Diaspora evangelica
Mensile di collegamento, informazione ed edificazione
Anno XLI – numero 10 – ottobre 2008
Distanza
di Luca Ghiselli*
Non senti Tu, o Signore, i giorni miei
cadere nel passato
siccome le pietruzze di corrente?
Che lunga vita dovrei avere mai
per costruir con esse il divenire?
L’ore sono poche, scarsa è la giornata,
sempre giungono li anni a tradimento;
faccio bilanci quando sento il tempo
trascorrer su di me come minaccia:
ma, vile, non so giungere al totale…
Dimmi, o Signore, dimmi dove vanno
le pietruzze portate dal torrente?
Forse all’estuario ci sei Tu?
*Luca Ghiselli (1910-1939), poeta toscano.
In questo numero:
· Esortazione e agape di Pawel Gajewski
· Valdesi e metodisti dibattono: il Sinodo 2008 di Roberto Davide. Papini
· Il naso tra i libri di Sara Rivedi Pasqui
· Temi di attualità: lavorare e testimoniare l’evangelo a Palermo intervista di Patrizia Barbanotti De Cecco ad Anita Barbanotti
· Radio Voce della Speranza: Carta ecumenica? Parliamone! di Roberto Vacca
· Esperienze di lutto e di speranza
· Notizie dalle associazioni e dalle chiese evangeliche fiorentine
· L’archivio di “Diaspora evangelica”
Editoriale
La nostra circolare ritorna dopo la lunga pausa estiva. Il fascicolo è denso (32 contro le solite 24 pagine) e particolarmente sobrio. Abbiamo deciso di riprendere la rubrica “Ecumenicamente (s-)corretto” nel prossimo numero. Una delle ragioni di questa decisione sono le esperienze di lutto che hanno colpito in particolare la comunità valdese nel corso dell’estate.
Dedichiamo un ampio spazio al dibattito in corso nelle chiese valdesi e metodiste. Per questo motivo pubblichiamo la relazione di Roberto Davide Papini, dedicata ai lavori del Sinodo. Nello stesso solco si collocano anche gli atti approvati dall’assemblea della chiesa valdese di Firenze. Una chiesa che dibatte…
La Chiesa di Gesù Cristo deve avere questa capacità, preziosa e difficile da imparare.
Non ci resta che auspicare che anche questo fascicolo susciti un vivace dibattito. (red.)
Esortazione e agape: (Efesini 5,15-21)
di Pawel Gajewski
L’esortazione non è mai stata una forma di comunicazione particolarmente amata negli ambienti cristiani. Credo che questo fatto sia legato al radicamento del cristianesimo nella cultura greca. Sull’agorà dominavano la retorica e la dialettica, l’arte di ottenere consenso, la capacità di persuadere, alla fine il dibattito.
L’esortazione sembra voler escludere tutto ciò perché richiede una reazione immediata. Adesione o rifiuto, non importa! Ciò che conta è una decisione netta e chiara.
La Lettera agli Efesini è, di fatto, una grande esortazione. È un discorso che scaturisce da uno slancio mistico del suo autore, uno slancio che lo rende capace di abbozzare una visione cosmica della Chiesa di Gesù Cristo. Probabile che l’avvertimento contro l’uso smisurato del vino abbia a che fare con questo slancio mistico. Nell’antica religiosità dei greci e dei romani l’uso dell’alcool o di altre sostanze stupefacenti, al fine di giungere alla comunione mistica col divino, era abbastanza normale.
Dopo una visione cosmica arriva inevitabilmente la necessità di affrontare i problemi di tutti i giorni. Ed ecco gli ultimi due capitoli dello scritto parlano di questi problemi: mogli e mariti, genitori e figli, servi e padroni…
Il brano Efesini 5,15-21 costituisce, invece, la base teologica di tutte le esortazioni pratiche appena menzionate. Io tuttavia vorrei limitare la nostra riflessone su questo testo soltanto a due versetti che costituiscono la sua vera impalcatura: 16 e 21.
… ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi (v. 16). Vi è in questa espressione una forte contrapposizione tra due termini ‘kairòs’ al singolare e ‘hêmerai’ al plurale. Non è una questione di stile. Il ‘kairòs’ è un tempo propizio, un tempo di Dio che va colto , che richiede una decisione, che interroga. In questo senso il kairòs va colto, va ricuperato immediatamente. Si potrebbe dire che il kairòs invita a impostare l’opzione fondamentale dell’intera esistenza cristiana, come ci ha insegnato il teologo Paul Tillich (1886-1965) nel suo celebre saggio Lo spirito borghese e il kairòs.
I “giorni” segnano lo scorrere del tempo storico, “materiale” per così dire. Ritroviamo questo pensiero nell’inno 273 del nostro innario: … se scorreranno meste le notti mie nel duol. E poi: … non un sol giorno, un’ora vo’ star lontano da Te. Il nostro inno è perfettamente in sintonia con il testo su cui stiamo riflettendo.
… sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo (v. 21). Parlare di sottomissione e timore (‘fobòs’) non sembra particolarmente rassicurante. Ahimé devo affermare però che una cattiva esegesi di questa espressione e una sorta di “mutazione genetica”, come ha affermato Paolo Ricca, il 15 febbraio scorso nel Salone dei Duecento, hanno ridotto la fede cristiana a uno stato pietoso di paura e sottomissione. Non c’è bisogno di andare molto lontano per smentire tale aberrazione. Basta pescare nella stessa Lettera agli Efesini.
Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù (Efesini 2,4-7).
È una citazione presa quasi a caso. In una prospettiva biblica olistica i termini come “sottomissione” o “timore” hanno un significato diverso. La categoria in cui essi vanno collocati è “agape”, amore che si dona. In questa prospettiva la sottomissione diventa una gioiosa comunione di vita e il timore si trasforma in un desiderio sempre crescente di godere dei doni ricevuti gratuitamente e per il bene nostro e degli altri.
Proporre questa semantica, nuova e antica al tempo stesso, ad una società che fa della paura e della sottomissione i suoi tratti portanti è la più importante sfida dei credenti cristiani.
Valdesi e metodisti dibattono: il Sinodo 2008
di Roberto Davide Papini
Spero di sapervi rappresentare compiutamente gli aspetti essenziali del Sinodo 2008 al quale ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare come deputato della chiesa fiorentina. Per me è stato il primo Sinodo seguito interamente (e non a spezzoni, come era accaduto negli anni scorsi) per cui la mia relazione potrà essere influenzata da una mancanza di prospettiva più ampia, ma mi auguro di riuscire a trasmettervi “il cuore” di un'assemblea che ha trattato (a volte solo sfiorato...) temi di particolare rilievo nella vita delle nostre chiese e nel rapporto tra queste e la società italiana.
Molti temi (forse anche troppi) dalle relazioni a volte conflittuali tra Tavola, pastori e comunità alla difesa dei valori costituzionali in tema di diritti civili e vita democratica; dal sempre più invadente insegnamento della religione cattolica nelle scuole all'ecclesiologia e all’annosa questione della Santa cena ai bambini; dai 500 anni della nascita di Calvino (nel 2009) alla formazione di diaconi e pastori; dalla necessità di un maggior sostegno alla Facoltà valdese alle modifiche regolamentari; dalle nuove competenze degli organismi intermedi (distretti e circuiti) ai problemi della diaconia valdese (con qualche riferimento alle tensioni sindacali e ai problemi di bilancio della Diaconia valdese fiorentina); dalle necessità di sostentamento economico delle nostre chiese fino allo psicodramma (o psicofarsa in qualche momento) della cessione della libreria Claudiana di Torre Pellice. Si tratta di una panoramica veloce e parziale, per dare un'idea dei tanti (troppi...) argomenti concentrati sostanzialmente in quattro giorni e mezzo. Senza dimenticare il culto inaugurale (con la predicazione del pastore Ribet che ha suscitato grandi consensi e aspre critiche), la consacrazione al ministero pastorale di Giuseppina Bagnato, Joylin Galapon e Caterina Griffante e l'avvincente “serata pubblica” dedicato allo spazio del protestantesimo con interventi molto stimolanti di Alberto Melloni, Giulio Giorello, Gabriella Caramore e Paolo Ricca. Insomma, un “vasto programma” che non può non creare problemi quando si tratta di approfondire qualcosa e che inevitabilmente porta alla moltiplicazione delle commissioni, certo più agevole di quella dei pani e dei pesci.
Ecco, partiamo proprio da qui...
MECCANISMI DA PERFEZIONARE
Ci eravamo lasciati prima delle vacanze con la prospettiva di un Sinodo dedicato in particolare al tema della cultura (e in senso più lato al significato della presenza protestante nell'Italia di oggi) e credo che fosse logico immaginarlo, visti l'indicazione dello scorso Sinodo, il lavoro di una commissione nominata dalla Tavola, le tesine proposte alla riflessione delle varie comunità, il dibattito che si è articolato su internet e su Riforma (talvolta con toni anche troppo aulici) su questo argomento. Mi ha quindi sorpreso la linea della Commissione d'esame (che in pratica predetermina gli argomenti sui quali il Sinodo è chiamato ad esprimersi, salvo diverse indicazioni dell'assemblea) di rinviare una discussione approfondita su questo tema, un po' perché alcune comunità avevano lamentato lo scarso tempo per dibattere le “tesine” e un po' perché il calendario dei lavori era già ingolfato da altri argomenti “residui” degli anni passati. In realtà, come vedremo, il tema “cultura” è stato comunque velocemente affrontato e declinato in un’apposita finestra di un paio d'ore e anche nello spazio “Chiesa e società”, ma vorrei partire proprio dalla difficoltà del Sinodo di districarsi tra argomenti suggeriti da precedenti assemblee, temi più attuali, problematiche “sempreverdi” (come l'ecumenismo, praticamente ignorato nell'assemblea sinodale 2008).
Troppi argomenti, dunque, con l’inevitabile conseguenza di “strascicarne” alcuni per anni e di non riuscire ad approfondirne, effettivamente, quasi nessuno. Il problema non è secondario, perché incide pesantemente sulla possibilità del Sinodo di prendere decisioni programmatiche e, quindi, di svolgere il suo compito di organo rappresentativo delle chiese. Alcune modifiche degli ordinamenti su distretti e circuiti sono andati proprio nella direzione di rafforzare le assemblee e gli organi intermedi, possibile e parziale correttivo delle difficoltà del Sinodo. Bocciata, invece, la proposta di studiare la possibilità di uno snellimento dell'assemblea sinodale, attraverso la riduzione dei membri. Personalmente non la consideravo una svolta epocale, ma una riforma utile e comunque da valutare: ha senso che una chiesa di neanche 20mila membri abbia un'assemblea rappresentativa di 180 membri? Domanda rinviata, visto che la proposta di modifica non è passata dopo una votazione conclusasi con una deprimente esultanza da ultrà sulla quale è meglio soprassedere.
IL SINODO HA FATTO “BEM”!
Prime vittime illustri delle difficoltà appena illustrate sono state le tematiche dell'ecclesiologia e della Santa Cena ai bambini. Qui, in più, si sono aggiunte le difficoltà interne del corpo pastorale, apparso dopo anni non ancora in grado (mi riferisco ai risultati, non avendo partecipato alle riunioni dedicate ai pastori) a indicare al Sinodo una sua linea su questi argomenti. Riguardo alla Santa Cena ai bambini il documento presentato all'assemblea (e approvato) riflette una scelta di compromesso (“accoglienza, ma senza stravolgere gli ordinamenti” titola Riforma) che ricorda un po' da vicino le convergenze parallele. Da un lato, infatti, si afferma che la partecipazione alla Cena del Signore “deve rimanere in linea di principio il coronamento della formazione catechetica e il segno di una piena e matura adesione all'Evangelo di Gesù Cristo...” dall'altro si dice che, comunque, i bambini non vanno respinti. Tema che si lega a quello dell'ecclesiologia dove nel documento approvato dal Sinodo (nonostante un approfondito lavoro di una commissione sinodale ad referendum) resta evidentemente irrisolto il problema della definizione di “membro comunicante”, dell'appartenenza alla chiesa, della relazione tra battesimo e Santa Cena, dei vari ministeri. Tanto da formare una nuova commissione, delineare un percorso di riflessione delle chiese per i prossimi anni, una sorta di “Bem” (battesimo – eucarestia - ministeri) in versione riformata.
CHIESA E SOCIETÁ
All'interno di questo ampio argomento ha trovato posto anche il compresso dibattito sulla cultura e, più in generale sul senso della nostra presenza nella società italiana. Un dibattito che ha avuto due esiti, entrambi interessanti a mio giudizio. Uno con indicazioni molto chiare e precise, con tanto di documenti approvati sulla difesa della legalità e dei valori costituzionali, l'opposizione a chi occupa le istituzioni democratiche per interessi personali, il rifiuto del soffocante controllo mafioso di molti territori e delle discriminazioni sociali, la non accettazione dell'equazione immigrazione = reato, la necessità un'educazione e una formazione che strappino le giovani generazioni alla rassegnazione e ai modelli dominanti, l'approfondimento del tema fede e omosessualità (demandato alla riflessione delle chiese e all'ennesima commissione...). Spazio a parte vorrei riservarlo al problema dell'insegnamento della religione cattolica, con la forte denuncia del sinodo del mancato rispetto della libertà di coscienza e di religione e del principio di laicità dello Stato. Da qui l'invito alla Tavola di sostenere le chiese locali nello sforzo di informazione dei diritti di libertà religiosa attraverso volantini e opuscoli destinati alle famiglie. Legato a questo tema c'è quello più generale della libertà religiosa con la sottolineatura della necessità di una organica legge in materia.
Non meno importante, però, l'altro aspetto che non ha prodotto atti sinodali, ordini del giorno o emendamenti ma ha portato il Sinodo a discutere della nostra “missione” nella società, della necessità di radicare ogni nostra attività alla Parola di Dio (cosa solo apparentemente ovvia), della nostra capacità (o incapacità...) di annunciare l'Evangelo. Non è un dibattito nuovo, ma è importante che questa chiesa lo faccia ancora suo, non si stanchi di mettersi in discussione su questi aspetti fondamentali senza darli per scontati. In questo ambito si è ritagliato un piccolo spazio il dibattito sui nostri mezzi di comunicazione e sulla necessità di renderli più efficaci: su questo la Tavola ha varato nei mesi scorsi un piano di rilancio e rafforzamento della comunicazione. La strada da fare è molta, le cose da migliorare tante, ma il fatto che (finalmente...) si affronti il problema è almeno un fatto incoraggiante.
STATE BUONI SE POTETE...
Aspetto molto interno, invece, è quello del rapporto tra la Tavola, le comunità e i pastori. Di fronte a tensioni e contestazioni per decisioni vissute come penalizzanti (trasferimenti di pastori in sedi non gradite, o la non copertura pastorale di alcune comunità per un certo periodo di tempo) la Tavola ha lamentato uno “scarso riconoscimento” del suo ruolo. Il Sinodo, in modo un po' paternalistico a mio giudizio, ha invitato tutte le parti a collocare i loro rapporti nel quadro di un progetto condiviso al servizio dell'Evangelo e ad evitare un'ottica di parti contrapposte, vivendo le decisioni da assumere o da accettare in una prospettiva di “disponibilità vocazionale”. Viene suggerita l'esplorazione di nuove soluzioni organizzative, tra le quali un nuovo equilibrio tra chiese autonome non autonome nella designazione pastorale e un periodo programmato di vacanza pastorale nella vita di ogni chiesa.
IL PIATTO NON PIANGE, MA...
Non poteva mancare l'analisi finanziaria: il vicemoderatore Bernardini ha tenuto a specificare che non ci sono situazioni debitorie, il disavanzo del 2007 di 180mila euro è stato coperto con doni provenienti dall'estero, ricavi degli stabili e lasciti. La Tavola ha illustrato le sue misure di contenimento dei costi, soprattutto per il personale. Una linea, però, che non può essere ulteriormente perseguita, a meno di diminuire il numero dei pastori, visto che diminuirne ulteriormente il loro trattamento economico non appare praticabile e sensato.
Preoccupazione per lo scostamento (30mila euro nel 2007) tra quanto richiesto alle chiese locali e l'impegno finanziario che queste ultime hanno effettivamente assunto. Il che, però, in tempi di difficoltà economiche generali non è così strano. Sollecitato, comunque, uno sforzo costante e continuo delle chiese per aumentare la raccolta di fondi.
DIACONIA
Spazio importante (ma a dire il vero inferiore di quanto mi aspettassi) ha avuto ovviamente la diaconia. Il Sinodo ha approvato l'operato della Csd, che ha chiuso il 2007 con un attivo di 23mila 989 euro, in relazione a un fatturato complessivo di 12 milioni 542mila 237 euro. Tanti gli aspetti affrontati (tenendo conto della complessità della diaconia valdese) tra questi segnalo il via libera alla proposta fatta dal Comitato del Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni di rinunciare alla personalità giuridica e di entrare a far parte a tutti gli effetti della Csd.
Per venire alla Diaconia valdese fiorentina, nella relazione della Csd la linea che emerge è quella di problemi in via di superamento, linea ribadita anche nel corso del dibattito quando sono state sollevate le questioni delle tensioni sindacali (con tanto di striscioni di protesta) e delle difficoltà di bilancio.
“CORTOCIRCUITI”
Tra le modifiche agli ordinamenti che sono state decise dal sinodo ci sono quelle che riguardano l'organizzazione e le funzioni delle assemblee e dei consigli di circuito e di distretto. Come detto, l'ampliamento delle competenze dei consigli di circuito (potranno organizzare direttamente incontri pubblici, corsi di formazione per catechisti e monitori, promuovere lo sviluppo delle chiese locali; tutte cose che già molti facevano, ma non erano previste dai regolamenti) e delle commissioni esecutive distrettuali (curare i rapporti con i consigli di circuito, occuparsi di formazione e riunirsi almeno una volta all’anno con i Consigli dei circuiti presenti nel loro territorio) vanno nella direzione di un maggior decentramento delle funzioni, con un ruolo più importante degli organismi locali. In particolare, si accentua la tendenza di considerare le Conferenze distrettuali come una sorta di sinodi regionali (o interregionali se vogliamo essere pignoli). Da rilevare la decisione di tenere in autunno l'assemblea principale di circuito e non più a fine primavera. Una variazione che mi lascia un po' perplesso venendo a mancare in questo appuntamento la possibilità di fare un bilancio delle attività dell'anno.
IL RITORNO DI GIANAVELLO...
No, il “leone di Rorà” non si è materializzato nell'aula sinodale, ma è stato evocato in maniera anche teatrale, durante il “sanguinoso” dibattito sulla cessione della libreria Claudiana di Torre Pellice. Cessione dalla casa editrice Claudiana a imprenditori locali (di provata appartenenza valdese, ça va sans dire...) in modo che gestiscano in maniera più redditizia l'aspetto commerciale. Visto l'evidente valore simbolico della questione, il dibattito è stato acceso, con tanto di striscione di protesta (firmato da un improbabile “Gianavello”, appunto), malumori, permalosità, tensioni e fantasmi (quelli degli Ospedali valdesi, non di Gianavello) che aleggiavano pesantemente. La proposta di sospendere l'operazione è stata bocciata a maggioranza e il progetto della Tavola ha avuto il via libera, lasciando però alcune scorie velenose. Per noi, la questione non va considerata troppo lontana: la formula adottata a Torre Pellice potrebbe essere riproposta e in tempi non troppo remoti anche a Firenze.
VERSO IL 2009
Tra i “compiti a casa che il Sinodo ha lasciato alle chiese (oltre all'approfondimento del tema della cultura e alla riflessione su Santa Cena e battesimo) c'è anche il tema del lavoro visto nella sua dimensione vocazionale e di strumento essenziale di partecipazione sociale e garanzia di dignità e autonomia dell'individuo. Un tema che si lega chiaramente alle celebrazioni del 2009 per i 500 anni dalla nascita di Giovanni Calvino illustrate al Sinodo dal pastore Gajewski, come membro del comitato organizzatore. Accanto alle celebrazioni culturali che coinvolgeranno anche Firenze con eventi di alto livello, proprio iniziative di impatto sociale sul rispetto della dignità umana e della legalità nell'ambito del lavoro possono ottimamente rappresentare un altro modo per ricordare Calvino senza imbalsamarlo in una galleria di “padri nobili”, ma diffondendone il messaggio nella sua attualità.
RICORDANDO...
Permettetemi di citare un atto sinodale certo marginale rispetto agli altri, ma al quale tengo molto. Si tratta della decisione di dare mandato al consiglio della Facoltà valdese di teologia di organizzare per il 2011 a una giornata di studio dedicata alla figura di Vittorio Subilia nel centenario della nascita e a Giovanni Miegge nel cinquantenario della morte. In particolare, il ricordo di Subilia mi pare particolarmente importante vista la sua attualità, ma anche quella sorta di silenzio che ne accompagna la figura (forse ancora scomoda) anche dopo la morte. Per me, che sono entrato in questa chiesa con e grazie a Gino Conte, un “subiliano” doc, c'è un motivo di soddisfazione in più.
INFINE...
Non posso chiudere questa relazione (certo non esaustiva, pur non essendo stata propriamente sintetica) senza ringraziare il Signore per questa bella esperienza di chiesa e di rapporti umani che ho potuto fare. E, ovviamente, ringraziando la comunità per la fiducia accordatami nello scegliermi come deputato.
Il naso tra i libri: Gilead, la collina della testimonianza
di Sara Rivedi Pasqui
La parola ebraica Gilead, la collina della testimonianza, dà il titolo al romanzo con cui nel 2005 la scrittrice Marilynne Robinson (ed. it. Gilead, Einaudi, Torino, 2008, pp. 257) ha vinto il premio Pulitzer. Il libro si presenta in forma epistolare e l’io narrante è John Ames, anziano pastore congregazionista di Gilead, una cittadina dello Iowa situata ai margini della prateria, quasi al confine con il Kansas.
Siamo negli anni cinquanta del secolo passato, il protagonista ha trascorso tutta la vita, escluso gli anni di formazione teologica e di preparazione al pastorato, in questo paesotto sperduto dove il tempo sembra essersi fermato, ma del quale egli ama tutto: le case con le facciate sbiadite e corrose dagli agenti atmosferici, la vecchia chiesa assai malandata dove ancora predica la domenica mattina, gli abitanti che conosce ed ama anche se membri di altre comunità religiose, la campagna circostante con i profumi ed i colori che variano al mutare delle stagioni.
L’anziano servitore di Dio da qualche tempo è affetto da una malattia cardiaca che sta rapidamente indebolendo il suo fisico una volta forte e vigoroso e così trascorre le giornate tra la casa pastorale dove scrive, legge, sovente sonnecchia in poltrona e la chiesa in cui non solo predica, ma trova rifugio e conforto in qualsiasi ora del giorno e soprattutto delle sue notti insonni raccogliendosi in preghiera, in un colloquio silenzioso ed intimo con il suo Signore. Egli è ben consapevole che tra breve farà ritorno alla casa del Padre perciò decide di scrivere al figlio di appena sette anni una lettera che vuole essere un messaggio di amore, una confessione, uno svelare la parte più segreta di sé, insomma un vero testamento spirituale che il ragazzo, una volta adulto, riceverà dalle mani della madre e leggerà per conoscere il padre perduto in tenera età. La lettera, infatti, narra la storia del pastore John Ames poiché ad essa affida i ricordi dell’infanzia, rievocando avvenimenti, esperienze, episodi e tratteggiando personaggi come il nonno ed il padre, ambedue pastori. Il primo abolizionista così convinto da avere imbracciato il fucile e a avere combattuto nella fila dell’esercito unionista, il secondo invece uno strenuo assertore della pace e della non violenza e dunque in aperto contrasto con il padre.
L’autore della lettera si sofferma anche a parlare delle scelte fatte, delle lotte intraprese, delle rinunce, delle prove e dei dolori sofferti, ma anche della felicità ritrovata quando ormai aveva piamente accettato una vita di solitudine. A John Ames preme soprattutto testimoniare al figlio l’importanza e la forza della fede che lo ha sostenuto fino alla vecchiezza ed ora lo aiuta ad affrontare il distacco da tutto ciò che fa parte del suo vissuto, dalle persone amate come la diletta moglie, il figlio e l’amico di tutta la vita, il pastore presbiteriano Baughton.
Lo scrivente non teme la morte, è uomo di solida fede, si rammarica solamente di non poter seguire ed accompagnare nel cammino della vita il figlio generato in età avanzata. Il pastore Ames infatti, dopo un lungo periodo di vedovanza, ha provato di nuovo il calore dell’amore, il conforto di una famiglia, la gioia della paternità. Si potrebbe affermare che gli è stata donata una “tarda estate” che egli vive con gioioso stupore e serena meraviglia fino al momento in cui il ritorno a Gilead di Jack, figlio dell’amico Baughton, non viene a spezzare questo pacifico equilibrio. L’uomo fa ritorno alla casa paterna dopo una lunga assenza, lo accompagna un torbido ed inquietante passato, ha fama di essere un individuo corrotto e l’anziano pastore teme la sua influenza nei riguardi della inesperta moglie e del tenero figlio, ma in seguito ad un colloquio con il giovane i suoi timori svaniranno lasciando spazio al perdono, alla compassione, alla comprensione. Il dolore e l’amore hanno trasformato Jack conferendogli dignità ed umanità e così il nostro protagonista ritrova l’armonia e la serenità consuete.
Gilead è un bellissimo libro da paragonarsi ad un breviario poiché la sua lettura edifica, conforta, aiuta spiritualmente, ma soprattutto stimola il lettore ad aprire la Bibbia, leggerla e meditarla, dunque è anche un esercizio spirituale, un benefico nutrimento per l’anima, un autentico viatico.
Temi di attualità
Lavorare e testimoniare l’evangelo a Palermo
Intervista ad Anita Barbanotti a cura di Patrizia Barbanotti De Cecco
- Durante l'estate hai lavorato, per più di due mesi, al centro diaconale La Noce di Palermo come logopedista. Come è nato il progetto di questa esperienza lavorativa?
Mi sono laureata a novembre 2007, ho iniziato a lavorare con alcuni pazienti a gennaio ed ho saputo che durante l'estate occorreva una logopedista per delle sostituzioni a Palermo. Mi interessava vivere un'esperienza professionale nel contesto di un'opera della Chiesa valdese.
- Di che cosa si occupa il centro diaconale?
Comprende due case famiglia, una per bambini dai tre ai sei anni e l'altra per preadolescenti, poi ci sono una scuola dell'infanzia e primaria parificata e il centro di riabilitazione, dove ho lavorato. Esistono ulteriori attività programmate a seconda delle esigenze del quartiere o a supporto del centro stesso: laboratori, corsi, doposcuola...
- In che cosa consisteva il tuo lavoro?
Io mi occupo di problemi del linguaggio, alla Noce ho lavorato con bambini disabili. Per me è stata un'esperienza nuova perché la presa in carico dei disabili è diversa rispetto a quella della nostra regione dove le Asl offrono cicli riabilitativi limitati nel tempo.
- Pensi che i bambini seguiti in questo modo traggano dei benefici?
Certamente, il lavoro sul linguaggio determina un miglioramento dell'autonomia personale e sociale. Quando i casi sono gravi è indispensabile seguire i bambini per tempi lunghi, legati alla loro evoluzione...
- Quanti bambini vengono seguiti dal centro?
Un'ottantina.
- Hai lavorato da sola?
L'équipe del centro di riabilitazione è formata dall'assistente sociale, tre logopediste, tre neuropsicomotriciste, tre consulenti: una psicologa e due neuropsichiatri infantili, che svolgono anche un lavoro di sostegno alle famiglie.
- Quando varie figure professionali operano con un piccolo paziente è importante che ci sia un buon coordinamento e comunicazione, come ti è sembrata l'organizzazione del centro?
Quello della comunicazione tra gli operatori è uno degli obbiettivi perseguiti con più attenzione, infatti viene dedicato il tempo necessario a riunioni e a momenti di confronto.
- Hai l'impressione che questi incontri vengano vissuti come adempimenti di routine o siano vissuti come realmente necessari?
I membri dell'équipe apprezzano ed utilizzano al meglio questi incontri e spesso la discussione continua anche in momenti di “pausa”.
- Ritieni che il lavoro sia apprezzato dalle famiglie?
La lista d'attesa del centro è molto lunga proprio per il numero elevato di richieste, date dalla qualità del servizio.
- Si parla di “evangelicità” delle opere, in questo caso che ne pensi?
Il centro diaconale viene immediatamente percepito ed identificato come “valdese”. Forse un po' per la vicinanza fisica della chiesa e soprattutto perché i servizi offerti dal centro sono apprezzati dal quartiere (oltre che dalle istituzioni).
- C'è quindi sicuramente una buona “immagine”, ma che cosa ha di specificatamente evangelico questo servizio?
La problematica dei disabili deve essere motivo di interesse per i credenti, o almeno per Gesù lo era. Ritengo giusto che ci si attivi per cercare modalità di sostegno e assistenza sempre più efficaci per i bambini disabili e le loro famiglie. Ciò che c'è di evangelico al centro (oltre ad alcuni dipendenti) è proprio la modalità dell'organizzazione e un servizio che ha come obiettivo la qualità e non il profitto.
- In che modo la comunità dimostra il suo interesse per il Centro?
Facciamo un esempio: l'attività di doposcuola con i bambini del quartiere è gestita unicamente da membri della comunità a titolo volontario. La comunità è composta da molti immigrati, che vengono aiutati anche con la possibilità di lavorare nel centro (cucina, sostituzioni...), talvolta con borse di studio per i bambini che frequentano la scuola...
- Che tipo di esperienza hai avuto frequentando il culto in una comunità con una forte presenza di immigrati?
Il culto comincia alle 11 e dura un paio d'ore, gli africani però arrivano prima per un momento di lode e preghiera. Il culto è tenuto in italiano e in inglese (lingua usata dalla comunità ghanese), presieduto dalla pastora Elisabetta Ribet e da Vivian Wiwoloku, il predicatore della comunità ghanese.
Si alternano canti dell'innario cristiano a canti in ghanese o in inglese, ci sono percussioni, cembali...
- Come se la cavano gli italiani con i canti in altre lingue?
Apprezzano, provano a cantarli e sempre battono le mani. L'assaggio che ho avuto dell'essere chiesa insieme mi ha lasciato il ricordo di culti belli e intensi nonostante il periodo estivo.
- Ti è rimasto il desiderio di tornare...
Mi piacerebbe molto conoscere anche le attività che si svolgono durante l'anno scolastico ed ecclesiastico perché so che e sono molte ed interessanti. Sicuramente ritornerò. Chi di voi volesse sperimentare di persona un culto o visitare La Noce sappia che Palermo è una bellissima città e che il centro ha anche un'accogliente foresteria.
di Roberto Vacca
Ogni mercoledì alle ore 9.10 e in replica alle 19.10 va in onda su Radio Voce della Speranza (RVS, 92.4 mhz) “La carta ecumenica”, conversazioni di Roberto Vacca con il pastore valdese Pawel Gajewski, un’analisi delle linee guida che le chiese europee si sono date per un percorso in comune verso una maggiore collaborazione tra le chiese.
Questo documento, come probabilmente sapete, è diverso da tanti altri, perché si rivolge soprattutto ai semplici cristiani, suggerendo modelli di comportamento (di “cultura” ecumenica) tra credenti di diverse tradizioni nel tentativo di influire positivamente nei rapporti fra loro.
Ho avuto il privilegio di partecipare all’assise ecumenica europea di Sibiu, da dove ho trasmesso ogni giorno corrispondenze di un’ora per il circuito RVS sulle prospettive e le difficoltà del percorso ecumenico. A mio avviso, a causa dell’atmosfera di ripiegamento identitario che ha caratterizzato diversi interventi di esponenti delle gerarchie cattoliche e ortodosse, è stata proprio la Carta Ecumenica a uscirne sconfitta, anche se ha trovato posto nelle raccomandazioni finali. Rimane comunque un bell’esempio di “idealismo realista”, un punto di riferimento obbligato nei rapporti fra le chiese, anche per quelle chiese (come quella avventista) che non hanno partecipato all’elaborazione del testo.
È per combattere questo clima di rassegnato pessimismo (che va ben oltre le questioni ecumeniche!) che mi sono detto che poteva e doveva far parte della nostra testimonianza un esame sereno e occasionalmente anche critico di questo testo a cui ormai pochi sembrano davvero credere.
Diciamolo subito: conversare con Pawel è davvero un piacere, ed è interessante affrontare insieme a lui argomenti spinosi senza reticenze. Il dialogo ecumenico mi ha interessato da almeno 20 anni, non perché non ignori i grandi ostacoli che ci stanno di fronte e le ambiguità di tanti “giocatori in campo”. Ma il confronto con l’altro, anche in un momento “invernale” come quello attuale, mi pare vada svolto comunque, perché le cose vanno fatte per principio, non per convenienza e neanche perché si spera in risultati immediati (basti pensare all’impegno per l’ecologia, e il discorso diventa subito chiaro). E a quei cristiani che diffidano del dialogo ecumenico – tra cui molti dei miei confratelli – vorrei ribadire che esistono diversi modelli di ecumenismo, alcuni dei quali non mi piacciono affatto. Ma solo chi svolge un ruolo attivo nei processi di cambiamento può indicare modelli positivi, basati sul confronto “senza coccole”, sui fondamenti della libertà del cristiano e non su un modello gerarchico - verticistico.
Tutti coloro che vorranno offrire un apporto critico alla trasmissione saranno i benvenuti. Oltre alle telefonate (055-414040) saranno molto gradite riflessioni via e-mail a cui faremo volentieri riferimento nel corso del programma.
Esperienze di lutto e di speranza
Tra giugno e settembre, quattro persone hanno terminato il loro percorso in mezzo a noi: Lolly Scarselli Scatena, Melina Grimaldi Caponetto, Andrea De Cecco e Cola Di Rienzo Mannucci. Riceviamo e pubblichiamo volentieri alcuni pensieri tessuti sulle trame dei ricordi, talvolta molto intimi. (red.)
Ricordiamo Lolly con Daniela e i suoi familiari. Questi pensieri vi giungeranno nel momento in cui sentirete più forte il distacco dalla vostra cara Lolly e il silenzio di quanti vi sono stati vicini, prima. Silenzio, non abbandono. Silenzio perché si teme di cercare di riempire un vuoto incolmabile con parole e frasi che diventano banali, anche se dettate dalla fede. Abbandono neanche; ne sono sicura, anche se non siamo lì fisicamente. Direi, piuttosto, rispetto. Rispetto per il vostro dolore, per i vostri tempi di elaborazione del lutto che vi ha colpiti e per quanto lì, attorno a voi, ve La ricorda in ogni momento.
È così nella comunità perché ci piace ricordarla con discrezione, con un immenso affetto e con gratitudine per quanto ha saputo dare. È così anche qui al Centro sociale perché ogni cosa ci parla di lei: la musica classica che accompagna il nostro lavoro è “la musica di Lolly”, le stoffe variopinte che sapeva sapientemente trasformare e l’arcobaleno di fili che continuiamo ad accarezzare e riordinare come se aspettassimo il suo ritorno… Sì, perché c’è chi l’aspetta, perché le ha promesso di fare i punti piccoli, piccoli e perché… Il messaggio “La mamma ha finito di soffrire”, anche dopo aver parlato di funerale e di fiori, è scivolato come su un mantello di plastica e può significare che la cura ha fatto effetto. Quindi: “Allora quando torna?”. Rimaniamo esterrefatti. Ci rendiamo conto di quanto è difficile elaborare il concetto di morte: la si rimuove, la si esalta, ci si rifugia dentro, la si caccia (“Ormai è troppo tardi, bisogna lasciarla in pace”, afferma S.), la si vive con grande struggimento quando appartiene a una persona così viva e vitale come te, Lolly. Grazie di tutto! (Violetta Fraterrigo Sonelli, a nome degli amici del Centro sociale evangelico e della cooperativa “La Riforma”)
Presenza silenziosa e quasi invisibile poteva sembrare la vita di Melina Grimaldi Caponetto. Non appariva spesso in pubblico. La casa di famiglia era il suo mondo. Ma dentro questa casa si sentivano le note di musica classica. La forma d’arte da lei particolarmente amata. La musica è invisibile, i suoni, le vibrazioni non si possono scorgere con gli occhi, la loro influenza su chi ascolta è tuttavia incommensurabile.
Così è stata la vita di Melina. Dedicata interamente al marito Salvatore e alla famiglia. La sua forza interiore, tuttavia, ha inciso tracce profonde e importanti nell’anima dei figli. La tenace passione per un mondo migliore, lo spirito di servizio… Alle sue figlie ha saputo trasmettere l’amore per lo studio, la profonda convinzione che la donna deve conquistarsi i suoi spazi nella vita pubblica e lavorativa.
Sono tracce che vanno elaborate, prese ancora una volta molto sul serio, tenendo conto delle parole che Paolo pronuncia negli Atti degli apostoli: Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine [con gioia] la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio (Atti 20,24). (Pawel Gajewski)
Il terzo giorno. Sono giorni veramente caldi di agosto e non è una sorpresa che due persone siano morte proprio in questi giorni. Una persona anziana e sazia di vita, suppongo, e l’altra giovane e sazia del suo corpicino malato, suppongo.
Ho paura per Patrizia, la mamma adottiva di Andrea. La grinta del suo istinto materno era talmente forte e il legame con quel bambino cinese, troppo spastico per poter parlare, era così intenso, che pensare tremo al solo pensiero che cosa le succederà adesso, quando Andrea non c’è più in mezzo a noi. So che quando la dedizione alla cura di un essere umano più debole è totale e quel compito di cura ci viene tolto improvvisamente, il vuoto può creare problemi non indifferenti.
Mi ricordo bene Andrea sorridente nel suo passeggino alla mia tavola. Sì, sapeva sorridere bene! Mi ricordo la mia meraviglia del linguaggio segreto, per me assolutamente misterioso, che esisteva tra Patrizia e lui. Mi ricordo una cena dell’ultimo dell’anno al Gignoro. C’era anche la mia nipotina di un anno più giovane di Andrea. Anche lei è malata gravemente. Non ha mai camminato ma parla bene. Lei gira come un fulmine in carrozzina elettrica, facendo lo slalom preciso e spericolato. Mi ricordo gli sguardi di vivace interesse da parte di Andrea. Questa volta non c’era bisogno dell’interprete Patrizia per farmi capire che anche a lui sarebbe piaciuto girare così! Non ce l’ha fatta per tempo.
Adesso dovrei fare la telefonata di condoglianze. Meno male che il funerale si è svolto in intimità. Funerali: troppo spesso sono occasioni scomode, piene d’ipocrisia e parole vuote. Per me stessa ho deciso di voler tornare in forma di cenere alla dura ma bella terra della mia Casa Boschi. Polvere alla polvere! Vorrei un bel pranzo, all’aperto, se possibile, con musica e un buon mangiare a base di cinghiale, insalata dell’orto e caprino per tutti, invitati e non. Sogni strani… Intanto devo tornare alla realtà, farmi coraggio per prendere in mano il telefono e dire qualcosa a Patrizia, anche se non ho nessuna parola in mente. È già il terzo giorno dopo che ho avuto la notizia. Ed ecco è lei che risponde, parliamo in modo rilassato e sincero. Poi la mia domanda:
- Come stai, Patrizia?
- Incredibilmente bene oggi! È il primo giorno che posso sorridere di nuovo. Alla fine mi rendo conto che il Signore mi vuole proprio un gran bene.
Quasi piango di gratitudine per quella frase. E dopo penso: è il terzo giorno, già il terzo giorno; si vede la Vittoria sulla tristezza buia della morte. Dopo tutto, anche Tu, Signore, ce l’hai fatta così in fretta: in tre giorni! (Elsa Woods)
Pensando a Cola Di Rienzo Mannucci. Cola Di Rienzo Mannucci ci ha lasciato pochi giorni fa. Con lui scompare un “grande vecchio” della realtà evangelica fiorentina, membro di una famiglia da cui si sono dipartiti, in tempi recenti e tra di loro ravvicinati, la moglie Pierina ed il fratello Lando.
“Grande vecchio” non tanto in senso biografico quanto, piuttosto, nell’apprezzamento per quanto Cola è stato ed ha rappresentato nella sua comunità, nel mondo evangelico, al Centro culturale protestante “P.M. Vermigli”, nella realtà cittadina.
Membro della chiesa battista, manifestava una chiara visione ecumenica; sentiva peraltro, come esigenza prioritaria, il problema ecumenico nella sua dimensione interevangelica: un impegno ed una scelta che auspicava diventassero reali ed operanti per tutte le nostre comunità, malgrado le tante, riconosciute difficoltà e riserve.
Assieme ad Adam Blaszczyk, metodista, ed Eliseo Longo, Chiesa dei fratelli, è stato uno dei fondatori del Centro culturale protestante “P.M. Vermigli”, subentrato al “Centro evangelico di cultura”: la specificazione “protestante” è stata scelta per meglio caratterizzare le finalità del Centro ed esplicitarne con chiarezza l’identità. Al Centro culturale Cola ha collaborato per la preparazione dello statuto; per anni è stato tesoriere, membro del direttivo, consigliere attento e perspicace.
Aveva la passione per la storia, il gusto della narrazione, possedeva la precisione dell’archivista, l’acume del ricercatore, la meticolosità del bibliotecario; sentiva il valore del documento che raccoglieva e conservava con cura quasi amorosa. Indubbiamente è stato storico - narratore, attendibile e fedele, dell’evangelismo fiorentino, dal tempo dell’Unità d’Italia fino ai giorni nostri. Tra l’altro, possedeva una raccolta di tutti i verbali delle riunioni del Consiglio dei pastori a Firenze dal dopoguerra fin quasi ai giorni nostri e di molte testate giornalistiche dei primi decenni di presenza evangelica a Firenze.
Cola ha ben documentato che dall’Unità d’Italia in poi, la presenza evangelica a Firenze, oltre alla predicazione ed alla testimonianza, è stata sempre e strettamente associata ad attività culturali: in questo senso il Centro culturale “P.M. Vermigli” ha origini che risalgono a 150 anni circa e si pone in continuità con le innumerevoli iniziative realizzate dalle diverse denominazioni (soprattutto quella valdese e metodista), tutte finalizzate alla crescita culturale, quale peculiarità dell’istanza protestante.
Cola lascia un bel ricordo anche in ambito propriamente umano: operoso, saggio, schivo, non parlava volentieri di se stesso e delle sue afflizioni. Aveva grande la virtù della pazienza ed ha accettato con serena consapevolezza il lento, doloroso procedere del suo declino fisico.
Associamo il ricordo di Cola a quello della moglie Pierina e del fratello Lando: tutti, pur nella diversità dei doni e dei tratti personali, figure di spicco nel panorama evangelico non solo fiorentino. Ad essi va un pensiero rispettoso e la nostra grata memoria.
Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine
Centro culturale protestante “P. M. Vermigli”
di Marco Ricca
È in corso di preparazione il programma 2008/9 e ad ottobre avrà luogo la prima conferenza - dibattito.
Il Direttivo del Centro invita i frequentatori delle nostre conferenze, coloro che sono interessati a che il Centro Culturale possa vivere e svilupparsi, membri delle nostre Comunità e ugualmente persone che non lo sono, chiunque, in definitiva, senta il ruolo del “Vermigli” come voce protestante nel contesto delle espressioni culturali della città a rinnovare la quota di associazione o ad iscriversi come nuovo socio: la quota annua di Socio ordinario é 20 Euro; quella di Socio sostenitore è 50 Euro; quella Studenti 15 Euro. Il versamento può essere fatto con Banco Posta 47582309 intestato a Centro Culturale Protestante “P.M. Vermigli”o direttamente presso la sig.ra Riccarda Nardini (tel./fax: 0552346933) in via Manzoni 21. Le quote sottoscritte ora hanno validità a tutto il 2009. Oltre al supporto economico, essere Soci significa poter partecipare a tutti gli effetti all’Assemblea dei Soci, in cui si definiscono abitualmente le linee operative del Centro e si procede, periodicamente, al rinnovo delle cariche.
Mio tramite il Direttivo ringrazia fin d’ora ciascuno per il supporto che ci vorrete dare.
Rete Evangelica Fede e omosessualità (REFO)
di Andrea Panerini
La REFO di Firenze, dopo la cena del 27 settembre, inizia un nuovo anno di attività. Ogni primo martedì del mese (tranne eccezioni per cause particolari) gli uomini e le donne della REFO si riuniranno dalle ore 21 per pregare e riflettere insieme sulla parola di Dio in incontri di approfondimento biblico e teologico. Il terzo venerdì del mese, invece, si riuniranno alle ore 19.30 per cenare insieme e fare incontrare un ospite esterno o svolgere attività culturali e ricreative scelte dal gruppo stesso. Il primo incontro (martedì 7 ottobre) avrà come tema “E voi chi dire che io sia?” Simon Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt. 16:15,16). Gli incontri avranno luogo al Centro comunitario valdese di Via Manzoni, 21 a Firenze e sono aperti ai credenti cristiani di tutte le confessioni e tutti gli orientamenti sessuali (la REFO non è un gruppo per soli omosessuali).
Dal 7 al 9 novembre avrà luogo presso la foresteria dell’Istituto Gould di Via de’ Serragli il convegno nazionale della REFO dal titolo Chiese e omosessualità: un percorso decennale e poi quali prospettive? con la presenza di ospiti nazionale e internazionali. Per prenotazioni (entro il 20 ottobre) e informazioni si può contattare la Segreteria Nazionale all’indirizzo: segreteriarefo@gmail.com
Per maggiori informazioni sull’attività della REFO di Firenze: www.refofirenze.wordpress.com – refo.firenze@gmail.com
Chiesa evangelica battista
http://chbattistaborgognissanti.interfree.it
Il nostro carissimo fratello Cola di Rienzo Mannucci è tornato al Signore. Mercoledì 10 settembre, al Cimitero Evangelico, fratelli e sorelle di molte comunità evangeliche, insieme con i parenti e gli amici, gli hanno dato l’ultimo saluto. Nell’affidare la polvere alla polvere abbiamo simboleggiato l’affidare dello spirito a Dio, il custode della memoria e il vivificatore dei morti. Alle soglie dei novanta anni ci lascia un fratello che ha testimoniato la sua profonda passione per le chiese evangeliche fiorentine, dimostrata in tanti anni attraverso le sue analisi storiche. Cola cercava nella storia le tracce di una promessa di Dio rivolta all’evangelismo fiorentino ed esortava ad una fedeltà delle chiese che dovrà essere rinnovata da ogni generazione. Ci lascia un fratello che alla voce alta preferiva lo sguardo attento e puntiglioso alle cose, che sapeva raccogliere nel passato le promesse per un futuro del nostro protestantesimo italiano.
In luglio un gruppetto di famiglie della chiesa di Firenze ha trascorso un periodo a Vasto presso il Camping della pastora Gianna Sciclone.
I culti e le predicazioni dal 27 luglio al 31 agosto sono stati curati da: Renzo Ottaviani, Susanna Enriques, Paolo Biagini, Carlo Mazzola, Dunia Magherini. A loro il ringraziamento di tutta la comunità.
In agosto si è tenuto a Lignano Sabbiadoro (Ud) il 3° Campo intergenerazionale dell'Unione Battista (UCEBI) con la partecipazione di 170 fratelli e sorelle provenienti dalle diverse chiese battiste italiane. Anche da Firenze e dalla Toscana vi hanno partecipato diverse famiglie.
In settembre i gruppi di preghiera nelle case hanno ripreso a riunirsi, mentre in chiesa Sabato 20 settembre si è tenuta la prima serata di Cineforum dell'anno ecclesiastico 2008/2009 con la proiezione del film “Le mele di Adamo”.
Il pastore Raffaele Volpe, divenuto membro del Comitato Esecutivo dell'UCEBI in giugno, è stato impegnato nella prima lunga riunione romana dal 10 al 13 settembre. Il culto di domenica 14 settembre è stato curato da Pasquale Iacobino.
Il Consiglio di Chiesa si è riunito in luglio e il 21 settembre.
Chiesa evangelica luterana
Tutti i mercoledì di Ottobre alle 21, nella Chiesa luterana, Lungarno Torrigiani, saranno eseguiti dei concerti d'organo:
· 1.10: musiche cameristiche del periodo barocco
· 8.10: organo a 4 mani con musiche di Bach, Wesley, Vivaldi, Kellner e Marsh
· 15.10: "Commedia Nova" con canto-organetto-flauti, recitazione-canto, poesia e musica sui testi di Francesco Petrarca
· 22.10: organo, flauto, oboe con musiche di Haendel e Bach
Chiesa evangelica valdese
www.firenzevaldese.chiesavaldese.org
Il concistoro si è riunito giovedì, 11 settembre. Per quanto riguarda l’agenda della nostra chiesa, il concistoro propone di convocare il 30 novembre 2008 un’assemblea di chiesa dedicata al patrimonio immobiliare; le sedute del concistoro di regola si terranno l’ultimo martedì lavorativo del mese.
Il concistoro ha accolto con gioia le domande di ammissione di: Daniela Monreale, Adriano Primadei, Stefania Pucci, Lucia Pugliese, Simona Tocci e Sonia Tredici, invitandole a partecipare alla vita della chiesa già da ora. Nel corso dell’anno di attività 2008/2009 si prevedono due culti con l’ammissione dei nuovi membri di chiesa: 30 novembre (prima domenica d’Avvento) e 30 maggio 2009 (Pentecoste).
Nel quadro delle attività ordinarie della chiesa ritornano le riunioni di zona: il primo giovedì di ogni mese a Pistoia, nei locali della Chiesa battista, alle 20.30; il secondo giovedì a Firenze, nei locali dell’Istituto “Gould”, via de’ Serragli, 49, alle 21. Le riunioni nelle case procederanno a rotazione e saranno comunicate negli annunci domenicali e direttamente alle persone interessate. Il pastore Gajewski (0552477800 oppure 3473039262) è disposizione per ulteriori informazioni. A Empoli il culto domenicale sarà celebrato regolarmente ogni terza domenica del mese, alle 16.30, nei locali di via Pontormo.
Il concistoro ha preso atto della mostra dei dipinti della sorella Silvia Gastaldi di Milano, nota illustratrice dei libri per bambini. La mostra si terrà all’ospedale pediatrico “Meyer” dal 17 al 31 ottobre ed è organizzata insieme dai battisti e valdesi. Il concistoro invita tutti i membri di chiesa a visitare questa singolare mostra.
Il concistoro auspica che il culto della Giornata della Riforma (26 ottobre) corrisponda nella sua struttura e nei contenuti alla sensibilità del protestantesimo storico. Dopo un’attenta valutazione del progetto presentato dal gruppo di lavoro del Consiglio dei pastori, trasmesso dal pastore Gajewski, il concistoro decide di aderire al culto della Riforma che si terrà domenica 26 ottobre, dalle 10.30 alle 12, nei locali del Centro polivalente avventista di Careggi.
Il concistoro ha approvato il finanziamento di 3500 euro per la pubblicazione del libro che contiene la breve storia dei valdesi a Firenze e l’inventario completo del nostro archivio, curato dalla dottoressa Alessia Artini, auspicando che i membri della nostra chiesa acquistino questo prezioso volume, di modo che le spese della sua pubblicazione possano gravare meno possibile sul bilancio della chiesa. Il concistoro ha deliberato di presentare ufficialmente al Consiglio di circuito il fratello Andrea Panerini come aspirante predicatore locale.
La prossima seduta del concistoro sarà dedicata all’argomento “Cultura e testimonianza” per adempiere i mandati dell’assemblea tenutasi nella prima domenica di giugno.
Atti dell’assemblea di chiesa
1. L'Assemblea della Chiesa Valdese di Firenze, riunitasi il 14.09.08, udita la relazione del deputato al Sinodo Roberto Davide Papini, rivolgendosi alla Tavola Valdese ed al Consiglio di Amministrazione della Claudiana s.r.l. e per conoscenza alla Conferenza Distrettuale e al Consiglio di Circuito, esprime il proprio netto dissenso rispetto alla decisione della cessione della libreria Claudiana di Torre Pellice e un profondo disagio per la modalità con cui è stata gestita la suddetta operazione. Ribadisce altresì la necessità di assicurare sempre la massima trasparenza e pubblicizzazione su tutte le decisioni che abbiano un impatto sulla vita spirituale e sul profilo pubblico della Chiesa Valdese. Riafferma il valore culturale e di testimonianza delle librerie Claudiana che travalica il problema meramente economico. Le librerie Claudiana sono, infatti, uno strumento essenziale per la testimonianza della Chiesa Valdese essendo luoghi di incontro e centri di diffusione della cultura Teologica protestante in Italia.
2. L'assemblea della Chiesa Valdese di Firenze, udita la relazione del deputato al Sinodo, Roberto Davide Papini, sul dibattito sinodale relativo alla cessione della Libreria Claudiana di Torre Pellice, ribadisce il suo sostegno e l'apprezzamento per l'operato della Libreria Claudiana di Firenze, auspica il mantenimento dell'attuale forma societaria della Libreria Claudiana di Firenze all'interno della Claudiana srl e invita la Tavola valdese a informare preventivamente la Chiesa valdese fiorentina di ogni eventuale proposta o progetto di modifica dell'assetto attuale della Libreria Claudiana di Firenze.
3. L'Assemblea della Chiesa Valdese di Firenze incarica i membri valdesi del comitato della Diaconia Valdese Fiorentina di farsi portavoce di un augurio della nostra comunità di buon lavoro ai lavoratori e ai ragazzi del Gould e del Ferretti che iniziano un nuovo anno scolastico e anche a tutti gli altri lavoratori degli altri settori per il loro prezioso impegno.
4. L'Assemblea della Chiesa Valdese di Firenze invita il Concistoro ad affrontare il tema del lavoro nella sua odierna complessità e di proporlo allo studio della comunità.
Bazar comunitario in via Manzoni
Sono iniziati già i preparativi al bazar comunitario che si terrà in via Manzoni sabato 22 novembre, dalle 12 in poi. Saranno gradite tutte le forme di collaborazione e di partecipazione a questo importante evento che scandisce ogni anno la vita della nostra comunità. Per informazioni: Marcella Favellini, 055640577.
Archivio di “Diaspora” (Anno XXXI - n.11 novembre 1998, p.31): Preghiera di una persona “di una certa età”
Signore, sai meglio di me che sto invecchiando e che fra non molto sarò anziano. Liberami dal desiderio di mettere ordine nelle faccende degli altri. Insegnami ad essere pensoso ma non fissato, premuroso, ma non prepotente.
Avendo accumulato tante esperienze, mi dispiace di non poterle trasmettere al mio prossimo, ma, Signore, non vorrei perdere i pochi amici che mi sono rimasti.
Insegnami a non esagerare nel parlare dei mali e dolori che mi affliggono. Essi aumentano, e la voglia di parlarne cresce di anno in anno. Non oso chiederti la capacità di ascoltare volentieri le descrizioni delle malattie altrui, ma insegnami a sopportarle con pazienza.
Non oso neppure chiederti una memoria migliore, soltanto un po’ di modestia e un po’ meno rigidità ti prego di darmi quando la mia memoria non concorda con quella dell’altro.
Insegnami la preziosa consapevolezza di potermi sbagliare. Mantienimi per quanto possibile degno di essere amato. So di essere tutt’altro che santo, un vecchio musone, però, non è tua creatura.
Signore, insegnami a scoprire nelle donne e negli uomini intorno a me dei doni e lati positivi inaspettati, rendimi capace di dirlo a loro. Amen.
Alcuni appuntamenti nel mese di ottobre
· 2 ottobre, Pistoia, alle 20.30, nei locali della Chiesa battista: studio biblico “Inchiesta su Gesù Cristo. Lettera ai Filippesi” (prima parte).
· 4 ottobre, Firenze, via Manzoni 21, alle 16.30: inizia lo studio biblico sui Dodici Profeti
· 9 ottobre, Firenze, via de’ Serragli 49 (Istituto Gould), alle 21: studio biblico “Schiavi e liberi – Lettera a Filemone”.
· 10 ottobre, Firenze, 180° Anniversario della Fondazione del Cimitero di Porta a’ Pinti, detto degli Inglesi; dalle 15 alle 17.30 visita guidata; alle 18: conferenza storica, Sala Brunnelleschi, Palazzo di Parte Guelfa; seguirà rinfresco.
· 16 ottobre, Firenze, Teatro della Pergola, alle 21: ‘Et Shalom, - spettacolo in omaggio al popolo ebraico e in memoria di Fioretta Mazzei nel decennale della sua scomparsa.
· 17 ottobre, Firenze, Ospedale Pediatrico “A. Meyer”, alle 17: Inaugurazione della mostra “Dipingere la speranza, guardare la Vita. Percorso immaginario attraverso i colori di Silvia Gastaldi”.
· 19 ottobre, Firenze, Via Mario Morosi 36, dalle 9: assemblea del X Circuito, ospitata dalla Chiesa apostolica italiana
· 25 ottobre, Firenze, Casa del Popolo di Caldine - Via Faentina 183, alle 16.30, presentazione della Bibliografia degli scritti di Giorgio Spini, a cura di Daniele Spini. Lo studio biblico in via Manzoni è sospeso.
· 26 ottobre, Firenze, Centro polivalente avventista, via del Pergolino 1 (Careggi), alle 10.30: “Consacrati, costituiti, conosciuti per…”: culto della Riforma presieduto dal pastore Davide Mozzato (Chiesa avventista del settimo giorno), predicazione a cura del pastore Giuliano Giorgi (Chiesa apostolica in Italia). Il culto valdese in via Micheli è sospeso.
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Tel.: 0552477800
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