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Sito della Concordia di Leuemberg
Testo dell'Accordo di Leumberg (1973) in italiano
Statuto della CCPE (pdf) UK, FR, DE
La Comunità di chiese protestanti in Europa (CCPE) è un'organizzazione di chiese protestanti (105) luterane, riformate, metodiste e unite di oltre 30 paesi dell'Europa e del Sud America. Ne fa parte anche la Chiesa valdese.
Si è venuta a costituire grazie alla "Concordia di Leuemberg" del 1973 per la quale le chiese possono essere differenti poichè si basano sull'Evangelo come fondamento comune: da allora per esempio un pastore luterano può predicare in una chiesa riformata e un pastore francese può condurre una chiesa in Germania.
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a cura di Luca Baratto Firenze (NEV), 25 settembre 2012
Votato un documento sulla crisi in Europa
I protestanti europei riuniti in assemblea a Firenze al termine dei lavori hanno lanciato un forte appello per una gestione più equa e solidale della crisi economica del Vecchio Continente dal titolo “Liberi per il futuro – Responsabilità per l'Europa”. Partendo dal motto stesso dell'Assemblea della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE), i delegati – in rappresentanza di più di 50 milioni di protestanti – ricordano come la grave crisi abbia incrementato le paure dei cittadini, limitandone la libertà. Paure molto concrete, di natura esistenziale, che colpiscono soprattutto le generazioni più giovani. A Firenze è stato detto con molta chiarezza che l'indebitamento a scapito delle generazioni future “non è etico”. “La fede cristiana si fonda sull'esperienza che la verità rende liberi per il futuro”, si legge nel lungo ed articolato documento che prende spunto dal versetto biblico di Giovanni 8:32.
La CCPE pertanto incoraggia i leader del mondo della politica e dell'economia, ma anche gli stessi cittadini europei, a “guardare in faccia le verità scomode”, perché solo così sarà possibile “costruire una società che possa offrire un tasso maggiore di giustizia, solidarietà ed armonia”. Per combattere la crisi bisogna quindi andare alla radice delle sue cause. E, lanciando un appello all'onesta e all'integrità, la CCPE mette l'accento in particolare su 6 punti:
contro l'egemonia dei mercati finanziari è necessario rafforzare le procedure democratiche, ritenute un assoluto prerequisito dei buoni rapporti di vicinato e della pacifica cooperazione in Europa;
la crisi non si combatte con le sole politiche del rigore ma anche contrastandone efficacemente le conseguenze sociali;
al fine di meglio distribuire il fardello della crisi è necessario sviluppare delle politiche eque di imposizione fiscale, ma non senza combattere anche l'evasione fiscale;
è ritenuta di importanza cruciale la regolamentazione del settore bancario e finanziario, nonché l'introduzione di una tassa per le transazioni finanziarie;
è necessario sostenere con forza il processo di integrazione europea contro i venti nefasti del nazionalismo e del populismo;
bisogna riconsiderare il modello economico prevalente (che vede solo nella crescita economica la prosperità e il benessere), a favore di economie sostenibili le quali, invece di distruggere, preservino la Creazione.
Consapevole del fatto che naturalmente non ci sono risposte facili alla crisi, la CCPE crede che la stabilità dell'integrazione europea riposi sul valore della solidarietà e del mutuo soccorso. Infatti: “Le chiese protestanti in Europa si sono impegnate nella 'Concordia di Leuenberg' ad operare per la giustizia sulla terra e a promuovere i rapporti pacifici tra gli individui e tra le nazioni”.
Firenze, 26 settembre 2012 (NEV/CCPE-CS11)
Culto di domenica 23 settembre presso la chiesa Valdese di Firenze
La predicazione è stata tenuta dalla pastora Rosemarie Wenner, vescovo della chiesa Metodista Unita della Germania, sul testo del Salmo 100:
1 [Salmo di lode.] Mandate grida di gioia all'Eterno, o abitanti di tutta la terra!
2 Servite l'Eterno con letizia, venite davanti a lui con canti di gioia.
3 Riconoscete che l'Eterno è DIO; è lui che ci ha fatti e non noi da noi stessi; noi siamo il suo popolo e il gregge del suo pascolo.
4 Entrate nelle sue porte con ringraziamento e nei suoi cortili con lode; celebratelo, benedite il suo nome.
5 Poiché l'Eterno è buono; la sua benignità dura in eterno e la sua fedeltà per ogni età.
Salmo 100
Leggere il testo della predicazione in formato pdf
Predicazione di apertura dell’Assemblea della «Comunione di chiese protestanti in Europa » (Ccpe)
tenuta al Convitto della Calza a Firenze, il 20 settembre 2012 dal pastore Fulvio Ferrario
20 Perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta,
21 nella speranza che anche la creazione stes - sa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
22 Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in tra - vaglio;
23 non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo.
24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?
25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza.
26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili;
27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.
28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
(Romani 8, 20-28)
Paolo o, per meglio dire, Dio, parla qui della creazione nel suo insieme: di questa creazione sottoposta alla vanità, cioè alla paura, alla fragilità e alla morte. Paolo o, per meglio dire, Dio, parla della dimensione cosmica della creazione, creata per noi come una casa, ma minacciata dalla distruzione; e della sua dimensione umana e storica, nella quale donne e uomini vorrebbero vivere, sperare e amare (come recita il nostro motto: essere liberi per il futuro), ma nella quale il pensiero del futuro è associato a immagini oscure e spaventose. Una tipica vicenda italiana delle ultime settimane può illustrare questa condizione anche troppo efficacemente. A Taranto, nell’Italia meridionale, si trova un gigantesco impianto siderurgico, importantissimo per l’economia della regione e del Paese intero. Migliaia di abitanti della città si sono ammalati di cancro, e numerosi sono morti, a causa dell’avvelenamento dell’aria determinato dalle emissioni della fonderia. Per tale ragione, in Agosto è stata decisa dal tribunale la chiusura della fabbrica, e la questione è ancora al centro del dibattito. Dunque: nel pieno della più tremenda crisi economica del dopoguerra, un’intera città rischia in pratica la disoccupazione. Accettare il cancro, per potersi guadagnare il pane? Salvarsi la vita, a prezzo della disoccupazione? Ma quale vita può, in tal modo, essere salvata? Taranto: una parabola della vanità della creazione.
Ma noi siamo la chiesa di Gesù Cristo e abbiamo, dice Paolo, le «primizie dello Spirito»: osiamo parlare di libertà per il futuro. Qui riceviamo, tuttavia, una piccola sorpresa: secondo l’apostolo, queste primizie dello Spirito non consistono in qualche sicurezza ideologico-religiosa, in qualche consiglio altisonante e pieno di suppo nen za, da parte di una chiesa che sa sempre tutto, nei confronti del povero mondo scristianizzato. Esse consistono, invece, in un gemito e in un’attesa: noi gemiamo e attendiamo la redenzione del nostro corpo. Tale gemito e tale attesa, prosegue Paolo, si chiamano, nel linguaggio cristiano, «speranza», costituiscono la massi - ma benedizione, rendono beati. Quale beatitudine pericolosa, tuttavia, e a caro prezzo! Noi, come gli altri, vediamo Taranto e gemiamo nell’attesa della libertà dei figli di Dio. Viviamo in questa tensione e ne soffriamo, non nonostante lo Spirito, bensì nella sua forza. La chiesa che vive delle primizie dello Spirito sa di essere solidale con la vanità della creazione. Questa solidarietà nella debolezza viene descritta dal testo in termini drastici: coloro che ricevono le primizie dello Spirito come fonte di speranza, sono qui e ora così disorientati, da non essere nemmeno in grado di svolgere quello che sembra essere il mestiere per eccellenza delle chiese, pregare. Anche in questo esse devono affidarsi allo Spirito, che intercede per loro e per la creazione. Paolo o, per meglio dire, Dio, afferma che a questa chiesa, a noi, è affidata una parola che, di fronte alla vanità della creazione, risulta, letteralmente, incredibile: tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio. Tutte? Anche il cancro e la disoccupazione di Taranto? Anche la disperazione economica oggi della Grecia, domani della Spagna, dopodomani dell’Italia? Proprio coloro che ricevono le primizie dello Spirito sanno bene che il gemito disorientato di fronte a queste domande non contraddice la speranza della fede, bensì ne fa parte. È il gemito di coloro che sperano ciò che ancora non possono vedere; che non sanno pregare come si conviene; è il gemito della fede, consapevole di dover rinunciare a slogan a buon mercato; è il gemito della speranza cristiana, a caro prezzo.
La libertà dell’evangelo, riscoperta dalla Riforma, è libertà per questa speranza e per questo futuro. Ci siamo riuniti per testimoniarcela reciprocamente. In effetti, lo ammetto, nel nostro ordine del giorno non si trovano né Taranto né le innumerevoli tragedie di questo tempo. Parleremo di chie sa e di riconoscimento reciproco, di ministero, sinodalità, Scrittura e dottrina. Tipici temi ecclesiastici, si potrebbe ben dire. L’osservazione, naturalmente, non è sbagliata , e anche la sua allusione critica deve essere presa sul serio. La piatta costatazione che alcune chiese si riuniscono per discutere argomenti chiesastici, mi apparirebbe tuttavia incompleta e, così almeno spero, anche inadeguata.
In primo luogo,non vogliamo accontentarci di parlare di speranza e futuro; vogliamo, anche e soprattutto, come chiese cristiane (sarei anzi tentato di dire: come chie sa cristiana) pre gare insieme p er essi. Pregare, come coloro che pregare non sanno: il che però significa, appunto, pregare da cristiani. Inoltre, noi parliamo delle nostre cose «ecclesiastiche» al cospetto di Taranto e della vanità della creazione. Cerchiamo di farlo onestamente, cioè senza illusioni circa la nostra capacità di essere profetici. Onestà e modestia, in effetti, hanno a che fare con la speranza che non può ancora vedere. Nel nostro parlare, tutt avia, siamo guidati da una parola che non è nostra proprietà e che non intendiamo spacciare come tale, ma che ci è promessa e indirizzata. Il nostro parlare ecclesiastico su cose ecclesiastiche intende essere condotto da una speranza: che questa parola, questo dono che ci è promesso e indirizzato, possa essere ricevuta da noi anche come compito. Per noi e per la vanità della creazione, nel cuore della quale la fe de attende la gloriosa libertà dei figli di Dio. Amen
«Cattolicitą» protestante
A che punto è il processo di unità del protestantesimo europeo? E lungo quali strade può proseguire? L’assemblea generale della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Ccpe), che si tiene a Firenze dal 20 al 26 settembre, tenterà di dare una risposta a queste domande. Per comprendere la natura e gli obiettivi di questo importante appuntamento, può essere utile un veloce sguardo al recente passato.
Un po’ di storia. Nel 1973 la maggior parte delle chiese luterane, riformate e unite (l’aggettivo indica diverse chiese regionali tedesche che integrano, in vari modi, le due tradizioni confessionali) d’Europa sottoscrive la Concordia di Leuenberg (località vicino a Basilea). Il documento segna il superamento definitivo delle divisioni tra evangelici determinatesi nel XVI secolo. La decisiva novità è la seguente: le singole tradizioni confessionali non risultano abbandonate; e si constata il permanere di differenze teologiche, anche su questioni rilevanti. Si afferma, tuttavia, che tali differenze non hanno un significato tale da dividere le chiese. Di conseguenza, quelle che sottoscrivono la Concordia di Leuenberg sono chiese in piena comunione reciproca. In concreto: un membro o un ministro di una chiesa riformata può essere accolto in una chiesa luterana, e viceversa. La portata decisiva del testo risiede nell’attuazione di una precisa visione dell’unità cristiana: la diversità non si oppone all’unità, bensì l’arricchisce. Il peccato che deve essere rinnegato non è la diversità, ma la divisione. In tal modo, il mondo protestante realizza per la prima volta l’obiettivo del movimento ecumenico, cioè, appunto, l’unità nella diversità. Dopo il 1973, diverse chiese si sono aggiunte a quella che allora si chiamava «Comunione di Leuenberg» e che ora è la Ccpe. Nel 1994, le chiese metodiste europee sono entrate in questo processo di comunione.
Un processo, appunto. La comunione, infatti, non è un dato acquisito una volta per tutte, bensì un cammino. Esso si è approfondito attraverso decine di colloqui su temi teologici, che hanno prodotto diversi documenti di notevole importanza: il principale è La chiesa di Gesù Cristo, un condensato della visione evangelica della chiesa. Il modello di Leuenberg è stato applicato anche ad altri dialoghi ecumenici e ha condotto a significativi accordi tra alcune chiese europee e la Chiesa d’Inghilterra.
La grande sfida. La comunione ecclesiale, tuttavia, non vive di sola teologia. Il protestantesimo europeo ha un’enorme sfida davanti a sé: quella di proporsi alle società del nostro continente con una voce il più possibile unitaria. A suo tempo è risuonata la proposta di un Sinodo protestante europeo. Per diverse ragioni, questo obiettivo resta abbastanza remoto.
L’assemblea di Firenze, tuttavia, intende fare alcuni piccoli passi nella direzione di una più profonda unità, su alcune questioni importanti, tra le quali ne voglio menzionare una.
Il protestantesimo deve crescere per quanto riguarda la cattolicità della chiesa, cioè la capacità di ciascuna chiesa di camminare non contro né senza, bensì insieme alle altre. Ciò richiede anche istituzioni che abbiano l’autorità di esprimersi, su alcuni punti decisivi, in termini che impegnino tutte le chiese. Se così non fosse, avrebbe ragione Roma, che accusa la Ccpe di manifestare un’unità «minimale» e, anche, «nominale». La storia delle chiese protestanti richiede, in un simile cammino, molta delicatezza: nessuno di noi vuole rinunciare alla propria autonomia che, anzi, è al centro di questo progetto ecumenico. Come vivere concretamente una polifonia che non sia anarchica, bensì in grado di esprimere la creatività dello Spirito nell’unità di intenti della chiesa? Firenze non risolverà questo problema: vorrebbe, però, discuterlo.
In Italia. Il fatto che l’assemblea si svolga in Italia, su invito dalla Chiesa luterana e di quelle valdesi e metodiste, rappresenta anche per gli evangelici del nostro paese un’occasione di verificare il nostro percorso comune. I rapporti sono buoni, lo sappiamo. Ma la comunione non si riduce al buon vicinato, esige una testimonianza resa insieme. A Firenze si parlerà, presumo, anche del cinquecentesimo anniversario della Riforma, nel 2017. Il cardinale Koch ha recentemente dichiarato che non è possibile «celebrare un peccato», cioè la divisione. Un motivo in più per mostrare, anche a chi non vuol vedere, che la Riforma è un impulso di unità, e che la Ccpe è solo l’inizio. Firenze è una tappa, che ci aiuterà a proseguire.
Fulvio Ferrario Riforma 20-09-2012
- VII assemblea della CCPE NEV - Notizie evangeliche del 17 settembre 2012
- L'appello dei protestanti: "Torniamo al Vangelo". Alla Calza l'assemblea delle chiese europee preparando i 500 anni della Riforma Roberto Davide Papini La Nazione Firenze, 21 settembre 2012
«Noi siamo protestanti!»
Con questo stimolo incoraggiante, tra i tanti che ha saputo offrirci, il pastore Thomas Wipf, presidente della Comunione di Chiese Protestanti in Europa (Ccpe) ha affrontato il tema «Protestanti – quale futuro in Europa?». L’incontro, moderato dal pastore valdese Giuseppe Platone e il pastore luterano Ulrich Eckert, si è svolto sabato sera, 2 giugno, nella cornice dell’«Orto della fede» situato di fronte alla Chiesa Cristiana Protestante in Milano dove, da più di centosessant’anni, s’incontrano la comunità luterana e riformata di Milano. Il caso ha voluto che l’incontro si svolgesse proprio nell’orario in cui il papa passava in convoglio a duecento metri di distanza, in via Turati, nel corso della sua visita all’Assemblea Mondiale delle Famiglie. Simbolicamente l’Orto della fede sembrava un’oasi di pace in mezzo alla paralisi del traffico e al frastuono dell’elicottero che tutelava dall’alto la sicurezza del capo della Santa Sede. Uno scenario singolare!
Alla vigilia dell’assemblea generale
della Ccpe, che avrà luogo dal 20 al
26 settembre a Firenze, Thomas
Wipf, pastore riformato svizzero, ha
proposto una lieta e coraggiosa rappresentazione
di noi stessi come
chiese protestanti nell’ambito di una
crisi che vede tanta gente abbandonare
le chiese storiche: «Anche se le nostre chiese nei paesi protestanti tradizionali rimpiccioliscono non dobbiamo diventare gretti o limitati nei nostri pensieri». Le chiese che vivono in situazioni di minoranza aspettano dal protestantesimo europeo degli impulsi forti. L’influenza delle chiese protestanti sull’opinione pubblica è più grande del numero dei suoi membri. I protestanti sono circa il 13% di tutta la popolazione europea. Le prese di posizione sulle urgenze della società, il coraggio civile di fronte ai minimi, sono non di rado influenzate dalla sensibilità protestante. Wipf ritiene che il protestantesimo, in seno all’unica chiesa di Gesù Cristo, svolga un compito importante perché il suo principio fondamentale dell’essere chiesa in mezzo alla società è un continuo rilancio del messaggio evangelico. Non è facile veicolare i contenuti delle chiese protestanti in una società i cui i mezzi di comunicazione preferiscono pubblicare soprattutto scandali. Ma malgrado ciò contributi sostanziali forniti delle chiese protestanti hanno, anche oggi, tanti ascoltatori.
Lo dimostra l’interesse su questioni che ci appassionano come il testamento biologico oppure le unioni dello stesso sesso e altri temi etici attuali. L’assemblea generale della Ccpe a Firenze amplificherà la voce delle nostre chiese. E anche le chiese pentecostali potrebbero far parte di questa comunità protestante, come fratelli e sorelle che sanno valorizzarsi reciprocamente anziché considerarsi concorrenti.
Wipf ha ricordato come la Ccpe ha iniziato il suo cammino nel 1973 con la consultazione delle chiese protestanti e la Concordia di Leuenberg (Svizzera). Quest’ultima afferma che le chiese protestanti nate dalla Riforma vivono una «unità nelle diversità riconciliate ». Tutto questo costruisce la comunione nella parola, nel sacramento e nella testimonianza. La forma delle chiese è secondaria rispetto alla Parola. La creazione della Ccpe significa anche la conclusione di un processo storico iniziato circa cinquecento anni fa con la Riforma protestante. Le centocinque chiese che partecipano alla Ccpe con i loro circa cinquanta milioni di membri si percepiscono come una chiesa dalle tante forme. È un processo di avvicinamento, quello tra le diverse chiese della Riforma, che non si è ancora fermato e che si svolge soprattutto in diverse aree regionali in Europa. Le assemblee generali della Ccpe sono importanti perchè aiutano a rendere udibile la voce del protestesimo nella sua pluralità.
Dal 20 al 26 settembre un ampio spazio dell’ assemblea a Firenze verrà dedicato all’incontro con le chiese locali. Un punto fermo dell’assemblea sarà il confronto con le basi teologiche del nostro agire anche attraverso il lavoro di gruppi di studio. Altri temi che saranno affrontati: Scrittura, confessione di fede, chiesa, ministero, consacrazione/ordinazione e episcopé. Ci saranno anche studi sul culto, su giustizia/società e corresponsabilità delle chiese. Ci sarà anche un gruppo di studio sulle cause e le conseguenze della crisi economica e finanziaria in Europa con riflessioni etico-sociali ed un altro gruppo che definirà orientamenti sulle questioni di fine vita. Il motto dell’assemblea generale a Firenze suona: «Liberi per il futuro – Le chiese protestanti in Europa»: esso include due parole centrali, «libertà» e «futuro» che da sempre uniscono le chiese protestanti.
Il presidente, rispondendo alle varie domande del pubblico, ha affermato che come protestanti in Europa occorre essere più coraggiosi. Al momento le chiese di Europa guardano con interesse alle chiese protestanti in Italia con la loro capacità d’accoglienza nei confronti di coloro che approdano nel nostro continente. Wipf ha concluso ricordando una sua recente esperienza vissuta in una comunità evangelica di origine europea ad Alessandria in Egitto. Nel corso della visita a questa chiesa riformata ha incontrato, dopo il culto, quattro donne anziane europee in mezzo a più di duecento giovani membri egiziani della loro comunità. Queste quattro signore che hanno vissuto la maggior parte della loro vita ad Alessandria in questa loro chiesa formata soprattutto da europei, hanno così commentato la nuova situazione : «La chiesa, nel corso della nostra vita, è cambiata ma la sua vita continua! Certo in un altro modo rispetto ai tempi nostri. Ma la chiesa continua a vivere!» La coscienza protestante guardando al futuro sa accogliere e valorizzare il cambiamento.
Robert Maier pastore riformato Chiesa Cristiana Protestante in Milano, Riforma Numero 24, 15/06/2012
In preparazione - convegno dei sinodali delle chiese Evangeliche in Europa a Bad Boll (Stoccarda)
Il protestantesimo ha un grande futuro non solo in Europa. Suona anticattolico? Spero di no, secoli di storia illustrano come il nostro sia un modo specifico di vivere la fede cristiana. E la libertà alla quale ci sentiamo chiamati dall’evangelo continua ad affascinarci e mobilitarci». Thomas Wipf, energico presidente della Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe), chiude i lavori, dopo tre intense giornate, visibilmente soddisfatto. Wipf non ha tutti i torti a entusiasmarsi. E perché lo faccia uno svizzero zurighese ci vogliono ragioni convincenti. Eccone una: è la prima volta, nella storia, che si sono incontrati membri di sinodi protestanti europei (presidenti, segretari esecutivi, responsabili di settori specifici: legali, diaconali, ecclesiologici...) per rinsaldare legami e riflettere su temi comuni. Nell’elenco degli argomenti la prima questione è stata quella della libertà. Declinata sui versanti: biblico, culturale e politico. Una volta conclusi i lavori ti rendi conto, qualora avessi avuto inizialmente dei dubbi, che per i protestanti (che siano danesi o ungheresi, olandesi o italiani o rumeni...) il tema che afferra e smuove le coscienze più di ogni altro è quello della libertà.
Tempo fa il Sinodo delle chiese evangeliche del Württemberg rivolse un invito al confronto ai sinodi protestanti europei. E dal 20 al 22 gennaio naio nei luminosi e funzionali ambienti dell’Accademia evangelica di Bad Boll (Stoccarda) questo desiderio si è realizzato. Atmosfera luterana e stile calvinista. Impossibile stabilire dove finiva l’una e iniziava l’altro. È dal 1973 (prossimo anno ricorre il quarantennale!) che la Concordia di Leuenberg ha azzerato gli ostacoli tra riformati e luterani. Il cammino comune è una realtà consolidata. Ottanta delegati di cinquantuno chiese protestanti di diciassette paesi europei diversi hanno ragionato a lungo, in plenaria e in gruppi di approfondimento sul tema del rafforzamento del lavoro tra le chiese evangeliche.
Il testo biblico di riferimento era quello dell’apostolo Paolo sull’essere stati chiamati a libertà (Galati 5: 13-15). Liberati sì ma in vista di un compito. Le riflessioni si sono svolte in plenaria e in gruppi tematici. Nessun ostacolo per le lingue: un’équipe di traduttori simultanei (francese, inglese, tedesco) ha permesso ai partecipanti di esprimersi a 360 gradi. Sono state affrontate sei questioni di carattere generale: la rela responsabilità dei membri delle chiese protestanti in Europa (non solo i pastori) nella società; la celebrazione del culto domenicale in una società in rapida trasformazione; i giovani e le chiese; Giustizia e diritti umani in Europa. Infine: chiese protestanti come luogo d’incontro con i migranti. Dall’insieme delle riflessioni (significativamente riassunte in 90 tesi) si è elaborato un documento d’indirizzo collettivo. Che è stato approvato in puro stile sinodale: emendamenti, precisazioni, discussioni. Alla fine, con alcune astensioni, il documento è stato approvato a larga maggioranza.
Le linee portanti del testo (reperibile con altro materiale del convegno sul sito www.leuenberg.eu) ripercorrono cinque questioni. Le indico nello stesso ordine di priorità emerso dal dibattito. 1) La volontà di rafforzare il confronto tra i sinodi protestanti europei;
2) Valorizzare il metodo democratico nella vita delle nostre chiese di cui il Sinodo è espressione irrinunciabile aumentando occasioni d’incontro e confronto europei tra membri dei diversi Sinodi nazionali e regionali; 3) Partecipare responsabilmente alla costruzione dell’Europa, tanto più oggi che viviamo la sua crisi. Facendo risuonare la voce del protestantesimo in un’Europa che sappia essere vicina alle persone; 4) «Liberi per il futuro» motto della prossima assemblea della Comunione di chiese protestanti in Europa che si terrà a Firenze nel mese di settembre di quest’anno dovrà essere una tappa importante sul cammino comune verso il 2017 quando si celebrerà il 500° anniversario della Riforma protestante (1517-2017). Che questo cammino sia un cammino comune delle chiese cristiane in Europa.
Nel dibattito è emersa, più volte, la dimensione ecumenica. Il riferimento era soprattutto alla Charta Oecumenica (approvata a Strasburgo nel 2001) che rischia di rimanere chiusa nei cassetti delle chiese. Lo stesso anniversario della Riforma non dovrà essere una stagione d’orgoglio del protestantesimo europeo ma una riflessione su temi fondativi per tutte le chiese. Il taglio insomma di questo processo che sta crescendo verso il 2017 non sarà l’issare lo stendardo sugli spalti della cittadella protestante ma ritrovare il gusto di un cristianesimo autentico che desidera misurarsi con la modernità nella costruzione di una società plurale in cui giustizia e rispetto dei diritti umani non siano parole vuote. Il «question time» durante i lavori a Bad Boll con Rainer Weiland, vicepresidente del Parlamento europeo, ha evidenziato come il ruolo del protestantesimo non è solo atteso ma è già stato fondamentale nel processo di crescita democratica dell’Europa.
L’assemblea ha inoltre inviato un messaggio alle chiese evangeliche in Medio oriente che a Beirut dal 13 al 15 febbraio terranno la loro conferenza per incoraggiarle nella loro difficile e rischiosa testimonianza. Rappresentanti delle chiese protestanti in Medio Oriente saranno presenti ai lavori della prossima assemblea generale della Ccpe a Firenze. Tornando a casa da Bad Boll con la pastora Eliana Briante – dall’Italia era anche presente la signora Christiane Groeben, presidente del sinodo luterano della Celi – confrontavamo le nostre impressioni. Decisamente positive su questo primo incontro di sinodi protestanti europei che si è anche caratterizzato per una spiccata attesa nei confronti dell’Assemblea generale della Ccpe, a Firenze
Insomma non si può mai stare tranquilli. Il piccolo mondo protestante italiano è posto di nuovo davanti a una grande sfida. Bello che avvenga a Firenze in questa nostra «capitale» evangelica e grande città d’arte. Tra Riforma e Rinascimento non ci sarà che l’imbarazzo della scelta
Past. Giuseppe Platone, Riforma n. 5 3 Febbraio 2012
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La dichiarazione finale (pdf) UK, FR, DE
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Appendice (pdf) UK, DE
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Lettera alle Chiese del Medio Oriente UK, FR, DE
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