Partire

di Helder Camara

 

Partire è anzitutto uscire da sé.

Rompere quella crosta di egoismo

che tenta di imprigionarci nel nostro “io”.

Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi,

come se fossimo al centro del mondo e della vita.

Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo:

qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo l’umanità è più grande

ed è essa che dobbiamo servire.

Partire non è divorare chilometri,

attraversare i mari, volare a velocità supersoniche.

Partire è anzitutto aprirci agli altri,

scoprirli, farci loro incontro.

Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie

alle nostre, significa avere il fiato

di un buon camminatore.

E possibile viaggiare da soli.

Ma un buon camminatore sa

che il grande viaggio è quello della vita

ed esso esige dei compagni.

Beato chi si sente eternamente in viaggio

e in ogni prossimo vede un compagno desiderato.

Un buon camminatore si preoccupa

dei compagni scoraggiati e stanchi.

Intuisce il momento in cui cominciano a disperare.

Li prende dove li trova.

Li ascolta, con intelligenza e delicatezza,

soprattutto con amore,

ridà coraggio e gusto per il cammino.

Camminare è andare verso qualche cosa;

è prevedere l’arrivo, lo sbarco.

Ma c’è cammino e cammino:

partire è mettersi in marcia

e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia

per costruire un mondo più giusto e umano.

 

(Helder Camara, Camminiamo la speranza)

 

 

 

 

Chi parte

 

è Gianna, la vostra redattrice, che si trincera dietro questo autorevole e bellissimo testo per non sentirsi in colpa di lasciare tanti amici, la chiesa valdese di Firenze, questa rivista mensile, e tanti gruppi e contatti nella città e in Toscana!

Ora compila per l’ultima volta  questo numero di Diaspora e vi saluta con affetto e riconoscenza per le esperienze, gli stimoli, le correzioni ricevute, insieme a molte manifestazioni di adesione e di stima! Verso la fine di questo numero troverete il suo indirizzo e l’invito a raggiungerla quando volete.

 

Chi arriva

 

Un caldo benvenuto al past. Pawel Gajewski, che da Luglio diventa il nuovo pastore valdese di Firenze! Il prossimo numero di Diaspora uscirà nei primi di settembre. Siete pregati di mandare vostri contributi e notizie al nuovo redattore entro il 10 agosto, perché si possa compilare il numero di settembre prima del Sinodo :

pgajewski@chiesavaldese.org

 

 

 

IL PRODIGIO DELLO SPIRITO

di Mario Marziale

 

Mosè disse al SIGNORE: «Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia agli occhi tuoi, e mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? L'ho forse concepito io tutto questo popolo? L'ho forse dato alla luce io, che tu mi dica: "Portalo sul tuo seno", come la balia porta il bimbo lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Io non posso, da solo, portare tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me. Se mi vuoi trattare così, uccidimi, ti prego; uccidimi, se ho trovato grazia agli occhi tuoi; che io non veda la mia sventura!». Il SIGNORE disse a Mosè: «Radunami settanta fra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come persone autorevoli; conducili alla tenda di convegno e vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te; prenderò lo spirito che è su te e lo metterò su di loro, perché portino con te il carico del popolo e tu non lo porti più da solo. Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del SIGNORE; radunò settanta fra gli anziani del popolo e li dispose intorno alla tenda. Il SIGNORE scese nella nuvola e parlò a Mosè; prese dello spirito che era su di lui, e lo mise sui settanta anziani; e appena lo spirito si fu posato su di loro, profetizzarono, ma poi smisero.” (Numeri 11,11-12.14-17.24-25).

 Care comunità, cari fratelli e sorelle nel Signore,

 siamo veramente lieti di ritrovarci insieme nuovamente in occasione della festa di Pentecoste, per rendere uniti il nostro culto a Dio e celebrare la discesa dello Spirito Santo sui primi discepoli, quindi la nascita della chiesa cristiana.

 Nel Nuovo Testamento si legge che mentre i discepoli, nella

sala di sopra, perseveravano unanimi nella preghiera, con le donne e con Maria, madre di Gesù e con i fratelli di lui, “Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dove essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.”

 Si realizza così la promessa fatta da Gesù ai discepoli, secondo cui non li avrebbe lasciti soli, ma avrebbe chiesto al Padre di adempiere la sua promessa, quella d’inviare loro lo Spirito Santo, il Consolatore. Questi li avrebbe aiutati a capire e a ricordare tutte le cose da lui insegnate ed avrebbe perfino interceduto per loro presso il Padre con sospiri ineffabili.

 Ebbene, una prima piccola pentecoste è raccontata anche nel libro dei Numeri. E’ un prodigio straordinario con il quale si risolve un problema vitale del servitore per eccellenza del Signore, Mosè. Il quale è impegnato a guidare il popolo di Dio nella lunga marcia nel deserto, dalla schiavitù d’Egitto verso la terra promessa, dall’oppressione alla libertà, dalla insignificanza di popolo tribale allo status di nazione pari alle altre.

 Durante questo lungo e difficile cammino nel deserto il popolo, dopo una prima simile esperienza risoltasi positivamente per intercessione di Mosè, spinto da frange estranee ed ingorde che ad esso si sono aggregate, comincia di nuovo a piagnucolare dietro a Mosè per i disagi e le privazioni della vita nomade, giungendo perfino a manifestare nostalgia dell’Egitto, dove secondo loro avevano un minimo di cibo garantito e anche carne da mangiare. Difatti, stufi della manna, imprecano contro Mosè dicendo: “Dacci da mangiare della carne!”

 E’ a questo punto che la crisi del condottiero Mosè giunge al culmine. Egli sente di non avere più la capacità e la forza fisica di gestire da solo una situazione che sente sfuggirgli dalle mani. Il peso è troppo grave per lui. Si tratta di governare 600.000 soldati e una popolazione di circa 2.000.000 di persone, oltre tutto scontente e in agitazione.

 Giunto all’estremo delle forze, Mosè non se la sente più di continuare ad intercedere per il popolo presso Dio come ha fatto finora. Con tutta franchezza si rivolge Dio e gli dice che non ha trovato grazia ai suoi occhi, perché gli ha messo addosso il carico di tutto il popolo, che da solo non può sopportare. Vuole farla finita con la sua missione e addirittura con la vita, perciò prega Dio di risparmiargli l’umiliazione dell’insuccesso uccidendolo.

 E’ vero l’antico detto, secondo cui “Anche gli uomini forti cadono”. Momenti di stanchezza, di debolezza, di abbattimento, di mancanza di fede capitano a tutti. Ognuno di noi ne sa qualcosa! Perfino Gesù, nel momento più atroce della sua vita, esclama: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato. Sappiamo bene però che Gesù, diversamente da Mosè, nonostante la sofferenza, non intendeva affatto sottrarsi al compito di dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti, per cui si rimetteva alla volontà del Padre.

 Ma Dio non abbandona i suoi servitori impegnati a portare avanti il suo Piano. Proprio nei momenti di difficoltà viene loro in soccorso personalmente. Perciò, ordina a Mosè di radunare presso la tenda di convegno settanta anziani del popolo, persone ben conosciute ed autorevoli. Qui, Egli scende nella nuvola e gli parla, prende dello Spirito che era su di lui e lo mette sui settanta anziani, i quali da questo momento iniziano a profetizzare e ad aiutare Mosè a portare il carico del popolo. Così, Mosè, contrariamente ai suoi desideri, ha salva la vita e, per un prodigio dello Spirito, ottiene ciò che gli occorre per portare avanti la sua missione: l’aiuto di anziani, che profetizzarono per un tempo e che con la loro esperienza e saggezza lo affiancano nel difficile compito.

 Dio estende il dono dello Spirito Santo ad altre persone del suo popolo. Il testo dice che “Dio prese dello Spirito che era in lui e

lo mise sui settanta anziani.” Immagine che richiama alla memoria quella del dono definitivo dello Spirito Santo a Pentecoste, secondo la quale apparvero delle lingue di fuoco che si dividevano e che si posava una su ognuno dei presenti.

 Nell’una e nell’altra immagine, lo Spirito è rappresentato materialmente, come qualcosa che si può suddividere ed essere distribuito senza mai esaurirsi. Ma cosa è in realtà lo Spirito Santo?

 Nella Bibbia è presentato come alito, soffio, vento, che prima d’investire singoli servitori del Signore e prima ancora di manifestarsi nella Pentecoste cristiana, ha aleggiato sulla superficie delle acque nella creazione. Esso può essere definito come la presenza attiva, generosa, di Dio stesso. La potenza mediante la quale Egli crea, mantiene in vita e difende la sua creazione. Esso non cade sotto i nostri sensi, ma se ne può avvertire l’effetto. Utilizzando una metafora, che si usa spesso nell’insegnamento d’istruzione religiosa, lo Spirito Santo può essere paragonato alla corrente elettrica. La quale non ha alcuna apparenza, non si vede, ma basta che attraversi un semplice conduttore perché se ne avvertano  tutti gli effetti: quello luminoso, calorifico, magnetico e fisiologico.

 Come tutte le altre cose che concernono Dio, la sua natura e la potenza dello Spirito Santo si sono manifestati in maniera esemplare nel suo figlio Gesù Cristo: nella sua nascita, vita, morte e resurrezione. Proprio Lui, nell’atto di lasciare i suoi discepoli, li rincuora dicendo che non li avrebbe lasciati soli, ma che avrebbe mandato loro lo Spirito Santo promesso dal Padre, il Consolatore, con il compito di insegnare ogni cosa e di ricordare quello che Egli ha detto.  

 Nel corso della sua lunga riflessione teologica, la Chiesa cristiana ha riassunto le funzioni dello Spirito Santo principalmente in tre ambiti:  quello della rivelazione, della salvezza umana e della vita cristiana.

 Il ruolo centrale dello Spirito è quello di rivelare Dio e di guidare l’umanità a conoscere la verità. Un altro ruolo dello Spirito è quello di guidare nel processo di salvezza, nel creare e mantenere vivo il rapporto tra Cristo e il credente. Infine, un altro ruolo è quello che Egli svolge nella vita cristiana, individuale e comunitaria, nel “rendere reale” la presenza di Dio nella preghiera e nel culto, e nel mettere i credenti in grado di vivere la vita cristiana dal punto di vista etico.

 A questo fine, lo Spirito conferisce i suoi carismi (doni) ai singoli credenti e alle comunità come  vuole, ma per l’utile comune; cioè per il bene di tutti, affinché singoli e comunità crescano nell’amore e nell’unità, per giungere alla statura perfetta di Cristo.

 Nella pentecoste di Numeri, il conferimento dello Spirito ai settanta anziani, che compie il prodigio di renderli capaci di svolgere il loro servizio di aiuto a Mosè, per il bene di tutto il popolo, è di grande incoraggiamento anche per noi. Ancora oggi, il nuovo popolo di Dio si dibatte in un mare di difficoltà, sia per sopravvivere, sia per svolgere il suo compito di testimone dell’Evangelo in un mondo che si presenta sempre più complesso e sempre con meno certezze.

 Senza parlare poi delle difficoltà che incontriamo come singoli credenti e come famiglie di credenti, per la conservazione della fede, nella gestione dei rapporti familiari tra noi e tra noi genitori e i nostri figli, nei problemi di lavoro, nell’educazione e nell’istruzione delle nuove generazioni, nonché nella valutazione del futuro.

 Ebbene, in tutti questi casi, sotto certi aspetti non meno gravi di quelli del popolo condotto da Mosè nel deserto, dal testo di oggi traiamo un messaggio di grande speranza e consolazione. Di speranza perché possiamo attenderci altri interventi dello Spirito, e di consolazione perché i nostri problemi, per quanto gravi possano essere, hanno una soluzione, o nella peggiore delle ipotesi possono essere vissuti nella presenza attiva dello Spirito, che ci illumina, ci guida,

ci dà forza, e perfino prega intercedendo per noi.

 Si tratta di avere la volontà di esaminarci seriamente e di renderci conto della china sulla quale siamo. Quindi, di chiedere con forza al Signore di rendere attiva la Sua presenza spirituale in noi e intorno a noi, fornendoci i doni necessari che ci mancano e ravvivando quelli che già possediamo. Così facendo, potremo superare i problemi e proseguire il nostro cammino verso la Vita.

 Si tratta, in fondo, di chiedere al Signore di darci la capacità di aprirci di più gli uni agli altri e di andare più speditamente gli uni incontro agli altri, portando i propri doni per condividerli con gli altri. Così facendo, esercitando insieme tutti doni ricevuti sotto la guida dello Spirito, ai nostri problemi possono giungere soluzioni del tutto impensate e inaspettate, come opera attiva e generosa della presenza spirituale Dio, in noi e intorno a noi, che chiamiamo Spirito Santo. AMEN.

 (Meditazione tenuta in occasione di Pentecoste 2007, nel culto in comune tra Luterani e Riformati).

 

 

 

Alla ricerca dell’unità visibile

di Serena Noceti

 

Il fondamento battesimale

 

Tre sono state le vie percorse per contribuire a delineare questo «dare coreografia» alle relazioni tra le Chiese e alle attivi­tà: quella dell’elaborazione teologica. quella dell’elaborazione strategica di progetti per i prossimi anni e l’applica­zione del nuovo modello decisionale del consenso, per la gestione dei pro­cessi assembleari.

A conclusione è stato approvato un documento ecclesiologico, intitolato Called to Be One Church. A partire dal concetto di koinonia e dalla visione di un’ecclesiologia di comunione, quale è stata formulata nell’assemblea di Canberra, sulla base della definizione di Chiesa come “comunione di cre­denti creata dalla parola di Dio”, il documento propone una riflessione sul significato di unità (in rapporto all’apostolicità) e di cattolicità. nel­l’orizzonte del mutuo riconoscimento tra Chiese. Il modello scelto è quello di un’ecclesiologia definita dal fondamento battesimale (par.8-9); esso implica e richiede effettivi passi in ordine al riconoscimento dell’unico battesimo. che «manifesta la realtà che noi appar­teniamo gli uni agli altri», come richie­sto fin dalla sessione di apertura dal metropolita Aram I.

La scelta di elaborare un docu­mento ecclesiologico, seppur così lineare e sintetico, risponde alla richiesta di convergenze teologiche sul piano della visione di Chiesa emersa nella fase successiva ad Harare, e insieme è implicita nel processo di riconfigurazione, che include la neces­sità di definire chi sia Chiesa e quale sia la sua forma fondamentale. Il documento in questo senso vuole esse­re un primo passo, come richiamato dal titolo — nella sua forma di invito e di appello — e soprattutto dalle dieci domande dell’ultimo paragrafo. che vengono consegnate alle singole Chiese perché possano costituire la base comune per un dialogo nei pros­simi sette anni.

Accanto alla ricerca di stampo ecclesiologico complessivo sono stati numerosi i richiami a recuperare un ruolo centrale per Fede e Costituzione) sono stati individuati alcuni passi attuabili intorno ai quali concentrare ricerca, dibattito, confronto nei prossi­mi anni: il riconoscimento da parte di tutte le Chiese dell’unico battesimo, la ricerca di una data comune per la cele­brazione della Pasqua, l’ipotesi di un’assemblea ecumenica comune pro­mossa dal CEC e da altri organismi ecumenici.

 

La decisione per consenso

I documenti di programma e di orientamento per il prossimo periodo di lavoro segnalano, infatti, tra le quattro aree di impegno (unità, spiri­tualità, missione; formazione ecume­nica; giustizia globale; testimonianza profetica delle Chiese) l’urgenza che la prima area sia particolarmente curata e promossa, come prospettiva fondativa e qualificante, e sviluppata con l’apporto anche di altri soggetti impe­gnati nella ricerca di unità delle Chie­se (comunioni mondiali di Chiese, consigli nazionali e locali, organizza­zioni ecumeniche e istituti di ricerca). In questo il ruolo del CEC sarebbe quello di coordinamento e di promo­zione della partnership tra soggetti e livelli talora molto diversi.

Nel processo di riconfigurazione si colloca anche una significativa novità sul piano delle dinamiche e dei lavori assembleari: Porto Alegre è stata, infatti, la prima assemblea mondiale del CEC nella quale si è ricorsi alla procedura della decisione per consen­so (cf. Regno-att. 6,2005,153). Il classi­co modello parlamentare, fondato sul voto della maggioranza, adottato dal CEC nel 1948 quando la maggior parte delle Chiese membri erano euro­pee e nordamericane, veniva infatti indicato da molto tempo come insuffi­ciente sul piano dell’efficacia e della significatività ecclesiale, non adeguato a tutelare le posizioni di minoranza, soprattutto in ordine alle scelte etiche e di politica sociale, limitato nell’espri­mere la particolarità del decidere come Chiesa. Adottato su raccoman­dazione della Commissione speciale sulla partecipazione delle Chiese orto­dosse al CEC, il procedimento era già stato sperimentato da alcune Chiese.

Le decisioni vengono prese ricer­cando una mens comune, senza giun­gere al voto formale, attraverso un pro­cesso di dialogo e di apporto di tutte le componenti. La procedura adottata, estremamente semplice nei suoi ele­menti di fondo, si radica nell’espressio­ne di consenso (cartoncino arancione alzato) o di disapprovazione (cartonci­no blu) dopo ogni intervento in aula o dopo la proposta di un testo-base di discussione.

Chi esprime il suo dissenso ha pos­sibilità di darne le sue motivazioni o di formulare proposte alternative, su cui l’assemblea immediatamente manife­sta ulteriore accordo o dissenso: infine. relatori ed estensori dei testi-base possono rispondere, replicare, accogliere i suggerimenti avuti. Il procedimento continua fino alla maturazione di un consenso generale dell’assemblea sulla questione in esame; in caso di non unanimità vengono registrati i motivi di chi rimane contrario (al contenuto nel suo insieme o alla formulazione adottata).

Un tale metodo appare maggior­mente coerente con l’ecclesiologia comunionale perseguita dal CEC, per il suo essere orientato alla costruzione di una mentalità comune e alla deter­minazione di una formulazione condi­visa, e non solo a una decisione di carattere operativo, per lo stile dialogi­co e l’ottica cooperativa (e non compe­titiva) che esso richiede e che contri­buisce a far maturare. E una metodo­logia che tende all’unità senza svilire le differenze; le valorizza, infatti, nella fase di ricerca e ne mantiene memoria qualora si pervenga a un accordo non pienamente condiviso da tutti. Due limiti vanno però segnalati: il processo di discernimento e decisione risulta efficace e utile in riunioni medio-pic­cole, ma difficile da gestire con i 700 delegati dell’assemblea; esso dà inoltre grande potere al moderatore dell’as­semblea, a scapito forse dell’apporto di Chiese più grandi e strutturate.

 

Chiesa cattolica e futuro del CEC

Accanto alla delineazione delle dinamiche interne, in ordine alla nuova configurazione del CEC nel­l’orizzonte del più vasto movimento ecumenico, nelle assemblee plenarie e nei gruppi di studio ha avuto partico­lare rilievo il confronto, sentito urgen­te e necessario, con le Chiese penteco­stali e con la Chiesa cattolica.

L’irrompere di esperienze cristiane, portatrici di uno stile e di un modello di Chiesa e di evangelizzazione nuovo, di congregazioni non-denominaziona­li, «para-Chiese» e «mega-Chiese», ha cambiato in modo profondo il panora­ma delle Chiese cristiane e il CEC ne è stato, altrettanto profondamente, provocato, quanto alla determinazione dei criteri ecclesiologici per l’apparte­nenza e quanto alle relazioni più immediate per l’azione comune e l’opera di evangelizzazione. Negli ulti­mi sei anni sono stati posti i primi passi di dialogo e confronto (solo l’1% delle Chiese membri sono pentecostali e la maggior parte di esse — che riuniscono il 20°/o dei cristiani del mondo — non è interessato a entrare nel CEC), soprat­tutto grazie al lavoro di un Gruppo misto di consultazione, i cui risultati sono stati proposti in occasione dell’Assemblea.

Più articolato e ricco il confronto con la Chiesa cattolica, presente a Porto Alegre con una folta e qualifica­ta delegazione guidata dal presidente del Pontificio consiglio per la promo­zione dell’unità dei cristiani card. W. Kasper e dal segretario mons. B. Farrell. In assemblea è stato richiama­to più volte l’Ottavo rapporto del Gruppo misto di lavoro cattolici-CEC. sia per il documento sulle Implicazioni ecclesiologiche ed ecumeniche di un battesimo comune, sia per il testo sulle linee future di lavoro comune e di col­laborazione.

Al domenicano J. A. Scampini è stata affidata la risposta cattolica al documento ecclesiologico Called to Be One Church. Il teologo argentino ha sottolineato — accanto a un sostanziale apprezzamento dell’impianto ecclesio­logico di fondo, sviluppato sull’idea della koinonia con forte rilievo dato al fondamento battesimale — alcune divergenze, soprattutto in ordine al vinculum hierarchicum considerato essenziale per l’unità della Chiesa secondo la prospettiva cattolica. L’intervento di Scampini si è concluso con un appello al CEC perché conti­nui a esercitare il suo ruolo di strumen­to privilegiato al servizio della causa dell’unità mettendo come sue priorità «i temi teologici che appaiono nel documento e sostenendo efficacemen­te i programmi che affrontano le diffe­renze che dividono le Chiese, concre­tamente gli studi di Fede e Costituzione sull’ecclesiologia, il battesimo, l’antro­pologia teologica».

La preoccupazione prima della Chiesa cattolica è apparsa quella di promuovere il movimento ecumenico proprio sul piano del dialogo teologico e della ricerca sui nodi controversi (bat­tesimo, eucaristia, ministeri). D’altra parte, la stessa scelta di privilegiare la via dei dialoghi bilaterali che la Chiesa cattolica ha posto in atto (attualmente sono 17) risponde a questa logica di non fermarsi solo alla considerazione dell’azione comune, ma di adoperarsi per il più difficile chiarimento di ciò che divide. Proprio l’apporto che la Chiesa cattolica può offrire sul piano della ricerca e del dibattito teologico è ricercato e segnalato come ricchezza dalla quale il mondo ecumenico non può prescindere.

Numerosi sono stati, in assemblea plenaria e nei gruppi di studio, i riferi­menti alla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione fir­mata dalla Federazione luterana mon­diale e dalla Chiesa cattolica nel 1999. Anche in questa prospettiva il lavoro di Fede e Costituzione nei prossimi anni appare strategico e necessaria la sua recezione nel processo di riconfigura­zione globale: esso rappresenta il luogo primario luogo primario in cui le ricchezze teo­logiche delle tradizioni e delle Chiese possono essere valorizzate. In esso la Santa Sede può ulteriormente adope­rarsi per quel servizio alla ricerca del­l’unità visibile che il card. Kasper ha indicato nel suo discorso di apertura. ribadendo l’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica nella causa ecumeni­ca. sancito dal Vaticano II con il decre­to Unitatis redintegratio.

Sulla base di un consenso, necessa­riamente differenziato, sul modello ecclesiologico, saranno possibili ulte­riori passi (circa l’unità, gli elementi di definizione di ecclesialità, la figura base di Chiesa e le sue componenti essenziali), verso la piena unità visibi­le, riaffermata in questa assise come orizzonte da ricercare e costruire nella storia.

 

(da: Il Regno-Attualità 6/2006

 

 

 

 

Riconoscimento reciproco del Battesimo in Germania

 

 

Roma (NEV), 2 maggio 2007 – Un accordo formale sul reciproco riconoscimento del battesimo è stato siglato dai rappresentanti di 11 chiese cristiane tedesche durante una liturgia ecumenica nella cattedrale di Magdeburgo il 29 aprile. Si tratta del primo accordo formale di livello nazionale in Germania, dove iniziative simili sono state prese in passato su base regionale. Erano presenti alla cerimonia, tra gli altri, il vescovo luterano Wolfgang Huber, capo della Chiesa evangelica tedesca (EKD), e il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca.

Notando il valore simbolico della cattedrale di Magdeburgo, in cui si trova un fonte battesimale risalente a mille anni fa, Huber ha dichiarato: "Questo fonte ha rappresentato il solo battesimo, del quale facciamo oggi testimonianza, ancor prima della divisione tra cristianesimo orientale e occidentale (nel 1054) e molto prima dell’inizio della Riforma protestante". Una dichiarazione comune delle chiese firmatarie cita le parole del documento "Battesimo, eucaristia e ministero" (BEM), elaborato da una commissione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) nel 1982: "Un solo battesimo in Cristo è ‘una chiamata alle chiese per superare le divisioni e manifestare la comunione in maniera visibile’". Come ha fatto notare l’EKD, l’iniziativa è nata nel 2002 da un’idea del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, cui aveva risposto il pastore Konrad Raiser, allora segretario generale del CEC, affermando che sarebbe stato più fruttuoso per l’ecumenismo concentrarsi sul battesimo piuttosto che sull’eucaristia.

Le 11 chiese firmatarie sono: la Chiesa cattolica romana, la Chiesa evangelica luterana indipendente, la Chiesa evangelica metodista, la Chiesa evangelica tedesca, la Chiesa evangelica vetero-riformata della Bassa Sassonia, la Chiesa ortodossa, la Chiesa ortodossa apostolica armena, la Chiesa ortodossa etiope, il Consiglio delle chiese anglicane episcopali, la Diocesi dei vetero-cattolici, la Provincia europea continentale della chiesa morava. (nev/eva)

 

 Testo dell’accordo

 

“Gesù Cristo è la nostra salvezza. In lui Dio ha superato la lontananza del peccatore (Rom.5,10), per farci diventare figli e figlie di Dio. Come partecipazione al mistero della morte e risurrezione di Cristo, il battesimo significa nuova nascita in Gesù Cristo. Chi riceve questo sacramento e risponde all’amore di Dio, si unisce a Cristo e allo stesso tempo al suo popolo di ogni tempo e di ogni luogo. Come segno dell’unità di tutti i cristiani il battesimo ci lega a Gesù Cristo, fondamento di questa unità. Malgrado le differenze nella comprensione della chiesa si stabilisce fra noi un accordo di base sul battesimo.

Perciò riconosciamo ciascuno che sia stato battezzato, secondo l’incarico di Gesù, per immersione  o aspersione con acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e ci rallegriamo per ogni persona che verrà battezzata. Questo riconoscimento reciproco del battesimo è espressione del legame fondante dell’unità in Gesù Cristo (Ef. 4, 4-6). Il battesimo così praticato è unico e irripetibile. Noi confessiamo con il Documento di Lima: il nostro battesimo in Cristo è “un appello alle chiese a superare le loro divisioni e a manifestare la loro comunione in maniera visibile”.

 

 

 

 

 

 

Confessione di fede dei confermandi -  Firenze-Pentecoste 2007

 

Crediamo in un solo Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra di tutte le cose visibili e invisibili

Signore Tu sei l’Eterno: colui che non ha né origine né fine e tutto gli appartiene perché da te creato.  Tu sei colui  che il nostro cuore desidera, come la cerva anela ai corsi d’acqua pura (rif. Sal. 42,2)

 

E in un solo Signore Gesu’ Cristo, unigenito Figlio di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli; luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato e non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui sono state fatte tutte le cose;

 Signore dopo questa professione vogliamo esaminarci e verificare  se  Gesu’ il Cristo    è  veramente il nostro Signore oppure  gli idoli del  mondo hanno preso, nella nostra vita,  il suo posto.

 

Per noi essere umani e per la nostra salvezza discese dai cieli e si è incarnato per opera dello Spirito santo (nel seno) della Vergine Maria e s’è fatto essere umano;

Signore  tu che sei l’Infinito trascendente, ti fai carne,  entri nel tempo e nella storia per camminare con gli uomini di ogni epoca.  Grazie Signore perché ci riveli la  fedeltà alle tue promesse: ‘Ecco lo spirito santo scenderà su di te,  su te stenderà la potenza dell’altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio’ (rif. Luca 1,35)

 

Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,

Signore  con la tua passione e la tua  morte ci insegni che amare  significa morire a se stessi;  infatti tu  Gesu’ muori per ogni uomo della storia, nessuno escluso, poiché,   nessuno  è così  giusto da non aver bisogno del tuo perdono,  nessuno è così ricco da non mendicare  un po’ del tuo amore.

 

Patì e fu sepolto e il terzo giorno  risuscitò, secondo le Scritture; salì al cielo e side alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non  avrà fine.

Signore con il tuo corpo esanime che scende nella terra e con la tua  resurrezione sconfiggi la morte: radice di tutte le nostre paure.  Grazie Signore perché non ci lasci soli, tu cammini con noi. Grazie Signore perché tutta la Chiesa ti aspetta, come la sentinella nella notte attende l’aurora (rif. Sal.130,6) Liberaci Signore  dal torpore, nell’attesa, e donaci il desiderio di ripetere sempre Maranatha’ : vieni Signore.

 

Crediamo nello spirito santo, che è signore e dà la vita e procede dal Padre e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti;

Signore donaci il tuo Spirito perché possiamo essere coraggiosi e gioiosi di testimoniare la tua amicizia.

 

Crediamo in una sola Chiesa, santa, universale e apostolica

Signore, tu che hai fondato la Chiesa su uomini fragili e paurosi e poi li hai illuminati con il tuo Spirito il giorno della Pentecoste, illumina le coscienze di tutti i cristiani affinché siano vera testimonianza del tuo Evangelo e lavorino per una effettiva e duratura unità della tua Chiesa, una unità che si compia nel rispetto e nelle diversità. Troppe ingiustizie e discriminazioni, nel corso della storia, sono state perpetrate nel Tuo nome. Aiutaci a comprendere, e a far comprendere ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il Tuo messaggio di amore e di pace.

 

Confessiamo un solo battesimo per la remissione dei peccati

Signore, tu che sei stato battezzato con l’acqua da Giovanni il Battista, tu che ci hai battezzato in spirito, guarda con misericordia ai nostri errori e alle nostre debolezze affinché tutti possiamo rinascere in Te. Preghiamo per tutti quelli che sono battezzati nelle Chiese cristiane del mondo e per quelli, come noi, che ne prendono ora coscienza, affinché impariamo tutti a seguire le Tue orme, come discepoli di Gesù. 

 

Aspettiamo la Risurrezione dei morti e la vita del secolo a venire. Amen.

Signore, tu che hai detto “Io sono la Risurrezione e la Vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25) aiutaci a vivere con onestà, rettitudine e senso di giustizia la nostra vita terrena, affinché possiamo seguirti nella risurrezione dell’ultimo dei giorni. Aiutaci a superare la nostra paura umana di morire e il dolore dei nostri cari. Dolore che si tramuterà in gioia, perché Tu ci hai promesso che saremo in Te e con Te, secondo la Tua volontà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diaconia Valdese

Fiorentina

 

Relazione annua 2006

di Gabriele De Cecco

 

 

Introduzione

L'anno 2006, il primo della DVF, è ormai consegnato alla storia con il suo andamento piuttosto enigmatico e con una ricchezza di elementi che ancora occupano a fondo le nostre capacità di analisi e di valutazione. Non tutto è andato come l'immaginavamo, anche se va osservato che non abbiamo poi avuto molto tempo per una immaginazione preventiva e ci siamo misurati in tempo reale con le situazioni e gli sviluppi di una operazione di aggregazione di istituti non semplice e non del tutto prevedibile a tavolino.

E' stato un anno di gravoso impegno per molti di noi e se abbiamo sofferto difficoltà che a volte, è giusto ammetterlo, ci hanno soverchiato e visto tentennare, abbiamo anche visto persone crescere prendendo su di sé sfide e responsabilità. Forse è proprio questo il fatto più confortante per il futuro.

Va subito detto che il cuore del nostro servizio, che è rappresentato dalle unità operative di istituto, ha reagito davvero brillantemente alle difficoltà. La fermezza nelle incertezze, la determinazione a portare avanti un servizio di qualità, la critica sempre responsabile alle incertezze organizzative complessive, hanno fatto in modo che il servizio rivolto ai nostri anziani, ai nostri ragazzi, a “utenti” di tipo diverso, ha raggiunto una qualità ancora maggiore che nel passato. Non è poco.

Questo non ci esime dal riflettere sulle mancanze che ancora scontiamo nel realizzare una DVF di cui tutti si sentano parte e che senta tutte le parti come fondamentali per il proprio complessivo cammino.

Probabilmente non c'è poi da stupirsi più di tanto delle difficoltà emerse proprio nei luoghi centrali dell'incontro tra storie e culture diverse, che hanno bisogno di tempi lunghi per fondersi e trovare sinergie. Forse la scelta di procedere dalla periferia verso il centro, dal consolidamento e dalla riorganizzazione delle unità operative verso poi una sintesi centrale, può avere avuto il suo peso a proposito di quanto sopra detto: abbiamo tenuto fede agli impegni con i nostri ragazzi e i nostri anziani, tuttavia resta l'interrogativo sulla lentezza nella costruzione complessiva della DVF, con il retaggio di tutti i “se” e i “ma” del caso.

Collegato a ciò, forse più di quanto sembrerebbe, c'è l'insoddisfazione per il risultato economico. Se è vitale che questo dato non ci fermi, né rallenti ulteriormente il cammino, è fuori di dubbio che molte energie vanno urgentemente canalizzate nella direzione di una razionalizzazione e di un controllo molto rigido di tutti gli aspetti economici, in massima parte nella gestione del costo del personale.

Il concetto che dobbiamo aver chiaro è che, purtroppo, ci sono cose che non possiamo permetterci e che dobbiamo rinviare a tempi migliori (salvo prendercela con chi redistribuisce le ricchezze o forse non ha il coraggio di farlo). Ciò riguarda, ad oggi, in misura massima il Gignoro, in misura normale il Gould, in misura minore il Ferretti e la Foresteria.

Avendo a che fare con numeri che si fanno sempre più grandi, i contraccolpi di tanti piccoli fattori (perché questo è accaduto!) rischiano di eludere l'attenzione e presentarsi tutti insieme nelle somme di bilancio con le sembianze di pesante fardello. Se poi la ASL non mantiene promesse, se poi ci rallegriamo di 9 meternità DVF e ci dispiaciamo per tre malattie lunghe... resta il fatto che non abbiamo messo in campo, ancora, quelle sinergie, anche economiche, che devono caratterizzare la DVF.

Ma la DVF deve e dovrà continuare ad essere anche progettazione del nuovo. Su questo piano gli stimoli non sono mancati e gruppi progetto composti da operatori delle diverse unità operative hanno posto le basi per qualche importante tentativo.

Segue: la presentazione delle singole opere e del loro processo di unificazione; l’identificazione delle aree: amministrazione e controllo di gestione, risorse umane, l’analisi di questionari distribuiti fra comitato, personale, utenza membri di chiesa, la sintesi dei servizi specifici (Ferretti, Foresteria, Gignoro, Gould nelle loro diverse aree, infine l’area di progettazione servizi e innovazione, che riportiamo insieme alla conclusione.

 

Area Progettazione servizi e innovazione

In questo campo gli obiettivi della pianificazione 2005 sono stati raggiunti (ad eccezione di ciò che riguarda la ristrutturazione del modulo comportamentale, la cui autorizzazione da parte del Comune è giunta solo di recente nel 2007).

Il Gignoro ha avviato i nuovi progetti di Trasporti, Pet-Therapy, Attività Motoria Assistita, Cene per utenti esterni.

Inoltre il Gignoro ha realizzato il presidio sui moduli raggiungendo gli obiettivi della pianificazione (riduzione cadute ed “allontanamenti” imprevisti). Gould e Ferretti hanno lavorato insieme sul progetto “Carro Rampante” sfociato nel 2007 nella partecipazione al Carnevale Fiorentino. Il Gould ha lavorato sul progetto Colori, realizzando a fine anno una mostra esterna e pubblica dei disegni dei ragazzi. Il Gould ha poi realizzato il progetto del nuovo centro diurno unificato e avvierà nel 2007 il modulo socioeducativo: Il Ferretti ha realizzato il modulo socioeducativo. La DVF ha avviato progettazioni sull'area infanzia (Nido, micronido, interventi esterni, etc,).

Importante anche il lavoro di un gruppo progetto su percorsi di semi-autonomia per il Gould.

Per il Gignoro un lavoro di preparazione di lungo cammino, in collaborazione con la CSD, sta avvenendo sul campo della Kinaesthetic. 

Tra i primi frutti della progettazione DVF va senza dubbio menzionata l'agenzia di Formazione Kaleidos, che ha preso avvio ed è stata certificata. Speriamo che questa iniziativa possa contribuire agli sviluppi dell'intera CSD.

Questi ultimi due progetti segnalano in modo esplicito quella sinergia che si sta rinforzando tra CSD e DVF (e che riguarda comunque anche gli altri progetti menzionati), in termini di condivisione di sfide e rischi, come delle  risorse, intese sia come capacità operativa che come disponibilità economica.

 

 Area Comunicazione esterna (carta dei servizi, materiali pubblicitari,)

E' nato il giornalino “Officine Pathmos” che prosegue l'esperienza dei giornalini di istituto. E' uscito due volte nel 2006 cercando di raccontare il passaggio dai singoli istituti alla realtà della DVF.

Un lavoro, ad oggi ancora in corso, porterà a breve ad una riedizione delle carte dei servizi e del materiale pubblicitario.

La mostra disegni del Gould sul finire dell'anno ha segnato l'inizio di presenze ad iniziative pubbliche che si sta estendendo ed ampliando nel 2007 (Carnevale, Mercato di S.Spirito, Convegno CSD con il ministro Ferrero).

 

 Area Rapporti con il territorio

La nascita della DVF ha portato con sé un intenso contatto con le istituzioni ed il territorio. In particolare è ben riuscita la presentazione pubblica a marzo 2006. Contatti personali ed epistolari con i servizi sociali hanno riproposto all'attenzione una realtà che vuole considerarsi unita al servizio della città.

La DVF ha sempre partecipato ai tavoli con l'Ente locale a cui è stato invitato. Mantiene un membro nel Tavolo delle strutture per minori, ha tenuto contatti con la Società della Salute per i progetti sugli anziani e con i quartieri 1 e 2 per iniziative e Rete del Volontariato.

Le occasioni di contatto con i sostenitori e i cittadini in generale si sono ripetute con le feste e gli incontri aperti al pubblico esterno.

 

 Area Rapporti con la chiesa/le chiese

Con particolare cura in questo primo anno di DVF è stata curata la diffusione di materiale nelle chiese che compongono il Comitato. Oltre al giornalino e alle relazioni con bilanci economici, sono sempre stati diffusi materiali riguardanti le iniziative, dalle feste alle occasioni esterne di cui sopra.

L'elezione del direttore DVF nel Concistoro valdese di Firenze è motivo di contatto più ravvicinato e personale. Interventi nelle assemblee e nei culti, così come articoli nel giornale “Diaspora Evangelica” hanno permesso di dare informazioni sul cammino della DVF.

 

 Area Immobili e attrezzature (manutenzione ordinaria e straordinaria, sicurezza, haccp)

Negli ultimi anni un grande lavoro è stato fatto con la messa a regola di una larga parte delle strutture. Il Gignoro ha fatto certamente lo sforzo più grande negli ultimi anni. Gould e Foresteria sono nel pieno di impegnativi lavori. Il Ferretti attende di mettere in atto un piano di adeguamento per il superamento delle barriere architettoniche..

Sul piano dell'HACCP la responsabile unica ha messo insieme gli sforzi di chi l'ha preceduta ed ha avuto mesi di proficuo lavoro.

Le molte difficoltà iniziali  sul piano delle manutenzioni ordinarie ci ha portato a costituire sul finire dell'anno una piccola squadra interna, ancora sperimentale.

 

 Area Fornitori

L'affidamento ad un ufficio specifico del rapporto con i fornitori, dei contratti, degli acquisti e delle necessarie verifiche, sta portando a unificare le procedure e a rendere più fluidi i passaggi tra unità operative e uffici centrali nelle valutazioni e nelle decisioni. Abbiamo ancora la necessità di dedicare sufficiente tempo a queste mansioni e dare completezza alla presa in carico di tutti gli aspetti annessi alla questione fornitori.

Conclusione

La sfida è iniziata, scrivemmo nella scorsa relazione annuale. Ed oggi, ovviamente, ha un anno. Brucia l'impossibilità di festeggiare adeguatamente per l'insoddisfazione relativa ai risultati economici e per qualche colpevole lentezza nell'attuare elementi dell'organizzazione centrale. Brucia tanto  più per il fatto che, se non tutti, tanti hanno lavorato con dedizione e con sacrificio (a volte pesante) perchè questo cammino partisse nel modo migliore. Se i questionari dei nostri operatori hanno un senso, direi che ci chiamano ad una responsabilità grandissima rispetto ad attese e ad una squadra che è pronta a sostenere una impresa di proporzioni nuove ed affascinanti.

Rimandiamo dunque i festeggiamenti, ma ci si permetta di sottolineare una sola ed importante cosa. I nostri anziani, i nostri ragazzi, i nostri “utenti” hanno avuto un “servizio” decisamente di qualità . Le unità operative hanno visto una maturazione, uno sviluppo dei servizi, una responsabilizzazione di operatori davvero al di là delle previsioni. Ci attacchiamo a questo per sperare in una evoluzione che ci permetta di rimediare a quanto non ha funzionato o inizia a funzionare con ritardo.

Il cammino che ci aspetta non è facile. Occorrerà porre in atto interventi anche drastici, ma da eseguirsi con mano ferma e calma, per rendere efficiente e sostenibile l'intera struttura cercando di non andare a scapito degli elementi fondamentali di qualità. Occorrerà, pur in carenza di risorse, perseguire l'espansione dei servizi (o la loro riconversione), come unica reale e duratura prospettiva.

Ci incoraggia molto il rapporto fattivo e ravvicinato con la CSD (anche grazie a sue recenti riorganizzazioni), che sentiamo vicina e che mantiene più ampio il nostro orizzonte, ricordandoci che siamo parte di un cammino che ha lo stesso segno e la stessa profonda motivazione a Firenze come in altri luoghi d'Italia.

Possiamo contare su una buona squadra (della quale fanno parte, è bene non dimenticarlo, persone che gratuitamente dedicano energie e tempo,come i membri del Comitato e della CSD, o ci rinnovano la loro fiducia con donazioni e prestazioni di volontariato). Abbiamo il coraggio e la ostinata volontà di rilanciare la sfida. Possiamo fare appello alla nostra fede che è comunque alla base della nostra diaconia, che ci ricorda quanto sia un privilegio essere messi all'opera, anche quando il cielo è nuvolo.

 

Firenze 30/4/07

 

 

 

Veglia di preghiera in ricordo delle vittime dell’omofobia

Firenze-Chiesa della Trinità

giovedì 28 giugno 2007

 

"E troverete ristoro per le vostre anime"

Matteo 11,29


perché lA COMUNITA' VALDESE DI FIRENZE

ADERISCE ALLA VEGLIA DEL 28 giugno?




Il Concistoro della Chiesa Valdese di Firenze con estremo piacere ha accolto la richiesta del gruppo Kairos di far svolgere il 28 giugno 2007 la Veglia di preghiera per ricordare le vittime dell'omofobia nella propria Chiesa in Via Micheli.


Ci pare che l’iniziativa vada sostenuta perché è palese che fra le discriminazioni che colpiscono il genere umano non vadano nascoste quelle che hanno colpito e purtroppo colpiscono persone con orientamento sessuale diverso.


Questo sostegno all’iniziativa non è solo formale con la concessione del locale, ma vedrà partecipi all’iniziativa fratelli e sorelle della nostra comunità. La Manifestazione per noi risulta importante perché troppo è il silenzio sui soprusi, sulle discriminazioni che hanno colpito e colpiscono gli omosessuali.


Secoli di violenza degli stati, delle istituzioni, non escluse le chiese pesano sulla nostra coscienza e richiedono un forte sforzo informativo e conoscitivo perché si modifichino profondamente le convinzioni della gran massa delle persone sugli omosessuali.

Il comune sentire è infarcito di pregiudizi storici, maldicenze continue, omofobia latente e palese: melange esplosivo che

quando non mette a rischio direttamente la vita degli omosessuali impedisce loro una vita tranquilla.

La caccia alle streghe e all’eretico che noi valdesi abbiamo subito per secoli è ancora viva e vegeta e si esterna contro tutti coloro che rappresentano la diversità nella nostra società.

         Come tutti i più efferati delitti sono compiuti dagli stranieri (salvo poi scoprire che i mostri sono nostrali!) , così ancor oggi si confondono forse anche volutamente omosessuali con i pedofili.

Noi che abbiamo conosciuto un Dio che ama l’umanità intera, che accoglie e non discrimina , che abbraccia e non stritola non possiamo esimerci di richiamare prima di tutto noi stessi e poi gli altri credenti a comportamenti consoni al messaggio di amore e di accoglienza che è rivolto indistintamente a tutti.

Invitiamo tutti i credenti nel Dio unico e in particolare i credenti in Gesù Cristo a partecipare a questa veglia e a condividere un processo di alfabetizzazione affinché i pregiudizi, le mura dell’ignoranza, le discriminazioni che ci sono dentro e fuori delle comunità di fede vengano abbattute.

Infine ringraziamo i fratelli e le sorelle omosessuali perché con il loro agire e con il loro encomiabile coraggio non solo stanno portando avanti una battaglia di libertà per loro, ma ci fanno comprendere quanta arretratezza culturale e quanta mancanza di amore vi è nel nostro modo di agire di tutti i giorni.

Ringraziamo il Signore di questi doni che aprono ancora di più la nostra comprensione del comandamento dell’amore:
"Ama il tuo prossimo come te stesso".

 

 

 

Volontari cercansi

 

La CSD Diaconia Valdese Fiorentina ricerca studenti volontari per le attività del Centro Servizi Educativi Gould in cambio di vitto e alloggio nel centro di Firenze.

L’inquadramento prevede l’iscrizione all’Associazione Evangelica di Volontariato, a carico della CSD Diaconia Valdese Fiorentina.

Per contatti Gianluca Palmieri 3480179501 oppure

gouldresidenziale@diaconiavaldese.org

 

 

 

 

 

 

Il naso tra i libri

di Sara Pasqui Rivedi

 

 

 

Mary Borden

La zona proibita

Interlinea 2006, pp.221, €12

 

Profilo biografico

 

Mary Borden, figlia di un ricchissimo uomo di affari americano, nasce a Chicago nel 1886. Fin da piccola manifesta un temperamento esuberante, un carattere determinato ed al tempo stesso avido di conoscenza. All’età di diciotto anni le muore il padre ed eredita un patrimonio di tale entità da garantirle una rendita annua di 10.000 sterline. Nel 1908 si laurea presso il Vassar College. La madre, una credente evangelica, le organizza un viaggio in giro per il mondo affidandola ad una coppia di suoi amici appartenenti alla stessa confessione religiosa. Desidera che la figlia visiti le varie missioni che la famiglia Borden ha sostenuto finanziariamente nel corso degli anni. Mary, giunta a Lahore  in India, conosce  George Douglas Turner segretario della locale Y.M.C.A. e figlio di missionari scozzesi il quale si interessa anche delle opere missionarie in favore dei bambini indiani. I due giovani si fidanzano, Mary riprende il suo viaggio e George la raggiunge in Svizzera, a Losanna, dove si sposano il 28 Agosto 1908. Da  quest’unione nascono tre figli. Durante i primi anni di matrimonio la giovane donna segue il marito nelle sue attività missionarie e dunque viaggia molto. Nel 1911 i due coniugi si stabiliscono a Londra e Mary inizia un’intensa vita sociale. Nel 1912 pubblica il suo primo romanzo dalla forte connotazione autobiografica. Nel 1913 partecipa alle manifestazioni delle associazioni femminili per rivendicare i diritti civili delle donne. Allo scoppio della Ia Guerra Mondiale la scrittrice si trasferisce in Francia e presta servizio come infermiera nella Croce Rossa Francese. Nel 1915 ottiene dal generale Joffre l’autorizzazione a finanziare la costituzione di un’unità ospedaliera mobile che segua gli spostamenti dell’esercito francese sul fronte occidentale. Durante il conflitto incontra il capitano Edward Spears che sposerà dopo aver ottenuto il divorzio dal primo marito. Per il suo ospedale mobile così funzionale ed efficiente che lei ha diretto personalmente riceve la Croix de Guerre dal governo francese. Finita la guerra riprende a scrivere ed a pubblicare romanzi e racconti. Con la recessione ed il crollo di Wall Street (1929) perde tutto il patrimonio ereditato dal padre, da quel momento deve confidare solamente sui proventi che le derivano dalla sua attività di scrittrice. Allo scoppio della IIa Guerra Mondiale Mary Borden, con il contributo di Lady Hadfield, sovvenziona una nuova unità ospedaliera operativa in Francia costituita da 10 infermiere britanniche e 15 guidatrici di ambulanze. Negli anni successivi alla fine della guerra continuerà a scrivere ininterrottamente. Muore a Londra il 2 Dicembre 1968 dopo una intensa vita segnata dall’amore per il suo mestiere di scrittrice e l’amore per il prossimo mantenendo così vivo lo spirito filantropico della famiglia. I suoi manoscritti sono conservati nella Mugar Memorial Library della Boston University.

 

Mi sono soffermata a tratteggiare il profilo biografico di Mary Borden perché la scrittrice americana è stata completamente ignorata dagli editori italiani, al momento l’unico libro pubblicato è Zona proibita (2006), merito della piccola casa editrice Interlinea che offre sempre ai suoi lettori delle novità significative

 

La zona proibita

 

Il libro è una raccolta di 12 bozzetti, 5 racconti e 5 liriche che hanno come argomento la Grande Guerra. La scrittrice, pur non facendo mai riferimento alla sua esperienza personale, tuttavia è da essa che attinge la materia narrativa che elabora e sviluppa in una successione di quadri assai suggestivi. La giovane, bella, ricca e famosa, solita frequentare la buona società inglese e circondarsi di

poeti, scrittori, artisti, allo scoppio della guerra, dopo l’arruolamento del marito decide di partire come infermiera volontaria per la Francia, l’anno successivo finanzia la costituzione di un ospedale mobile di cui sarà la Directrice e si getta senza esitazione in una impresa assai rischiosa e non facile da gestire per una donna del suo tempo. Certamente la sua scelta avviene sull’onda dell’emozione, essa è affascinata dall’avventura che si accinge a sperimentare, stimolata dalla propaganda bellica che tende ad enfatizzare l’avvenimento ed ad esaltarne l’eroicità. Ben presto però Mary Borden prende coscienza dell’incubo dei combattimenti, della disumanità della vita in trincea, dell’orrore degli assalti all’arma bianca e soprattutto delle atroci sofferenze a cui sono esposti i soldati: ferite, menomazioni, fame, sporcizia, freddo, solitudine, disperazione rassegnata, infinita stanchezza e paura. La scrittrice scopre il volto bieco e livido della guerra vista e vissuta senza gli orpelli della retorica, ma in tutta la sua drammaticità e brutalità. Di tutto questo parla il suo libro il cui titolo sta ad indicare quella striscia di terra situata vicino alla prima linea e vietata a tutti coloro che non appartengono al personale militare e medico. Ma l’Autrice con queste due parole vuole anche indicare un’area preclusa alle donne, dunque dalla connotazione assolutamente maschile, una specie di spartiacque che tende ad evidenziare ciò che a quel tempo era esclusiva competenza degli uomini e qui affiora la Borden che avverte le limitazioni imposte alle donne e si ribella al ruolo che l’identità femminile assegna loro nel contesto sociale dell’epoca. Sarà proprio la Ia  Guerra Mondiale a capovolgere questa condizione di svantaggio ed a ridurre la linea di separazione fin quasi ad annullarla poiché, con il prolungarsi del conflitto, sarà proprio compito delle donne rimettere in moto gli ingranaggi del sistema lavorativo  il quale rischia la paralisi per l’assenza degli uomini prestando la loro opera preziosa nelle fabbriche, negli uffici, nei campi ed in ogni settore ove se ne presenti la necessità. Sempre durante la grande guerra si assiste alla presenza delle donne al fronte in qualità di infermiere volontarie le quali con dedizione si prodigano a soccorrere ed a curare i feriti presso gli ospedali ed i centri di raccolta esponendosi  quotidianamente ed accettando una vita di disagi e di pericolo. Tuttavia “la zona proibita” cioè la discriminazione persisterà nel campo letterario poiché è impensabile e innaturale che una donna scriva libri il cui argomento è la guerra, infatti una letteratura di guerra al femminile tarderà ad essere accettata, valorizzata e soprattutto pubblicata. In Inghilterra solo dopo il 1981 sono uscite le prime opere che raccolgono le riflessioni  e le impressioni di alcune scrittrici inglesi. Mary Borden, forse per il prestigio acquisito con il suo ospedale mobile, ha il privilegio di vedere pubblicata la sua raccolta già nel 1929.

Questo libro mantiene ancora oggi tutto il suo pathos ed è possibile coglierne, a distanza di quasi un secolo, l’attualità poiché evidenzia e sottolinea l’inutilità ed al tempo stesso la tragicità della guerra con tutto il suo carico di ferocia, di violenza, di sofferenza e di morte. I bozzetti, composti dall’Autrice durante il periodo trascorso al fronte, descrivono lo scenario bellico con l’atmosfera grigia, cupa, greve che lo sovrasta e lo domina. I cinque racconti sono invece la rielaborazione postuma di scene d’ospedale in cui spiccano alcuni personaggi protagonisti di episodi legati al dolore fisico e psichico e sono narrati in prima persona. Infine, le liriche che danno voce al dubbio ed allo sdegno della scrittrice la quale in alcune denuncia la guerra come negazione di Dio e dei suoi simboli, in altre invece polemizza sul tema dell’ingiustizia umana come nell’ultima lirica Non identificato.

Fin dalle prime pagine Mary Borden manifesta la sua simpatia per i poilus cioè la truppa costituita da uomini semplici, perlopiù contadini ed è a loro che dedica il libro. Nel bozzetto Il reggimento parla con una nota di tenerezza e di pietà di questi soldati, molti dei quali sono stati inviati al fronte per sostituire i figli morti in combattimento, sono dei vecchi non solo per l’età, ma soprattutto nello spirito. Non sembrano uomini né si comportano come tali, ma la Scrittrice scorge un bagliore di vita e di umanità nei loro occhi che rivela la consapevolezza di andare incontro alla morte. Essi vorrebbero tornare a casa per riprendere il lavoro interrotto, ma sanno che non ci sarà alcun ritorno per loro. Ogni pagina del libro è un j’accuse alla guerra vista come un immane macello ed una grande ingiustizia.

Nel racconto Chiaro di luna l’Autrice confessa che durante l’esperienza vissuta nell’ospedale mobile tre sono state le sue “compagne” più intime: Sofferenza, Vita, Morte. Mentre le prime due si contendevano i feriti dai corpi dilaniati e martoriati, Morte al contrario era una guaritrice, una benefica dispensatrice di pace.

 

 

 

Segnalazioni Claudiana

 

Un libro singolare è Le due missioni, Pietro e Paolo, di Michael Goulder, Claudiana 2007, 19,50 E.

In questo volume, Goulder intende dimostrare su basi scientifiche che, per quanto si possa risalire indietro nel tempo, non si trova una chiesa unica e unita, bensì due distinte iniziative missionarie:

quella condotta da Pietro, indirizzata agli ebrei, e quella guidata da Paolo, rivolta ai pagani.

Due missioni che, pur avendo in comune l’assoluta centralità della figura di Gesù, erano in disaccordo su molteplici questioni. Goulder ci mostra come una lettura attenta e critica del Nuovo Testamento non possa prescindere dalla consapevolezza che ad affermarsi è stata la missione paolina -— per l’appunto massicciamente rappresentata in quelle pagine -— così come dalla conoscenza di quella di Pietro.

 

 

 


 

Notizie dalle chiese evangeliche fiorentine

 

Dalla Chiesa Evangelica Metodista.

 

Dopo Pasqua abbiamo iniziato il corso Alfa con soltanto una persona il venerdi in lingua italiana, ma, in lingua castigliana con quattro persone il giovedi. Quindi siamo molto contenti riguardo al duro lavoro che richiede il corso alfa, ma la celebrazione del nostro lavoro è venuta la domenica di Pentecoste quando abbiamo ricevuto come membri di chiesa Milo e Patrizia. Essi avevano fatto il corso alfa l’ anno scorso da gennaio a Pasqua, e sono rimasti fedelmente con noi. Percio’ la nostra gioia e’ nel Signore che ci ha dato un po’ di frutto per la nostra opera.

 

Mercoledì sera continuiamo con il nostro studio Biblico con 4-6 persone. Il nostro tema di questa settimana e’ come riconoscere l’astuto tentatore. Sabato sera proseguiamo col nostro culto contemporaneo. Abbiamo vissuto una crescita di persone, però, loro erano soltanto studenti che sono tornati al loro paese.

 

Il 9 giugno abbiamo avuto il nostro primo Festival della canzone evangelica e bazar. Il concerto e’ con il fine di testimoniare ed evangelizzare nel nostro quartiere.

 

La consultazione metodista a Velletri continua essere una sfida. Una di queste e’ l’integrazione di persone non nate in Italia. A via de’ Benci, abbiamo iniziato ad avere riunioni insieme con i conduttori delle comunita’ che usano il nostro tempio. La domenica alle ore 14:30, leggeremo insieme un libro riguardo alla predicazione ogni due settimane. Credo che se quelli che hanno responsabilità in ogni comunita’ rischiano di avere koinonia fra loro, avremo possibilità di essere chiesa insieme. Ma dobbiamo ricordare che loro hanno una gelosia che forse noi non abbiamo. Un stile di vita che noi non abbiamo. Quindi e’ molto importante la tolleranza fra di noi.

 

Ringrazio il Signore per tutto quello che ci porta, non soltanto l’opportunità di lavorare nel suo regno, ma anche si continua a lavorare nella scuola domenicale dove abbiamo tre giovani. Senza il lavoro di Mima mia moglie, questo non potrebbe essere una realta’.

Benedetto sia il nome del Signore Gesù Cristo.

Past. Augusto Giron

 

Dalla chiesa battista di Firenze

 

Il culto domenicale prosegue alle ore 11,00. Studi biblici e Scuola domenicale sono terminati. Per i Sabato di Giugno Cineforum.

 

Dalla Libreria Claudiana di Firenze (tel. 055.28.28.96)

 

Sconto 60% su tantissimi libri della Claudiana fino al 30 settembre.

I librettini della collana Cinquantapagine saranno venduti 3 al prezzo di 2 (€ 5,00 ogni 3 pezzi)

 

 

Da segnalare gli orari estivi:

dal Lunedì al Venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19:20. Chiuso SABATO e DOMENICA

In AGOSTO CHIUSO PER FERIE.

 

Dalla Chiesa Valdese

 

Domenica 27 maggio (Pentecoste) sono stati ammessi e confermati Massimiliano Bianchi, Valerio Cheli, Fabio Paglianti, Andrea Panerini e Raffaello Zatteri. Si può leggere la loro confessione di fede a pag. 16-17. Dopo l’agape, il pomeriggio è continuato piacevolmente con le attività ecumeniche.

E’ venuta a mancare a Pisa la sorella Miriam Salvagnini, che abbiamo poi seppellito agli Allori. La sua lotta contro il tumore è stata accompagnata da molti amici/e delle comunità valdesi di Pisa e di Firenze. A tutti i suoi parenti e in particolare alla sua mamma va tutto il nostro affetto. “Ogni carne è come l’erba e tutta la sua grazia come il fiore di campo…” dice Isaia 40,6; ci resta la Parola del Signore “che dura in eterno”, ed è il solo, vero conforto!

Ernesto Olivieri ha dovuto sottoporsi a una operazione alla mano; Giovanna Ricca ha subito un lungo intervento al cuore. Sono in via di guarigione, li aspettiamo per le prossime attività e feste. Paul Krieg, Paola Reggiani e Andrea Melli hanno partecipato alla Conferenza Distrettuale, che è stata questa volta particolarmente interessante. Il candidato pastore Peter Ciaccio ha svolto con buon successo il suo “sermone d’esame”.

Domenica 10 giugno sono stati battezzati i piccoli Gioele Canino e Pietro Buttitta; un pranzo offerto dalle famiglie in v. Manzoni ha allietato un’altra giornata di domenica, che abbiamo volentieri trascorso insieme. Un coro americano di passaggio, guidato dal M° John Sampen, con molti solisti e strumentisti ha arricchito il culto con molti pezzi musicali classici.

Infine per domenica 24 si prepara (al momento di scrivere questo numero) una festa di saluto per la partenza di Gianna Sciclone. Sono stati invitati molti, anche le chiese sorelle, gli amici del Gruppo Ecumenico, dei Tavoli interreligiosi e i gruppi etnici. La past. Sciclone saluta da queste pagine ed augura la benedizione del Signore su tutti. Si scusa di non aver potuto salutare tutti quelli che ha conosciuto in questi anni a Firenze, tornerà ogni tanto a trovare il suo babbo al Gignoro e sarà forse quella una nuova occasione di incontro.

Il nuovo pastore Pawel Gajewski arriverà il 10 luglio e avrà tempo di sistemarsi, perché nel mese di luglio la nostra chiesa ancora una volta va in vacanza fino ai primi di agosto. I membri valdesi si diffonderanno nelle chiese più vicine.

Il past. Gajewski raccomanda di inviargli materiale e contributi per Diaspora entro il 10 agosto per il numero di settembre, che è costretto a compilare in anticipo a causa del Sinodo: la sua e-mail è:

pgajewski@chiesavaldese.org

 

 

 

Dove va a finire Gianna

(seconda e ultima puntata)

 

           Gianna non va in pensione (via non ha mica già 70 anni!), ma diventa (o meglio torna ad essere) pastora di una chiesa piccola, ma con un nome lunghissimo, di recente deciso dalla Conferenza Distrettuale: Chiesa Valdese plurisede di Vasto-San Salvo- Carunchio-S. Giovanni Lipioni-Lentella. Si mantengono tutti i nomi per tenerne in vita la memoria storica. Si tratta di gruppetti che già da anni lavorano insieme e non hanno più le forze per mantenere pastore, locali, attività da sole. Bisogna inventare attività comuni possibili!

Una sfida alla fantasia che Gianna accoglie con entusiasmo, inoltre, come molti sanno, nella campagna della Salamastra a metà strada tra Vasto e San Salvo e a 2-3 km dal mare, Gianna sta allestendo una specie di campeggio privato, dove ricevere gli amici durante l’estate e ospitare commissioni o piccoli gruppi per qualche giorno.

L’indirizzo del campeggio è: Casa Salamastra, Via Salamastra 2, 66054 Vasto. Tenete conto però che ci sono ancora i muratori per almeno tutto il mese di Luglio; forse si potrà cominciare in settembre con una ospitalità ancora un po’ rustica, finché non si completeranno le sistemazioni necessarie.

In mezzo ad alberi di ulivo, noci, vigne, insomma una bella natura da esplorare.

 

L’indirizzo dove inviare la posta  è:

Gianna Sciclone,

Via G. Spataro 33, 66054 Vasto

Tel. 0873 391468; cell. 329 4707641

E-mail: giscicl@tin.it

Fatevi vivi!