Deut.32, 47 “Questa non è una parola senza valore…”

 

“Questa non è una parola senza valore (a vuoto) per voi; anzi è la vostra vita; per questa parola prolungherete i vostri giorni nel paese del quale andate a prendere possesso, passando il Giordano”. Questa è una delle espressioni più efficaci a costruire una “teologia della Parola”, come dice il noto esegeta tedesco Gerhard von Rad. La Bibbia conosce la contrapposizione fra Parola e silenzio: “la Parola di Dio” è una specie di  termine tecnico fra i più diffusi nella Bibbia. Di essa si può dire che “era rara” ai tempi di Samuele, quando era ancora un bambino ; oppure si dice “La Parola del Signore fu rivolta a …” e segue il nome di un profeta e la data del messaggio, calcolata sugli anni del regnante in carica. Non c’è sempre e comunque, perché anche questo la renderebbe “a vuoto”, come la TV, come i rumori di sottofondo che scegliamo perché ci tengano compagnia. Dovremo fare attenzione a non usare-abusare della Bibbia in questo senso!

C’è una grande differenza fra quando Dio parla e quando Dio tace. Bisogna che taccia anche più spesso di quando parla, perché apprezziamo quello che ci dirà nel momento di maggior bisogno. Fanno bene i quaccheri a tenere un tempo di silenzio davanti a Dio: non è facile stare in silenzio quando si è in molti e non è sicuro che ci dica più cose il silenzio, che non la Parola. Tuttavia è una disciplina utile che ci fa apprezzare il valore della Parola detta.

Quante parole “a vuoto” diciamo e ascoltiamo continuamente, di cui non ricordiamo nulla dopo pochi minuti… Noi viviamo nell’inflazione della parola (e dell’immagine). Non siamo più capaci di silenzio o ci mette tristezza. A. Gounelle dedica un capitolo del suo libro “Parlare di Dio” al tema del “Silenzio e Parola di Dio”: “La Parola di Dio ha bisogno del suo silenzio e non se ne lascia dissociare. Senza il presentimento di ciò che sarebbe un silenzio totale, non si comprenderebbe che essa rappresenta un evento e non un’istituzione. Se essa saturasse il nostro spazio e il nostro tempo, non avrebbe contorno, rilievo, volto o senso. Essa si ritaglia sul silenzio…La Parola autentica implica sempre che il silenzio sia vinto: non può fare a meno di lui, ma riesce a dominarlo e a domarlo. La risurrezione significa che la parola viva supera il silenzio della morte. Questo silenzio non riesce ad annientarla” (p.89).

Inutile sottolineare l’importanza della parola, anche solo quella umana: una parola (due voti) decidono la sorte di un governo; un Si oppure un No decidono per la guerra o per la pace di una nazione, con implicazioni ormai in tutto il resto del mondo. Un Si oppure un No decidono una vita a due oppure la solitudine. Una parola positiva o negativa conclude una sessione d’esame per uno studente e a volte può essere drammaticamente importante per la sua vita. Una parola può decidere se si viene assunti a fare un lavoro che deciderà della nostra esistenza.

Non solo ci sono le parole “a vuoto”, ma poi ci sono le parole negative che distruggono l’armonia, che creano divisioni, condannano, o sono malevole insinuazioni e possono rovinare la reputazione di altri. La responsabilità della parola è enorme ed è ben descritta nella lettera di Giacomo, cap. 3. “La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro?” (v.11) “Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo” (v.2).

Parole umane, contro parola di Dio? La parola di Dio in questo testo del Deuteronomio è definita “la vostra vita”; “per questa parola prolungherete i vostri giorni nel paese nel quale state per entrare”. E’ una parola efficace, perché avrà delle conseguenze: si tratta di stare nel Patto con Dio, di osservare i suoi comandamenti, di avere con Dio e con il prossimo un rapporto di fiducia e lealtà. Solo questo atteggiamento è fondante di una vita nella pace e nella prosperità. Ogni altro modo di rapportarsi genera paura, ansia, inimicizia, sospetto e alla fine sopraffazione e morte.

 La Parola efficace è la Parola creatrice: prima della creazione nel “vuoto” c’è silenzio, un silenzio caotico, che viene “ordinato” dalla Parola. Dio disse “Sia la luce” e ci fu la luce (Gen.1,3). Molti Salmi hanno ripreso questo tema, per es. il Salmo 147: “Egli manda i suoi ordini sulla terra, la sua parola corre velocissima, manda la neve come lana, sparge la brina come cenere. Egli getta il suo ghiaccio come a pezzi; e chi può resistere al suo freddo? Egli manda la sua parola e li fa sciogliere; fa soffiare il suo vento e le acque corrono. Egli fa conoscere la sua parola a Giacobbe, i suoi statuti e i suoi decreti a Israele.” (15-18)

E’ molto nota la parabola della pioggia e della neve (Isaia 55, 10-11) che non ritornano “a vuoto” al cielo, senza aver annaffiata e fecondata la terra e fatto germogliare fiori e piante, anzi come dice il testo: “affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare”. C’è lo sguardo al presente e al futuro, perché la Parola del Signore riguarda tutta la vita e anche non solo quella umana, ma di tutta la terra,  degli animali e perfino delle rocce e dei minerali. “Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata”. Però bisogna che sia veramente “Parola del Signore” e non la nostra parola, che sia “uscita dalla sua bocca”, ma noi la sentiamo solo se è uscita da una delle nostre bocche, altrimenti non siamo in grado di percepirla.

Non sempre le parole che Dio fa dire ai profeti, sono pacifiche e positive; al contrario, sembra quasi che abbiano conservato solo quelle più negative. Ad esempio in Amos 7, 10 si dice apertamente: “il paese non sopporta le sue parole (di Amos? di Dio?) : Egli mi fece vedere questo: Il Signore stava sopra un muro e aveva in mano un filo a piombo. Il SIGNORE mi disse: «Amos, che cosa vedi?» Io risposi: «Un filo a piombo». E il Signore disse: «Ecco, io metto il filo a piombo in mezzo al mio popolo, Israele; io non lo risparmierò più; saranno devastati gli alti luoghi d'Isacco, i santuari d'Israele saranno distrutti, e io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboamo».  Allora Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d'Israele: «Amos congiura contro di te in mezzo alla casa d'Israele; il paese non può sopportare tutte le sue parole”.

Il termine tradotto con “sopportare” vuol dire “contenere”, come un vaso troppo piccolo o troppo pieno. In effetti in molte occasioni la Parola di Dio sembra troppo grande e troppo pesante per poterla “contenere” senza restarne distrutti. Oppure parliamo di “silenzio di Dio” quando sentiamo intorno a noi solo voci discordanti e situazioni che non si risanano mai. Dov’è l’efficacia della Parola quando il mondo non riesce a vivere in pace? Sono più forti le nostre parole “a vuoto” che distruggono la vita sulla terra?

Nell’esperienza profetica non si sopporta il tema della “debolezza” di Dio o dell’inefficacia della sua Parola; si preferisce dire che Dio ha mandato la distruzione, l’esilio o la carestia “per punire il popolo dai loro peccati”. Geremia parla della Parola di Dio come “un fuoco”: ecco, io farò in modo che la parola mia sia come fuoco nella tua bocca, che questo popolo sia come legno, e che quel fuoco lo divori”. (5,14) Oppure : “ come un martello che spezza il sasso?” (23,29).

Per Ezechiele è un libro da mangiare: “apri la bocca e mangia ciò che ti do». Io guardai, ed ecco una mano stava stesa verso di me, la quale teneva il rotolo di un libro; lo srotolò davanti a me; era scritto di dentro e di fuori, e conteneva lamentazioni, gemiti e guai. Egli mi disse: «Figlio d'uomo, mangia ciò che trovi; mangia questo rotolo, e va' e parla alla casa d'Israele». Io aprii la bocca, ed egli mi fece mangiare quel rotolo. Mi disse: «Figlio d'uomo, nùtriti il ventre e riempiti le viscere di questo rotolo che ti do». Io lo mangiai, e in bocca mi fu dolce come del miele”. (Ez.2,8-3,3). E’ dolce eppure annuncia tanti guai e distruzioni! Bisogna che sia mangiata la Parola, che riempia le viscere, che sia digerita, perché diventi forza vitale per gli esseri umani. Perché “ l'uomo non vive soltanto di pane, ma vive di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE” (Deut.3,3).

Infine diciamo questo di Gesù quando lo definiamo “il pane della vita”, secondo la sua dichiarazione contenuta del Vangelo di Giovanni (6,51): “Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo». La Parola efficace è Gesù che per amore scende nel silenzio della morte, ma Dio dice ancora la sua Parola, che sempre sarà l’ultima Parola anche per noi, e Gesù risorge ad una vita dalla quale non si muore più. Questo è il fuoco, o il martello che spezza la roccia. La “roccia spaccata per me” del famoso canto “Rock of Ages”. La vita umana non deve più essere spezzata se Dio stesso espone la sua in Cristo e la perde, per riprenderla nuova, come quella che ha promesso ad ognuno di noi e a quanti crederanno in essa. La Parola efficace che non torna “a vuoto” è la Parola della Risurrezione, che è la speranza di una nuova realtà per noi e per il mondo, oggetto del Suo Amore.

 

Pastora Gianna Sciclone