darete alla vita; di chiudere il vostro libro di lamentele contro la gestione dell'universo, e cercare intorno a voi un luogo dove poter seminare qualche seme di felicità - siete disposti a fare queste cose anche solo per un giorno?

Allora potete santificare il Natale.

Siete disposti a chinarvi e considerare i bisogni e i desideri dei bambini e delle bambine; ricordare la debolezza e la solitudine delle persone che invecchiano; smettere di chiedere quanto i vostri amici vi amano e chiedervi se li amate abbastanza; tenere a mente le cose che gli altri devono portare sui loro cuori; cercare di capire cosa coloro che vivono nella stessa casa con voi veramante vogliono, senza aspettare che ve lo dicano; per regolare la vostra lampada in modo che dia più luce e meno fumo, e portarla sulla fronte in modo che la vostra ombra cada dietro voi; per seppellire i vostri brutti pensieri e costruire un giardino per i vostri buoni sentimenti, con il cancello aperto – siete disposti a fare queste cose anche solo per un giorno?

Allora potete santificare il Natale.

Siete disposti a credere che l'amore sia la cosa più forte al mondo, più forte dell’odio, più forte del male, più forte della morte - e che quella vita benedetta che ebbe inizio a Betlemme millenovecento anni fa è l'immagine e lo splendore dell'Amore Eterno?

Allora potete santificare il Natale.

E se lo santificate per un giorno, perché non per sempre? Ma non potete santificarlo da solo.

Henry Van Dyke, traduzione dall’inglese dal testo pubblicato in “The Spirtit of Christmas” New York Charles Scribner’s Sons, 1905

 

 

18 Dicembre - Quarta domenica di Avvento

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio,
e
la Parola era Dio.
Essa era nel principio con Dio.

Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei;
e senza di
lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.
In lei
era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno

sopraffatta. (…)
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un
tempo fra di noi, piena di grazia e di verità;
e noi
abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come di
unigenito dal Padre.

Giovanni 1,1-5;14


Il quarto evangelo inizia con le stesse parole che inaugurano il racconto della creazione nella Genesi: «In principio». Nel principio, in senso temporale ma anche spaziale, cioè dentro il principio. Lì c’era la Parola e la Parola era Dio. Il termine greco Logos che la nostra Riveduta traduce con «Parola» è la Parola creatrice di Dio, la sapienza, l’intelligenza di Dio, che presiede al mondo intero, che ha voluto e creato l’universo.

Ebbene questa «Parola» è diventata, a Natale, «carne». E con il termine «carne» si indica ciò che ogni esistenza umana è ed esprime: un corpo, una mente, uno spirito. Insomma, la realtà di Dio che diventa realtà umana. Questo è avvenuto a Betlemme, con tutte le contraddizioni e le conseguenze di questa «incarnazione».[...]

La Parola incarnata di Dio ha abitato in mezzo a noi, ha piantato la propria tenda in mezzo a noi. Piena di grazia e di verità. La teologia di Giovanni è tutta volta a dirci che Dio è per tutti, che Natale è la festa di tutti quelli che fino a ieri pensavano di non contare, di essere sempre esclusi dalla ristretta cerchia di coloro che hanno la conoscenza.[...]

Due cose straordinarie accadono a Natale, due diverse nascite: quella di Gesù e quella nostra. A Betlemme anche noi, attraverso Gesù, siamo diventati figli e figlie di Dio. Si apre la possibilità di una grande fraternità, si inaugura per ognuno di noi una famiglia di cui veniamo a far parte. Lo dirà, con parole diverse, anche l’apostolo Paolo: «Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione» (Galati 4, 4-5). Anche questa è una Buona Notizia: tutti coloro che accolgono questa Parola venuta a noi nella fragilità di un’esistenza umana diventano sorelle e fratelli di Gesù. Certo, fin dalla notte di Betlemme, la storia della Parola di Dio che si incarna è anche una storia di fallimento, di rifiuto, d’incredulità. Anche questa è parte della nostra storia, delle nostre tenebre che non hanno voluto ricevere la luce, della nostra dimora che non ha voluto ricevere Colui che veniva a casa sua.[...]

Sarà Natale solo quando accoglieremo quel volto di bimbo che è rivelazione del volto di Dio, quando ascolteremo quella voce che guarisce e insegna, che umilia i potenti e risuscita gli oppressi.[...]

Se crediamo che Egli sia davvero venuto, che davvero – da allora – la luce brilli nelle tenebre (come il motto delle nostre chiese ci ricorda), allora la vita e la fede sono possibili. Allora – e solo allora – è possibile sapere di essere giunti a Natale.

Anche solo un frammento di questa consapevolezza può essere sufficiente per augurare «Buon Natale».

Pastore Gianni Genre Riforma 20 dicembre 2013

 

11 Dicembre - Terza domenica di Avvento

Noi aspettiamo il SIGNORE;
egli è il nostro aiuto e il nostro scudo.
In lui, certo, si rallegrerà il nostro cuore,
perché abbiamo confidato nel suo santo nome.
La tua benevolenza, o SIGNORE, sia sopra di noi,
poiché abbiamo sperato in te.

Samo 33, 20-22

Non è sorprendente, dice Dio,
che la nostra storia sia intessuta
di appuntamenti mancati!

Voi mi aspettate nell’onnipotenza
e io vi spero nella fragilità di una nascita!

Voi mi cercate nelle stelle del cielo
e io vi incontro nei volti della gente che popola il mondo!

Voi mi riponete nel guardaroba delle idee ricevute
e io vengo a voinella freschezza della grazia!

Voi mi volete come risposta
e io mi trattengo nel fruscio delle vostre domande!

Voi mi attendete come pane
e io scavo in voi la fame!

Voi mi foggiate a vostra immagine
e vi sorprendonell’indigenza di uno sguardo di bimbo!

Ma, dice Dio,
sotto il selciato del vostro errare,
un Avvento di tenerezza si prepara
dove io vi attendo
come la notte attende il giorno….

Francine Carrillo

 

Avvento: il buio risplende alla luce della grazia

Al via la rubrica video “A spasso con la pastora”.
Sabina Baral dialoga con la pastora Erika Tomassone sul significato dell’Avvento

 

 

 

4 Dicembre - Seconda domenica di Avvento

46 E Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore,
47 e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
48 perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva.
Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
49 perché grandi cose mi ha fatte il Potente.
Santo è il suo nome;
50 e la sua misericordia si estende di generazione in generazione
su quelli che lo temono.
51 Egli ha operato potentemente con il suo braccio;
ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha detronizzato i potenti,e ha innalzato gli umili;
53 ha colmato di beni gli affamati,e ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servitore,ricordandosi della misericordia,
55 di cui aveva parlato ai nostri padri,
verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre».

Luca 1,46-55

Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro (...)

Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto,
ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che
è emarginato, debole e affranto;
dove gli uomini dicono «perduto», lì egli dice «salvato»;
dove gli uomini dicono«no», lì egli dice «sì».

Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro
sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono «spregevole», lì Dio esclama «beato».

Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio,
dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi,
dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima.

Lì egli vuole irrompere nella nostra vita,
lì ci fa sentire il suo approssimarsi,
affinché comprendiamo il miracolo del suo amore,
della sua vicinanza e della sua grazia.

Dietrich Bonhoeffer, Riconoscere Dio al centro della vita, Queriniana,Brescia, 2004

Leggi testo completo in Meditazioni del tempo di Avvento 2022

 

27 Novembre - Prima domenica di Avvento

9 Esulta grandemente, o figlia di Sion,
manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme;
ecco, il tuo re viene a te;
egli è giusto e vittorioso,
umile, in groppa a un asino,
sopra un puledro, il piccolo dell'asina.
10 Io farò sparire i carri da Efraim,
i cavalli da Gerusalemme
e gli archi di guerra saranno distrutti.
Egli parlerà di pace alle nazioni,
il suo dominio si estenderà da un mare all'altro,
e dal fiume sino alle estremità della terra.

Zaccaria 9, 9-10

La tradizione della Chiesa ha suddiviso l'anno in diversi periodi, ognuno dei quali sottolinea una dimensione di fede. Il periodo che copre le quattro domeniche che precedono il Natale si chiama Avvento. La parola Avvento ha la stessa etimologia di avventura, entrambe sono orientate verso ciò che accade. Quando Dio viene da noi, è sempre un'avventura. Il tempo di Avvento è orientato all'attesa di Dio. Ci ricorda che la fede è sempre nella tensione tra ciò che sappiamo e ciò che ci aspettiamo, ciò che abbiamo e ciò che speriamo.

 

Nel Primo Testamento, l'uomo che viene presentato come modello di fede è Abramo. La sua vocazione è evocata nella chiamata che Dio gli ha rivolto: «Vattene dal tuo paese, dal luogo delle tue origini e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò» (Genesi 12,1).
Il Signore non disse ad Abramo il luogo dove doveva andare, gli disse che glielo avrebbe mostrato. Nella fede, il cammino è importante quanto la meta.

Abramo partì sulla base di una promessa: quella di ricevere terra e discendenza. Alla fine della vita di Abramo, i risultati della promessa che era all'origine della sua vocazione rimasero modesti. Ha avuto un solo figlio con Sarah... venticinque anni dopo aver risposto alla chiamata di Dio, e l'unica terra che abbia mai posseduto è stata la cripta in cui ha seppellito sua moglie. La fede di Abramo non era una marcia che lo conduceva dai successi alle benedizioni e dai successi alle vittorie. Nei meandri della sua storia, Abramo non ha mai smesso di aspettare. L'apostolo Paolo disse di lui che sperava contro ogni speranza (Romani4,18). La fede non era un possesso, ma una ricerca, un desiderio, un ardore. L'uomo di fede sa tenere le mani aperte.

Facendo eco alla fede di Abramo, lo scrittore Gotthold Ephraim Lessing scrive: “Il valore dell'uomo non sta nella verità che possiede, o crede di possedere, ma nel dolore sincero che assume cercandola. Perché non è il possesso, ma la ricerca della verità che accresce la sua forza. Il possesso rende silenziosi, pigri, orgogliosi. Se Dio tenesse racchiusa nella sua mano destra tutta la verità, e nella sua mano sinistra l'unico e mobile impulso verso la verità, e se mi dicesse: “Scegli!”, io mi prostrerei umilmente davanti alla sua mano sinistra e mi dite: “Dammi, Padre! perché la pura verità è solo per te!” Lo scopo ultimo della fede è continuare a cercare.

Quando preghiamo il Padre Nostro, cominciamo dicendo: "Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra". Se lo preghiamo, sappiamo che non è ancora così. Nel tempo dell'Avvento, siamo oggi tesi all'attesa della santificazione del nome di Dio, della venuta del suo regno e del compimento della sua volontà.

Dov'è Dio quando la malattia bussa alla nostra porta? Dov'è Dio quando esplodono le bombe? Dov'è Dio quando le inondazioni distruggono e quando la siccità annienta il lavoro degli uomini? Dov'è Dio?


Protestiamo per non rassegnarci e affermiamo che lo stiamo aspettando, stiamo aspettando la sua venuta, il suo regno, la sua vittoria. Devi essere ricco, felice e in buona salute per non aspettare Dio. E anche quando siamo ricchi, felici e sani, possiamo ancora aspettare i nostri fratelli e sorelle che sono nella prova:
“Vieni Signore Gesù perché il nostro mondo ha più che mai bisogno del tuo Vangelo! »

Antoine Nouis Réforme 01/12/2021

 

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Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre 2022 © Chiesa Evangelica Valdese di Firenze