25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?»
27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso».
28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai».
29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?»
Luca 10
Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri».
Giovanni 13:35
L’ultima volta che ho predicato in questa chiesa il testo era quello del buon samaritano. Questa volta abbiamo letto la parte che introduce la parabola. Vorrei soffermarmi su un altro tema che c’è in questo racconto, è un po’ nascosto fra le righe del testo, ma c’è.
Il nostro dottore della legge per mettere alla prova Gesù e in fondo per giustificarsi pone la domanda delle domande Chi è il prossimo? Gesù spiega con la parabola del buon samaritano chi è il prototipo del credente. Da quel momento che le sue parole sono state pronunciate e poi trascritte nessuno che si voglia definire cristiano può ignorarle, le potrà storpiare, cercare di usarle a proprio piacimento, interpretarle nel modo più blando possibile, ma quelle parole sono scritte nella nostra coscienza e non c’è verso di toglierle.
Ma quella domanda chi è il prossimo implica una nuova domanda che Dio in Gesù ci pone : voi che vi dite cristiani, mia sequela , mia chiesa, da cosa sarete riconosciuti? Gli uomini e le donne di tutto il mondo vi riconosceranno dall’edificio dove vi riunite, dal nome che portate? Dalla storia infinita di martiri? Da una corretta predicazione dell’evangelo molto dotta?
No e fatemelo ripetere no. L’apostolo Paolo ce lo dice un sacco di volte NO, oggi voglio invece usare questa frase di Giovanni, ve la rileggo “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. Guardate, la frase è leggermente riduttiva in confronto del principio dell’amore per il prossimo, in questo caso Giovanni parla proprio di una comunità cristiana, dice che i rapporti fra di noi si devono basare sull’amore reciproco. In questa liturgia abbreviata di stamani mattina ho tagliato la Confessione di peccato, ma io almeno per me la faccio e vi chiedo di seguirla; Io nei miei rapporti personali con voi che siete la mia famiglia allargata. Fratelli e sorelle non per vincolo di sangue , ma per una chiamata fatta dal nostro Dio, io con voi e per voi ho amore? La risposta è la solita: boh.
Solo la grazia, solo l’esempio di Gesù possono farmi redimere, cambiare strada, inviarmi sulla strada di Emmaus o sulla via di Damasco. La mia vita, le cose importanti della mia vita e della vostra sono le relazioni che riusciamo a stabilire con gli altri, che sia una relazione con Dio o con una compagna/o, con i genitori o con i figli, con gli amici ed i conoscenti la qualità delle relazioni che riusciamo a stabilire segnano in positivo o in negativo la nostra vita e ne sono l’essenza. E se queste relazioni non si basano sull’ascolto reciproco, sul tentativo di immedesimarsi nelle condizioni psicologiche, sociali, e materiali degli altri la nostra vita sarà un fallimento, sarà povera e arida esistenza. Sarà esaltazione inutile dell’io.
Giovedì sera è stata invitata nel posto dove io lavoro ad un incontro pubblico Isoke , una ragazza nigeriana che è finita a battere a Torino Porta Nuova, vittima della tratta, ci ha raccontato la sua storia, e la storia della sua ribellione e del percorso terribile che l’ha portata alla libertà e del suo impegno a cui dedica tutta la sua vita per fare uscire dalla tratta altre ragazze come lei. Organizza case dove queste ragazze possono rifugiarsi. Finita questa presentazione, tutti i presenti, tutti con le lacrime agli occhi, hanno voluto darle la mano, anch’io e, non so come, sono stato presentato come Valdese. Lei si è fermata, ha chiamato suo marito e sono stato abbracciato da loro; lì per lì non ho capito, poi mi hanno spiegato che i primi ad offrire queste case di rifugio sono stati i valdesi di Pinerolo e poi mi ha raccontato di un’altra esaltante esperienza fatta a Palermo presso La Noce. Devo dire che sono rimasto a bocca aperta, ma anche molto orgoglioso di appartenere a questa piccola chiesetta che qualche volta riesce ad ascoltare ed a testimoniare un Dio che ama tutti.
Ora, oggi , mentre vi guardo rivedo in voi questi segni di amore e di ascolto che Dio ha predicato da sempre fra di noi. Ripensandoci, siamo sulla buona strada, dobbiamo sforzarci di seguirla il più a lungo possibile, più coerentemente possibile. Ricordiamoci,e lo dico mentre fra poco inizieremo la nostra assemblea, che la pratica dell’ascolto reciproco, dell’occhio e dell’orecchio benevolo verso gli altri, non sono un optional della vita cristiana, ma fanno parte inscindibile del modo corretto di testimoniare il salvatore dell’umanità, nostro fratello, Gesù. Sia sempre a Lui la gloria.
Predicazione di Ignazio David Buttitta - Soprindente del X Circuito. Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, Domenica 30 Marzo 2014