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   La fatica dell’accoglienza
 Luca 9,51-56Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui  sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si mise risolutamente in cammino per andare  a Gerusalemme.
 Mandò davanti a sé dei messaggeri, i quali,  partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli un  alloggio.
 Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto  verso Gerusalemme2.
 Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni  dissero: «Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li  consumi?»
 Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò.
 E se ne andarono in un altro villaggio.
 Luca 10,38-42Mentre erano in  cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ospitò in  casa sua.
 Marta aveva una sorella chiamata Maria, la  quale, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.
 Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche,  venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola  a servire? Dille dunque che mi aiuti».
 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti  affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.
 Maria ha scelto la parte buona che non le sarà  tolta».
     Un  grande viaggio dalla Galilea verso Gerusalemme   attraversa tutto il vangelo di Luca. Gesù è consapevole di andare nella  capitale, dove troverà lo scontro diretto con i capi di quella religione che  lui sta cercando di riportare al suo centro, al rapporto col Dio della vita.Durante  questo viaggio a piedi, lungo e vario, Gesù insegna, incontra, guarisce.  Corregge i suoi discepoli, li prepara alla sua assenza. Viene accolto o  rifiutato. Ecco, proprio l’ospitalità di Marta in una casa sembra essere  decisiva per creare uno spazio sereno di insegnamento.
 Pochi  giorni prima l’ospitalità era stata rifiutata a Gesù, proprio da un villaggio  di quei Samaritani, che poi lui descriverà come modelli, attraverso la famosa  parabola. Un rifiuto che ricorda la mancata accoglienza subita da sua madre in  procinto di partorire. Un rifiuto di essere accolti, che caratterizza milioni  di persone che cercano un riparo e non lo trovano, persone che non osiamo  guardare troppo da vicino per non dover riconoscere la piccolezza della nostra  ricerca di sicurezza.
 Gesù  non trova riparo, e i suoi si scatenano, perché lui è importante, perché non  può essere trattato male come gli altri.
 E  invece Gesù si colloca proprio là, dove l’umanità cade e tocca il suo limite;  là dove stanno i respinti e i rifiutati. Gesù è uno di loro. E certo non si  sogna di vendicarsi. Frena la violenza zelante dei suoi discepoli. Evita lo  scontro. Mostra con il suo agire che un conflitto si può affrontare  aggirandolo, e non usandolo contro l’altro. Per Gesù la priorità è salvare gli  esseri umani, e per fare questo è disposto a fare un passo indietro, per poi  riprendere la relazione, per esempio, raccontando una storia, in cui un  Samaritano è capace di accogliere.
 Allora,  dopo aver sperimentato il rifiuto, è straordinario che il Vangelo racconti di  quando Gesù è stato accolto in una casa, come ospite onorato e caro, da due  donne sue amiche e poi discepole.
 Marta  e Maria le ricordiamo come le sorelle di Lazzaro. Marta, che confessa la sua  fede, Maria, che piange, e questa presenza sconvolgente di Gesù che si batte  contro la morte e la sua inesorabile venuta. Il Gesù della vita e della  resurrezione, promessa per il presente e per il futuro.
 Ancora  nulla di tutto ciò è accaduto in questa scena, così tranquilla e domestica,  eppure anch’essa dirompente. Perché, quante donne sono state respinte in cucina  o in altri luoghi di servizio invece di poter stare là dove accadeva l’incontro  con il Signore? A quante donne è stata negata la possibilità di studiare la  Parola, di ascoltare il testo biblico, di commentarlo e predicarlo? A milioni  di bambine ancora oggi viene negato l’accesso all’istruzione.
 Ecco  che il semplice gesto di Maria di sedersi ai piedi di Gesù come un discepolo è  un gesto dirompente. Lei, una donna, può ricevere l’insegnamento di Gesù. Può  interrompere il servizio e occuparsi di ciò che la fa diventare quella nuova  creatura a immagine di Dio.
 E  Gesù, respinto e rifiutato molte volte, non respinge questa donna, ma accetta  il suo gesto, la sua presenza, ne loda la scelta.
 La  “parte buona” che lei ha scelto non le sarà tolta, perché l’incontro con la  Parola la fa crescere e porta frutto in lei. I frutti dell’amore e della  libertà.
 Riecheggia  questa parola di Gesù nell’inno di Paolo: “tre  cose rimangono: fede, speranza e amore …” (1 Corinzi 13, 13).
 Il  perché l’altra sorella, Marta, si sia irritata con lei fino a richiedere  l’intervento di Gesù è stato spesso spiegato in modi psicologici (richiamati  solo in testi che parlano di donne).
 Proviamo,  però, ad andare oltre questa scena, la fatica dell’accoglienza, la dinamica  famigliare.
 Gesù  rimprovera Marta di affannarsi dietro molte cose, perdendo di vista  l’essenziale.
 Sono  proprio la fretta e l’affastellamento di troppi compiti che dominano la nostra  vita che qui vengono presi di mira. Nel frenetico attivismo, che tutti ci  domina, non c’è spazio per un incontro autentico con l’altro, per l’ascolto  silenzioso della Parola. Rischiamo di mettere al centro noi stessi e il nostro  fare invece di lasciare a Dio il progetto, la forza e la realizzazione della  sua promessa.
 L’incontro  con l’altro ha bisogno di tempi lunghi e non di freddolosa e fredda relazione. E  non abbiamo altro modo di incontrare Dio se non nell’ascolto e nell’accoglienza  della sua Parola e dell’altro/a.
 E  allora dobbiamo diventare, al tempo stesso, un po’ come Maria che si fa  discepola silenziosa, e nell’ascolto accoglie la parola che la trasforma, le  offre speranza, plasma la sua vita. Senza perdere di vista questo Gesù che, pur  di salvare qualcuno, si lascia anche respingere; che si identifica con tutta  l’umanità senza riparo che si trova anche in questa città; che si fa accogliere,  e poi accoglie lui stesso con pari dignità uomini e donne, alla luce della  Parola.
 Pastora Letizia Tomassone Predicazione  26 Febbraio 2017 Chiesa Evangelica Valdese di Firenze 
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