Meditazioni di Avvento 2017
Natale
Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio,
nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che
erano sotto la legge, affinchè noi ricevessimo l'adozione.
Galati 4,4-5
Quando Dio sceglie Maria come suo strumento, quando Dio vuole venire al mondo nella mangiatoia di Betlemme, non si tratta di un idilliaco quadretto familiare, bensì dell'inizio della trasformazione totale, un nuovo ordine per tutte le cose di questo mondo.
Dietrich Bonhoeffer
Or vieni Redentore
dell'intera umanità:
nel tuo avvento splende ognor
la divina maestà.
La Parola eterna Egli
è incarnatasi quaggiù;
vero Dio, dei cieli il re,
vero Uomo egli è, Gesù.
Nel notturno oscuro vel
splende come un chiaro sol
dal presepe fino al ciel
d'una vergine il Figliuol.
Lote a Te, Figliol divin.
fonte d'ogni verità,
la tua gloria senza fin
ogni gente esalterà.
Innario Cristiano n.65 (Wittember-Erfurt 1524) melodia e canto su Youtube
Padre celeste! Riuniti qui per rallegrarci del fatto che il tuo Figlio prediletto è diventato per noi un uomo e nostro fratello, ti preghiamo dal fondo del cuore: dicci tu stesso quanto grandi sono la tua grazia, i benefici e il soccorso che in lui tu hai preparato per tutti noi.
Apri tu stesso le nostre orecchie e la nostra intelligenza affinché comprendiamo che presso di lui si trova il perdono di tutti i notri peccati, la sorgente e il fermento di una vita nuova, la consolazione e l'ammonimento per la vita e per la morte, la speranza per il mondo intero.
Crea tu stesso in noi uno spirito di libertà che ci permetta di andare nell'umiltà e nel coraggio incontro a tuo Figlio che viene a noi!
Fa' questo
in tutta la cristianità e in tutto il mondo, affinche sia concesso a molti di non fermarsi a tutto ciò che di esteriore e di vano c'è in questi giorni di festa, ma possamo celebrare con noi un buon Natale. Amen.
Karl Barth
24 dicembre IV Domenica di Avvento
La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo.
Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e,
prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. Ma mentre aveva queste cose nell'animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. 21 Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati».
Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi». Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie; e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.
Matteo 1,18-25
L'Avvento può essere la stagione ecclesiastica di nuovi inizi, ma nell'emisfero settentrionale capita in un periodo fredo. Poco in natura ricorda la vita che germoglia, eppure la vita c'è. Nascosti nella terra, i semi aspettano il calore dl sole per spuntare di nuovo. Gli alberi metteranno le foglie con l'allungarsi dei giorni più tiepidi. In pieno inverno sembra che la primavera non arriverà mai, però la promessa c'è.
Dio promette nuova vita anche per noi. Nei vicoli ciechi delle nostre vite, quei momenti o luoghi dove ci sentiamo persi o forse troppo stanchi per pensare, Dio ci rcorda: c'è ancora tempo! I tuoi sogni sono ancora possibili. Dio può ancora esaudire le tue preghiere. Non importa se siamo stanchi o meno, in pace o in ansia, speranzosi o senza speranza, Dio ci manda un messaggio che abbiamo bisogno di sentire.
La storia dell'Avvento è quella dell'Emmanuele, "Dio con noi". Nella notte buia, in una stanza d'ospedale, persino sulla croce, Dio si occupa sempre di nuovi inizi.
Tratto da "Il Cenacolo" novembre-dicembre 2017
Signore, tu ci permetti anche quest'anno di andare incontro alla luce, al riposo e alla gioia di Natale, che mette davanti ai nostri occhi ciò che c'è di più grande: l'amore con cui hai tanto amato il mondo per cui hai dato il tuo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Che cosa avremo da recarti e offrirti? C'è tanta oscurità nelle nostre attività umane e all'interno di noi stessi! Tanti pensieri confusi, tanta feddezza, sdegno, frivolezza, astio! Tante cose che non possono rallegrarti e che non ci sono di alcun aiuto! Tante cose in contraddizione flagrante con il messaggio di Natale!
Che puoi fartene di questi doni?
Di gente come tutti noi? Ma è precisamente ciò che a Natale tu aspetti da tutti noi e di cui vuoi liberarci, quel cumulo di disordine e addirittura noi stessi così come siamo, per darci in cambio il Salvatore e, per mezzo suo, un nuovo cielo e una nuova terra, dei cuori rinnovati e un nuovo scopo nella vita, una chiarezza e un'esperienza nuove per noi e per tutti gli uomini.
Sii tu stesso in mezzo a noi in quest'ultima domenica di avvento, mentre ci prepariamo insieme a ricevere tuo Figlio come dono! Dacci parlare, di ascoltare e di pregare qui, nello stupore e nella riconoscenza per i tuoi progetti verso di noi, per tutto ciò che hai già deciso e compiuto in nostro favore!
Amen
Karl Barth Preghiere Claudiana Torino 1987
17 dicembre III Domenica di Avvento
«Preparate nel deserto la via del Signore. Ecco, il Signore Dio viene con potenza»
Isaia 40,3.10
Ma il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace
Romani 15,13
E' un titolo meraviglioso! «Dio della speranza!».
Con questo contrassegno distingue gli dei falsi dal Dio vero. Infatti i falsi dèi sono demoni, sono "dèi delle cose": essi possiedono quelli che, facendo assegnamento sulle cose visibili, sono incapaci di sperare. Infatti, chi aspira al Dio vero, lasciatosi alle spalle tutte le cose, vive soltanto di speranza. Perciò
«Dio della speranza» equivale a «Dio di quelli che sperano». Infatti, non è Dio di coloro che sono senza fiducia e senza speranza, ma è nemico e giudice di costoro. In breve, egli è «Dio della speranza», perché elargisce la speranza, ma più ancora, perché solo la speranza gli rende culto. Com'è chiamato «Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe», «Dio di Israele», così è anche detto «Dio della speranza». Infatti dove c'è la speranza, là c'è anche il culto di Dio.
Vi riempia di gioia e pace, cioè di fiducia avvertita nella vostra coscienza di mutua concordia. Mette al primo posto la gioia, al secondo la pace, perchè la gioia pacifica l'uomo e lo tranquillizza interiormente; una volta in pace con se stesso, è facilmente in pace anche con gli altri. Chi invece è triste e turbato si inquieta facilmente e si irrita anche con gli altri. Tutto ciò avviene però nella fede, poichè la nostra gioia, e la nostra pace non si radicano nelle cose visibili, ma al di là di queste, nella speranza. Alrimenti non sarebbe il Dio della speranza a farcene dono, poichè egli dona beni nascosti: la gioia nella tristezza e nell'afflizione personale, la pace in mezzo al tumulto e alla persecuzione esterna. In questi casi, se manca la fede, si cade a causa della tristezza e della persecuzione, poichè è venuta a mancare quella realtà nella cui visibile presenza si era riposta la propria fiducia.
Invece, in virtù della persecuzione, accade che la speranza cresca abbondantemente, com'è deto al capitolo 5 della Lettera ai Romani: «La prova poi produce la speranza» (Romani 5,4), e ciò mediante la forza dello Spirito Santo. Infatti, non certo grazie alle nostre forze «la prova produce la speranza» - dato che proprio nelle persecuzioni noi siamo deboli! - me «è lo Spirito che viene in aiuto alle nostre debolezze» (Romani 8,26), in modo che non solo possiamo resistere, ma essere anche resi perfetti e trionfare.
Martin Lutero «Cambiate il vostro modo di pensare» Esortazione ai cristiani (Romani 12-15) Edizioni san Paolo 2017
Signore, tu sei stato l'inizio di ogni cosa, tu mi hai dato la tua santa Parola e mi hai accolto tra quelli che sono il tuo popolo, che ti riconoscono, ti lodano e ti glorificano. Concedimi ora la grazia di rimanere nella tua Parola, rendila così luminosa e chiara nel mio cuore, che in molti possano riceverne consolazione e gioia.
Martin Lutero
10 dicembre II Domenica di Avvento
Come il bestiame che scende nella valle, lo Spirito del Sinore li condusse al riposo. Così tu guidasti il tuo popolo, per acquistarti una rinomanza gloriosa.
Isaia 63,14
Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l'agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione. Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Giacomo 5,7-8
Se interroghiamo gli uomini per le strade di Mosca e di Whashington, di Tokyo e di Tubinga e chiediamo loro quali sono le loro prospettive per il futuro, che cosa ci sentiamo rispondere ?
Essi ci parleranno delle loro angosce esistenziali, delle loro preoccupazioni, della natura inquinata, dell'ambiente distrutto e non da ultimo delle bombe atomiche di cui si è perso il controllo.
Viviamo di nuovo in un'epoca di paura e giustamente, perché le nostre paure ci mettono in guardia dai pericoli del futuro.
Esiste però anche un numero crescente di uomini che si considerano del tutto superflui e che oggettivamente anche lo sono: il surplus people. Essi rispondono duramente alla nostra domanda: non c'è futuro per noi! Si tratta della no-future generation.
Se potessimo interrogare gli uomini della Bibbia circa le loro prospettive a proposito del futuro, che cosa ci sentiremmo rispondere?
Abramo e Sara ci parlerebbero della promessa di Dio che ha fatto di essi deli emigrati in paesi stranieri.
Mosè e Maria ci parlerebbero del Dio dell'esodo e della visione della terra promessa della libertà.
Isaia e Geremia ci parlerebbero del Messia e della nuova alleanza.
Giovanni Battista, Maria, Pietro e Marta ci parlerebbero di Gesù e del regno di Dio, che in lui ci è venuto così vicino.
Dall'inizio alla fine gli uomini della Bibbia sono uomini della speranza. Tutti quanti hanno visto nella lunga notte di questo mondo la stella della promessa e hanno percepito i primi raggi dell'aurora, che annunciano il nuovo mondo di Dio. Tutti quanti si sono messi in cammino per cercare questo futuro di Dio, perché tutti si sono sentiti rivolgere l'invito: «Vieni, è tutto pronto».
Noi oggi facciamo parte di ambedue i gruppi. Leggiamo il gornale e ci preoccupiamo, leggiamo la Bibbia e speriamo in Dio. Proviamo come tutti gli altri uomini paura per i pericoli incombenti del mondo. Crediamo come gli uomini della Bibbia che la salvezza divina è vicina. Questa è un'epoca di angoscia, è vero, ma è anche un tempo di speranza. Crediamo in Dio e speriamo nella sua venuta, però non siamo degli ottimisti e temiamo per il nosto mondo. Temiamo i futuri pericoli del mondo, pensiamo alle catastrofi sociali della Russia, calcoliamo i disastri ecologici verificatisi tra di noi, sappiamo di più di quel che riusciamo a credere, ma non siamo dei pessimisti perchè crediamo in Dio e nel fatto che egli non abbandonerà la sua creazione.
Chi spera in Dio non è un ottimista. Non ha bisogno della forza del pensiero positivo. Chi spera in Dio non è un pessimista. Non ha bisogno della logica della dialettica negativa. Chi confida in Dio sa che Dio l'attende e spera in lui, sa di essere invitato ad entrare nel futuro di Dio e di avere quindi in mano l'invito più meraviglioso della sua vita.
Jürgen Moltman Chi è Cristo per noi oggi? Queriniana 1995
3 dicembre I Domenica di Avvento
State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento. È come un uomo che si è messo in viaggio, dopo aver lasciato la sua casa, dandone la responsabilità ai suoi servi, a ciascuno il proprio compito, e comandando al portinaio di vegliare. Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina; perché, venendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: "Vegliate"».
Marco 13,33-37
Questa prima domenica dell’avvento apre i tempi dell’attesa, lo sguardo fisso verso l’avvenire, pieno di speranze.
Eppure l’evangelo di Marco ci fa intendere un’altra musica.
L’appello a restare svegli assume qui il senso di non lasciarsi addormentare dalla nostalgia degli ieri cosiddetti migliori né dall’immaginazione dei domani supposti melodiosi. Restare svegli suona come un invito a non lasciarsi distrarre per restare attenti al presente, gli occhi negli occhi con il reale.
Questo presuppone un’arte di resistenza e di concentrazione per non lasciarsi possedere da una società del divertimento che, dopo l’alba della politica, ci induce a distogliere lo sguardo. Al panem et circenses della Roma antica fa eco Kaa, il serpente del Libro della giungla, che cerca di addormentare la vigilanza di Mowgli, il piccolo d’uomo, lusingando i suoi desideri «Fidati, credi in me, che io posso vegliare su di te….»
Non bisogna confondere «vegliare» e «sorvegliare». Sarebbe estremamente imbarazzante intendere un appello per adottare una mentalità da portinaio che dovrebbe bloccare gli opportuni e i seccatori. Chi può credere che il nostro modo di essere attenti al presente possa consistere nello sviluppare una mentalità da assediati. Lasciarsi dominare da uno spirito di sospetto e di diffidenza per soprattutto mantenere il potere e il controllo?
Vegliare non è sorvegliare. Lo Spirito di Cristo non è uno spirito di purezza che cercherebbe di evitare ogni contaminazione.
Vegliare non è sor-vegliare ma piuttosto vegliare su, fare attenzione a, prendersi cura di. E’ quello che si scopre quando Gesù supplica Pietro, Giacomo e Giovanni di restare svegli e di vegliare su di lui mentre prega al Getsemani (Marco 14,32-42). Possano i discepoli di Gesù sentire l’appello pressante di colui che prega perché egli chiede soccorso con spavento e angoscia!
Possano coloro che dicono di appartenere a Lui non chiudere gli occhi su colui che rivendica la loro presenza qui e ora perché si sente triste da morire. Essere là, non distogliere lo sguardo da mio fratello o da mia sorella e rispondere della sua presenza: sono là, presso di te, con te, per te, al tuo fianco, tu puoi contare su di me.[…]
Possano i discepoli di Cristo essere a loro volta dei «fratelli che vegliano (frères-veilleurs)», il bellissimo nome di questo ordine terziario fondato da Wilfred Monod, poiché essi vegliano sul mondo e stanno al suo fianco nella preghiera. Tutti i giorni, chiunque arrivi, ovunque siano, rispondono all’appello e, insieme, vegliano sulla felicità del mondo: «Beati i poveri di spirito, loro è il regno dei cieli…»
Samuel Amédro Église protestante unie de France (ÉPUdF) Réforme 30 Novembre 2017
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