Meditazioni di Avvento
25 Dicembre Natale
8. In quella stessa regione c'erano dei pastori
che stavano nei campi e di notte facevano
la guardia al loro gregge
9. E un angelo del Signore si presentò a loro
e la gloria del Signore risplendé intorno a loro
e furono presi da gran timore.
10. L'angelo disse loro: «Non temete, perchè io
vi porto la buona notizia di una grande gioia
che tutto il popolo avrà:
11.
"Oggi, nella città di Davide, è nato per voi
un Salvatore, che è il Cristo, il Signore.
12. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino
avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia"».
13. E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine
dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14. «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli
uomini ch'egli gradisce!»
Luca 1, 8-14
Dall'alto dei cieli io vengo quaggiù - Vom Himmel hoch, da komm ich her
Dall'alto dei cieli io vengo quaggiù,
vi porto una nuova notizia;
una gran buona notizia io porto
di essa voglio cantare e parlare.
Oggi a voi è nato un bambino
scelto da una vergine
un bambino così tenero e grazioso;
egli deve essere la vostra gioia e la vostra delizia.
E' il Signore Cristo, nostro Dio,
che vi libererà da ogni pena;
sarà il vostro Salvatore.
Vi purificherà da tutti i peccati.
Vi porta ogni felicità,
che Dio Padre ha preparato,
perché voi con noi nel regno dei cieli
possiate vivere ora e sempre.
Ora notate esattamente il segno:
la mangiatoia, le povere fasce;
lì trovate deposto il bambino,
che conserva e sostiene tutto il mondo.
Rallegriamoci quindi tutti
ed entriamo con i pastori
a vedere ciò che Dio ci ha donato
con il suo diletto figlio adorato.
Martin Lutero 1535 [1]
Al tempo di Martin Lutero si soleva rappresentare presepi viventi davanti alla chiesa durante il tempo di Natale. Per una di queste rappresentazioni molto familiari egli stesso compose nel 1535 questo canto, nel quale si attiene al testo che Luca ci ha trasmesso nel suo vangelo, sviluppandolo in versi.
Lutero offre una triplice interpretazione dei titoli Salvatore, Messia e Signore, dati al bambino appena nato: «Vi libererà da ogni pena; sarà il vostro Salvatore; vi purificherà da tutti i peccati».
Ma Lutero non si accontenta della pura teologia. Sottolinea per i suoi figli impegnati nella rappresentazione del presepe vivente che il bambino nella mangiatoia deve essere per tutti «gioia e delizia» e che reca a tutti felicità.
Al messaggio proclamato dall'angelo nelle prime strofe tutti partecipanti alla rappresentazione rispondevano con la strofa «Rallegriamoci quindi tutti
ed entriamo con i pastori». Dopo questa strofa comune, ogni bambino doveva recitare davanti al presepe una sua strofa e cantare qualcosa al bambino Gesù. Purtroppo questi testi non ci sono stati trasmessi insieme al canto.
In quegli anni pieni di sconvolgimenti e conflitti, nella chiesa cattolica il canto è stato attribuito al Libro dei canti del padre domenicano Michael Vehe. Allora l'ecumenismo non era ancora tale da permettere la pubblica attribuzione del canto la suo legittimo autore, con i più vivi ringraziamenti per il bel dono fatto a tutti i cristiani. Comunque il canto, e con esso la teologia di Lutero, si sono imposti anche nella chiesa cattolica. Questo dimostra che i canti non conoscono steccati confessionali. Essi toccano il cuore e lo aprono al mistero dell'incarnazione di Dio che ha arricchito tutti. Nell'incarnazione del suo Figlio Dio tocca tutti i popolo e i seguaci di tutte le religioni.
Mediante questo canto possiamo esprimere con gratitudine l'amore che Dio ha per tutti gli uomini. E, poichè nell'incarnazione del suo Figlio Dio ha accettato tutti gli uomini, anche noi dobbiamo accettare i nostri simili come fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
Anselm Grün, Vi annuncio una grande gioia. Un libro di Natale, Messaggero di Sant'Antonio Editrice, Padova, 2008
[1] Inizialmente accompagnata da una melodia popolare tedesca, poi dal 1538 da una melodia composta dallo stesso Lutero, utilizzata anche nell’Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach.
Ascolta la melodia (formato MP3) e leggi lo spartito, dal sito della EKD Chiesa Evangelica Tedesca)
Domenica 18 Dicembre - IVa di Avvento
4. Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore,
e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati,
5. egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione
e del rinnovamento dello Spirito Santo,
6. che egli ha sparso abbondantemente su di noi
per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore,
7.
affinchè, giustificati dalla sua grazia, diventassimo,
in speranza, eredi della vita eterna.
Lettera a Tito 3, 4-7
La lettera a Tito esprime il mistero del Natale in questa frase pregnante «la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati» (v.4).
Il termine greco che significa 'amore per gli uomini' - ossia philanthropíia - viene abitualmente tradotto dai latini con humanitas. In Cristo è diventata visibile la verà umanità, l'immagine originaria dell'uomo. E tale umanità di Dio è contraddistinta da bontà e amore. Il volto dell'uomo, che Dio ha sognato, è uno specchio di bontà e amore. Egli irradia mitezza e cordialità. E' buono verso di sé e buono verso gli uomini. Crede nel bene e aiuta così il nucleo buono presente nei suoi fratelli e nelle sue sorelle ad emergere. Non ama soltanto il prossimo, gli amici e i conoscenti, e neppure solo i suoi nemici, ma è l'amore stesso. La sua essenza sta nell'essere amore.
L'autore della lettera a Tito vede la situazione dell'uomo prima della comparsa di Cristo come una situazione disastrosa e disperata: «Eravamo insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda» (Tito 3,3). La manifestazione della bontà di Dio in Gesù Cristo e il suo amore per gli uomini ci hanno tratti fuori da una situazione del genere.
Dio ci ha salvato, come dice la lettera a Tito. Ci ha liberato dalle catene che ci tenevano legati. Ha posto fine alle nostre lacerazioni e ai nostri traviamenti e ci ha riportato sulla retta via. Ci ha liberarti dall'ossessione e dall'odio. Allorchè la sua umanità si manifestò in Cristo, questa vera immagine dell'uomo ha cambiato qualcosa anche in noi. Ci ha messo in contato con l'immagine originaria che Dio si era fatto di noi. Ha tolto lo sporco che aveva deformato la nostra immagine e ha fatto brillare di una nuova bellezza l'immagine originaria.
Anselm Grün Vivere il Natale, Queriniana, Brescia, 2000
Domenica 11 Dicembre - IIIa di Avvento
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi,
piena di grazia e di verità; e noi abiamo contemplato la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre.
Giovanni 1,14
Infatti tutte le promesse di Dio hanno il loro «si» in lui;
perciò pure per mezzo di lui noi pronunciamo l'Amen alla gloradi Dio.
II Corinzi 1,20
Tutto ciò che possiamo a buon diritto attenderci e chiedere a Dio, possiamo trovarlo in Gesù Cristo. Quello che un Dio come noi ce lo immaginiamo dovrebbe e potrebbe fare, con ciò il Dio di Gesù Cristo non ha nulla a che vedere. Dobbiamo immergerci sempre di nuovo, a lungo e con molta costanza nel vivere, parlare, agire, soffrire e morire di Gesù per riconoscere ciò che Dio promette e ciò che egli adempie.
E' certo che noi possiamo vivere sempre vicini a Dio e alla sua presenza, e che questa vita per noi è una vita totalmente nuova; che per noi non esiste più nulla di impossibile, perché nulla di impossibile esiste per Dio; che nessun potere terreno ci può toccare senza che Dio lo voglia, e che il pericolo e la tribolazione ci conducono solo più vicino a Dio; è certo che noi non possiamo pretendere nulla e che tuttavia possiamo chiedere ogni cosa; è certo che in tutto questo noi ci troviamo in una comunione che ci sostiene. A tutto questo Dio ha detto 'si' ed 'amen' in Cristo (II Corinzi 1,20). Questo 'si' e questo 'amen' sono il solido terreno sul quale noi stiamo.
In questi tempi turbolenti perdiamo continuamente di vista il perché valga effettivamente la pena vivere. Pensiamo che siccome vive questa o quell'altra persona, così abbia senso vivere anche per noi. Ma in verità le cose non stanno in questo modo: se la terra è stata fatta degna di sostenere i passi dell'uomo Gesù Cristo, se è vissuto un uomo come Gesù, allora e solo allora per noi uomini vivere ha un senso. Se Gesù non fosse vissuto, allora, nonostante tutte le altre persone che conosciamo, onoriamo e amiamo, la nostra vita non avrebbe senso. Il concetto biblico si 'senso' è solo una traduzione di ciò che la Bibbia chiama 'promessa'.
Dietrch Bonhoeffer Lettera a Eberard Bethge (21 agosto 1944)
in Dietrch Bonhoeffer Opere di Dietrch Bonhoeffer, Queriniana, Brescia, 1991
Domenica 4 Dicembre - IIa di Avvento
67. Zaccaria, suo padre, fu pieno di
Spirito Santo e profetizzò dicendo:
68. «Benedetto sia il Signore, il Dio di'Israele,
perchè ha riscattato e visitato il suo popolo,
69. e ci ha suscitato un potente Salvatore,
nella casa di Davide suo servo,
70. come aveva promesso da tempo
per bocca dei suoi profeti;
71. uno che ci salverà dai nostri nemici
e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.
72. Egli usa così misericordia verso i nostri padri
e si ricorda del suo santo patto,
73. del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
74. affin di concederci che, liberati dalla mano dei nostri
nemici, lo serviamo senza paura,
75. in santità e giustizia, alla sua presenza,
tutti i giorni della nostra vita.
76. E, tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo,
perchè andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,
77. per dare al suo popolo conoscenza della salvezza
mediante il perdono dei loro peccati,
78. grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio;
per i quali l'Aurora dall'Alto ci visiterà
79. per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e
in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace».
Luca 1, v.67-79
Così cantava il vegliardo profeta Zaccaria nella vigilia piena di aspettazione e di fremiti misteriosi che precede la nascita del Salvatore.
I tempi determinati nell'insondabile sapienza di Dio si compiono. L'ora della visitazione misericordiosa sta per scoccare. La grande «Aurora dall'alto» (.78) sta per levarsi sul mondo: Cristo, «luce del mondo», «immagine dell'invisibile Iddio» (Colossesi 1,13) e «splendore della sua gloria» (Ebrei 1,3); ma, soprattutto, luce di grazia e di benevolenza, «la vera luce che illumina ogni uomo» e che, a coloro che la ricevono, «dà il diritto di diventare figlioli di Dio» (Giovanni 1, 9-12). [...]
Di quanta luce di grazia, di quali accenti di commozione quella speranza fosse capace, noi ne abbiamo una prova ancora in questo ultimo cantico della profezia, nel vegliardo Zaccaria; e ne ritroviamo l'eco ogni volta che rileggiamo la nostra vecchia Bibbia dimenticando gli schemi preconcetti e cercando di lasciarci compenetrare, semplicemente, dallo spirito che abita nelle sue pagine. L'Evangelo intero si presenta allora a noi nelle invocazioni dei profeti e dei salmisti: l'evangelo profetizzato ma, appunto per questo, già presente. Noi non rendiamo giustizia alla spiritualità della Bibbia se non quando leggiamo così.
Questa visione della Bibbia, tutta orientata e come protesa verso l'Evangelo, è la sola conforme alla sapienza della Provvidenza divina.[...] I primi ad essere beneficiati dall'adempimento della promessa furono quelli che morirono senza vederne l'adempimento: perchè l'adempimneto della promessa, la venuta di Cristo, la redenzione, che per noi si localizza in un punto determinato della storia, nell'eterno disegno di Dio precede ogni secolo e ogni storia. La croce di Cristo stende le sue braccia su tutto il passato e su tutto il futuro. [...] Non appena la croce appare, essa si pone come anteriore a tutto il passato, riafferma nella sua purezza la logica eterna di Dio: al principo, la Grazia! Quanti problemi imbarazzanti, quante questioni angosciose si risolvono con inattesa felicità quando teniamo fermo questo principio! [...]
Per quale fine Iddio ha voluto che la Grazia fosse proclamata fin dall'inizio del suo «santo patto», e se ne ricorda oggi misericordiosamente? «Affin di concederci che.... lo serviamo senza paura, in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita» (vv.74-75).[...]
Quando ci chiama a sé, Egli si rivela a noi come Padre in Gesù Cristo. Ogni altra rivelazione, anche la coscienza del nostro peccato, l'annuncio della perdizione, la severità delle esigenze del sermone sul monte, gli enigmi delle dispensazioni provvidenziali di Dio verso di noi, tutto ciò si svela soltanto nella luce della rivelazione primordiale dell'amore di Dio. Ed ogni volta che ci tormentiamo, che costruiamo nella nostra mente un Dio terribile davanti al quale ce ne stiamo tremanti, e dimentichiamo che Dio è anzitutto l'Iddio della Grazia e della salvezza, l'Iddio della promessa adempiuta in Cristo, noi dimentichiamo l'anima stessa di tutto il messaggio biblico, dimentichiamo la grande aurora che si è levata sul mondo!
Perciò, ancora una volta, noi celebriamo il Natale, domandando al Signore di benedire questa santa ricorrenza per le anime nostre: affinchè s'alzi anche per noi più limpida e serena la grande Aurora, e «conduca i nostri passi verso la via della pace».
Giovanni Miegge Al princio la Grazia, scritti pastorali, Claudiana, Torino 1997
Domenica 27 Novembre - Ia di Avvento
1. Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai,
e un rampollo spunterà dalle sue radici.
2. Lo Spirito del Signore riposerà su di lui:
Spirito di saggezza e d'intelligenza,
Spirito di consiglio e di forza,
Spirito di conoscenza e di timore del Signore.
3. Respirerà come profumo il timore del Signore,
non giudicherà dall'apparenza,
non darà sentenze stando al sentito dire,
4 ma giudicherà i poveri con giustizia;
pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese.
Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e
con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio.
5 La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la
fedeltà la cintura dei suoi fianchi.
6. Il lupo abiterà con l'agnello, e il
leopardo si sdraierà accanto al capretto;
7. La vacca pascolerà con l'orsa, i loro piccoli
si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il
foraggio come il bue.
8. Il lattante giuocherà sul nido della vipera;
e il bambino divezzato stenderà la mano
nella buca del serpente.
9. Non si farà né male né danno su tutto il
monte santo, poiché la conoscenza dl Signore
riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare.
10. In quel giorno, verso la radice d'Isai,
issata
come vessillo dei popoli,
si volgeranno premurose le nazioni,
e la sua residenza sarà gloriosa.
Isaia 11, 1-10
E' sbocciata una rosa - Es ist ein Ros' entsprungen
E' sbocciata una rosa
da una dolce radice.
Come hanno cantato gli antichi
la radice viene da Jesse e ha portato un fiore
nel pieno del freddo inverno e proprio a mezzanotte.
La piccola rosa
intendo e della quale parla Isaia,
l'ha portata solo Maria, la purissima ancella:
Per un eterno consiglio divino Ella ha dato alla luce un bambino
che felici ci fa.
Il piccolo fiore dal dolce profumo
con il suo splendore
illumina la notte.
Vero Uomo e vero Dio,
ci solleva da tutte le pene
e ci salva dai peccati e dalla morte.
strofa n.3 Mainz 1587-1588 c. Friedrich Layritz 1844
Il celebre canto natalizio E' sbocciata una rosa (Es ist ein Ros' entsprungen) proclama il mistero dell'incarnazione con l'immagine del roseto.
E' sorto certamente nel movimento della Devotio moderna, una corrente mistica del XV secolo. In quella corrente la relazione personale con Dio era particolarmente importante.
Venne trascritto solo nel 1588 da un monaco, padre Conradus, a Treviri. La terza strofa è stata aggiunta in epoca romantica dal pastore protestante Friedrich Layritz in un canto tipicamente cattolico, ma che veniva, e viene, cantato volentieri anche dai protestanti.
Il testo e la melodia del canto vogliono aprire il nostro cuore al mistero della nascita di Gesù Cristo da Maria. Qui Maria realizza la promessa del profeta Isaia, nella quale si parla di un nuovo germoglio, di un nuovo virgulto fatto spuntare da Dio sul tronco reciso. Il profeta afferma che, quando si compirà la promessa, il lupo dimorerà insieme con l'agnello e il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Questo antico canto colloca la nascita di Gesù in inverno. Gesù è un fiore che sboccia nel freddo dell'inverno e nell'oscurità della notte. Maria è il roseto. Essa genera Cristo, il piccolo fiore, perchè Dio stesso è intervenuto in lei.
Maria diventa così un modello anche per noi oggi: come lei anche noi dobbiamo generare Cristo. Se Cristo nasce in noi, il freddo del nostro «inverno» scompare e nel nostro cuore l'oscurità della notte e scacciata dalla sua luce. Lasciando penetrare la melodia di questo canto silenzioso e dolce nel nostro freddo cuore, l'amore di Dio, che risplende nella nascita di Cristo, ci riempirà e riscalderà.
Anselm Grün, Vi annuncio una grande gioia. Un libro di Natale, Messaggero di Sant'Antonio Editrice, Padova, 2008
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