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"La tua benevolenza, o SIGNORE, sia sopra di noi, poiché abbiamo sperato in te"
I Giovanni 5,11-13 E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Salmo 33 Esultate, o giusti, nel SIGNORE;
All’inizio di un nuovo anno tutti si augurano e augurano qualcosa, chi la salute, chi la serenità, chi la tranquillità, chi l’amore, chi il denaro, chi la gloria, chi , insomma, soddisfazioni personali dei più svariati generi. Questi auguri sono comuni a tutto il genere umano e di per sé non c’è niente di male, anche se alcune di queste richieste possono denotare un forte egoismo personale. Anche quando facciamo auguri agli altri molte volte le espressioni denotano una certa superficialità. Insomma, dire auguri è come dire buongiorno. Una semplice forma di cortesia. Dietro alla parola auguri c’è sempre una richiesta, quasi una preghiera che qualcosa accada che ci cambi la vita, è una richiesta che può essere indirizzata al fato, all’oroscopo, ad un dio minore qualsiasi, ma anche, sempre in modo molto superfiale, al nostro dio, quello per cui oggi domenica abbiamo scelto di alzarci dal nostro lettuccio caldo per venire qui in chiesa a sentire le molte parole che ci parlano di lui sperando di capire la sua Parola, quella creatrice di tutta la realtà che ci circonda. Compresi noi. Ecco perché oggi non vi farò gli auguri. Sarà forse scortese, ma mi sembra di prendervi in giro, care mie sorelle e fratelli. Ma allora cosa possiamo fare all’inizio dell’anno? Oltre tutti quei riti che le consuetudini ci hanno imposto? Una proposta io ce l’avrei, innalzare un canto di gioia e di lode per il nostro padre celeste perché come è scritto tutta la terra è colma della sua benevolenza. Queste sono solo alcune parole dell’inno di Gioia che ci indica per questo mese Un giorno e una Parola, cioè il Salmo 33. Tralascerò l’incitamento del nostro cantautore: Celebrate il SIGNORE con la cetra; salmeggiate a lui con il saltèrio a dieci corde. Ma mi soffermerò sul primo versetto: Sono due splendidi versi, ma sono anche la giusta chiave teologica per capire come il Signore ci vuole. Ci vuole forse seriosi e tristi preoccupati delle nostri sorti terrene, esseri impauriti che cercano sicurezze dove non si possono trovare soprattutto nella ricchezza personale o in tante cose inutili ? O gente seria che sa gioire degli immensi e innumerevoli doni che Lui ci ha dato e che ci darà? Noi sappiamo, come dice sempre il salmo, qual’è la strada che ci conduce verso e dentro una vita degna di essere vissuta, sappiamo, cito, che la parola del SIGNORE è retta e tutta l'opera sua è fatta con fedeltà. Egli ama la giustizia e l'equità; la terra è piena della benevolenza del SIGNORE.
Forse potremo usare queste giornate di festa civile per farci un esame di coscienza, vedere in questo anno che è passato se le parole ama il tuo Dio e ama il tuo prossimo sono diventate almeno parzialmente linee di comportamento per la nostra vita e della nostra comunità, non a caso i nostri fratelli metodisti e noi con loro Dedicano il primo culto dell’anno al cosidetto rinnovamento del Patto che è insieme sguardo al passato e al futuro. Ma tornando al nostro testo vorrei suggervi di rileggere insieme a me i versetti 16 e 17: Il re non è salvato da un grande esercito; il prode non scampa per la sua gran forza. In questi due versi c’è un messaggio che scardina le convenzioni comuni sulla forza e sul potere; il potere del re e la sua vita stessa non sono protette da un grande esercito, il cavallo con il suo grande valore non è capace di salvare nessuno, il prode guerriero non scampa al suo destino grazie alla sua forza. Essi da soli, nonostante il modo di pensare comune nulla possono senza la benevolenza di Dio, sono lì per lì potenti e capaci del male, della violenza e della guerra , ma sono personaggi minori, neanche degni di avere un nome come il faraone nella storia di Mosè. In due versetti il messaggio è chiaro, per loro e per potenti non c’è salvezza, vincono gli altri, coloro che hanno affidato gioiosi la loro vita al Signore e che proteggono la loro vita non con le armi, nè con la sopraffazione, ma cercando di seguire le orme del buon Pastore, le persone che si salveranno sono come un gregge che si aiuta in mutuo soccorso seguendo i solleciti richiami del proprio pastore, non a caso quindi i versetti con cui termina questo inno di gioia e di riconoscenza sembrano una confessione di tutte queste persone: Noi aspettiamo il SIGNORE; egli è il nostro aiuto e il nostro scudo. Viviamo con gioia questo annuncio e questa confessione, attendiamo rallegrati l’attesa del suo ritorno, cantiamo perchè la nostra voce arrivi più lontano e sia messaggio di salvezza per tutti coloro che la odono, l’unica nostra richiesta è dacci la forza del tuo spirito affinchè le carezze, gli abbracci e i baci che ci siamo scambiati anche in questi giorni arrivino con gesti concreti ad alleviare chi è nel bisogno, nella malattia, nella solitudine e che indichino la strada della riconciliazione e della pace per tutta l’umanità. Tutto questo è possibile, sta nelle nostre possibilità perchè il nostro signore Gesù ha annunciato proprio per noi questo splendido evangelo. Ignazio David Buttitta. Soprintendente del X Circuito. 4 gennaio 2015. Chiesa Evngelica Valdese di Firenze |
Ultimo aggiornamento: 31 Genaio 2015 ©Chiesa Evangelica Valdese di Firenze |