Diaspora evangelica
Mensile di collegamento
informazione ed edificazione
Anno XLIII – numero 4 – aprile 2010
Non ti chinar…
di Manuela Sadun Paggi*
Non ti chinar di fronte alla
“maggioranza compatta”
né ti aggregare solidale alla
ribelle minoranza.
Guai! A tacere con chi attende
guardingo con i piedi su due staffe.
Opera alla luce del sole,
nel manto della tua dignità,
agisci qual sei,
con tenacia e onestà,
non ti nascondere;
dissoda e allarga il campo
della tua sapienza.
*Da “Aprirsi alla vita! Senza frontiere”, Firenze, 2009, p. 83
In questo fascicolo:
· Meditazione biblica di S. Tocci
· Sulla diaconia evangelica in Italia di D. Rosso
· Il naso tra i libri di S. Rivedi Pasqui
· Preghiera 24/7 (a cura di G. Targetti)
· Dalle opere e dalle Chiese evangeliche fiorentine
· Finanze della Chiesa valdese di Firenze
· Ecumenicamente (s-)corretto di R.D. Papini
Un editoriale breve…
Ho pensato di ridurre questo editoriale allo stretto necessario perché alla chiusura di questo numero è giunta la notizia dell’ultimo minuto che riportiamo sotto.
Nelle nostre chiese il mese di aprile sarà segnato dalla Pasqua della Risurrezione. È indubbiamente il periodo più importante nel corso dell’intero anno liturgico. La risurrezione è anche il cuore del Vangelo (o dell’Evangelo, secondo il nostro modo di dire). Sulla centralità del vangelo si interroga Simona Tocci nella meditazione biblica che apre questo fascicolo. Merita una particolare attenzione il testo di Davide Rosso. Si tratta del sunto della sua relazione presentata all’ultimo convegno della diaconia valdese tenutosi a Firenze, all’inizio di marzo. Le riflessioni contenute in questo scritto costituiscono un’ottima riflessione preliminare a qualunque progetto di diaconia comunitaria. Diaconia comunitaria non significa altro che annunciare con i nostri gesti di solidarietà (non di elemosina!) il Vangelo della risurrezione e della trasformazione radicale della realtà.
Buona Pasqua a tutte le persone che leggono la nostra circolare! (p.g.)
Notizia dell’ultimo minuto
È già attivo il servizio “Rifugiati&Migranti” promosso dalle Chiese evangeliche fiorentine e dalla Diaconia valdese fiorentina. Si tratta di una fase sperimentale ma il servizio è pienamente operativo e coordinato dalla diacona Paola Reggiani. La sede si trova in via Manzoni 21; l’orario di ricevimento è ogni giovedì dalle 14 alle 18 e il numero di telefono è il seguente: (+39)3803867303.
Il traguardo del Vangelo: I Corinzi 9,23-27
Simona Tocci
Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anche io. Così dice Paolo all’inizio del discorso che stiamo per analizzare E’ importante questo versetto perché costituisce lo sfondo, più che teologico, pastorale ed esistenziale da cui prende vita il discorso di Paolo ai fedeli di Corinto. Una chiesa sicuramente ricca di carismi, effervescente, per certi versi entusiasta, ma anche pericolosamente portata all’individualismo, alla faziosità e, soprattutto, ad interpretare il Vangelo solo come sapienza umana. Il Vangelo, però, non è una filosofia, né uno scritto consolatorio ed edificante, né tantomeno una raccolta di massime di saggezza per l’illuminazione e la conoscenza intellettuale. O perlomeno, non può ridursi solo a questo. Il Vangelo, prima di essere scrittura a nostra disposizione per l’ascolto e la lettura, è una Persona, un incontro che, spesso, ha determinato una svolta, un’inversione di marcia nella nostra esistenza: Gesù il Cristo, Il Signore, il Risorto. Sicuramente per Saulo, lo zelante fariseo, radicato nella fede dei padri, difensore dell’ortodossa visione giudaica di Dio, Cristo è stato un punto di non ritorno, il fulcro dell’asse temporale che divide la sua vita in due parti nette e distinte: il prima dell’incontro con il Signore Gesù e il dopo. Quando perciò Paolo si ritrova a fare i conti con la sua vita, il suo orizzonte esistenziale ha un solo nome e un solo volto, una sola prospettiva: Cristo, Cristo risorto e nulla più! Da quel momento concentra il suo cammino, polarizza il suo futuro su un solo obiettivo: annunciare il Vangelo di Cristo, il Vangelo che è Cristo stesso. Tutto io faccio per il Vangelo! Per questo Paolo ama molto riferirsi alla sua vita utilizzando il linguaggio tipico del mondo sportivo. Non solo nel brano di oggi, ma in più occasioni nelle sue lettere, per descrivere la tensione vitale, unica, coinvolgente che lo spinge verso l’opzione fondamentale della sua vita, l’evangelizzazione, Paolo parla di corsa, lotta, battaglia, esercizio, allenamento, sforzo per arrivare alla meta e conquistare il premio. L’uso di questa terminologia specifica dello sport non è funzionale solo a una precisa scelta metodologica di comunicazione efficace, e cioè trasmettere il Vangelo utilizzando le categorie linguistiche abituali e quotidiane dei suoi ascoltatori per rendere il messaggio accessibile e sempre attuale. Certo, per i corinzi, come per tutto il mondo greco ellenistico, sentir parlare di corse allo stadio è come per il tifoso di calcio odierno sentir parlare della sua squadra del cuore. Sicuramente Paolo, che è un potente comunicatore, ha presente anche tale aspetto, ma nella metafora da lui utilizzata non è questo il significato che adesso più ci interessa. Vorrei piuttosto concentrare l’attenzione sui verbi del nostro brano: correre, lottare. Due verbi che esprimono quindi movimento, lo spingersi verso, l’andare e il mettersi in cammino, come a dire la propensione dinamica della stessa vita cristiana che si pone un obiettivo determinato e lotta per vincere, come fa l’atleta nella gara per la quale si è opportunamente preparato con impegno e sacrificio, fedele al suo obiettivo. Ecco, Paolo, nella vita dell’atleta ci illustra il paradigma della vita cristiana: lasciarsi muovere dall’impegno della testimonianza, lasciarsi scomodare dall’urgenza delle situazioni che richiedono la nostra presenza e correre senza incertezze là dove è richiesto il nostro intervento, lottare non vanamente ma nella speranza di una forza che non viene da noi ma da Colui che ci ha chiamati e formati per essere la sua chiesa. Un aspetto, però, distingue l’atleta dal cristiano. L’atleta vince da solo e per sé, attribuendosi giustamente il merito dell’impresa. Il cristiano non solo non vince mai da solo, ma per gli altri e con gli altri, trascinando i fratelli, i vicini, i lontani, e anche i nemici, nella corsa verso la meta. E laddove l’atleta vittorioso si presenta nella forza e nella gagliardia del suo talento, il cristiano, per lo più, si presenta nella piccolezza dei suoi limiti, delle sue incertezze e delle sue paure. Il segreto della vittoria è riposto nel cuore stesso del Vangelo della salvezza annunciata nella croce di Cristo “scandalo per i Giudei, stoltezza per i Greci, ma potenza di Dio per chiunque crede”. E’ la fedeltà a questo annuncio, la coerenza tra parola e azione a determinare la vittoria, anche quando la “gara” del nostro cammino, individuale e comunitaria, ci impone scelte, ci impone di rivedere le nostre posizioni comode, di stravolgere le buone abitudini borghesi nelle quali spesso appassisce la nostra vita e ci chiede di cambiare, di camminare, di prendere vie incerte a somiglianza di Colui che “non aveva una pietra su cui posare il capo”.
Il cristiano è l’uomo disposto a rischiare, è l’uomo del cammino in una chiesa di viandanti, come Israele nel deserto, sotto la nube, nello spirito dell’esodo. E’ camminando che la comunità crea cammini di speranza, luce e misericordia per chi attende nell’ombra, nella solitudine, nell’indifferenza di un mondo che senza Cristo non è che l’abbozzo crepuscolare del progetto di vita originario che Dio ha stabilito per l’Umanità intera.
La diaconia evangelica e la società del Welfare
Davide Rosso*
Welfare e protestanti
Prima della Riforma il povero era «un richiamo al ricco per riportarlo al Cristo», così ci spiega per esempio Emanuele Fiume nel suo articolo comparso nel libro pubblicato dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Claudiana in occasione della «Settimana della libertà»**. Si attribuiva, per così dire, «un valore liberatorio dell’elemosina, del dare». «Divento povero e mi libero del denaro che ho, soprattutto nel caso dei mercanti, malvagiamente guadagnato» (movimenti pauperistici).
Con la Riforma, dal ‘500 questo atteggiamento cambia. Comincia la gestione pubblica della povertà. Nasce tra l’altro il termine welfare (è Eberlin a inaugurarlo quando scrive nel 1521 «Statuti di Wolfaria», città utopica in cui ogni cosa deve procedere al bene). Comincia a circolare l’idea che se i mendicanti non riescono a lavorare, «a loro deve pensarci lo Stato». Cioè si ha non uno scaricarsi delle responsabilità ma un passaggio culturale. «La povertà diventa un problema a carico della società tutta».
A Ginevra con Calvino poi si parla in modo forte di «frugalità e lavoro». Tutti devono avere di che nutrirsi (anche i profughi che arrivano numerosi in città); si dice che tutti devono avere non più di due portate a pasto. Si pongono dei limiti al lusso per ridistribuire le ricchezze. I doni di Dio sono dati con abbondanza; si tratta, dicono i Riformati a Ginevra, ma non solo lì, di distribuirli equamente. Occorre ricordarsi che i beni sono di Dio. Certo li concede a noi ma è sempre lui il padrone dei beni. Il ricco deve aiutare il povero. Il lavoro diviene uno dei segni della dignità delle persone (nascono anche i lavori sociali). Il lavoratore è persona. Si crea relazione con Dio e con i prossimi che formano la società. Queste basi (valore della persona, del lavoro, della socialità, dei beni che non sono miei ma in qualche modo di tutti e soprattutto di Dio) sono valide ancora oggi, basta pensare per esempio, come ci ricorda ancora Fiume, alla confessione di Accra dove è detto «rifiutiamo ogni ideologia o regime economico che sovrappone il profitto alle persone, che non ha a cuore l’intero creato e privatizza i beni che Dio ha inteso come doni per tutti».
Welfare e italiani oggi
Per scendere nel dettaglio sul welfare e sulle chiese evangeliche oggi occorre avere alcuni dati sull’Italia e perché no sulla crisi.
Stando ai dati diffusi dall’Istat e dal rapporto Caritas 2009 su povertà ed esclusione sociale in Italia sono 15.000 le aziende artigiane chiuse per fallimento nel 2008. La disoccupazione nel nostro paese si è attestata sempre nello stesso periodo sul 6,7% (in Sicilia era al 13,8%; in Campagna, Sardegna e Calabria 12%), nel 2009 il totale ha raggiunto e superato l’8%. Sempre nel 2008 tra il totale dei disoccupati il 70% erano adulti che avevano già lavorato, quindi non giovanissimi. Gli occupati, sempre nel 2008, erano 18 milioni a full-time; 2,6 milioni a part-time; 2,8 milioni gli atipici. La povertà in generale (sia quella relativa che quella assoluta) colpiva 8,78 milioni di persone. La povertà relativa è quella relativa appunto al contesto in cui si vive, cioè si è poveri non in tutti i luoghi allo stesso modo. In ogni caso a queste persone si affiancavano quelle che vivevano molto vicino alla soglia di povertà (erano calcolate in circa 2 milioni). Visto il non arrestarsi delle conseguenze della crisi è credibile dire che nel 2009 i poveri fossero nel nostro paese oltre 10 milioni, qualcuno parla di 13 milioni (cioè il 17,7% della popolazione).
La povertà assoluta, cioè chi vive al di sotto di un minimo accettabile di dignità, colpiva il 4,9% della popolazione, cioè quasi 3 milioni di individui, al sud del paese ci dicono le statistiche la percentuale di questi era quasi due volte più consistente che al nord.
Come si combatte la povertà?
Fermo restando che se qualcuno avesse trovato la ricetta la povertà non esisterebbe più, ci sono però delle azioni che intanto le istituzioni hanno messo in campo?
Già, perché intanto ci vuole una volontà politica. Occorre aprirsi, dicono alcuni, a una visione della società che sia guidata da criteri solidaristici. Non basta cioè la solidarietà spontanea serve «la solidarietà istituzionale». Detto altrimenti il superamento della povertà non è un problema di cuore ma un dovere di giustizia, quindi un impegno vincolante per lo Stato, e questo stando anche alla Costituzione. La nostra Carta costituzionale, infatti, parla di «uguaglianza tra i cittadini», e dice che tutti hanno pari dignità sociale. La povertà non è un problema che capita a qualcuno e che si può affrontare con la beneficienza, ma è un problema di diritti violati da ricomporre attuando la Costituzione.
C’è poi una questione culturale: i poveri sono visti spesso come un problema per la società e un fastidio per chi sta meglio (i ricchi). Ogni persona invece per questa visione delle cose è portatrice di ricchezza. «Ignorare i poveri vuol dire privare la società di una ricchezza». Per questo occorre uno sforzo formativo per far sì che queste persone possano inserirsi nel mondo del lavoro e nelle dinamiche della società (in questo ambito il volontariato è uno strumento importante ed è un esempio calzante). Occorre ripartire insieme come società solidale per individuare chi fa difficoltà a tenere il passo e rischiando di essere emarginato. Servono, è inutile dirlo, strategie politiche integrate che agiscano sulle differenti cause (economiche, culturali, sanitarie, ecc…).
Ma in queste dinamiche, cosa pensa e cosa fa lo Stato? Citerei qui un passo del recente Libro bianco che il Ministero del lavoro e del Welfare ha diffuso frutto di un lavoro di compartecipazione che oltre al Ministero ha coinvolto diverse realtà del terzo settore e del sociale.
Il rinnovamento del sistema di protezione sociale passa, piuttosto, da una più compiuta definizione del «bene-essere» fisico e psichico delle persone in linea con i grandi cambiamenti nella coscienza dei bisogni e nella struttura delle risposte.
Proteggere e dare sicurezze significa individuare e prevenire quelli che sono oggi i nuovi fattori di rischio e di debolezza. Governare le nuove patologie. Offrire un orizzonte di umanità e dignità. Contrastare le nuove fonti di diseguaglianza sociale. Costruire reti di relazioni tra individui e comunità evitando la solitudine. Promuovere solidi percorsi di inclusione garantendo a tutti pari opportunità di accesso. Organizzare prestazioni di beni e servizi e non solo erogazioni monetarie. Disegnare nuove politiche che non si limitino a erogare passivamente tutele e sussidi, di tipo risarcitorio o assistenziale, a chi esce dalla condizione di soggetto attivo.
La concessione di tutele e sussidi deve essere condizionata, là dove possibile, alla partecipazione attiva nella società attraverso un percorso che garantisca continue opportunità e stimoli e, al tempo stesso, la responsabilità del singolo. E deve indirizzare le persone verso comportamenti attivi e stili di vita responsabili, prevenendo le situazioni di bisogno dovute a eventi fisiologici (infanzia, maternità, vecchiaia), patologici (malattia, infortunio, disabilità) o anche a particolari situazioni economiche (crisi aziendale o occupazionale, disoccupazione, fine lavoro).
È l’idea della persona che cerca prima di tutto di potenziare le proprie risorse per rispondere al bisogno, della persona che vive in maniera responsabile la propria libertà e la ricerca di risposte alle proprie insicurezze, a essere al centro di questo Libro Bianco***.
Più avanti il Libro bianco parla di equa distribuzione della ricchezza e delle opportunità. Si parla di federalismo della sanità e di Livelli essenziali assistenziali. Si dice anche che a tutto questo dire «dovranno seguire dei Piani di azione e dovrà proseguire un dialogo sociale per promuovere la condivisione dei saperi e delle strategie».
Problema: già il piano del 2008 parlava all'incirca delle stesse cose, l’azione però è consistita in quelli che qualcuno definisce come «trasferimenti senza servizi». Cioè si è provveduto a: detassazioni fiscali, bonus per famigliare a carico; aiuti economici ai pensionati; sostegno delle spese per la casa; defiscalizzazione degli straordinari. Cioè si dà qualcosa (beneficenza?) ma non si aiuta l’integrazione, l’andare oltre alla povertà. In termini di giustizia, non si danno risposte in linea a quanto detto.
Welfare ed evangelici in Italia
Veniamo a noi. Tenendo per buona le categorizzazioni di povertà assoluta, povertà relativa e impoverimento. Si potrebbe dire, facendo un rapido giro d’orizzonte tra gli interventi fatti a livello di diaconia comunitaria, in alcuni casi anche dalle nostre case di assistenza, che, schematizzando molto, le azioni di diaconia comunitaria nelle nostre chiese in Italia sono di tipo «tradizionale» in particolare ma non solo sulla povertà assoluta (centri di ascolto, distribuzione di pacchi viveri, pagamento bollette, informazione e messa in rete con i servizi sociali ecc…); «nuova progettazione» indirizzata soprattutto alla povertà relativa e all’impoverimento (formazione linguistica, centri sociali, aiuto e sostegno temporaneo, microcredito, messa in rete dei saperi o delle risorse, per esempio nei Gac [gruppi di acquisto collettivo], sostegno alle marginalità con progetti specifici di inserimento, ecc…). L’elenco ovviamente non è esaustivo ne vuole esserlo, soprattutto l’idea in questi ultimi casi mi sembra essere quella, o dovrebbe essere quella, «di provare a prevenire prima di curare».
Ma ci sono dei problemi: la necessità di fondi; in alcuni casi l’isolamento, la difficoltà a creare rete; la necessità spesso di richiamare le istituzioni a quelli che sono i principi della Costituzione o di scontrarsi «con il fatto che li conoscono benissimo ma non hanno le risorse per applicarli»; il problema di far fronte alla povertà assoluta e avere ancora energie per portare avanti il resto in realtà piccole come quelle evangeliche italiane; la necessità, sentita da parte di molti, di non sostituirsi alle istituzioni ma comunque di fare e essere stimolo.
Gli strumenti per fare poi sono i volontari, i locali delle chiese, i fondi propri e non, la formazione che per lo più le persone hanno.
L’obiettivo: provare a contribuire al fatto di avere di fronte persone che siano individui e non una massa informe senza giustizia: discriminati per etnia, per genere, per motivi culturali, economici. L’'azione deve essere trasformatrice. E in questo senso si può parlare di azioni sociali e politiche. La povertà tra l’altro è tante cose, non solo economica (o se si vuole quella economica può essere conseguenza di altre povertà). Per esempio proprio il Libro bianco del ministero mette in evidenza il rapporto tra salute e povertà, o tra cultura e povertà. Vi sono, infatti, anche altre povertà. L’esclusione sociale è una di queste, la solitudine, la mancanza di mezzi linguistici, la mancanza di rispetto (genere, etnico ecc.) sono altre facce della povertà.
La diaconia comunitaria, almeno quella valdese e metodista mi pare lavori sulle povertà (assoluta, relativa e sulla prevenzione all’impoverimento) considerando povere non solo le persone dal punto di vista economico ma guardando in genere ai senza giustizia. Almeno questa è l’impressione che si ha passando in rassegna diversi degli interventi fatti o proposti nelle nostre chiese.
Consciamente o no si fa poi diaconia politica (il termine è stato «riscoperto» nel documento sulla diaconia approvato dal Sinodo del 2007). Le chiese lo fanno nel momento in cui sollecitano le istituzioni, ci dialogano o vi si contrappongono; nel momento che tentano, spesso a fatica, di creare consapevolezza culturale intorno alle questioni dei senza giustizia, quando sono parte dell’azione sociale di messa in rete delle realtà sociali del territorio.
Oggi sono già molte le esperienze che provano a dare risposte ai bisogni che arrivano dal territorio, dal nord al sud d’Italia. Si tratta di continuare a metterle in rete e sistematizzarle per farle crescere e (non facendogli però perdere spontaneismo) dargli strumenti in più (risorse economiche, di sistematicità, consapevolezza).
C’è poi un momento importante dell’azione in genere e della lotta alla povertà in particolare: il confronto. E qui oggi, stiamo vivendo in parte il momento del confronto e dello scambio.
* Davide Rosso, vice-presidente della Commissione sinodale per la diaconia.
** Dora Bognardi a cura di, Sentieri di libertà. Contributi protestanti in ambito sociale, Torino, Claudiana 2010.
*** La vita buona nella società attiva. Libro bianco del modello sociale. Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, maggio 2009.
Cristina Samy, una combattente per la giustizia sociale
Sara Rivedi Pasqui
In India la popolazione è suddivisa in caste; appartenere a quella dei dalit (intoccabili) vuol dire essere considerati degli esseri subumani, messi al bando dalla società, vittime di una segregazione sociale ed economica. Malgrado l’instaurazione di quote per favorire il loro accesso all’educazione ed agli impieghi pubblici al momento attuale gli intoccabili sono 170 milioni, cioè il 17% della popolazione totale. Poiché in India le donne occupano lo scalino più basso della scala sociale essere donna ed intoccabile vuol dire vivere in condizioni di estrema sofferenza fisica e psicologica. Nel sud est di questo paese una persona si batte da 30 anni per il riscatto sociale delle donne, si chiama Cristina Samy e proprio per merito della sua infaticabile opera alcune discriminazioni sono state rimosse ed alcune rivendicazioni ottenute. Figlia di un alto funzionario indiano sceglie la vita monastica ed a venticinque anni, nel 1981, giunge a Ranganathapuran, un villaggio di seimila abitanti nello stato di Tamil Nadu. Si è fatta suora spinta dal desiderio di servire gli altri, ma questa scelta ben presto le pesa poiché trova la sua vita troppo comoda e confortevole. Essa è alla ricerca di un modo di vivere più conforme a quello delle persone che vuole aiutare e dunque decide di tornare allo stato laicale e crearsi una famiglia per meglio comprendere e condividere i problemi della gente. Incontra un ex compagno di scuola il quale, pure lui, ha rinunciato al sacerdozio per dedicarsi alla causa degli intoccabili. Nel territorio dove opera la coppia il 96% della popolazione è costituito da Dalit che vivono in stato di semischiavitù, espletano i lavori più ingrati come la raccolta dei rifiuti e più faticosi come il lavoro dei campi, sono sottopagati e costretti ad orari massacranti soprattutto le donne. Non possono possedere né case né terre, vivono come dei reclusi in ricoveri costruiti con paglia e sabbia, sprovvisti di acqua e corrente elettrica. Cristina ben presto si accorge, con orrore e sgomento, delle fatiche e delle violenze a cui le donne sono sottoposte ed allora decide di organizzare delle riunioni informali chiamate Sangam per sensibilizzarle ai loro diritti. Il ritrovarsi insieme permette a queste donne di conoscersi, confrontarsi, raccontare le proprie sofferenze: sfruttamento sul lavoro, ingiustizie ed abusi, miserevoli luoghi abitativi, padri e mariti resi violenti ed aggressivi dall’eccessivo uso dell’alcol. A poco a poco, frequentando i Sangam, capiscono che essere unite vuol dire acquisire visibilità e poter prendere consapevolezza dei propri diritti e così fanno formale richiesta, mediante petizioni, di poter fruire dell’acqua e dell’elettricità ed ottenere condizioni di lavoro più sostenibili. Dopo due anni di questi incontri Cristina fonda la Swate (Society of Women in Action for Total Empowerment) per combattere la fame, il sottosviluppo e per dare alle donne l’indipendenza economica attraverso un programma di microcrediti. Più di 17.000 Indiane hanno beneficiato del sostegno di Swate e conseguentemente di un reddito per mantenere la famiglia, alcune sono riuscite a diventare proprietarie dei campi che coltivano. Oggi la coraggiosa donna sta lottando affinché le sue protette occupino la scena politica poiché esse rappresentano la metà della popolazione e dunque devono partecipare a pieno diritto alla vita politica del paese. Nell’aprile del 2006 Cristina Samy crea Women’s Front, un partito per costruire un contropotere femminile, con 300.000 iscritti preoccuperà assai i vari partiti già esistenti i quali, in vista delle elezioni del 2009, si accordano per isolarlo. Il Women’s Front viene sconfitto, Cristina non si arrende, denuncia i brogli elettorali, subisce il carcere, ma non rinuncia alla sua lotta in favore delle donne, il cammino intrapreso trenta anni prima continuerà poiché è ancora una donna giovane, vitale, fiera e vuol dimostrare che “il mondo si può cambiare”.
Voci dalla “Claudiana” di Firenze (Info:055282896)
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Mercoledì 14 aprile 2010 – ore 21:00
Dislocare sguardi: pagine bibliche al femminile
Incontro con Lidia Maggi. Appuntamento ecumenico promosso in collaborazione con la Fraternità di Romena di Pratovecchio (AR)
Associazione “Fiumi d’acqua viva” – Casa CARES
Il 17 e il 18 aprile 2010 a Casa Cares (Reggello - Firenze) avrà luogo il convegno-ritiro "Dove andrai tu, andrò anch'io: omoaffettività e benedizioni delle coppie dello stesso sesso" che vedrà la partecipazione di ospiti prestigiosi come don Franco Barbero, il teologo valdese Fulvio Ferrario e quello episcopale Gianluigi Gugliermetto. Parteciperanno fratelli e sorelle da tutta Italia provenienti da svariate confessioni religiose. È possibile ancora prenotarsi versando una caparra con le modalità spiegate nel programma, sono ancora disponibili delle camere. Contattateci tramite l'e-mail fiumidacquaviva@gmail.com o al numero 333.2876387 (Andrea) e, se volete, condividete queste informazioni con i vostri amici.
Siamo certi che vorrete condividere con noi questa bella esperienza.
Dalle Chiese evangeliche fiorentine
Patrocinato dal Consiglio dei Pastori di Firenze Prato e Pistoia
· L’iniziativa parte come da un profondo senso di insoddisfazione per la situazione in cui ci troviamo, ci aspettiamo che coloro che provano gli stessi sentimenti si uniscano a noi in questo movimento.
· Desideriamo tornare a vedere splendere la giustizia e la Gloria di Dio nelle nostre città e nella nazione.
· La preghiera in se non è l’obbiettivo ma il mezzo da noi scelto per poter con l’aiuto di Dio cambiare questa situazione.
· Iniziamo senza esserci dato una scadenza, ma certamente con l’obiettivo di riscoprire la presenza di Dio in mezzo a noi, e la Sua risposta per questi nostri tempi.
Preghiera 24/7
· E’ un movimento internazionale di preghiera costituito dall’impegno personale o di gruppi di credenti a garantire un’ora settimanale di preghiera. www.24/7prayer.com
Ha avuto inizio a Firenze Domenica 28 Marzo in Piazza della Signoria.
Perché iniziare il 28 Marzo sera in un luogo così simbolico e pubblico?
· Perché è un impegno che prendiamo come Suo popolo al cospetto di Dio, e rappresenta l’inizio di una battaglia spirituale.
· Perché desideriamo ritrovarci ogni tre mesi in un luogo pubblico, per riprendere spiritualmente possesso delle nostre città, e nel valutare i risultati raggiunti incoraggiarci a vicenda.
· La nostra aspettativa è quella di vedere tutte le chiese ed il popolo di Dio presente in ogni città e luogo, unito nella preghiera.
Per cosa siamo invitati a pregare:
· Invochiamo il perdono di Dio, e pratichiamo il nostro perdono come mezzo di pacificazione tra le chiese e nel nostro paese - (Marco 11:25)
· Chiediamo di tornare a credere nell’esaudimento di Dio alle nostre preghiere e nella Sua infinita potenza.
“Senz'altro il progetto di Dio mira al rinnovamento della società umana e di tutto il creato, ma siamo noi a dover essere per primi cambiati dalle nostre preghiere: solo successivamente possiamo diventare strumenti per la trasformazione del mondo. (David Cavanagh)
· Per tornare ad essere luce chiediamo di abbattere le mura di ogni genere di divisione.
· Preghiamo affinché la giustizia di Dio torni a governare la nostra nazione e il nostro paese torni ad essere benedetto.
Che nessuno rimanga o si senta escluso…
Se vuoi partecipare scegli il giorno e l’ora e rivolgiti alla chiesa più vicina o scrivi a gtargetti@gmail.com o tel. 055285148.
Chiesa Apostolica Italiana di Firenze e Prato
DOMENICHE DIALOGATE. Ogni seconda domenica del mese la Chiesa Apostolica Italiana di Firenze-Prato dedica la riunione del mattino alla trattazione di un argomento utile al divenire della fede e a favorirne la testimonianza. Quest’anno tale argomento è l’angoscia.
Il percorso, che potrà essere considerato di vera «relazione d’aiuto», si configura come segue: Angoscia e preghiera (11 aprile 2010), Angoscia come attesa (09 maggio 2010). La «domenica dialogata» di giugno (domenica 13), ultima dell’anno ecclesiastico, sarà dedicata ad un aggiornamento sulla «predicazione».
FORUM TEOLOGICO GIOVANILE (MA NON SOLO). Il gruppo che partecipa e, perciò, costituisce il Forum ha scelto come area di ricerca per l’anno 2009-2010 il modulo tematico relativo al «Dialogo», i cui sottotemi vengono di volta in volta presentati con una "base d'ascolto", previamente distribuita, per essere, poi, discussa insieme.
È pensabile, ed augurabile, che l'argomento di quest’anno, data la sua indiscutibile rilevanza ad ogni latitudine di pensiero, possa essere proposto anche ad amici che i membri tutti potrebbero invitare.
Gli incontri hanno luogo mensilmente, nella «Casa pastorale» di Prato, il quarto (non ultimo, ma quarto) sabato del mese, dalle ore 16.00 alle ore 17.00/massimo 17.30!
Segue il programma nella sua articolazione sottotematica non senza aver prima segnalato che gli argomenti saranno trattati in chiave laica, metaconfessionale ed interdisciplinare.
Volontà di capire (Sabato, 24 aprile 2010).
La legge del dialogo (Sabato, 22 maggio 2010).
Limiti del dialogo (Sabato, 26 giugno 2010).
Chiesa evangelica battista
http://chbattistaborgognissanti.interfree.it
Culto domenicale alle ore 11:00. Lo studio biblico del Mercoledì delle ore 20:15 è dedicato all'introduzione all'Antico Testamento. Proseguono le attività di Scuola domenicale, gruppo giovanissimi, gruppi di preghiera e di lettura nelle case, riunione del Venerdì.
Per il ciclo “Pensare la fede, dire la speranza” organizzato con il Centro culturale protestante “P.M.Vermigli”, la libreria Claudiana e Radio Voce della Speranza, si è tenuto Sabato 20 marzo 2010 l' incontro con il past. Massimo Aprile sul tema “La sofferenza è necessaria per la liberazione? Il valore redentivo della sofferenza immeritata nel pensiero di Martin Luther King. Analisi e critica”.
La permanenza del pastore Massimo Aprile, insieme alla pastora Anna Maffei, sua moglie, è proseguita domenica 21 marzo, offrendo il servizio di predicazione per il culto domenicale. La predicazione del 28 marzo è stata tenuta dal fratello Pasquale Iacobino in sostituzione del past.Volpe impegnato per il Comitato Esecutivo dell'Unione Battista.
Da segnalare che il Consiglio di chiesa si è riunito nel pomeriggio di domenica 21 marzo. Ci piace ricordare il servizio di animazione musicale offerto dalla sorella Sandra Spuri anche presso le altre comunità battiste della Toscana, nonché la partecipazione alle giornate di prova-coro per il progetto di Coro Nazionale UCEBI, presso il Centro Evangelico “ECUMENE” di Velletri
Chiesa evangelica luterana
Come sempre i nostri culti si svolgeranno la prima e terza domenica del mese nella nostra sala comunitaria, ingresso via dei Bardi 20.
Nel mese di aprile inizierà una serie dei concerti d’organo, tutti i mercoledì alle 21, nella Chiesa di Lungarno Torrigiani.
Chiesa evangelica valdese
www.firenzevaldese.chiesavaldese.org
e-mail: concistoro.fivaldese@chiesavaldese.org
Attività nel periodo pasquale
Giovedì Santo (1 aprile) è sospeso il pre-catechismo.
Il culto del Venerdì santo (2 aprile) si terrà nel nostro tempio alle 18 e sarà guidato dal pastore Gajewski e gruppo di studio biblico. Lo stesso venerdì, alle 21.30 siamo invitati alla parrocchia cattolica Madonna della Tosse (largo A. Zoli) per la celebrazione ecumenica della Passione e della Risurrezione del N.S. Gesù Cristo.
Sabato 3 aprile lo studio biblico è sospeso.
Domenica di Pasqua, alle 10.30 si terrà il culto solenne con la Cena del Signore.
Attività ordinarie
Studio biblico e catechismo per adulti. Gli incontri di studio biblico si svolgono alle 16, in via Manzoni. Il primo incontro dopo le vacanze di Pasqua si terrà il 17 aprile.
Anche il gruppo di catechismo per adulti avrà il primo incontro dopo le vacanze di Pasqua il 17 aprile. L’appuntamento è alle 15, in via Manzoni.
Catechismo e scuola domenicale. I ragazzi del catechismo si incontrano ogni martedì alle 19.30; il piccolo gruppo di pre-catechismo si riunisce invece ogni giovedì alle 18. La Scuola Domenicale si riunisce durante il culto domenicale, dalle 10.30 alle 11.45 ca.
Diaspora valdese di Pistoia ed Empoli. I prossimi incontri di studio biblico a Pistoia si terranno ogni primo giovedì del mese, vale a dire. 4 marzo, 8 aprile (eccezionalmente), 6 maggio e 3 giugno (incontro conclusivo). Nel corso degli incontri seguiremo il percorso tracciato dal libro di Félix Moser, Chi osa dirsi cristiano?, Claudiana, Torino, 2008.
A Empoli continuano i culti domenicali mensili. Gli appuntamenti dei prossimi mesi saranno concordati direttamente con il nostro gruppo di diaspora. Per informazioni: Eugenia e David Cianci, 0571924880.
Sulle finanze della nostra chiesa
Introduzione
La gestione del bilancio nel corso del 2009 è avvenuta sulla base delle decisioni assunte dall’Assemblea nella seduta del 24 maggio 2009 che possono essere così riassunte:
a) la rigorosa distinzione tra gestione finanziaria degli immobili e gestione finanziaria delle altre attività della chiesa con un costante monitoraggio della gestione immobili per assicurare la copertura delle spese ordinarie e straordinarie con i proventi derivanti dagli affitti e dall’uso dei locali senza dover attingere dalle offerte e contribuzioni
b) rispettare l’impegno assunto con la Tavola (TV) ed il Distretto consistenti nella contribuzione di 47.866,80 € per Cassa Culto, Fondo pensione, Borsa di Studio Facoltà, CED e contributo 3% Facoltà Valdese
c) riservare la quota parte di 10.000€ del fondo quota parte del fondo accantonato in previsione dei lavori di restauro del tempio di Via Micheli, per finanziare in parte il Fondo di Solidarietà e le spese per le iniziative locali e di testimonianza.
Il Conto Economico si è chiuso con un avanzo netto al 31/12/2009 di 30.534€ mentre quello del 2008 era stato pari a di 29.506€. Nel seguito saranno esaminate le principali voci del bilancio.
Gestione Immobili
Il totale dei proventi è stato di 44.450€ di cui 34.800€ derivanti dagli affitti e rimborsi spese di Via Manzoni. La restante parte è composta in parte dalle offerte/rimborsi per l’utilizzo da parte di terzi del tempio di Via Micheli (3.435€) e dei locali del Centro comunitario di Via Manzoni (1.710€) ed in parte da un consistente rimborso assicurativo (4.500€) relativo all’allagamento della cantina in Via Manzoni.
Le spese complessive, comprendenti tutte le utenze e le manutenzioni (es. giardino, ascensore etc.), le assicurazioni ed i versamenti fiscali ammontano invece a 36.000€ di cui circa 13.000€ sono da classificare come manutenzione straordinaria. A tal proposito è bene sottolineare che nel 2009 sono stati effettuati 6 interventi in via Manzoni (tra cui anche la targa Vinay vedi dopo) e 2 in Via Micheli.
La gestione degli immobili ha pertanto chiuso con un saldo positivo di circa 7.000€ e le cifre sono sostanzialmente allineate con il preventivo 2009 (il rimborso assicurativo era già accertato) tuttavia è opportuno precisare che:
a) non si è tenuto conto delle bolletta di dicembre di Publiacqua per Via Micheli pari a 3.429,52€ (vedi stato Patrimoniale), bloccata ed in attesa di abbattimento del 60% causa perdita occulta e che verrà imputata al bilancio 2010
b) i soli affitti non sarebbero stati in grado di coprire tutte le spese, ma è determinante l’apporto dei rimborsi e delle offerte per l’uso dei locali da terzi.
Fondo immobili
Il fondo di 70.000€ è rimasto invariato. Infatti, ai fini contabili la spesa di 1.080€ per rimborso forfettario al conservatore Dr. Andrea Todorow che ha svolto una prima attività di ricognizione dello stato del tempio è stata inserita le spese di manutenzione ordinaria del Tempio.
Collette destinate
Tutte le collette destinate (9) sono state tempestivamente versate ai destinatari arrotondando per eccesso gli importi per un totale di 2.180€.
Versamenti alla Tavola Valdese per Cassa Culto e contribuzioni
I versamenti Cassa Culto, Fondo pensione, Borsa di Studio Facoltà, CED e contributo 3% Facoltà Valdese sono stati effettuati a scadenze diverse rispetto agli anni precedenti: I) 4 Aprile 20.000€, II) 8 Luglio 12.040,80€, III) 14 Ottobre 12.000€ ed in fine l’ultimo di 3.826€ a saldo l’11 Dicembre. In tal modo si è cercato di venire incontro alle richieste della Tavola di anticipare il più possibile i versamenti e la loro consistenza. Inoltre, la cifra di 250€ raccolta durante la Settimana di rinunzia cassa culto non l’abbiamo considerata come parte della cifra totale da versare e dunque è stata una quota aggiuntiva versata (il 23 aprile) alla TV.
Per quanto riguarda le contribuzioni per Cassa Culto, Fondo pensione, Borsa di Studio Facoltà e CED la cifra totale è stata di stata di 41.725€. Il totale per offerte, collette ordinarie, proventi agapi, bazar, vendita libri ecc. è stato di 22.539€ per un totale di 64.264€. Il numero totale di persone o soggetti che hanno contribuito o fatto offerte è stato di 105 tra cui 85 membri comunicanti. Si ricorda che nel 2008 l’ammontare di contribuzioni e offerte era stato di 62.800€, con 85 membri contribuenti ed offerte da altre 18 persone o famiglie.
Attività di testimonianza
A febbraio è stato saldato il pagamento per la stampa del volume sull’Archivio Storico (3.500€). Possiamo annoverare in questa voce il rimborso spese alla TV per ospitare il sito web (173€) che proprio in questi giorni ha compiuto 5 anni e che ormai è diventato un canale primario di contatto con e testimonianza verso il mondo esterno. Il 6 maggio è stato effettuato un versamento di 1.500€ sul CC appositamente aperto dalla FCEI per i Terremotati dell’Abruzzo (a fronte di offerte destinate per 940€).
Anche le spese per l’apposizione della targa su Tullio Vinay rientrano in questa categoria, sebbene per semplicità l’importo sia stato inserito nella manutenzione straordinaria immobili.
Ai primi di novembre è stato fatto una piccola offerta (150€) al Convento di San Domenico di Pistoia come contribuzione simbolica per l’ospitalità in occasione della mostra su Calvino e delle due conferenze ospitate. A metà dicembre è stato versato alla Fondazione Valdese il rimborso di 748€ per il materiale della mostra su Calvino. A fine Dicembre è stato versato il rimborso di 412€ alla FCEI come quota parte del rimborso spese per l’Assemblea triennale (tenutasi a Firenze).
Al Centro di Cultura Protestante “P.M.Vermigli” sono stati versati i previsti 1.500€ in due rate (8 agosto e 29 dicembre) più alcune offerte destinate per un totale di altri 670€. Alla Libreria Claudiana è stato versato (il 12/01/2010) il preventivato contributo di 2.500€.
Le agapi ed il bazar hanno avuto come sempre un ottimo risultato consentendo di incassare ben 5.185€ e ringraziamo le sorelle che si occupano dell’organizzazione e della cucina per la loro passione, dedizione e maestria.
Fondo di solidarietà
Il fondo di 10.000€ (in realtà 9.640,00 perché una piccolissima cifra era stata spesa alla fine del 2008) stanziato nel 2009 è rimasto intatto. Il Concistoro ha riconfermato che per i rimborsi del progetto bambino rom in Romania ed il progetto carceri occorre compilare la scheda descrittiva predisposta ed allegare le ricevute delle spese sostenute. A questo proposito occorre ricordare che la somma di 586€, raccolta per il progetto del bambino rumeno con l’apposita colletta dell’agape di febbraio 2009, e a parte rispetto a tale fondo e può essere versata previa sottoscrizione della relativa ricevuta.
Considerazioni conclusive e prospettive per il 2010
Resta confermata la validità della scelta di tenere distinta la gestione degli immobili dal resto delle attività, tuttavia il margine di utile fotografato a fine 2009 è molto aleatorio, legato anche a fattori contingenti (es. dinamica di alcune fatture e rimborsi). Le necessità di interventi anche sull’edificio di Via Manzoni e le condizioni di alcuni impianti (es. caldaie riscaldamento) e degli infissi consigliano comunque di reinvestire tale utile nella manutenzione ordinaria.
L’ammontare complessivo di contribuzioni, offerte, agapi, bazar ecc., è stata inferiore di soli 3.400€ rispetto al preventivo e di poco superiore (circa 1.000€) rispetto al 2008. Dunque si registra una sostanziale tenuta nonostante la paventata diminuzione dovuta alla crisi economica.
Il Concistoro si rallegra per questa disponibilità, tuttavia ritiene necessario proseguire la riflessione già iniziata l’anno scorso sul numero di membri contribuenti che pur essendo rimasto costante è molto ridotto rispetto al numero potenziale di membri elettori (224). Tale preoccupazione è accentuata dalle previsioni di spesa per i prossimi anni. Infatti, mentre le quote di contribuzione TV, CED e Facoltà nel 2010 sono rimaste invariate rispetto al 2009, la CED ha già comunicato che nel 2011 verrà applicato alla nostra chiesa un aumento del 5% circa. Pertanto il Concistoro si impegna ad analizzare tutte le possibili cause (anzianità, condizioni di salute, precarietà del lavoro, disaffezione, mancanza di fiducia etc.) e a svolgere opera di sensibilizzazione per ampliare la base contributiva.
Per quanto riguarda il Fondo di solidarietà l’impegno emergenza rom in gennaio-febbraio ed altri interventi di sostegno di minore entità hanno determinato un impegno di spesa pari a circa il 70% del fondo di 10.000€ stanziato nel 2009. Sono comunque previsti rimborsi sia dal Comune di Firenze che dalla TV (per quest’ultimo nelle prossime settimane verrà redatto un apposito progetto). Il Concistoro, in considerazione dell’avvio del Progetto Rifugiati&Migranti, che verrà gestito in sinergia con la DVF e con altre comunità evangeliche di Firenze, ritenendo che tale progetto debba avere una sua autonomia finanziaria e gestionale, propone all’Assemblea di iscrivere a bilancio per il 2010 una nuova voce di spesa, che si va ad aggiungere a quelle previste per la libreria Claudiana e per il Centro di Cultura Protestante P.M. Vermigli, e che rappresenta la quota annua di finanziamento destinata a tale progetto. Per il 2010 si propone di assumere un impegno di 3.000€. L’attuale parte restante del fondo di solidarietà sarà comunque destinata al progetto carceri (1.500€ già stanziati) e ad altre iniziative di sostegno. È evidente che sia per rispettare l’impegno per il progetto Rifugiati&Migranti sia per ricostituire in parte il fondo di solidarietà occorre contare sulla generosità contributiva della comunità ed alle offerte di amici e simpatizzati.
Infine, per quanto riguarda gli immobili, in attesa della conclusione della fase di indagine e progettazione dei lavori di restauro del Tempio, non è possibile ancora disporre di indicazioni precise sulle priorità e sull’onere di spesa che dovrebbe essere affrontato. Tenuto conto anche delle necessità dell’immobile di via Manzoni già richiamate in precedenza, si ricorda che il fondo immobili (70.000€) è al momento da considerarsi sufficiente per coprire l’attività d’indagine e gli interventi di manutenzione straordinaria inderogabili ai due immobili.
Roberto Davide Papini
Una volta tanto saremo seri (o cercheremo di esserlo) perché il tema (lo scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica) è di quelli che vanno affrontati con serietà. Tuttavia, anche su questo tema drammatico una parte importante del mondo cattolico ha dimostrato ancora una volta di aver perso il senso del ridicolo. Non ci riferiamo tanto a Benedetto XVI che, tutto sommato, ha detto parole abbastanza chiare e nette (anche se insufficienti, sorvolando su quanto avvenuto nella sua diocesi quando era vescovo) almeno sullo scandalo in Irlanda. E ci sono state altre persone serie come il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo Robert Zollitsch, che ha ammesso per la prima volta che la Chiesa cattolica tedesca (viene da chiedersi: Ratzinger ne era del tutto all’oscuro?) ha nascosto «per anni» i casi di abusi sessuali commessi da religiosi nei confronti di minori. Ci riferiamo ad alcuni personaggi “più papisti del Papa” che di fronte all’ondata di inquietanti rivelazioni che vengono dalla Germania (e poi dalla Svizzera, dall’Austria ecc. ecc.) hanno pateticamente cercato di dire «sì è vero ma anche gli altri...», oppure «sì è vero, ma si cerca di gettare fango su di noi». Serietà avrebbe voluto, invece, che la Chiesa cattolica romana si limitasse a dire: “Sì è vero, abbiamo sbagliato”. Punto.
Invece, in questo esercizio un po’ infantile si sono cimentati personaggi di primo piano come il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano; il portavoce vaticano Federico Lombardi; il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Mueller, che arriva addirittura a dire che l’obiettivo dei media è quello di «screditare la credibilità della Chiesa» come fecero i nazisti (sic!) negli anni Trenta e Quaranta.
Il primo premio, però, va Massimo Introvigne che, in un articolo su “Avvenire” del 18 marzo, insiste sul fatto che negli Stati Uniti i casi di pedofilia nella Chiesa cattolica sono assai inferiori a quelli delle varie denominazioni protestanti (addirittura il rapporto sarebbe 1 a 10 secondo gli studi, citati genericamente da Introvigne, dello storico e teologo Philip Jenkins). Poi, la perla: “Nello stesso periodo in cui un centinaio di sacerdoti americani era condannato per abusi sessuali su minori, il numero di professori di ginnastica e allenatori di squadre sportive giovanili giudicato colpevole dello stesso reato dai tribunali statunitensi sfiorava i seimila». Ecco, la prova del complotto anti-cattolico: non ci sono solo i preti pedofili, ma anche e molto di più, gli insegnanti di educazione fisica.
Sarà... Però, giova ricordare al professor Introvigne che la categoria degli insegnanti di educazione fisica non è mai salita sul pulpito a spiegare al mondo, cosa fosse bene e cosa no, quale fosse il comportamento lecito nella sessualità. Non ha mai preteso di insegnare la morale sessuale né ha scomunicato divorziati e “abortisti”, né ha condannato l’omosessualità. E così il paragone con i preti cattolici appare grottesco e imbarazzante.
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