Tempio valdese di Firenze "The Holy Trinity Church"
Via Micheli 26 (angolo con Via Lamarmora) Firenze
Culto ogni domenica ore 10.30 / service every sunday at 10.30
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Storia
La storia della Holy Trinity
Church è contenuta nei
due libri: "The History of the English Church in Florence" di
Catherine Dannyell Tassinari (Barbera Firenze 1905) e "Holy
Trinity Church Florence - 1905 to 1945". Il secondo libro
è opera del notaio W. F. Copinger, figlio della Chiesa
d'Irlanda, battezzato e confermato a Dublino. Vi è narrata la
vicenda di una Comunità che cerca per anni la sede per la
propria chiesa. E' la vicenda di molti cambiamenti. I tentativi di
affittare locali degni del culto fra Inglesi e Svizzeri naufragano uno
dopo l'altro. Vi gioca la difficoltà di fissare orari diversi
per i culti. La ricerca si fissa, per un certo numero di anni, nel
tentativo di acquistare la chiesa di S. Pancrazio, disponibile in
seguito alle leggi italiane, che secolarizzano varie chiese e conventi.
La ricerca continua finchè si prospetta la possibilità
dell'area del Maglio, oggi Via La Marmora.
Nel primo Ottocento, la zona alle spalle di piazza San Marco è
ancora periferia, vi dominano gli spazi inedificati del giardino
botanico, gli orti dei conventi e dei monasteri giungono indisturbati
fino alle mura. L'impianto della chiesa anglicana precede la
realizzazione del circostante quartiere del Maglio, urbanizzato
nell'ambito del Piano Poggi, a partire dalla metà degli anni
'60. Una prima chiesa viene infatti realizzata qui, fra il 1844 e il
1846, su progetto di Domenico Giraldi, architetto dello Scrittoio delle
Regie Fabbriche, già coinvolto a questa data e in questa parte
della città, nell'apertura della via San Leopoldo ovvero nel
tracciamento dell'ultima parte dell'attuale via Cavour.
La prima chiesa degli inglesi aveva all'incirca la medesima estensione
di oggi, ma con un impianto diverso: consisteva in un'aula rettangolare
preceduta da una sacrestia e da una biblioteca su via Micheli, mentre
un ampio vestibolo occupava la parte nord. Non doveva avere connotati
architettonici rimarchevoli; anzi per non dispiacere al granduca, era
stata costruita in modo da non dichiarare all'esterno l'esistenza di un
luogo destinato ad un culto protestante.
Solo col Regno d'Italia e con una maggiore tolleranza, può porsi
il problema di una congrua rappresentatività della Holy Trinity
Church, di quella che era la chiesa della comunità straniera
più numerosa e attiva di Firenze.
Posta e scartata l'ipotesi di acquisire un luogo diverso e centrale (ad
esempio lo sconsacrato San Pancrazio), intorno al 1890 il Comitato che
guida e finanzia l'impresa decide in favore di una ricostruzione in
quel medesimo luogo e in favore di un architetto di chiara fama.
Effettivamente George Frederick Bodley, già allievo di Gilbert
Scott, frequentatore della Confraternita preraffaellita, in qualche
lavoro perfino compagno di William Morris, può considerarsi uno
dei maggiori esponenti del gotico vittoriano e, col suo socio Thomas
Garner, dal Regno Unito agli USA, specializzato proprio nella
costruzione di chiese.
Il progetto dell'attuale chiesa risale dunque all'architetto
G.F.Bodley, che viene varie volte a Firenze fino all'approvazione dei
preventivi. Le fonti finanziarie sono costituite da liberi doni dei
membri della chiesa, da numerosi bazar delle varie associazioni,
particolarmente attive nei tempi dell'arrivo dei turisti primaverili.
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Stile
Il tempio è fatto nello stile Gotico Inglese Decorativo. Ogni
dettaglio
viene seguito con grande amore da parte dei membri. L'antico uso di
targhette a ricordo dei donatori viene conservato. Varie lapidi
ricordano eventi e persone dei momenti salienti della storia inglese
del secolo scorso.
Esternamente la pietra di generale impiego è la pietra serena
proveniente dalle cave di Fiesole, ma gli archi delle finestre su Via
Lamarmora sono costruiti in pietra forte, tratta da Monteripaldi fuori
di Porta Romana. Il portico di Via Micheli è interamente fatto
in
pietra. Gli stemmi ricordano Canterbury e York. La torre è
abbastanza
alta da far si che si noti la sua "solitudine", perchè né
vette né
campanili si notano nelle vicinanze immediate. Le statue rappresentano
S. Stefano, Giovanni Battista, S. Giorgio e S. Albano; le quattro altre
S. Andrea, S. Patrizio, S. Agostino, il re Davide.
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L'interno
Le misure dell'interno sono M. 93 di
lunghezza e 10 di larghezza.
Locale ampio, spazioso, la cui utilità diventa più
evidente negli
incon tri delle grandi
occasioni. L'area è divisa da
colonne verde prato
con capitelli di pietra e a mpie basi in pietra
e marmo. I pannelli che
costituiscono il soffitto recano lo stemma IHS a colori grigio e blu.
In alto iscrizioni a lode della Trinità. Nella scelta dei
materiali,
nelle cromie del soffitto ligneo della navata centrale, nelle volte a
botte di quelle laterali, nelle decorazioni delle pareti come in molti
altri arredi oggi soppressi o modificati, quest'interno testimoniava
bene il gusto della colonia anglosassone fiorentina. Sotto la direzione
di Bodley parteciparono all'impresa i più bei nomi della
operosità
artistica locale (dalla ditta Bertini agli onnipresenti Coppedé
per gli
intagli, dai ferri della Pignone alle vetrate di Natale Bruschi).
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Il Pulpito
Tralasciando l'antico altare sostituito ora dal tavolo della Santa
Cena, non si può dimenticare la forma dei vari banchi, da
quelli
centrali alle due file di quelli laterali. Alcuni devono servire al
coro, che costituisce un importante complemento del culto delle chiese
storiche. Il pulpito, anch' esso di grigio marmo pratese, riporta in
rilievo il gruppo di angeli, che cantano e suonano strumenti musicali
ispirati all'altare di Donatello nella chiesa di S. Antonio di Padova.
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Le vetrate
Varie finestre sono state preparate
dalla ditta londinese Burlison e
Grylls. Notevoli le
finestre della cappella, ispirate al motivo
della
annunciazione e della resurrezione. Fra le figure delle finestre
istoriate si notino S. Agnese, S. Cecilia S. Frida e S. Hilda badessa
di Whitby. In molte chiese nordiche sono avvicinati gli antichi martiri
romani con le figure mistiche e missionarie della penetrazione del
cristianesimo. Spesso nel Nord si identifica la luce con la luce
cristiana, senza il forte e ricorrente richiamo ad un periodo pagano
segnato però da filosofi e pensatori, come accade nei paesi
latini.
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L'organo
Il bellissimo organo fu costruito a Genova dal famoso organaro inglese
William George Trice, tra il 1897 e il 1898. Molti degli arredi
della
Holy Trinity sono conservati nella Chiesa di St.Mark, Via Maggio 16.
Questa chiesa (la seconda anglicana di Firenze) è sorta nel 1881
per la
presenza di una folta Delegazione diplomatica, che si era spostata da
Torino a Firenze, seguendo la capitale dell'Italia che si unificava,
insieme al suo cappellano il Rev. Robert Loftus Tottenham. Le due
chiese hanno tuttavia collaborato a lungo e i pastori sono stati spesso
impegnati in entrambe; in particolar modo durante la II guerra
mondiale, quando le chiese straniere sono state chiuse e i pastori
allontanati. Lo stesso avveniva con la Chiesa Americana Episcopale di
St.James, Via B. Rucellai 9, costruita nel 1907 sull'area di una
precedente cappella del 1881.
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Il passaggio alla comunità valdese
Decaduta la colonia inglese,
progressivamente ridotte le presenze
anglicane a Firenze, la Holy Trinity non era più giustificata.
La
cessione alla comunità valdese (1966), il passaggio ad un culto,
ad
un'idea di per sé più rigorosa e sobria, se ha comportato
qualche
cambiamento, assicura la vitalità di questo interessante
monumento
dell'ultimo periodo vittoriano.
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