“Signore, tu sei stato per noi un rifugio d’età in età….. ”

 Salmo 90

 

Che effetto ci fa leggere questo salmo l'ultimo giorno dell'anno?

Sembra ieri ed è già di nuovo capodanno. Finiamo i nostri anni come in un soffio. Davvero gli anni passano come giorni, come in una piena, come in un sogno. L'erba è falciata e inaridisce, ci tocca poco più che un turno di guardia, poi si vola via e si lascia ad altri.

Dal punto di vista di Dio invece le cose sono diverse. Lui va di eternità in eternità. C'era prima. Prima di cosa? Prima e basta. E anche dopo, dopo e basta.

Molti filosofi si sono dati un gran da fare per capire cos'è il tempo. Una specie di spazio che si muove, come un film? Un cerchio, quasi una spirale? Un modo di percepire del nostro cervello? Una specie di valanga che rotola e diventa sempre più grande e più forte? E' un trucco di Dio per crescere e completarsi? E' uno scherzo per costringerci, diceva un cantautore, a viaggiare una vita da scemi? A parte che tutti questi filosofi son morti (purtroppo anche il cantautore), non credo che noi si farà mai in tempo a capire cosa è il tempo. Forse è il modo migliore di perdere tempo.

Quello che si fa fatica a capire,  è come mai ad un Dio che viaggia di eternità in eternità,  importi qualcosa di noi e del nostro breve turno di guardia.

Molti teologi si sono dati un gran da fare per capirlo. Dagli scrittori dei testi biblici, attraverso concetti ormai classici (il giardino dell'Eden, la caduta, l'essere immagine di Dio, il sacrificio sostitutivo del Cristo, il ritorno di Cristo, nuovi cieli e nuova terra), fino ai concetti moderni a volte sofisticati, a volte semplicemente arresi alle mode culturali, per cui Dio si interessa a noi perché Dio è l'universo, tutto è Dio, c'è l'armonia, noi siamo Dio, Dio è morto e comunque un po' di religiosità non fa male.

Son morti anche i teologi. E a noi resta comunque l'idea che passare il nostro turno di guardia a chiederci perché, non è poi il modo più interessante di passare le nostre giornate.

Il Salmo 90 ci dice forse tutto quello che ci occorre sapere. Dio è sempre stato il nostro rifugio. I nostri peccati sono veramente tanti da suscitare ira (e per capire questo non c'è bisogno di filosofi e neanche di psichiatri, basta uno specchio). Dio, per motivi ovvi, non è particolarmente felice di come razzoliamo (e davvero lo si può capire, se ad ogni telegiornale avrebbe motivo di far piovere querele come grandine). Non ci sono davvero le condizioni oggettive per un indulto generalizzato che ci porti a diventare eterni... Brutto augurarsi la morte di qualcuno, ma anche pensare che alcune persone possano diventare eterne, francamente non sarebbe un bel regalo a questo mondo disastrato.

Ma il salmista, anziché chiedersi il perché, pone la domanda giusta: fino a quando?

Ed è esattamente questo che sappiamo e dobbiamo sapere del tempo, che è temporaneo. Come temporaneo, per fortuna, è tutto quello che in esso nasce e perciò morirà ( non solo noi, il che è difficile negare che ci dispiaccia, ma anche i pensieri unici, le potenze e i poteri, i prigionieri, i giusti e i puri di tutte le razze, e soprattutto le guerre infinite).

E il salmista sa anche a cosa è legato quel “fino a quando”. Ritorna Signore, muoviti a pietà, saziaci della tua grazia, manifesta la tua opera. Ecco quando le cose cambieranno, il tempo smetterà di essere il nostro limite e il nostro orizzonte troppo ristretto.

Se fossimo filosofi o teologi si  potrebbe dire che non sarà il tempo a raggiungere l'eternità, ma l'eternità a tornare per riprendersi il tempo. Ma ad essere sinceri, una frase così non la capisco nemmeno io che l'ho scritta. Basta allora restare alle parole del salmo e ci accorgiamo che la lettura di questo salmo 90, oggi, ultimo giorno dell'anno, prende una connotazione diversa. Ci sentiamo, per così dire un po'  meno di passaggio. Ci tocca sempre un turno, ma è un turno nel quale ci è dato di guardare l'orizzonte e chiedere con forza che il giorno venga. Indubbiamente è già più interessante che vagabondare persi tra i perché. Ma c'è dell'altro.

Mentre leggiamo quelle parole (ai versetti 13-16) abbiamo ancora l'eco del precedente versetto 12 che magari ci ha dato una prima speranza, ma non ci ha distolto dai perché: “Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio”. Ottimo insegnamento di vita per chiunque, ma se  tutto passa presto e ce ne voliamo via... che ci facciamo di un cuore saggio? E che li contiamo a fare i giorni della nostra vita se svaniscono come un soffio? E' così intelligente passare la vita contando i giorni e i perché? Certo a fronte della odierna onnipotenza da cui ciascuno sembra avvolto, che porta a nascondere non solo la morte, ma persino la prima ruga o il primo capello bianco... appunto un buon insegnamento di vita. Ma si diventa saggi in questo modo? E comunque ci sono diversi pareri anche su cosa sia la saggezza o su come sia preferibile spendere la propria vita. Siamo costretti a restare sul piano di una disputa filosofica, forse etica... oggi che sembra un dogma il fatto che tutti i pareri hanno lo stesso valore e che ogni persona è un meraviglioso vulcano di  principi etici.

No, perché questo è frutto del tempo, della piena che scorre e se ne vola via.

E' solo se diciamo “ritorna Signore” che quelle parole del salmo assumono improvvisamente un senso preciso, prendono vita, si trasformano nel gioire tutti i nostri giorni. Allora contarli (saper contare i nostri giorni) significa piuttosto accorgersi che i nostri giorni contano, che la grazia li riempe di significato senza aver bisogno di mutarne la normale durata di 24 ore. Di nuovo, anche se non si capisce, è l'eternità che entra nel tempo, comincia a filtrare, come la luce del giorno che attendiamo e che siamo chiamati a invocare. Anche la saggezza entra dentro, quando il tempo molla la sua presa e riusciamo a guardare oltre. Oltre il tempo che viviamo, oltre gli anni, pochi o tanti che ci restano (e che differenza fa?). Oltre il tempo, ricordando all'indietro e scorgendo in avanti (se mai c'è un dietro e un avanti), il Dio che è nostro rifugio d'età in età . Già, d'età in età, questo il salmista lo ha scritto fin dalla prima riga, ma è difficile tenerlo a mente quando si legge la parte centrale del salmo e ci si trova nudi e messi di fronte alla nostra fragilità).

Ma c'è ancora dell'altro, davvero questo salmo finisce in gloria, anzi in grazia. C'è una possibilità , quasi contraddittoria rispetto alla piena che ci porta via. Possiamo chiedere a Dio che l'opera delle nostre mani sia resa stabile. Dunque se, nonostante la piena che scorre veloce, siamo capaci di valutare che i nostri giorni sono contati, ma possono contare, e diveniamo abbastanza saggi da non essere travolti dal tempo, dalla nostra epoca, dalla nostra età, dalla nostra frenetica tempistica quotidiana, può addirittura succedere che le nostre mani costruiscano qualcosa di stabile.

Ma attenzione, dicevo che il salmo finisce in grazia, e non certo in giustificazione per le nostre opere. Il salmista non si aspetta dalla propria saggezza che le opere delle mani siano rese stabili, lo chiede a Dio e lo chiede come grazia. E probabilmente la saggezza sta proprio in questo, nel non fidarsi della propria saggezza che è comunque legata al tempo e al suo veloce divenire, lasciando a Dio i nostri piccoli sforzi perché sia lui a plasmarli, a renderli durevoli e utili al nostro prossimo.

Avvertenza finale: non sempre Dio farà dei nostri sforzi ciò che immaginiamo, non sempre i nostri obiettivi assomiglieranno ai suoi, non sempre ci sarà dato di vedere i frutti. Noi si semina. Dio non è al nostro servizio, né possiamo portarlo a giustificazione di ciò che facciamo. Grazia non è complicità e confessarsi cristiani non ci rende superiori a niente e a nessuno... proprio come i nostri giorni dureranno 24 ore e l'anno 2007 che ci attende, come servitori svegli e  saggi, durerà 365 giorni.

 

Predicazione di Gabriele De Cecco Chiesa Valdese di Firenze il 31 Dicembre 2006