Diaspora evangelica

Mensile di collegamento, informazione ed edificazione

Anno XL – numero 11 - Novembre 2007

 

 

 

 

Senza più peso

di Giuseppe Ungaretti

a Ottone Rosai

 

Per un Iddio che rida come un bimbo,

Tanti gridi di passeri,

Tante danze nei rami,

 

Un’anima si fa senza più peso,

I prati hanno una tale tenerezza,

Tale pudore negli occhi rivive,

 

Le mani come foglie

S’incantano nell’aria…

Chi teme più, chi giudica

 


 

 

In questo numero:

-       Sermone d’insediamento di Pawel Gajewski

-       Ricordando Salvatore Caponetto di Massimo Rubboli e Marco Ricca

-       La prima volta in Africa di Jenny De Cecco

-       Il naso tra i libri di Sara Pasqui

-       Il “Dopolavoro teologico” di Pasquale Iacobino

-       Notizie dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

 

 

 


Ascoltare la Parola, confessare la fede, Romani 10,9-17

di Pawel Gajewski

L’Epistola ai Romani è senza dubbio il manifesto della Chiesa di Gesù Cristo. Questo scritto riassume magistralmente i contenuti fondamentali della fede cristiana e traccia un percorso esistenziale all’insegna della Grazia. Trattandosi di uno scritto programmatico, un pastore che è chiamato a presentare le linee guida della sua predicazione e del suo agire, non può fare a meno di confrontarsi con il capolavoro della teologia paolina.

Vorrei proporre su queste pagine una meditazione particolare del testo biblico. Si tratta di dare un risalto particolare alla Parola stessa e quindi la mia riflessione si limiterà al commento dei versetti di Paolo. È un maldestro (e presuntuoso!) tentativo di imitare Karl Barth la cui teologia è stata per me particolarmente illuminante. Sento il dovere di precisare che il testo scritto non è uguale alle parole pronunciate dal pulpito nel giorno del mio insediamento. La predicazione è una realtà viva, lo Spirito la rende tale nel momento stesso in cui il predicatore con timore e tremore si presenta davanti alla Chiesa riunita nell’ascolto della Parola.

 

Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura (Isaia 28,6)) dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso».

 

In questa prima sezione non c’è alcuna sequenza di tipo cronologico. L’atto di fede, quello interiore, è strettamente legato alla confessione pubblica della fede. Anche la distinzione tra giustificazione e salvezza, importante dal punto di vista teologico, è in questo caso secondaria. La visione di Paolo è unitaria: cuore e bocca, giustificazione e salvezza sono un’unica realtà. Il centro della fede cristiana è la risurrezione di Gesù che dimostra al mondo intero la sua Signoria divina.

Una chiesa o una persona credente che si fermano sull’atto interiore rischiano di frammentare la visione di Paolo. Le battaglie a favore della laicità, il sostegno al pluralismo religioso e alla multiculturalità non sono e non possono essere impedimenti alla nostra chiara ed esplicita confessione della fede in Gesù Cristo. Non va bene l’ostentazione della propria fede, ma l’eccessiva timidezza può rivelarsi davvero deleteria.

 

Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano (Gioele 2,32). Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

 

La grandezza della fede cristiana è proprio questa: la proclamazione della sostanziale uguaglianza di tutti gli esseri umani davanti a Dio. È la Signoria di Gesù che rende possibile questa realtà. Facciamo però attenzione a non generalizzare troppo affermazione di Paolo. Tale affermazione sembra perfettamente in sintonia con le più importanti dichiarazioni dei diritti umani. Ma non sono queste dichiarazioni a rendere attendibile il nostro testo, al contrario, è il nostro testo a rendere plausibili altre dichiarazioni. Non dimentichiamo tuttavia che esistono tuttora nel mondo tante scuole di pensiero religioso ben lontane da qualunque pensiero di uguaglianza, sistemi religiosi che teorizzano la disuguaglianza come volontà divina.

 

Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunzi?

 

Queste espressioni sono una forte esortazione rivolta a chi crede in Gesù. Al tempo stesso queste parole possono spiegare le regioni dei nostri fallimenti. Se intorno a noi vediamo tante persone che non credono (o non credono più) in Gesù Cristo, se le altre proposte religiose non cristiane riscuotono più successo della predicazione cristiana, vuol dire che non abbiamo annunziato abbastanza la Buona Notizia oppure l’abbiamo annunziata in modo errato, facendo leva sull’esaltazione della nostra piccola chiesa, sull’etica, sulla politica. Tutte queste cose vengono dopo, il principio è invece l’annuncio di Gesù Cristo.

 

E come annunzieranno se non sono mandati? Com'è scritto (Isaia 52,7): «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie

 

Il verbo mandare (o “inviare”) allude chiaramente a una missione, un mandato. Tale mandato viene esclusivamente da Dio e qualunque autorità umana della Chiesa può solo riconoscere tale mandato e non deve mai conferirlo basandosi sulla propria autorità. Per la nostra Chiesa valdese di Firenze e per la Unione delle chiese valdesi e metodiste vedo in questo versetto due importanti indicazioni. La nostra non può essere (o diventare) una chiesa basata sull’appartenenza sociologica. Ogni membro di chiesa riceve da Cristo un mandato e spetta alla comunità di riconoscere tale mandato, sostenendo e incoraggiando la persona affinché la sua vocazione porti frutti abbondanti. La seconda indicazione riguarda i ministeri costituiti (della Parola di Dio, di governo, di servizio alle persone bisognose). Il senso di ogni ministero e del loro essere collegiale è l’annuncio di Gesù Cristo. Non v’è alcuna gerarchia o sottomissione ma soltanto diversità di compiti. Questa impostazione esclude qualunque forma di prevaricazione e di accentramento a discapito degli altri e della collegialità stessa.

 

Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia (Isaia 53,1) infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione

 

Ritorniamo ancora al problema del fallimento, individuale e/o comunitario. La Bibbia tutta quanta non lo esclude, anzi, lo evidenzia con cura. La stessa Bibbia nella sua totalità propone anche una soluzione infallibile. Questa soluzione si articola in due elementi: la conversione e la preghiera. A questi sostantivi si possono aggiungere due aggettivi: continua e incessante. Abbiamo bisogno di una conversione continua. La conversione non può essere limitata a un determinato momento del cammino di fede. La preghiera invece deve ritornare al primo posto della nostra vita comunitaria e individuale. Non bastano soluzioni basate su teorie psicologiche sociologiche o politiche. Se le soluzioni nascono dalla preghiera funzioneranno sicuramente. Se confidiamo eccessivamente nelle cose puramente umane, il fallimento può soltanto aggravarsi.

 

Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.

 

E così sia… Oggi e negli anni del nostro cammino insieme che il Signore vuole donarci.

 

  

 

 

 

 


Ricordando Salvatore Caponetto

di Massimo Rubboli

Il 7 ottobre 2007 ha concluso “il buon combattimento” il fratello Salvatore Caponetto. Nato nel 1915 a Catania, dove iniziò la sua lunga vita cristiana nella Chiesa battista, Caponetto insegnò nei licei di Catania, Vibo Valentia e Pesaro. In quest’ultima città fece parte della locale Assemblea dei fratelli, con la quale mantenne sempre rapporti fraterni e che continuò a visitare durante le vacanze estive per il resto della sua vita.

Trasferitosi a Firenze nel 1962, fu prima preside del Liceo “Duca d’Aosta” e poi docente di Storia moderna all’Università di Firenze. In questa città, scelse di aderire alla Chiesa valdese nella quale è stato per molti anni membro del concistoro.

La sua attività di studioso si è concentrata sulla storia della Riforma in Italia, che proprio grazie alle sue lunghe e accurate ricerche in archivi italiani e stranieri è stata in gran parte ricostruita, contro tutti i tentativi che erano stati fatti, anche a livello storiografico, per negarne addirittura l’esistenza! Fra le sue molte opere, segnaliamo: Aonio Paleario e la Riforma protestante in Toscana (Claudiana, Torino 1979), La Riforma protestante nell’Italia del Cinquecento (Claudiana, Torino 19972; trad. inglese: The Protestant Reformation in Sixteenth-Century Italy, Sixteenth Century Journal Publishers, Kirksville, MO, 1999), Melantone e l’Italia (Claudiana, Torino 2000) e Il calvinismo del Mediterraneo (Claudiana, Torino 2006), che esamina la diffusione del calvinismo anche in Francia e in Spagna.

Ha curato l’edizione critica dell’opera di Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Cristo. Con le versioni del secolo XVI. Documenti e testimonianze (Sansoni, Firenze - Newberry Library, Chicago, 1972), dell’opera di Aonio Paleario, Dell'economia o vero del governo della casa (Olschki, Firenze 1983) e della traduzione in italiano che Ludovico Castelvetro fece nel 1532 dei Loci communes di Melantone, pubblicata sotto il titolo I principii de la theologia (Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, Roma 1992).

In occasione della sua emeritazione, il Dipartimento di Storia dell’Università di Firenze ha curato la pubblicazione di un volume che raccoglie molti suoi saggi e articoli, Studi sulla Riforma in Italia (Firenze 1987).

Il funerale si è svolto martedì, 9 ottobre, alle ore 16 nel tempio della Chiesa valdese di Firenze.

 

Salvatore Caponetto e il Centro Culturale Protestante

di Marco Ricca

Storico insigne, studioso della Riforma in Italia, educatore, predicatore, Salvatore Caponetto ha dato molto anche al Centro Evangelico di Cultura, diventato poi Centro Culturale Protestante “Pier Martire Vermigli”. Fin dal tempo dell’Unità d’Italia la presenza protestante a Firenze ha operato su due direttrici:

-l’evangelizzazione intesa come predicazione e testimonianza;

-la promozione culturale.

Nei primi anni 60 dell’ 800 Firenze diventò sede della Scuola Teologica Valdese,della Società dei Trattati Religiosi con la sua Tipografia Claudiana e del Comitato Valdese per la Evangelizzazione.Nel 1865 venne costituita,sempre a Firenze,una Associazione Giovanile con finalità anche culturali.Nel 1879 fu fondato il “Circolo Evangelico Fiorentino”che aveva,tra i suoi programmi,l’insegnamento gratuito di francese,inglese,tedesco e stenografia; gestiva  una biblioteca circolante;organizzava conferenze di carattere religioso, storico, letterario. Da allora, e fino all’avvento del Fascismo, Firenze ha visto la nascita di Circoli e Organizzazioni Culturali per iniziativa di varie Chiese (Valdese, Fratelli, Metodista, Battista, Riformata Svizzera) e di numerose missioni, prevalentemente anglofone: circoli, comitati, iniziative che hanno avuto attività anche intensa ma non lunga vita. Essi, comunque, hanno contribuito alla multiforme presenza ed alla piena visibilità del mondo evangelico a Firenze tra il 1860 e l’avvento del fascismo,  le cui leggi di P.S. hanno poi determinato l’annullamento di tutte le Associazioni e Organizzazioni similari,comprese quelle evangeliche.

Dopo la guerra, negli anni ’50 il Consiglio dei Pastori ravvisò l’opportunità di dar vita ad un Centro Evangelico di Cultura (C.E.C.), denominazione nel cui ambito furono tenute alcune conferenze pubbliche, parte delle quali nel Palagio di Parte Guelfa. Successivamente, fu dato incarico, prima al pastore Piero Bensi e successivamente al pastore Luigi Santini-di dare un assetto organizzativo stabile al C.E.C. inteso, quest’ultimo, come espressione del Consiglio dei Pastori che ne avrebbe definito le finalità e diretto l’attività.(da Documenti inediti sull’Evangelismo a Firenze di Cola Rienzo Mannucci).

Dall’inizio degli anni ’60 fino all’inizio degli anni ’90 il C.E.C. ha visto l’impegno generoso dei pastori Luigi Santini e Alfredo Sonelli ma ha avuto nella persona del Prof. Salvatore Caponetto il suo sostenitore più convinto, tenace e lungimirante. Fin dall’inizio, Caponetto aveva compreso la potenziale importanza del C.E.C. sia quale strumento di reciproca conoscenza e collaborazione tra le denominazioni evangeliche,sia quale voce protestante nel contesto delle molteplici espressioni culturali della nostra città. Da qui il paziente lavoro di coinvolgimento sia del Consiglio dei Pastori che delle varie Comunità, il tentativo di costituire un Direttivo con Membri di diversa denominazione, la preparazione - per la prima volta - di una bozza di regolamento-statuto, l’organizzazione di varie conferenze sulla storia della Riforma,anche il superamento di non poche difficoltà ed incomprensioni.

Caponetto si era reso conto che il Consiglio dei Pastori non avrebbe potuto favorire la crescita del C.E.C. Infatti, la differenza di personalità, formazione teologica, dimensione culturale, carattere esistente tra i Membri del Consiglio rendevano difficile, se non impossibile, individuare per il C.E.C. una linea operativa condivisa da tutti: ne derivava una sostanziale inattività di base, con qualche episodica manifestazione, legata esclusivamente all’impegno personale di Caponetto e di poche altre persone.

Si comprende quindi lo sforzo perseguito da Salvatore Caponetto affinché il C.E.C. si autonomizzasse dal Consiglio dei Pastori e trovasse in sé stesso  motivazioni, forza e capacità di procedere su di un percorso proprio, quale voce autonoma, in ambito culturale, della realtà evangelico-protestante.

Pur supportato da Santini e da Sonelli, Caponetto ha dovuto operare da solo per periodi anche lunghi; ha conosciuto amarezza e delusioni, ma ha perseverato nella consapevolezza di impegnarsi per un obiettivo valido ed una causa giusta. La sua tenacia e lungimiranza hanno permesso al C.E.C. di approdare come tale fino all’inizio degli anni ’90 e di svilupparsi successivamente sulla linea che Caponetto stesso  da sempre vagheggiava.

Dopo i primi anni ’90 il C.E.C. è diventato Centro Culturale Protestante “Pier Martire Vermigli”, onde meglio specificarne l’identità e la caratterizzazione nel contesto delle altre organizzazioni e attività culturali cittadine. Il Centro è cresciuto: autonomo, legato idealmente alla Riforma e fraternamente alle Comunità, ma libero sia nelle scelte programmatiche che nella propria gestione: così come, crediamo, Caponetto l’avrebbe voluto.

Noi, Direttivo del Centro Culturale Protestante, testimoniamo la nostra riconoscenza per quanto egli ha fatto, e serbiamo della sua figura e della sua opera grata e durevole memoria.

 

 

 


La prima volta in Africa

di Jenny De Cecco

 

Un viaggio non basta a capire l’Africa, un mese in Burkina non può farti capire quanto è grande e come funziona il mondo; ma ,vedere anche solo uno dei tanti modi di vivere diversi dal tuo basta a ridimensionare le tue certezze, mettere in discussione il tuo stile di vita. Immergersi in una realtà così differente è destabilizzante e per quanto mi riguarda spero di rimanere con questa sensazione il più a lungo possibile.

E’ da quando ero piccola che sento parlare dell’Africa: in famiglia, in chiesa, ai centri estivi di Pravernara. In molte occasioni mi veniva chiesto di pensare ai bambini africani, quando non apprezzavo quello che avevo nel piatto o non lo finivo di mangiare, quando non volevo andare a scuola mi dicevano: “non sai che privilegio sarebbe per i bambini africani poter andarci, ne sarebbero così felici…”. Mi chiedevo come, non lasciando avanzi nel piatto sarei stata loro d’aiuto; non capivo in che modo potevano stare meglio se io avessi imparato a godere dei miei privilegi. Durante l’adolescenza poi, pensare a chi sta peggio di me diveniva un motivo in più per essere triste ed estraniarmi da un mondo grigio ed ingiusto.

Finalmente li ho conosciuti, o meglio, ho conosciuto Yempabu, Mindieba, Palamanga, ecc.. Ho stretto delle amicizie speciali, di quelle che accadono poche volte nella vita e non si scordano mai. Li ho conosciuti ed ho scoperto che anche loro pensano spesso a noi; della nostra cultura, della nostra vita, attraverso i media e i beni di consumo arrivano molte cose, ma non certo le migliori. I bambini infatti ci osservavano e ci facevano molte domande. Noi (che in quei giorni stavamo vivendo momenti tra i più belli della nostra vita) abbiamo provato a spiegare loro che la gente, che da noi ha una macchina, uno stereo, ecc.. non è più felice di quanto lo siano loro, ma loro non capivano. Abbiamo cercato di parlargli della fretta, delle mille cose da cui ci lasciamo avvelenare la vita, ma loro non possono capire.

Forse, alla fine, hanno anche creduto alle nostre parole, ma sicuramente continuando a pensare che loro al nostro posto avrebbero saputo godersi quello che abbiamo ed essere felici.

Quante volte anche noi ricchi (e non uso le virgolette volutamente) pensiamo questo, guardando sempre a chi ha più di quel che abbiamo noi?

Cercare di avere sempre di più non è la strada per la felicità, ne qui ne in Africa. Noi cristiani dovremmo saperlo, eppure anche noi possiamo talvolta sorprenderci in questa corsa priva di senso.

I privilegi che abbiamo implicano una responsabilità, verso paesi come l’Africa, ma anche guardando più vicino. Ho capito anche che aveva ragione chi mi diceva di godere di ciò che ho perché, in un certo senso esiste anche un ”dovere” di essere felici della nostra condizione perché abbiamo la possibilità di coltivare rapporti di amicizia, dare conforto a chi ne ha bisogno, non farci prendere dal nervosismo nella nostra vita quotidiana. Amarci gli uni gli altri, mi sembra il dovere che porta alla felicità.

 

 


Il naso tra i libri

Marcel Junod il Terzo Combattente

di Sara Pasqui Rivedi

 

Marcel Junod nacque a Neuchatel nel 1904 da una famiglia di pastori e missionari protestanti, lui stesso fu un credente convinto che dedicò tutta la vita al servizio degli altri, una vera vocazione lo spingeva a farsi carico del suo prossimo e la sua opera resta ancora oggi una testimonianza ed un esempio di vita vissuta con coerenza. Trasferitosi a Ginevra, dopo la morte del padre, si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia poiché desiderava ardentemente esercitare la professione del chirurgo.

Stava frequentando l’ultimo anno di internato a Mulhouse quando gli fu proposto da parte della Croce Rossa Internazionale di accompagnare il delegato in partenza per l’Etiopia dove era in corso una guerra tra l’Italia e l’Abissinia. Gli si offriva una opportunità straordinaria di fare esperienza perché avrebbe dovuto prestare assistenza medica al delegato Sidney Brown, il suo incarico, gli fu assicurato dalla sede centrale di Ginevra, sarebbe stato temporaneo invece Junod resterà per tutto il protrarsi della guerra. Il suo impegno con la Croce Rossa e dunque la sua missione di operatore umanitario continuerà per uno spazio di tempo compreso tra il 1935 ed il 1945 e si svolgerà in un contesto storico gravido di eventi funesti, sanguinosi e tragici. Infatti il giovane medico elvetico passerà dall’Etiopia alla Spagna dilaniata da una feroce guerra civile, poi darà il suo contributo per organizzare l’assistenza ai militari prigionieri durante la seconda Guerra Mondiale ed infine verrà inviato in Estremo Oriente e sarà il primo medico straniero a porre piede sul suolo sconvolto e contaminato di Hiroshima dopo la sua distruzione causata dal primo bombardamento atomico.

Marcel Junod era un uomo gentile, intelligente, colto, dotato di un sottile senso dell’umorismo, al tempo stesso semplice, modesto, mite, ma generoso e sempre disposto ad aiutare e soccorrere i deboli e gli oppressi. Conclusasi la guerra riprese la sua attività di medico con entusiasmo e dedizione. La morte lo sorprese in ospedale mentre accompagnava fuori della sala operatoria un paziente, era il 16 giugno 1961. Morì come aveva vissuto, cioè partecipe delle sofferenze altrui e pronto ad alleviarle. Nel 1979 la città di Hiroshima, in ricordo del suo generoso, prezioso e tempestivo intervento gli eresse un monumento alla memoria.

Junod nel periodo in cui operò per la Croce Rossa Internazionale affidò le proprie esperienze ed anche impressioni e riflessioni alle pagine di un diario pubblicato in lingua francese nel 1947 ed intitolato Le Troisième Combattent . Sono le sue memorie di delegato narrate con uno stile conciso, scarno, essenziale, privo di enfasi e di autocompiacimento, ma al tempo stesso esposte con chiarezza e grandi capacità rappresentative. L’Autore non si pone mai al centro delle vicende vissute, lascia tutto lo spazio alle vittime, ai perdenti, rivelando così la grande umanità e lo spirito di servizio che sempre lo animò. Il libro ebbe un successo enorme e venne tradotto in numerose lingue. È da notare che in Italia è stato tradotto e pubblicato solamente nel 2006 e cioè dopo circa sessanta anni dalla sua prima pubblicazione.

Perché l’Autore lo ha intitolato così ? Il Terzo Combattente è colui che non appartiene a nessuna delle due parti contendenti, è colui che si adopera a prestare soccorso alle vittime dei conflitti e cioè ai prigionieri, ai feriti, agli affamati, agli abbandonati, insomma ai soldati ed ai civili coinvolti nell’orrore della guerra, dunque si propone come finalità di impedire ai vincitori di infierire sugli sconfitti. Marcel Junod si identificò con questo combattente le cui armi erano e sono ancora oggi la mediazione, la persuasione, la fermezza, la perseveranza, la diplomazia, ma soprattutto il rispetto per ogni essere umano sofferente ed indifeso. Il libro a suo tempo suscitò vivo interesse, ma anche disagio per alcune nazioni poiché conteneva una miniera di notizie ed informazioni alquanto scomode. Ad esempio l’intervento della Croce Rossa in Abissinia fu talmente ostacolato dal governo italiano da ricorrere ai mezzi più brutali e violenti per impedirne la presenza sul territorio teatro delle operazioni belliche e, infatti, l’aviazione fascista bombardò reiteratamente il povero ospedale da campo e le ambulanze che si spostavano per raccogliere i feriti. Marcel Junod, giovane ed inesperto, visse in quel periodo delle esperienze sconvolgenti che consegnò ad alcune pagine del suo diario. I soldati abissini che affrontavano il nemico indossando sfarzose divise ma avanzando a piedi nudi, le bombe all’iprite sganciate dagli aerei italiani con effetti devastanti sulle truppe ed anche sui civili, le aggressioni brutali dei banditi locali, i chiftas, il lamento della popolazione stremata che supplicava il suo imperatore, Hailé Selassié, con una breve straziante parola “Abiet …abiet!” che significa “Abbi pietà….abbi pietà!”.

Terminata la guerra etiopica con la vittoria italiana il nostro delegato rientrò in Svizzera per riprendere la sua professione di medico, ma la Spagna era dilaniata da una guerra fratricida, da una parte le truppe repubblicane, dall’altra i franchisti. Le comunicazioni con la sede di Ginevra erano interrotte e ciò ingenerava inquietudine e preoccupazione così Marcel Junod fu inviato nella penisola iberica per contattare i responsabile delle due parti belligeranti ed adoperarsi per far rispettare le Convenzioni della Croce Rossa. La missione avrebbe dovuto svolgersi nello spazio di tre settimane invece si protrasse per ben tre anni ed il suo compito di delegato risulterà assai difficile e contrastato da ambedue gli schieramenti. Essendo una guerra civile nessuna delle due parti voleva rispettare le Convenzioni, ma erano in gioco numerose vite umane, uomini e donne tenuti prigionieri, sottoposti a torture e maltrattamenti, destinati a morte sicura. Al dottor Junod spetterà il gravoso e delicato compito di salvare il maggior numero possibile di ostaggi, ma dovrà procedere con estrema cautela per non irritare le autorità che diffidavano dei delegati della  Croce Rossa.

Allo scoppio della seconda Guerra Mondiale fu inviato a Berlino quale unico delegato per la Germania e tutti i territori conquistati dal Terzo Reich. A lui fu affidato l’incarico di visitare i campi dove erano detenuti i militari prigionieri, di’informarsi sulle condizioni di vita degli internati, di soccorrerli nella misura consentita dal governo tedesco e non fu un’operazione facile perché ostacolata continuamente e raramente con motivazioni valide. Riuscirà ad ottenere qualcosa per i prigionieri “alleati”, ma non per i russi, un numero enorme di sciagurati tenuti in totale stato di abbandono e destinati perciò a morire di fame, di freddo e di malattie. Al dottore svizzero non fu possibile intervenire in loro soccorso poiché l’U.R.S.S non aveva aderito alle Convenzioni. Ma sul territorio del Terzo Reich erano dislocati numerosi altri luoghi di prigionia a cui Junod non poté accedere, i campi di concentramento  dove migliaia di esseri umani subivano sevizie e torture, venivano gassati ed i loro corpi bruciati nei forni crematori poiché a quel tempo non esisteva alcuna Convenzione per la protezione dei civili.

Infine il nostro Terzo Combattente fu inviato in Estremo Oriente, destinazione Tokyo, per tentare di rintracciare e contattare alcuni dei trecentomila prigionieri in mano giapponese. Il Giappone non aveva ratificato la Convenzione di Ginevra e così Junod fu ricevuto freddamente, i suoi interlocutori gli riservarono un’accoglienza cortese ma formale, priva di disponibilità ed il medico non riuscì a visitare nessun campo e quindi ad incontrare alcun internato. Ogni sua istanza veniva respinta od ignorata, ormai stava perdendo la speranza quando il Giappone si arrese. Con la cessazione delle ostilità poté accedere ai campi di prigionia, prendere visione delle condizioni disumane in cui versavano gli infelici ospiti di quelle strutture, attivare immediatamente i soccorsi e predisporre per il loro rientro nei paesi di provenienza. L’ultima tappa del suo lungo percorso fu la più tragica e la più sconvolgente, Hiroshima con il suo silenzio e la sua desolazione. Ancora una volta lo spirito di servizio a favore delle vittime spinse il medico, il delegato, ma soprattutto il credente ad impegnarsi con tutti i mezzi di cui disponeva per soccorrere una popolazione dolente e sofferente.

 

Marcel Junod

Il Terzo Combattente

Dall’iprite in Abissinia alla bomba atomica di Hiroshima

Franco Angeli Editore 2006, pp.267, €20.00

 

Come parlare di un Dio sconfinato? Il programma 2007-2008 del gruppo di lettura “Dopolavoro Teologico”

di Pasquale Iacobino

 

Martedì 9 ottobre si è tenuto il primo incontro del gruppo di lettura collettiva denominato “Dopolavoro Teologico”. Un'atmosfera di simpatica attesa e un clima fraterno ha accolto i 17 partecipanti, lettori e lettrici, di diverse generazioni, espressione di varie chiese evangeliche di Firenze. La serata è cominciata con una breve meditazione biblica del past. Raffaele Volpe su 1 Corinzi 13:12 (“Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma poi vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma poi conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto”). Dopo un rapido giro di conoscenza dei/delle presenti si è subito entrati nel vivo della scelta della lettura per il programma 2007-2008.

David Buttitta ha presentato il volume di Jurgen Moltmann e di Elizabeth Wendel-Moltmann Passione di Dio; Beatrice Passerini ha introdotto Il Dio sconfinato di Elizabeth Green,  il past. Pawel Gajewski il libro Parlare di Dio di André Gounelle.*

Ne è seguito un primo appassionante confronto sulle figure degli autori e delle autrici, sulle prospettive teologiche, sui contenuti dei libri, sulle aspettative dei lettori e delle lettrici. Voci, metodi e linguaggi del fare teologia, soltanto accennati nei numerosi interventi, ma che già lasciano intravedere le prospettive di edificazione personale legate al  reciproco e fecondo scambio di letture.

Per la prima volta nella breve storia del Dopolavoro Teologico la decisione si è orientata alla lettura parallela di 2 libri: il libro di Elizabeth Green come esempio di una proposta teologica per uomini e donne del nostro tempo; il libro di André Gounelle come proposta di metodo del fare teologia ed esprimersi teologicamente.

Passione di Dio, pur non rientrando nel programma ha suscitato la curiosità di diversi e diverse partecipanti con i saggi della Wendel sulla amicizia, fede e corporeità, e sul richiamo alla grande opera di J.Moltmann Il Dio crocifisso.

La preghiera del past. Mario Marziale ha concluso l'incontro.

Il prossimo incontro del Dopolavoro Teologico, iniziativa promossa dal Centro Culturale Protestante “P.M.Vermigli” e dalla Libreria Claudiana, si terrà:

 

Martedì 20 novembre alle ore 20:00

Via Manzoni n.21 - Firenze

 

Con il seguente programma:

 

Pawel Gajewski introdurrà A.Gounelle per i capitoli: Dio in Crisi / Dove trovare Dio? / Esprimere Dio? / Come dire Dio?

Beatrice Passerini introdurrà E. Green per i capitoli: La nostra comune umanità / Verso l'incontro con l'altro.

Gli interessati e le interessate assenti al primo incontro possono ancora inserirsi. Si ricorda che è necessario per il 20 novembre leggere i capitoli di cui sopra. Gli incontri saranno a frequenza mensile fino a Maggio. Per informazioni: Tel.055.28.28.96 / libreria.firenze@claudiana.it

 

Elizabeth Green, Il Dio sconfinato, Claudiana Torino 2007, pp.103, € 10,00

André Gounelle, Parlare di Dio, Claudiana, Torino 2006, pp.185, € 16,50

 

Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

 

Centro culturale protestante “Pier Martire Vermigli”

Il Centro ha iniziato le sue attività di quest’anno con una partecipata tavola rotonda, tenutasi venerdì, 19 ottobre e dedicata alle prospettive dell’ecumenismo dopo la Terza Assemblea Ecumenica Europea di Sibiu (Romania).

Il prossimo appuntamento è sabato, 10 novembre, alle 17.30, in via Manzoni 19/a. ed è intitolato “Il Dizionario di teologia evangelica. Strumento di ricerca e stimolo di confronto teologico”. Parteciperanno il prof. Leonardo De Chirico, curatore del volume e il past. Raffele Volpe, pastore battista a Firenze. L’incontro sarà moderato dal pastore Mario Marziale, della Chiesa Evangelica Riformata Svizzera di Firenze. Questo appuntamento si inserisce in percorso ecumenico intraprotestante, seguendo le linee programmatiche del Centro Culturale volte a creare luoghi di dialogo e di confronto con tutte le espressioni dell’evangelismo esistenti a Firenze.

 

Centro Sociale Evangelico – Cooperativa sociale “La Riforma”

La mostra – vendita dei lavori eseguiti dal Gruppo del Centro Diurno di Riabilitazione si terrà in via Manzoni 21, nei giorni 28-29-30 novembre, dalle ore 15 alle ore 18.00. Saranno allestiti buffet, lotteria, pesca, ecc. Un vivo ringraziamento a tutte le persone che vorranno intervenire.

 

Il Sassolino Bianco

L’associazione di Volontariato per l’infanzia “Il sassolino Bianco”, nata a Firenze, ove ha direzione e segreteria, annovera attualmente, oltre a quella di Firenze, una sezione alle Valli Valdesi e una a Rio Marina (Isola d’Elba). Ottemperando a quanto deliberato dal Direttivo, la responsabilità della sezione di Firenze è stata affidata a Paola Reggiani, coadiuvata da Antoinette Steiner, Paul Krieg e Andrea Melli. Marco Ricca, presidente dell’Associazione ha presieduto il 17 ottobre scorso la riunione dei Soci, nel corso della quale ha ufficializzato gli incarichi. L’Associazione e i suoi responsabili confidano nell’auspicabile e necessaria collaborazione dei soci, volontari, simpatizzanti. Per rinnovo delle quote, contributi, informazioni: Segreteria, via Manzoni, 21; tel. e fax 0552346933.

 

Chiesa Evangelica Battista

Domenica 7 ottobre è cominciata la Scuola Domenicale, referente il fratello Saverio Violi: domenica 21 ottobre insieme a bambini e bambine evangeliche, la Scuola domenicale partecipa ad una manifestazione ecumenica ed interreligiosa con cristiani, ebrei e islamici.

E' iniziato anche un percorso di 12 lezioni introduttive alla teologia cristiana tenute dal past. Raffaele Volpe, ogni domenica mattina, ore 9:30.

Sabato 13 ottobre, nel pomeriggio, si è tenuto il concerto del violinista Andrea Farolfi, con musiche di Bach (e non solo) e letture di Paolo Biagini. Un buffet ha chiuso la serata.

Domenica 21 ottobre a Livorno c’è stata l’Assemblea regionale dell'Associazione delle chiese battiste Toscane con discussione sui documenti dell'Assemblea UCEBI – Sinodo Valdese e Metodista.

In serata, concerto-recital del pianista Riccardo Foti con musiche di Scarlatti, Chopin, Wagner-Liszt e Debussy.

Domenica 28 non si tiene il culto: la comunità partecipa alla Domenica della Riforma insieme alle diverse chiese evangeliche fiorentine.

Oltre ai delegati per l'Assemblea-Sinodo, un gruppetto partecipa a Roma al Convegno Nazionale promosso dall'UCEBI sulla figura di Martin Luther King nel 50° anniversario della fondazione della Southern Christian Leadership Conference.

Continuano le riunioni di preghiera in casa Brandoli-Tonarelli e presso Gloriana Innocenti.

Ricordiamo i fratelli e le sorelle che per le più diverse ragioni non riescono a partecipare ai culti: li salutiamo con affetto.

 

 

Chiesa Evangelica Luterana

Domenica 18 novembre, al cimitero militare, alle ore 12.00 si terrà una commemorazione dei soldati caduti al Passo di Futa.

Domenica 2 dicembre, la Comunità luterana invita al bazar natalizio, nei locali della Chiesa, dalle ore 12.00

Tutte le perone che amano il canto sono invitate ad aggregarsi alla nostra corale. Per le informazioni si può contattare l’ufficio parrocchiale 0552466006.

 

 

 

Chiesa Evangelica Valdese

Prima di tutto, ricordiamo gli orari delle nostre attività ordinarie e le principali date della nostra agenda.

La Scuola Domenicale si incontra ogni domenica nell’orario del culto, dalle 10.30 alle 11.45 ca. In questi mesi il filo conduttore degli incontri è la storia di Giuseppe e dei suoi fratelli I ragazzi del catechismo s’incontrano ogni sabato alle ore 15.00 per studiare il libro della Genesi. Lo studio biblico prosegue ogni sabato, alle ore 16.00 con la lettura del Vangelo secondo Marco.

Ogni martedì pomeriggio le sorelle del gruppo visitatrici e il pastore Gajewski vanno a trovare le persone anziane della nostra comunità.

I culti domenicali a Empoli si terranno ogni terza domenica del mese alle ore 16.30. Le prossime date sono: il 18 novembre e il 16 dicembre. Stenta a decollare il progetto di piccole “riunioni quartierali” di studio biblico e di preghiera. Per ora un regolare appuntamento mensile di questo tipo è stato programmato soltanto a Empoli.

L’assemblea di chiesa è convocata per domenica 11 novembre. Inizieremo i lavori con il culto alle 10.30 nel tempio per proseguire i lavori in via Manzoni. Vi preghiamo di comunicare quanto prima la vostra partecipazione al pranzo comunitario e alla parte pomeridiana dell’assemblea. All’ordine del giorno è prevista la relazione sui lavori del Sinodo valdese e metodista e dell’Assemblea congiunta BMV. Affronteremo anche almeno due questioni legate al nostro tempio: il riscaldamento e la collaborazione con le chiese di stranieri che ospitiamo.

Il Concistoro in questi mesi sta lavorando intensamente su questi due argomenti. Sono pervenuti al Concistoro tre preventivi diversi che saranno sottoposti all’assemblea. Allo stato attuale delle cose è impensabile un ripristino della canna fumaria e del riscaldamento all’aria. Il concistoro dunque si è orientato verso altre soluzioni più moderne e meno onerose quanto ai consumi e alla manutenzione.

Il nostro bazar comunitario si terrà, D.v., sabato, 17 novembre nei locali di via Manzoni, dalle ore 12.00 fino alle 17.00 ca.

Alla fine desideriamo rivolgere i nostri particolari saluti ad alcune persone della nostra comunità.

Le nostre più sentite condoglianze possano giungere alla sorella Melina Grimaldi, vedova Caponetto e a Tutta la famiglia del fratello Salvatore Caponetto.

Salutiamo con affetto la famiglia Bottini. Ugo è stato sottoposto di recente a un intervento chirurgico perfettamente riuscito. Il nostro pensiero e la nostra preghiera abbracciano tutta la famiglia e in particolare Stefano che sta lottando contro alcuni problemi di salute.

La sorella Loretta Messeri Falchini è costretta a sottoporsi con una certa regolarità ad interventi chirurgici tesi a migliorare in modo permanente le sue condizioni di salute. Desideriamo starle vicino nella comunione di preghiera e di affetto.

Alla fine il nostro pensiero ritorna alla Famiglia Pizzi. Ringraziamo l’Eterno perché ha permesso a David e Francesco (Palù) di superare brillantemente una serie di interventi chirurgici avviandoli verso la piena guarigione. A Marianne e Mario esprimiamo tutto il nostro affetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Principali appuntamenti ecumenici a Firenze e in Toscana

 

Martedì, 6 novembre alle ore 21.00, presso la Sala della Cassa di Risparmio di Firenze, via Folco Portinari 5, Amicizia Ebraico- Cristiana e l’Associazione  Dialoghi invitano all’incontro intitolato Scienza e fede.

 

Martedì, 13 novembre, alle ore 19.45, “Passi di Pace” da Piazza Santa Croce a Palazzo Vecchio, camminata in meditazione, a cura dell’Associazione “Un tempio per la pace”; alle ore 21.00, nella Sala Incontri del Palazzo Vecchio, preghiera per la pace (Pace e amore).

 

Dal 1 al 15 dicembre, la Chiesa Avventista festeggia l’inaugurazione del nuovo locale di culto.

 

Domenica, 2 dicembre, presso i locali della Chiesa Avventista una tavola rotonda in occasione del 400° anniversario della Bibbia di Diodati.

 

Dal 15 al 16 dicembre, in via Manzoni 21, bazar organizzato da Amnesty International.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diaspora evangelica

 

Direzione, redazione:

Via Manzoni, 21 – 50121 Firenze

Tel.: 0552477800

pgajewski@chiesavaldese.org

www.firenzevaldese.chiesavaldese.org

 

Dir. Responsabile: Gabriele De Cecco

Redazione: Pawel Gajewski

 

Reg. Tribunale di Firenze, 16 ottobre 1967, n.1863

 

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