Meditazioni di Avvento
Sabato 25 Dicembre - Natale
Un bambino è nato per noi
ci è stato dato un figlio.
(Isaia 9,5)
Mentre crescono parole e segni di sciagura, che annunciano al popolo infedele la distruzione ormai prossima, l'ira di Dio e terribili castighi, nel momento della più profonda miseria e colpa del popolo di Dio, ecco levarsi una voce sommessa e misteriosa, una voce colma di beata certezza nella redenzione mediante la nascita di un bambino divino. Settecento anni devono ancora trascorrere prima che venga il tempo del compimento, ma così intimo è il profeta ai pensieri e ai progetti di Dio, da parlare del futuro come se già lo vedesse, dell'ora della salvezza come se già egli fosse là, in adorazione, dinanzi alla mangiatoia di Gesù.
"Un bambino è nato per noi". Ciò che dovrà accadere un giorno è agli occhi di Dio già reale e certo, e non sarà di salvezza solamente per le generazioni future, ma lo è già per il profeta che lo vede venire e per la sua generazione, anzi per tutte le generazioni delle terra: "un bambino è nato per noi".
Non può uno spirito umano parlare così da se stesso. Noi che non sappiamo neppure che cosa accadrà l'anno prossimo, come possiamo anche solo concepire che vi sia chi scruta al di là dei secoli? E i tempi non erano allora più trasparenti di quanto lo siano al presente. Solo lo Spirito di Dio, che abbraccia il principio e la fine del mondo, può rivelare a un uomo da lui scelto il segreto del futuro; e questi ha l'incarico di profetizzare per rendere saldi coloro che credono e ammonire coloro che non credono. Questa voce di un singolo, che sommessa eccheggia nei secoli e alla quale qua e là si unisce la voce isolata di un altro profeta, sfocia infine nell'adorazione notturna dei pastori e nel giubilo della comunità dei credenti in Cristo: "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio".
Si parla della nascita di un bambino, non dell'azione rivoluzionaria di un uomo forte, mon dell'audace scoperta di un sapiente, non dell'opera pia di un santo. C'è veramente il capovolgimento di ogni logica: è la nascita di un bambino che opererà la svolta decisiva di tutte le cose, che apporterà all'intera umanità la salvezza e redenzione. Ciò per cui si sono affaticati invano sovrani e uomini di stato, filosofi e artisti, fondatori di religioni e maestri di morale, ecco ora si compie attraverso un neonato. Come a confondere gli sforzi e le imprese dei potenti, al cuore della storia universale viene posto un bambino. Un bambino nato dagli uomini, un figlio dato da Dio. Ecco il segreto della salvezza del mondo; vi sono qui racchiusi tutto il passato e tutto il futuro.
L'infinita misericordia di Dio onnipotente viene a visitarci, si abbassa sino a noi sotto la forma di un bambino, suo Figlio. Che sia nato per noi questo bambino, che ci sia stato dato questo figlio, che questo figlio degli uomini, questo figlio di Dio mi appartenga, che io lo conosca, lo abbia, lo ami, che io sia suo ed egli sia mio: è da questo ormai che dipende la mia vita. Un bambino tiene la nostra vita nella sua mano.
Dietrich Bonhoeffer, Predica di Natale [1940 ?]
tratto da Dietrich Bonhoeffer, Memoria e Fedeltà, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose, Magnago (BI),1995
Domenica 18 Dicembre - IVa di Avvento
Tutto ciò avvenne affinchè si adempisse quello
che era
stato detto dal profeta «La vergine sarà
incinta e
partorirà un figlio, al quale sarà posto
nome Emmanuele»,
che tradotto vio dire «Dio con noi»
Matteo (1, 22-23)
E' stato fondamentale per i padri professare che Dio, il Figlio, ha assunto la natura umana, e non una data persona. Che significa questo? Significa che Dio si è fatto uomo assumendo la natura umana, non assumendo un singolo uomo. Tale distinzione era necessaria per salvaguardare il carattere universale del miracolo di Natale. "Natura umana": è la natura, l'essere, la carne di tutti gli uomini e dunque anche la mia natura, la mia carne; la natura umana è il compendio di tutte le possibilità umane in genere. Forse noi oggi diremo, in modo più comprensibile: Dio nella nascita di Gesù Cristo ha assunto l'umanità e non semplicemente un individuo.
Questa assunsione avvenne però - ed è questo il miracolo unico dell'incarnazione - corporalmente. Il corpo di Gesù Cristo è la nostra carne. Egli porta la nostra carne. Ecco perchè dov'è Gesù Cristo, là siamo noi, che lo sappiamo o no; è così in virtù dell'incarnazione: ciò che accade a Gesù accade anche a noi. E' veramente la povera carne di tutti noi, è realmente il nostro sangue che giace in quella mangiatoia. E' la nostra carne che egli santifica e purifica con la sua obbedienza e con la sua sofferenza. E' la nostra carne che muore con lui sulla croce e con lui è sepolta. Egli ha assunto la natura umana perché fossimo in eterno presso di lui. Dov'è il corpo di Cristo Gesù, là siamo anche noi; anzi, noi siamo il suo corpo.
Per questo la testimonianza di Natale narra a tutti gli uomini: Voi siete stati assunti, Dio non vi ha disprezzati, egli porta nel suo corpo la carne ed il sangue di voi tutti. Volgete lo sguardo alla mangiatoia! Nel corpo di quel bimbo, nel Figlio di Dio fattosi carne, è la vostra carne, è tutta la vostra miseria, la vostra angoscia, la vostra tentazione, anzi tutto il vostro peccato che è portato, perdonato, santificato. Se tu ti lamenti: "Non c'è salvezza per la mia natura, per tutto il mio essere, sono perduto per sempre", la buona novella del Natale risponde: "La tua natura, tutto il tuo essere sono stati assunti: Gesù li porta; è così che è diventato il tuo Salvatore".
E poichè il Natale è l'assunzione corporale di ogni carne umana da parte del Dio della grazia, si deve dunque dire: "Il Figlio di Dio ha assunto la natura umana".
Dietrich Bonhoeffer, Lettera teologica, Natale 1939
tratto da Dietrich Bonhoeffer, Memoria e Fedeltà, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose, Magnago (BI),1995
Domenica 12 Dicembre - IIIa di Avvento
E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
(Filippesi 4,7)
Ma sempre e sempre, con elementare violenza, nell'umanità si fa strada l'appello alla pace; dapprima potente e vigoroso nell'antico profetismo, e ora, in questi ultimi tempi, di nuovo in quel desiderio ardente per la pace nel mondo che pervade tutto e tutti. Ma, per quanto motivate da serie e nobili ragioni, tutte queste speranze non arrivano a riconoscere che la pace di cui noi abbisognamo è quella che discende dall'eternità, la pace di Dio con la sua umanità, con ognuno di noi. Fintanto che non conosci questa pace, tutto il resto non è che apparenza di pace, e tu non hai ancora compreso la profondità della tua stessa esistenza priva di pace."Lasciatevi riconciliare con Dio!" (2nda Corinzi 5,20), ci grida il Nuovo Testamento. Chiedete la sua pace , per voi e per il mondo. La vostra vita anela all'unità , all'armonia, e dove mai la trovate se non nella pace di Dio? La vostra vita è tribolata dall'angoscia e dall'inquietudine, e dove mai potrà trovare quiete se non nella pace eterna di Dio?[...]
Avere la pace significa sapersi al sicuro, sapersi amati, sapersi custoditi; significa poter diventare tranquilli, completamente tranquilli; avere la pace con un uomo significa poter costruire saldamente sulla sua fedeltà, significa sapersi una cosa sola con lui, sapersi da lui perdonati; avere la pace significa avere una patria nell'irrequietezza del mondo, significa posare i piedi su un fondamento sicuro: fremano e infurino pure le onde, non possono più rapirmi la mia pace. La mia pace che mi ha fatto libero dal mondo, mi ha fatto forte contro il mondo, mi ha fatto maturo per l'altro mondo. Che noi possiamo avere una tale pace con Dio è però cosa che sorpassa ogni comprensione umana, ogni intelligenza. La pace di Dio è una pace che sovrasta ogni intelligenza.
Chi infatti può comprendere che il Dio eterno abbia abbia fatto pace con lui, con lui che innumerevoli volte ha rinnegato Dio, con lui che è come una foglia che il vento disperde, un granello di sabbia nel mare, uno dei tanti, uno come tanti altri, intercambiabile come un qualsiasi pezzo della possente macchina, che proprio con lui Dio abbia fatto pace? Che gli parli e gli dica: "Esci dall'agitazione, dall'ansia, dall'irrequietezza del mondo ed entra nella mia pace, dammi il tuo cuore tormentato e senza pace, e io guarirò le tue ferite, darò loro la pace di Dio"? "Venie a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò, così troverete riposo per vostre anime"(Matteo 11,28-2)
Dietrich Bonhoeffer, Predica di commiato, Sessagesima, 3 Febbraio 1939
tratto da Dietrich Bonhoeffer, Memoria e Fedeltà, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose, Magnago (BI),1995
Domenica 5 Dicembre - IIa di Avvento
Noi fungiamo da ambasciatori di Cristo,
come se Dio esortasse per mezzo nostro.
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio!
(2nda Corinzi 5,20)
Ora, il messaggio che abbiamo da portare è riassunto in questa breve frase: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!". Fondamentalmente ogni predicazione è esplicitazione di questo versetto; e questa breve sentenza sarà portata a spiegazione piena solo quando il mondo si avvicinerà alla fine e saranno tenute le ultime predicazioni, allorché il Cristo stesso verrà e ci condurrà alla piena verità.
"Vi supplichiamo in nome di Cristo...". E' Cristo che supplica per mezzo nostro. Egli che domina sul mondo intero, non ci prende con la violenza. Non ci forza. Non esercita costrizioni, lui che potrebbe costringere chiunque. Viene a noi come colui che supplica, come un mendicante, come un povero, come se avesse bisogno di noi. E che venga a noi in tal modo, è il segno del suo amore. Non vuole indurirci, ma vuole aprire il nostro cuore, così da potervi entrare. Questa è la strana gloria di Dio, il suo venire a noi nella povertà, per vincere in tal modo il nostro cuore. E ciò che egli chiede è a sua volta talmente strano che quasi veniamo sopraffatti dalla sorpresa: "Lasciatevi riconciliare con Dio!".
In verità questo non significa altro se non: "Lasciatevi donare un regno, lasciate che vi sia fatto dono del cielo, lasciatevi donare l'amore dell'Altissimo, Signore del mondo intero; divenite suoi amici, suoi figli, suoi protetti: venite, consegnatevi a lui e alla sua volontà, e sarete liberi da ogni male, da ogni colpa, da ogni catena; sarete liberi da voi stessi, troverete la vostra patria, sarete a casa vostra presso il Padre vostro".
Siamo uomini irriconciliati: ecco il nostro segreto, che solo Cristo ha saputo discernere. Siamo uomini irriconciliati: da qui tutte le nostre preoccupazioni, il nostro egoismo, la nostra mancanza di amabilità, la nostra diffidenza; da qui la nostra falsità e viltà. Da qui la nostra solitudine. Da qui la nostra colpa. "Lasciatevi riconciliare con Dio!": dategli il suo diritto su di voi, e con Dio troverete anche il fratello, il prossimo. "Lasciatevi riconciliare con Dio!", e sarete così riconciliati con il vostro fratello. Penetrate con lo sguardo in questo abisso delle vostre anime: lasciatevi chiedere da Dio se siete riconciliati con Dio, o se siete in discordia con lui, nella non-pace, e poi volgete a lui il vostro sguardo e fate ritorno a Dio. Dategli il vostro cuore irriconciliato e irriconciliabile, ed egli vi darà un cuore nuovo.
Dietrich Bonhoeffer, Prima predica tenuta a Londra, 22 ottobre 1933
tratto da Dietrich Bonhoeffer, Memoria e Fedeltà, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose, Magnago (BI),1995
Domenica 28 Novembre - Ia di Avvento
Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.
Poichè ha guardato la piccolezza della sua serva.
Tutte le generazioni ormai mi chiameranno beata.
Il Potente ha fatto in me cose grandi
si, il suo Nome è santo.
Il suo amore di generazione in generazione
ricopre coloro che lo temono.
Interviene con la forza del suo braccio
disperde i superbi nei pensieri del loro cuore.
Abbatte i potenti dai troni
innalza gli umili.
Ricolma di beni gli affamati
rimandai ricchi a mani vuote.
Sostiene Israele suo servo
ricordandosi del suo amore.
Come aveva promesso ai nostri padri
ad Abramo e alla sua discendenza per sempre»
(Luca 1, 46-55)
"Dio ha guardato la piccolezza della sua serva". Dio nella piccolezza: questa la parola rivoluzionaria, appassionata dell'Avvento.
Ecco Maria, anzitutto, la moglie del carpentiere - noi diremmo: la povera donna di un operaio -, sconosciuta, insignificante agli occhi degli uomini: proprio nella sua insignificanza, nella sua piccolezza agli occhi degli uomini, viene fatta oggetto dello sguardo e dell'elezione di Dio, per essere madre del Salvatore del mondo; non invirtù di qualche suo pregio umano, né per il suo pur grande timor di Dio; non a motivo della sua umiltà e neppure di una qualsivoglia sua virtù, ma solo ed esclusivamente perché la condiscendente volontà di Dio ama, elegge, e fa grande ciò che è basso,insignificante e piccolo. Maria, la donna austera e timorata di Dio, che vive nell'Antico Testamento e spera nel suo Redentore, l'umile donna di un operaio: la madre di Dio! Ed ecco Cristo stesso, Cristo nella mangiatoia...
Dio non si vergogna della piccolezza dell'uomo, vi si coinvolge totalmente: sceglie di essere umano, lo fa suo strumento, e compie il suo miracolo là dove meno lo si attende. Dio è viciono a ciò che è piccolo, ama ciò che è perduto, ciò che è insignificante, reietto, ciò che è debole, spezzato. Quando gli uomini dicono: "perduto", egli dice: "trovato"; quando dicono: "condannato", egli dice: "salvato"; quando gli uomini dicono: "no!", egli dice: "si!". Quando gli uomini distolgono il loro sguardo con indifferenza o con alterigia, ecco il sua sguardo ardente di amore come non mai. Gli uomini dicono: "abietto!", e Dio esclama: "beato!".
Quando giungiamo, nella nostra vita, al punto di vergognarci dinanzi a noi stessi e dinanzi a Dio, quando arriviamo a pensare che è Dio stesso a vergognarsi di noi, quando sentiamo Dio lontano come mai nella nostra vita, ebbene, proprio allora Dio ci è vicino come non mai; allora vuole irrompere nella nostra vita, allora ci fa percepire in modo tangibile il suo farsi vicino, così che possiamo comprendere il miracolo del suo amore, della sua prossimità, della sua grazia.
Dietrich Bonhoeffer, Predica III domenica di Avvento 17 dicembre 1933
tratto da Dietrich Bonhoeffer, Memoria e Fedeltà, Edizioni Qiqajon Comunità di Bose, Magnago (BI),1995
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