Mentre egli stava in piedi sulla riva del lago di Gennesaret e la folla si stringeva intorno a lui per udire la parola di Dio, Gesù vide due barche ferme a riva: da esse i pescatori erano smontati e lavavano le reti. Montato su una di quelle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra; poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla. Com'ebbe terminato di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e gettate le reti per pescare». Simone gli rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti». E, fatto così, presero una tal quantità di pesci, che le reti si rompevano. Allora fecero segno ai loro compagni dell'altra barca, di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutt'e due le barche, tanto che affondavano. Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Perché spavento aveva colto lui, e tutti quelli che erano con lui, per la quantità di pesci che avevano presi, e così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Allora Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono.
Luca 5,1-11
Galilea, Lago di Genezaret, domenica 12 luglio anno 30. Un ebreo, un certo Gesù, propagandista apocalittico, grazie ad alcune guarigioni miracolose e alla sua predicazione incita le folle al sovvertimento sociale e al ritorno ad un certo regno di Dio, una sorta di paradiso terrestre o età dell’oro. Gesù si è trovato in riva al lago circondato da una folla di curiosi e di esaltati o di malati che volevano avvicinarsi a lui per toccarlo pensando così di essere guariti. Gesù che si trovava a pochi metri dalla riva ha ordinato a un certo Simone, che aveva con lui un debito di riconoscenza per la presunta guarigione della sua suocera, di riportare in acqua una barca con la quale Simone ed altri suoi pescatori avevano cercato infruttuosamente di pescare per tutta la notte.
Simone ha eseguito l’ordine e Gesù, postosi sulla barca, ha tenuto così alla folla rimasta sulla riva il suo discorso. Gesù, non accontentandosi dell’effetto del suo discorso sulla quella folla di ignoranti che si era radunata, ha intimato al suo compare Simone di allontanarsi ancor di più dalla riva e di gettare le reti. Non si sa con quali arti magiche o per una grossa dose di fortuna, ma le reti che i pescatori avevano gettato si sono riempite di pesce così tanto che si stavano rompendo per il troppo peso. Altri pescatori richiamati da questa abbondante cattura sono intervenuti raccogliendo il numeroso pescato. Immaginatevi il grande effetto che tale pesca, in pieno giorno, ha prodotto su quella folla di fannulloni, disoccupati e perditempo che si erano radunati intorno a Gesù. Lo stesso Simone che aveva eseguito l’ordine con poca fiducia nella riuscita dell’impresa ha dichiarato al cosiddetto Maestro: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Gesù quindi approfittando dello stupore e dell’effetto di questa cosiddetta pesca miracolosa su Simone e gli altri pescatori suoi soci Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, ha detto al loro capo: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Ed essi, tratte le barche a terra, hanno lasciato ogni cosa e lo hanno seguito diventando suoi discepoli.
Il fatto che è accaduto sul lago è estremamente grave perché questo Gesù con questa predicazione intende sobillare le masse, approfittando di certo della grave crisi internazionale che ha colpito di recente tutto l’impero e gli stati suoi alleati. Ci sembra molto grave che le autorità preposte all’ordine pubblico permettano a tali personaggi di aggirarsi impunemente compiendo atti e predicando concetti quali l’uguaglianza di tutte le persone di fronte a Dio, compresi gli schiavi e le donne e gli stranieri. Questa predicazione mina l’ordine costituito e le basi stesse della convivenza civile.
Ci risulta infine, ma la voce va ancora avvalorata da ulteriori testimonianze, che questo Gesù con altri gesti da mago ha distribuito gratuitamente alle folle generi alimentari di prima necessità, pani e pesci, distogliendo così le masse dal loro principale compito, quello di ubbidire alle gerarchie e ai loro padroni, lavorando duramente per il pane quotidiano. Infatti in una sorta di programma politico che Gesù chiama impunemente preghiera vi è la strana affermazione e richiesta a Dio: Dacci il nostro pane quotidiano.
Una ulteriore e gravissima affermazione di Gesù è che bisogna amare il prossimo, tale affermazione ha prodotto forme di distribuzione di cibo e quant’altro fra le masse che lo seguono che si comportano fra di loro quindi in un modo molto sconveniente. Ci assumiamo quindi le nostre responsabilità e invochiamo da subito una repressione di massa del movimento di Gesù e l’arresto e una punizione definitiva per questo personaggio che moltissimi già chiamano messia. Mentre i potenti e ricchi del mondo si sono riuniti nella lontana città che porta il simbolo stesso dell’impero (Aquila) che vuole pacificare il mondo, mentre i nostri amati sovrani si adoperano per il nostro bene, per risolvere il problema della fame, dell’ambiente, dell’economia e del lavoro in questo angolo del mondo si minano le basi della nostra società.
Qui finisce quest’articolo e anche il nostro gioco. Forse ho calcato un po’ la mano sul testo, ma il breve brano di Paolo nella lettera ai Corinzi me ne da l’autorità. Noi non crediamo ad un dio qualunque, il nostro dio è e rimane scandalo per tutti. Il saggio pescatore Simone che verrà chiamato Pietro è stato battuto nelle sue convinzioni di buon conoscitore del suo mestiere. L’umanità tutta, il suo affidarsi passivamente alla propria saggezza tutta umana, ha prodotto migliaia di guerre, di carestie, di dolore e di morte. Ma il saggio Simone che rappresenta in piccolo la saggezza di tutta l’umanità ha saputo riconoscere la propria sconfitta e il proprio peccato; Gesù lo ha chiamato a diventare Pietro perché la speranza del cambiamento dell’animo umano, della società umana , della nostra condizione del vivere , non possono poggiare sul capriccio dei più potenti o meno potenti del mondo, ma, come dice Paolo, sulla pazzia di Dio che è più saggia degli uomini e sulla debolezza di Dio che è più forte degli uomini.
Noi che qui ci riuniamo per comprendere questa follia di Dio, questo suo donarsi in Gesù Cristo per la nostra salvezza e felicità, mentre auguriamo che i potenti della terra questa volta, e non come nelle altre mille e mille riunioni che hanno fatto, abbiamo preso decisioni che cambino e migliorino la condizione umana , noi affermiamo che la nostra speranza è riposta in qualche cosa di più serio dei sorrisi telegenici dei potenti della terra e delle loro presunte buone intenzioni. L’amore per il prossimo, le parole del Padre nostro, l’invito alla conversione del nostro cuore, la fiducia in Gesù, sono la strada , sono l’unica strada che noi conosciamo e che vogliamo percorrere.
Amen che vuol dire così sia
Predicazione di I. David Buttitta Domenica 23 Agosto 2009, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze