Diaspora evangelica
Mensile di collegamento
informazione ed edificazione
Anno XLII – numeri 10 – ottobre 2009
La preghiera…
di Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (1869-1948)*
La preghiera mi ha salvato la vita.
Senza la preghiera avrei perduto il lume
della ragione già da molto tempo...
Mi è stata assolutamente necessaria;
mi trovavo in difficoltà: senza la preghiera
mi sarebbe stato impossibile essere felice.
Il mio bisogno di pregare è cresciuto
nella stessa misura in cui, a poco a poco,
cresceva la mia fede in Dio. Sentivo che
senza la preghiera la mia vita era
assurda e vuota.
*Politico indiano, pioniere e teorico del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India all’indipendenza.
In questo numero:
· Meditazione biblica di Pawel A. Gajewski
· Il naso tra i libri di Sara Pasqui Rivedi
· Per conoscere meglio Giovanni Calvino di Pawel A. Gajewski
· Iniziative culturali e sociali a Firenze
· Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine
Editoriale
Se già lo scorso numero di Diaspora evangelica, quello subito dopo il Sinodo, rappresentava un numero di “ripresa” delle attività, con questo vediamo che il programma di lavoro che ci attende nel prossimo mese è già denso e fitto di impegni. Proprio come la vita personale di ognuno di noi. Insomma, entriamo nel vivo di un altro anno nel quale saremo chiamati (come comunità e come singoli) a testimoniare ed annunciare l’Evangelo. Dunque, come comunità e come singoli, più che di un’agenda piena di impegni (amministrativi, culturali, ricreativi, di rappresentanza, economici e via dicendo) abbiamo bisogno di un’agenda piena di impegni che (direttamente o indirettamente) siano finalizzati proprio verso il nostro compito di evangelizzazione. Speriamo e preghiamo (soprattutto) che sapremo rendere strumenti dell’Evangelo tutti i nostri impegni di chiesa, ma anche tutti quelli che caratterizzano la nostra vita personale, dal lavoro alla famiglia all’impegno sociale, senza pensare che ci sia sempre qualcosa di più urgente e di più importante di vivere e annunciare il messaggio evangelico.
Mentre scriviamo queste righe, è ancora forte l’emozione per la tragedia di Kabul con la morte di sei soldati italiani e 14 civili afghani. Un evento che ha segnato giorni di lutto per l’Italia. Al di là delle diverse posizioni sulla natura della missione italiana in Afghanistan (diverse posizioni che convivono e si confrontano all’interno della nostra comunità e questo non è che una ricchezza) certamente la vicinanza affettuosa e la preghiera verso le famiglie delle vittime (militari e civili) ci accomuna.
Infine, parliamo un po’ di noi. In questi giorni, proprio mentre si chiude questo numero, il pastore Pawel Gajewski, direttore di questo mensile, è in Polonia per gravi motivi familiari. A lui e alla sua famiglia la comunità di Diaspora Evangelica manda un forte abbraccio e si unisce nella preghiera. (r.d.p.)
Gesù - samaritano e diacono (Luca 10, 25-37)
di Pawel Andrzej Gajewski
Credo che la maggior parte di noi conosca ormai a memoria la parabola del buon samaritano. Da qualche anno ormai nelle chiese valdesi e metodiste si parla della diaconia utilizzando come paradigma di riferimento proprio questa parabola. È stato così anche quest’anno durante i lavori sinodali. La Commissione d’esame sull’operato della nostra diaconia ha ripreso la parabola per dimostrare che il lavoro retribuito dell’oste non può essere considerato diaconia; soltanto l’azione del Samaritano può essere considerata tale. Il samaritano presta soccorso la persona ferita ma anche tira fuori i soldi dalla propria saccoccia. Nel corso del dibattito ovviamente la parabola è stata rivoltata come un calzino; un giovane pastore siciliano ebbe a dire addirittura che la vera diaconia è far sparire i briganti dalle strade. Vorrei proporre questa mattina una lettura leggermente diversa del testo di Luca. Una lettura fortemente diaconale che cerca però di andare oltre le semplificazioni retoriche molto utili nel dibattito sinodale, un po’ meno efficaci quando si tratta di predicare la Parola di Dio.
Con quale domanda inizia questo particolare dialogo tra i due conoscitori delle Scritture ebraiche? Dalla domanda: «Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?». Badiamo bene: non si tratta di chiedere un puro consiglio etico: Maestro, che devo fare per migliorare la mia vita, le mie condizioni psicofisiche? Oppure: Maestro, che devo fare per migliorare la società e il mondo intero? La riposta di Gesù non è altro che il comandamento d’amore composto da due citazioni delle Scritture ebraiche Deuteronomio 6,5 e Levitico 19,18. «Fa’ questo, e vivrai». Vivrai in eterno. Basterebbe già questo brano per costruire un intero sermone. A mo’ di commento mi soffermo soltanto sulla parafrasi di una dei più celebri detti di Calvino: dove Dio non è amato anche l’essere umano non può essere amato. Calvino parlava di onorare Dio e rispettare gli esseri umani. Io preferisco il verbo “amare” che presuppone un’unione intima, profonda e feconda (in tutti i sensi di questo complesso termine), con Dio e con l’altro. Mi rendo conto che questa frase è una forte provocazione e che qualcuno potrebbe obiettare portando esempi di coloro che pur non confessando alcun credo religioso hanno amato profondamente l’umanità. Importante che la provocazione rimanga tale; non penso di ritrattarla.
Proviamo ora ad analizzare un altro elemento portante della risposta che Gesù dà al dottore della legge. Il prossimo è colui che usò misericordia. Il sostantivo ‘plêsion’ ricondotto al suo contesto ebraico significa il vicino di casa. Paradossalmente non si tratta di qualcuno che deve essere servito, aiutato. Al contrario: è una persona su cui contare nel momento di sventura. Amalo perché in lui in lei si manifesta l’amore e la bontà di Dio. Sii pronto ad accettare il suo servizio perché solo così tu potrai diventare prossimo di qualcun altro. Prima ricevere, poi donare. Non si può donare se prima non si è ricevuto. Questo anche il senso dell’espressione “usare misericordia”. Il Samaritano è dunque il prossimo dell’uomo ferito, non il contrario.
Ritornando al dibattito sinodale vorrei affermare che il samaritano svolge indubbiamente una nobile azione diaconale. Il samaritano però non è altro che l’incarnazione metaforica di Cristo. L’uomo ferito siamo noi, colpiti dalle ingiustizie, dai briganti che feriscono nel corpo e nello spirito. Spesso siamo ridotti allo stremo, privi di sensi, a un passo dalla morte. Proprio in queste situazioni Cristo si chiana davanti a noi, comincia a fasciare le nostre piaghe, versandovi olio e vino per purificarci da ogni scoria di male che sta distruggendo la nostra esistenza. L’oste rimane in tutto questo una figura piuttosto neutra che ci ricorda la concretezza della nostra esistenza. Il sacerdote e il levita esprimono una forte critica alla religione fatta di riti ma priva di amore, distante da ogni forma di misericordia. Dove si trova in tutto questo la dimensione diaconale? Nella comunione con Cristo Diacono raffigurato nella persona del Samaritano.
Insisto spesso sulla necessità di rendere testimonianza a Gesù Cristo con le nostre parole. Aggiungo tuttavia che questa stessa testimonianza ha bisogno della concretezza di un’azione diaconale. È ovvio che oggi tale azione ha bisogno di operatori qualificati e quindi di denaro, di amministrazione, di certificazioni pubbliche. Per me però rimane sempre importante che in tutto questo emerga una chiara testimonianza a Colui che usa la misericordia verso di noi e che ci spinge non solo a migliorare le condizioni di vita ora e qui ma di testimoniare l’esistenza un mondo nuovo e di una vita rinnovata dallo Spirito di Dio.
Il naso tra i libri: una “Città” da favola
di Sara Pasqui Rivedi
La Città è una favola dedicata ai figli e, per il messaggio di cui è portatrice, alle madri in quanto evidenzia la fatica di far crescere un figlio e soprattutto di lasciarlo crescere. Il tema trattato dall’Autore si attiene alla paura della vita, all’amore materno talmente esclusivo e possessivo da trasformarsi in cieco egoismo, al rifiuto di concedere ad un figlio la libertà di scegliere, agire, crescere, vivere la propria vita.
Una giovane donna, il cui marito muore in guerra, dominata da una paura quasi ossessiva per la città in cui vive, decide di abbandonarla per portare il suo bambino in luogo lontano e deserto onde proteggerlo dalle esperienze negative della vita e dal contatto con il genere umano. Dopo aver vagato a lungo incurante del freddo e della neve che copre tutto il paesaggio, ma traendo forza e coraggio dal calore del piccolo corpo che stringe teneramente a sé, trova un posto appartato, solitario, vi costruisce una casa e, riacquistata finalmente la tranquillità, si dedica alla sua creatura. Gli anni passano ed un giorno dei viandanti si fermano presso la sua abitazione a chiedere indicazioni per raggiungere la città, il figlio, ormai divenuto un ragazzo, è subito preso da grande curiosità per quel luogo sconosciuto e chiede alla madre di condurcelo. Questa, nuovamente assalita dall’angoscia e dalla paura, lo stringe al suo seno e tace sgomenta. Passa ancora del tempo ed in una notte senza luna la donna improvvisamente muore lasciando il figlio solo, smarrito, stordito. Egli, non sapendo cosa fare, resta per lungo tempo a vegliare il corpo della madre, infine raccoglie i miseri resti in un sacco che si carica sulle spalle e nel freddo inverno s’incammina in cerca di un luogo dove seppellirli, ma questi non vogliono separarsi da lui finché in giorno, stanco di portarsi appresso quel peso, decide di sotterrarli e quindi si avvia verso la città che tanto lo affascina.
La Città è dunque una storia di iniziazione alla vita, il racconto è breve e narrato con uno stile conciso, essenziale, scabro. Il testo è collocato ai margini di grandi pagine su cui si dispiegano i disegni a carboncino eseguiti dall’Autore stesso. Dominano il nero ed il bianco, due colori il cui contrasto suscita nel lettore inquietudine, disagio, senso di desolazione, tensione. Solo l’illustrazione che riproduce la città con la sua vita frenetica, vivace, seducente, apparentemente spensierata e quella dedicata ai viandanti sono a colori. I personaggi indossano sgargianti costumi di carnevale, alcuni hanno il volto nascosto da una maschera, altri espressioni allegre, giocose, ma al tempo stesso ambigue e beffarde. Vera metafora della vita! Il racconto è cupo e tenebroso, il freddo ed il buio sottolineano tutta la vicenda resa ancora più triste ed angosciosa dalle illustrazioni dal forte contenuto simbolico. Infatti la morte della madre è rappresentata da dei corvi neri con le ali spiegate ed i curvi becchi minacciosamente aperti, l’abbandono e la solitudine del figlio hanno le sembianze di un lupo dall’aspetto feroce, mentre la liberazione dall’ingombrante presenza materna è raffigurata da una sconfinata pianura innevata in cui il ragazzo, durante il suo percorso iniziatico, s’inoltra non più curvo, ma dritto e sicuro avviandosi alla scoperta della città. La parabola della madre e del figlio, per buona parte immersa nel buio orrorifico, termina nell’abbagliante candore della neve che tutto copre e nasconde, allegoria dell’ignoto.
Armin Greder
“La Città” - Edizioni Orecchio Acerbo, 2009, € 15
Nota biografica
Armin Greder, nato in Svizzera nel 1942, è architetto, fumettista, graphic designer ed illustratore. Vive in Australia dove insegna al Queensland College of Art. Nel 1996 si cimenta per la prima volta con la narrativa scrivendo il racconto L’isola che gli procura grande successo. Quest’anno la piccola casa editrice Orecchio Acerbo pubblica in prima mondiale la sua seconda opera, questa stupefacente fiaba.
Per conoscere meglio Giovanni Calvino
Giovanni Calvino, seguace e interprete dell’apostolo Paolo*
di Pawel Andrzej Gajewski
La teologia di Giovanni Calvino, è di solito identificata con la dottrina della doppia predestinazione (Dio ha diviso l’umanità intera in eletti e reprobi) e con un forte rigore morale che deriva da tale dottrina. Non vi sono dubbi che la dottrina della predestinazione e una visione morale della vita cristiana basata sul continuo confronto con la Parola di Dio siano le colonne portanti del sistema teologico elaborato dal riformatore di Ginevra. Chi era Calvino e qual è il significato della sua eredità oggi? Egli era prima di tutto un attento esegeta delle Sacre Scritture nonché un ottimo organizzatore della vita ecclesiastica. In questo senso vorrei definirlo come seguace e interprete dell’apostolo Paolo. Una coincidenza particolarmente favorevole stimola tale approccio. L’anno paolino 2008/2009 celebrato nella Chiesa cattolica romana coincide con l’anno di Calvino 2009 proclamato dall’Alleanza Riformata Mondiale. Questo organismo ecumenico riunisce più di ottanta milioni di credenti cristiani che leggono attentamente le lettere di Paolo, considerando il pensiero di Giovanni Calvino un punto di riferimento assai importante per il confronto con le sfide del mondo di oggi.
Alla scuola delle Scritture ebraiche
La teologia o è biblica o non è teologia. Sembra che questa frase abbia molti padri, veri o presunti. In ogni caso il suo contenuto è assai pertinente all’opera di Calvino. Sfogliando una qualunque rassegna bibliografica dei suoi scritti, scopriamo che la stragrande maggioranza delle opere pubblicate a stampa consiste in commentari biblici e raccolte delle predicazioni. Bisogna aggiungere che le predicazioni di Calvino si contano a migliaia (mediamente sei, sette sermoni ogni settimana); una parte di esse non è stata ancora censita e pubblicata. L’approccio di Calvino alle Scritture si basa su due semplici presupposti: la sostanziale unità dell’Antico e del Nuovo Testamento (o meglio: del Primo e del Secondo Testamento) e la centralità di Gesù Cristo per entrambi i Testamenti. In altre parole per Calvino le Scritture ebraiche parlano chiaramente di Gesù Cristo. Questo particolare tratto della sua ermeneutica lo mette in diretto collegamento con l’apostolo Paolo. Tale collegamento si rende ancora più evidente quando consideriamo l’attenzione al senso letterale e al testo originale delle Scritture. Entrambi però, sia Paolo, sia Calvino sono attenti alla contestualizzazione della rivelazione. In altre parole Dio si rivela nella storia attraverso i linguaggi umani dell’epoca. I credenti delle epoche successive sono dunque chiamati a distinguere le forme linguistiche e retoriche dall’essenza del messaggio. Questo pensiero è espresso in maniera assai chiara all’inizio della Lettera agli Ebrei, uno scritto post-paolino in cui però il principio basilare dell’ermeneutica di Paolo compare a mo’ di preambolo: Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Ebrei 1,1-2a).
Nell’insieme dell’opera esegetica di Calvino merita una particolare attenzione la sua riflessione sui capitoli 9-11 della Lettera ai Romani, contenuta nel Commentario a questo scritto di Paolo. Calvino afferma con forza la validità dell’elezione e il ruolo particolare degli ebrei nel divino piano della salvezza di tutti i popoli. Senza alcun dubbio la celebre rase di Paolo, Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha riconosciuto già da prima (Romani 11,2), costituisce uno dei cardini della riflessione di Calvino. In questa riflessione la chiesa non sostituisce il Popolo d’Israele bensì si inserisce in una dinamica di continuità (Chiesa d’Israele, Chiesa di Gesù Cristo, sono due espressioni usate assai spesso da Calvino). La coesistenza storica dei due popoli dunque fa parte del piano di Dio.
Vivere in Cristo
Se l’esegesi di Giovanni Calvino può essere definita cristocentrica, lo è ancor di più l’intero impianto teologico ed etico da lui costruito. Il centro di questo impianto è l’Istituzione della religione cristiana, una delle più importanti sintesi della dottrina cristiana, la cui struttura si basa su quella del Credo apostolico. La prima edizione di quest’opera risale al 1536, la quarta, che è anche la più ampia, al 1559. Una buona parete dell’opera è dedicata alla cristologia. In questa riflessione Calvino si concentra in particolare sull’incarnazione dell’eterno Figlio di Dio. Anche in questa riflessione Calvino segue le orme di Paolo, costruendo la sua riflessione su un’accurata analisi dei testi biblici. L’Istituzione della religione cristiana dimostra la piena adesione di Calvino al paradigma dogmatico affermato dal Concilio di Calcedonia (451) a proposito dell’unione ipostatica delle due nature, divina e umana, nella stessa persona del Figlio di Dio. Il metodo di Calvino di fatto però sottopone il dogma al vaglio della Scrittura e non viceversa.
Un forte legame tra Calvino e Paolo si manifesta tuttavia sul piano esistenziale, nella determinazione di Calvino di anteporre Gesù Cristo al nostro pensare e al nostro vivere. . “Anche se ci separiamo di poco da Cristo, la salvezza svanisce (...), dove il nome di Cristo non risuona, ogni cosa diviene stantia”, afferma Calvino (Istituzione II.16.1). Calvino chiede che si intraveda Cristo in ogni persona. Al cuore di questa visione c’è un impegno compassionevole in favore dell’amore, della giustizia, della cura responsabile e dell’ospitalità verso “le vedove, gli orfani, e gli stranieri” coloro che sono indifesi, senza patria, affamati, soli, costretti al silenzio, traditi, impotenti, malati, spezzati nel corpo e nello spirito. È una visione particolarmente incisiva per la missione della chiesa di Gesù Cristo in questo nostro mondo globalizzato e diviso al tempo stesso.
La Chiesa di Gesù Cristo
Nella prospettiva teologica di Calvino esposta nel quarto libro dell’Istituzione della religione cristiana, la chiesa dipende interamente dalla presenza del Gesù Cristo vivente tramite la forza dello Spirito di Dio. Così avviene la comunione degli “amanti di Cristo” sia nella dimensione invisibile sia in quella visibile. Calvino parla sempre della chiesa visibile, e del suo ministero della parola e del sacramento (battesimo e cena del Signore), come di una comunità di credenti entro la quale la fede è nata, è stata nutrita e rafforzata tramite l’azione dello Spirito Santo. Lo stesso Spirito Santo ci unisce a Cristo, ispirandoci nella nostra comprensione della Parola di Dio, illuminandoci e consacrandoci nella fede e raccogliendoci dentro la comunione della chiesa. Il tratto particolare dell’ecclesiologia “pratica” di Calvino è l’organizzazione collegiale in cui il ministero del vescovo viene esercitato da un organo comunitario (concistoro o sinodo). Allo stesso modo nella comunità locale la molteplicità dei ministeri (pastori/dottori, anziani/presbiteri e diaconi) posti sullo stesso piano sostituisce la centralità del ministero di un parroco. Si tratta indubbiamente di un’applicazione concreta dell’affermazione di Paolo: Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue (1 Corinzi 12,28). Questa definizione di Paolo è ancora oggi oggetto di attenti studi anche nelle chiese pentecostali. In ogni caso la collegialità e la molteplicità dei ministeri come basi dell’organizzazione ecclesiastica sono oggi un patrimonio comune di tutte le chiese evangeliche. Concludendo queste note ancora una domanda: è possibile trarre da Calvino qualche ispirazione ecumenica? Credo che la riposta debba essere affermativa. Il cospicuo e appassionato impegno di Calvino a favore dell’unità del corpo di Cristo si è giocato all’interno di una realtà ecclesiastica già frammentata. Nel mezzo della divisione egli ha riconosciuto l’unico Signore dell’unica chiesa, sottolineando più volte che il corpo di Cristo è uno. Il pensiero di Calvino circa la natura della comunità cristiana, la sua volontà di compiere mediazioni per quanto riguarda questioni controverse quali la Cena del Signore e gli instancabili sforzi di costruire ponti ad ogni livello della vita della chiesa, rappresentano una sfida per l’oggi. Calvino stimola le chiese a comprendere le cause della loro continua separazione e, in accordo con la Scrittura, a tendere verso l’unità per amore della credibilità del vangelo nel mondo di oggi.
*Articolo pubblicato sulla rivista internazionale Paulus 7/2009.
Iniziative culturali e sociali a Firenze
Voci dalla “Claudiana” di Firenze
a cura di Pasquale Iacobino
www.librerieclaudiana.it
La nuova segreteria della Refo di Firenze
a cura della redazione
La Refo (Rete evangelica fede e omosessualità) di Firenze si è riunita in assemblea regionale la sera del 12 settembre nei locali del Centro comunitario valdese di via Manzoni a Firenze. E’ stato approvato il nuovo regolamento interno ed è stato riconfermato Andrea Panerini come segretario regionale. Completano la Segreteria per il mandato 2009-2011 Claudio Cardone (tesoriere) e Cristian Scalzo.
“Sono felice che l’Assemblea abbia eletto una nuova Segreteria dove continuità e innovazione si possano mescolare – dice Panerini _ il nostro compito è quello di annunciare l’Evangelo di Cristo a tutti e tutte, anche nei luoghi dove le Chiese non possono o non vogliono proclamarlo e al tempo stesso promuovere nelle Chiese cristiane l’accoglienza verso i fratelli e le sorelle omosessuali, bisessuali, transessuali e transgender. Anche il futuro riconoscimento delle coppie composte da persone dello stesso sesso e la loro benedizione nelle comunità rappresenta un nostro impegno e un nostro obbiettivo per il futuro. Dobbiamo essere profeti dell’umanità nuova che Dio ha progettato, una umanità dove nessuno potrà perseguitare, uccidere o picchiare un altro essere umano solo per quello che è. Bisogna constatare con amarezza - aggiunge Panerini - che il clima che si è venuto a creare nel nostro paese, con i recenti casi di omofobia e di razzismo, è molto pesante e ci allarma sia come cristiani che come cittadini”.
Durante l’assemblea sono stati discussi vari temi riguardanti la partecipazione della Refo ad eventi socio-culturali e politici del territorio, la comunicazione e l’organizzazione degli eventi legati alla giornata mondiale contro l’omofobia di maggio 2010.
La Refo fiorentina si riunirà ogni mese con attività culturali, sociali e di approfondimento biblico ed è in programma un ritiro (forse a Casa Cares) per la primavera del 2010.
Per contatti e informazioni:
www.refofirenze.wordpress.com
refo.firenze@gmail.com
3332876387 (Andrea) - 348.7453594 (Claudio)
LETTURE BIBLICHE ATTRAVERSO L'ARTE
Laboratorio di incontri
a cura di Daniela Monreale
Tre incontri-laboratorio in cui, attraverso “lezioni” introduttive, conversazioni, lavori individuali e di gruppo, si prendono in esame dei passi biblici (tratti dall’ Antico e dal Nuovo Testamento) insieme a raffigurazioni pittoriche correlate. L’approccio ai due testi (linguistico e visuale) si configura come “laboratorio” (nella sua migliore e ideale accezione: di spazio produttivo di significato e di crescita) per un lavoro di ricerca comune finalizzato a una lettura viva ed espressiva del testo biblico analizzato. Il linguaggio adoperato sarà semplice, chiaro e sintetico. Verranno utilizzati questionari, videoproiezioni di immagini e presentazioni di PowerPoint. Ai partecipanti verrà altresì consegnato materiale informativo (fotocopie, cd rom, e via dicendo). Non è richiesta alcuna competenza artistica o estetica.
Programma
Sabato 10 ottobre, ore 16. Breve presentazione dell’iniziativa- intervento del pastore Pawel Gajewski - breve lezione introduttiva storico-artistica e metodologica - esempi di lettura Bibbia-immagini - letture testo-immagini: letture integrate Bibbia-immagini con il coinvolgimento dei partecipanti- discussione generale.
Sabato 17 ottobre, ore 16.
“Dall’iconografia al testo”: prove pratiche di analisi Bibbia-immagini, individuali e di gruppo (scelta motivata di un’opera artistica all’interno di una serie iconografica relativa a un testo biblico)- discussione dei lavori- descrizione della prova per l’incontro successivo.
Sabato 24 ottobre, ore 16.
“Arte-Bibbia per me”: scelta individuale, motivata, di un’opera d’arte correlata a un testo biblico precedentemente assegnato-discussione finale e dibattito.
Gli incontri si svolgeranno nei locali del Centro comunitario valdese in Via Manzoni 2. Per informazioni contattare Daniela Monreale (daniela.monreale@email.it).
Centro sociale evangelico, Centro Diurno di Riabilitazione Psicosociale: alla riscoperta dei nstri talenti
A cura di Violetta Fraterrigo Sonelli e Piero Luchini
Siamo ancora nel 2009! Il Centro Sociale Evangelico, già Centro Evangelico di Solidarietà nel 1959, compie 50 anni! E' un anniversario importante che solitamente si festeggia. Vorremmo esprimere riconoscenza a quanti nel corso degli anni hanno creato reti di solidarietà in favore dei minimi spendendo tempo, forze e professionalità. Alcuni non ci sono più, ma restano nel nostro cuore perché ci hanno trasmesso la loro fiducia e la loro speranza; altri ci incoraggiano a proseguire e ci sostengono in vari modi, forti di quella fede che ha spinto i "pionieri" di qualche decennio fa a dare risposte ai bisogni reali del momento: Poliambulatorio, Scuola Serale, Centro Diurno di Riabilitazione, emarginazione, disadattamento sociale, ecc. Gli anni che passano ci portano ad affrontare bisogni e situazioni diverse e noi, per quanto è possibile, "ci siamo". Ci siamo, quindi, con le stesse finalità di un tempo, forti dell'esperienza di quanti ci hanno preceduti.
Ricordare che il Centro compie mezzo secolo, non è trionfalismo, bensì un atto di riconoscenza a Colui che ha sostenuto questo progetto, al di là di tutti i nostri limiti. Permetteteci di fare nostre le parole di Gamaliele, dottore della Legge: "se questo disegno o quest'opera è dagli uomini, sarà distrutta; ma se è da Dio ..." (Atti 6:38)
Ricordare non basta, ecco quindi un invito a tutti: ai giovani, ai meno giovani, ma anche agli anziani che hanno tempo disponibile (da ogni parte c'è una rivalutazione dell'anziano...), a venire a fare un tratto di strada con noi; è un percorso arricchente e che serve a condividere sentimenti, emozioni, abilità, serve a qualificare non solo la propria vita, ma anche quella di chi ci occupiamo. Un invito a fare che cosa? - direte voi -
Probabilmente potremo essere favorevolmente sorpresi nello scoprire che tante piccole cose, tante piccole nostre capacità e conoscenze - che rientrano nella normalità della nostra vita quotidiana, possono essere dei talenti da condividere con chi ha difficoltà e non è ancora in grado di esprimerle. Ci scopriremo ricchi di molti più talenti di quanti supponevamo di avere e, quindi, come nella parabola, invitati a metterli a disposizione. Ognuno di noi ha acquisito nel corso della propria vita conoscenze e competenze (manuali, intellettuali, di buon senso, ecc.) da condividere con gli Ospiti del Centro Diurno di Riabilitazione psico-sociale. Le proposte possono essere molteplici: dalle piccole attività della vita quotidiana che abbiamo definito "Percorsi di autonomia" (insegnare a rifare il letto, a fare la spesa, preparare i pasti, ecc.) all'insegnamento di semplici attività manuali, espressive, scolastiche, ecc.. in collaborazione con gli Operatori preposti alle varie attività.
Vi aspettiamo per parlarne e programmare insieme, qui, in Via Manzoni 21, tel. Fax 055/2478476.
In attesa di organizzare, prima della fine dell'anno una festa che veda insieme vecchi e nuovi soci del Centro sociale evangelico vi salutiamo fraternamente.
Dalle Chiese evangeliche fiorentine
Chiesa Apostolica Italiana di Firenze e Prato
CONSIGLIO DI CHIESA
Nel corso della sua Assemblea Locale annuale (07.06.09) è stato confermato, anche per l’anno ecclesiastico 2009-2010, il consiglio di chiesa nelle persone di Samuele Trebbi, pastore di coordinamento, Marco Brachi, con Laura Trebbi e Paolo Roncavasaglia, responsabile del Servizio Amministrativo, Katia Luzzi, membro consigliere, Franco Magni, rapporti con l’area valdo-metodista, Giusy Mauro, Scuola Domenicale. Resta cooptato il pastore Mario Affuso nella sua qualità di pastore emerito.
DOMENICHE DIALOGATE
Ogni seconda domenica del mese la Chiesa Apostolica Italiana di Firenze-Prato dedica la riunione del mattino alla trattazione di un argomento utile al divenire della fede e a favorirne la testimonianza. Nella scorsa Assemblea Locale del 07 giugno tra i vari moduli tematici proposti (Regole e libertà, Salvezza, Libertà, Dialogo, Fede, Laicità, Santificazione, Angoscia, Dio, Preghiera, Temi biblici, Ministero) si è espressa a favore di quello che consentirà di trattenersi, come in un «colloquio pastorale», cioè: «L’angoscia».
Il percorso, che potrà essere considerato di vera «relazione d’aiuto», si configura come segue: Angoscia e i suoi significati (11 ottobre 2009), Gesù e la sua angoscia (08 novembre 2009), Paura e angoscia (13 dicembre 2009), Angoscia e fede (10 gennaio 2010), Crisi come angoscia (14 febbraio 2010), Angoscia e ragione (14 marzo 2010), Angoscia e preghiera (11 aprile 2010), Angoscia come attesa (09 maggio 2010). La «domenica dialogata» di giugno (domenica 13), ultima dell’anno ecclesiastico, sarà dedicata ad un aggiornamento sulla «predicazione».
FORUM TEOLOGICO GIOVANILE (MA NON SOLO)
Il gruppo che partecipa e, perciò, costituisce il Forum ha scelto come area di ricerca per l’anno 2009-2010 il modulo tematico relativo al «Dialogo», i cui sottotemi vengono di volta in volta presentati con una "base d'ascolto", previamente distribuita, per essere, poi, discussa insieme.
È pensabile, ed augurabile, che l'argomento di quest’anno, data la sua indiscutibile rilevanza ad ogni latitudine di pensiero, possa essere proposto anche ad amici che i membri tutti potrebbero invitare.
Gli incontri hanno luogo mensilmente, nella «Casa pastorale» di Prato, il quarto (non ultimo, ma quarto) sabato del mese, dalle ore 16.00 alle ore 17.00/massimo 17.30!
Segue il programma nella sua articolazione sottotematica non senza aver prima segnalato che gli argomenti saranno trattati in chiave laica, metaconfessionale ed interdisciplinare:
01. Il dialogo: concetto e storia (Sabato, 24 ottobre 2009)
02. Il dialogo come prassi (Sabato, 28 novembre 2009)
03. Il dialogo come segno (Sabato, 19 dicembre 2009. Solo per questo mese l’incontro è proposto per il terzo sabato perchè il quarto – giornata festiva! – rientra nel prevedibile ‘ponte’ di Natale).
04. Incontro delle differenze (Sabato, 23 gennaio 2010).
05. Il mondo dell'altro (Sabato, 27 febbraio 2010).
06. Dialogo ed empatia (Sabato, 27 marzo 2010).
07. Volontà di capire (Sabato, 24 aprile 2010).
08. La legge del dialogo (Sabato, 22 maggio 2010).
09. Limiti del dialogo (Sabato, 26 giugno 2010).
Chiesa evangelica battista
http://chbattistaborgognissanti.interfree.it
I culti di agosto sono stati curati da Dunia Magherini, Carlo Mazzola e Renzo Ottaviani. Negli ultimi mesi il servizio dei nostri predicatori e predicatrice è stato svolto anche nelle chiese battiste di Grosseto, Pistoia e Livorno.
Fiocco rosa: è nata la bambina di Maria e Pietro Meli: Corinne Paola, benvenuta! Auguri ai neogenitori.
Vacanze comunitarie per un gruppo della chiesa che ha trascorso un soggiorno presso il Camping della pastora Gianna Sciclone a Vasto. Un altro gruppo ha partecipato al 4° Campo nazionale ed intergenerazionale VariEtà, organizzato dall’Unione Battista a Lignano Sabbiadoro (Udine) dal 16 al 23 agosto.
In settembre sono riprese le riunioni di Consiglio di Chiesa per la programmazione dell’anno ecclesiastico. Anche il gruppo giovanile del Venerdì sera ha ripreso le sue attività, così come i gruppi di preghiera nelle case. In casa Magherini-Baconi si legge un libro di Daniel Marguerat: Paolo di Tarso.
Il 13 settembre ha predicato Renzo Ottaviani. Il 20 settembre si è tenuta un’agape comunitaria per festeggiare il 97° compleanno dello zio Adelmo Melega. Auguroni. Gli studi biblici del pastore Volpe inizieranno mercoledì 21 ottobre alle ore 20,15 e saranno dedicati alla lettera di Paolo ai Galati.
Da segnalare per ottobre, oltre all’avvio della Scuola domenicale e del gruppo giovanissimi:
sabato 10 ottobre: week end sull’innovazione innologica con il maestro Carlo Lella, animatore musicale dell’Unione Battista;
domenica 18 ottobre: Assemblea programmatica;
sabato 24 ottobre, ore 18, incontro con il pastore Pawel Gajewski sul tema “Quando nasce la teologia cristiana?”, primo appuntamento del ciclo sulla teologia organizzato in collaborazione con il Centro culturale protestante “Vermigli” e con la Libreria Claudiana.
Chiesa evangelica luterana
Domenica, 17 ottobre alle 17, si svolgerà un culto per festeggiare il 60esimo anniversario in occasione della Costituzione CELI (Chiesa Evangelica Luterana in Italia). Anche quest'anno si svolgeranno ogni mercoledì alle ore 21 i concerti d'organo: 7.10: quartetto d'archi; 14.10: musica del XVII sec. per coro e orchestra; 21.10: organo, barocco e neobarocco; 28.10: musica Klezmer. Sono iniziati gli incontri settimanali del coro ogni giovedì alle 20, ai quali sono invitati tutti, anche senza esperienza.
Chiesa evangelica valdese
www.firenzevaldese.chiesavaldese.org
e-mail: concistoro.fivaldese@chiesavaldese.org
Ottobre ricco di impegni e di attività che riprendono, appuntamenti importanti.
Cominciamo, ovviamente, dall’assemblea di chiesa in programma domenica 4 ottobre con due momenti: il culto al mattino in via Micheli e quindi il trasferimento a Casa Cares con Santa Cena ed inizio dei lavori. Ascolteremo le relazioni dei nostri deputati al Sinodo ed alla conferenza distrettuale e il dibattito sarà poi avviato sulla scia dei grandi temi trattati. Tra questi, il futuro di Casa Cares e il “pacchetto sicurezza”, con la grande questione dell’accoglienza dell’altro e dell’immigrato in particolare.
Nella sua riunione del 15 settembre, il concistoro ha espresso parere positivo alla nomina dei membri del Comitato della Dvf Letizia Sommani, Alessandro Sansone e Brunarosa Sabatini. A breve saranno resi noti i nomi dei membri designati dal concistoro nella Conferenza dei rappresentanti per le chiese della Dvf
La prossima riunione del concistoro è fissata per la giornata di sabato 10 ottobre, contestualmente alla visita del vice moderatore della Tavola, Eugenio Bernardini, con il quale verranno affrontati soprattutto i problemi relativi agli immobili.
Celebrando l’anniversario della Riforma…
Altro grande appuntamento è quello della Festa della Riforma che quest’anno raddoppia: domenica 25 ottobre, alla Chiesa avventista (via del Pergolino, di fronte al Cto-zona Careggi) si svolgerà il culto congiunto di tutte le chiese evangeliche fiorentine e nel pomeriggio ci sarà un momento di dibattito e approfondimento. Sabato 31 ottobre, invece, si terrà un’iniziativa dedicata ai temi dell’etica del lavoro anche alla luce dell’anno calviniano.
Bazar
Ricordiamo che il nostro tradizionale bazar si terrà sabato 21 novembre nei locali del Centro comunitario di via Manzoni.
Auguri a Ida Anghinetti Favellini
Con tantissima gioia comunichiamo che la nostra sorella Ida Anghinetti Favellini sta per compiere cent’anni. Ida è nata il 14 ottobre 1909. È una festa più unica che rara nella nostra chiesa. Già da ora possano giungere a Ida i nostri più sentiti auguri e il nostro affetto.
Diaspora di Pistoia ed Empoli
Per quanto riguarda la “diaspora” pistoiese, il gruppo pistoiese sta elaborando un progetto per una “settimana calviniana” in programma dal 28 ottobre al 4 novembre.
A Empoli invece riprendiamo il ritmo ordinario dei nostri culti: ogni terza domenica del mese alle 16.30.
di Roberto Davide Papini
Torniamo a occuparci dei nostri fratelli cattolici che tante soddisfazioni ci danno sul fronte della satira ecumenica.
Parliamo, in questo numero del cosiddetto “miracolo del sangue di San Gennaro” che si ripete due volte l’anno (più o meno) nel Duomo di Napoli. Si tratta dello scioglimento del sangue medesimo o, come diverse ricerche scientifiche fanno pensare (ovviamente condotte da scienziati laicisti e anticlericali e non sanamente “laici devoti”), lo scioglimento di altra sostanza secondo il principio della tissotropia. Un miracolo che a noi protestanti è da sempre molto caro e che, diciamolo, un po’ invidiamo ai fratelli cattolici per il rigore teologico della sua origine, lo stretto fondamento biblico e la sua inattaccabile veridicità. Ebbene, quando è scoppiata in Italia la psicosi da “influenza suina”, con la prima vittima proprio a Napoli, a pochi giorni dal programmato miracolo (perché non è che il sangue si scioglie così, a caso, va avvertito per tempo e agitato ben bene prima dell’uso) la città è stata percorsa da un brivido e da un quesito inquietante: sarà pericoloso e contagioso baciare la teca che contiene il sangue miracolato? E giù un dibattito tra chi dice sì, la Curia che dice meglio evitare e poi dice che non c’è pericolo (l’arcivescovo Sepe da acuto epidemiologo ha assicurato che San Gennaro avrebbe battuto anche il virus) e il presidente della Regione, Antonio Bassolino che assicura: “L’ho sempre baciata (la teca, ndr) e continuerò a farlo”. Una presa di posizione netta e autorevole che ha subito rassicurato anche i dubbiosi. E così ecco il via al bacio perché tanto il virus nulla può contro San Gennaro. C’è da chiedersi, però, cosa accadrebbe in caso di una pandemia vera e propria di virus laicisti (e non sanamente laici devoti) che non si fermano davanti a nulla. Nemmeno davanti a San Gennaro. Qui, però, noi valdesi possiamo dare un suggerimento utile dall’alto della nostra esperienza e del nostro snobismo giustamente schizzinoso: come noi usiamo i bicchierini di plastica per il vino della Santa Cena (d’altronde non si sa mai, col fatto che è aperta a tutti, magari ci può toccare di bere dal calice dopo qualche untore) a Napoli potrebbero usare delle mini ampolle monouso di plastica da far baciare a ogni fedele.
Uno sguardo su Giovanni Calvino: di Ron Hill, tratto dal libro di C. Elwood, Giovanni Calvino … per chi non ha tempo, Claudiana, Torino, 2009.
Diaspora evangelica
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