Da molto tempo cercavo di trovare una
interpretazione
possibile per questo passo evangelico non riuscendo a capire il motivo
per cui
il Signore Gesù avesse maledetto un povero fico che non portava
frutti in una
stagione che non era quella dei fichi.
Una sera ascoltando una conferenza di un mio amico
cattolico,
il biblista fr. Alberto Maggi, direttore del Centro di studi biblici G.
Vannucci
di Montefano (Mc) ho avuto da lui un suggerimento per comprendere il
significato
di un gesto che mi sembrava assurdo, un gesto un po’ folle compiuto da
Gesù
contro un povero fico che non aveva frutti in una stagione che non era
quella
dei fichi. Il mio amico biblista suggeriva di fare attenzione alla
struttura
narrativa del brano evangelico che è infatti costruito come un
trittico.
Ma che cos’è un trittico? In arte, ad
esempio, per
trittico si intende un dipinto costituito da una tavola centrale e due
sportelli
laterali. Gli sportelli acquistano il loro significato da ciò
che è
raffigurato nella tavola centrale. Possiamo in qualche modo applicare
alla
narrazione della maledizione del fico sterile e l’irruzione di
Gesù al tempio
di Gerusalemme ciò che è valido per un trittico nelle
arti figurative!
Il brano della maledizione del fico sterile possiamo
dire che
occupa i due sportelli laterali del trittico ed acquista un suo senso
alla luce
della tavola centrale dove abbiamo l’irruzione di Gesù nel
tempio di
Gerusalemme. Analizziamo il nostro trittico, prima le due tavole
laterali,
poi quella centrale. Infine da quella centrale torniamo alle due tavole
laterali
per capirne il senso.
Nella prima tavola laterale abbiamo Gesù
che maledice un
fico attraente esteriormente, ma che non porta frutti. Gesù si
avvicina per cercare un frutto, ma
non vi trova che
foglie. Ma qual è il motivo per cui non ha frutti? Non era il
tempo dei fichi.
Gesù maledice il povero fico dicendo: “nessuno mangi mai
più frutto da te!(Mc.11,14).
I discepoli udirono la maledizione di Gesù verso il fico sterile.
Dall’altro lato del trittico, sull’altra tavola
laterale,
cronologicamente siamo il mattino seguente, il fico è seccato
fin dalle radici. Abbiamo Gesù e i discepoli che passando
videro il fico
seccato. Pietro ricordatosi della maledizione fa osservare l’accaduto
al
Maestro. Gesù esorta ad avere fede, ma una fede che sia capace
di dire ad un
monte di togliersi dal luogo dove si trova e gettarsi nel mare ( altro
che
maledire un povero fico!)
Ed al centro del trittico? Nella tavola centrale che
comunica
il significato abbiamo l’irruzione di Gesù al tempio di
Gerusalemme,
comunemente conosciuta come la cacciata dei mercanti dal tempio.
Gesù però non caccia solo i venditori,
caccia sia coloro
che vendevano che compravano e rovescia le tavole dei cambiavalute e le
sedie
dei venditori di colombi ed infine non permetteva a nessuno di portare
oggetti
attraverso il tempio ( molto probabilmente ciò che serviva per
il culto). Con questo gesto Gesù tende a sovvertire il
culto del tempio
ed a questi gesti clamorosi, Gesù accompagna parole durissime di
invettiva
contro quello che era diventato il tempio e l’istituzione religiosa!
Gesù non vuole purificare il tempio, in
qualche modo egli ne
annuncia l’assoluta inattualità, inutilità e
perversità. Privando il tempio
dell’offerte necessarie colpisce alla sorgente la sua vitalità.
Il luogo santo per eccellenza che doveva essere la
casa di
preghiera per tutti i popoli è diventato un covo di ladroni
espressione che
Gesù riprende dal profeta Geremia.:”L’avete preso per una
spelonca di
ladri questo tempio che porta il mio nome?” (Ger.7,11).
Questi gesti e queste parole di Gesù
provocano reazioni da
parte dei capi dei sacerdoti e da parte degli scribi che cercavano di
farlo
morire.Avevano timore della sua predicazione perché la folla lo
ammirava.
Le autorità religiose sono impaurite dalla
invettiva di
Gesù contro il tempio e l’istituzione religiosa, hanno
paura di
perdere il loro potere, che nel nome della religione e di Dio si
gestisce sempre
molto bene.Hanno paura perché hanno trasformato il tempio, luogo
santo per
eccellenza in un covo di briganti, in una spelonca di ladroni.
A differenza dei briganti che nel covo si rifugiano
o
nascondono la loro refurtiva dopo essere usciti a depredare le loro
vittime, le
autorità religiose, non hanno alcun bisogno di uscire dal loro
covo ( il
tempio) per trovare delle vittime. La gente accorre al tempio credendo
che per
loro sia un bene essere spennati per la gloria di Dio e (la tasche dei
sacerdoti).
Ora possiamo finalmente capire, spiegata la parte
centrale
del nostro trittico, le due tavole laterali. Nella prima tavola
laterale
il fico che con il suo splendore esteriore maschera la sua totale
sterilità è
il simbolo del tempio, della istituzione religiosa che con tutto il suo
splendore di sacri palazzi, sacri cerimonie, sacri paramenti, sacro
vasellame,
nasconde l’assenza totale di Dio. In questo luogo dove tutto sembra
troppo
santo non c’è più posto per l’unico santo:Dio. Di Dio in
verità non si
sente molto la nostalgia, sostituito subito dal più pratico
dio-profitto
mammona.
Ricordate il motivo della sterilità del
fico?Non era il
tempo dei fichi! Uno dei termini greci con i quali si indica la parola
italiana
tempo è kairo.j, ed è
lo stesso termine
utilizzato dall’evangelista Marco all’inizio del suo vangelo in
relazione al
tempo dell’avvento del regno di Dio, ed è la prima parola
pronunciata da
Gesù nel vangelo.
Leggiamo infatti nel vangelo di Marco al capitolo 1
versetto
15: il tempo, - in greco kairo.j-
è
compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al
vangelo.
Non è più il tempo in cui il fico
può portare frutti, il
tempo in cui l’istituzione religiosa può fare da mediatrice tra
Dio e i
credenti e le credenti. “Il tempo è compiuto” , la
presenza di Gesù
rende il regno di Dio vicino agli uomini e alle donne. Gesù
rivolgendosi al
fico dicendo: Nessuno mangi mai più frutti da te” !
(Mc.11,14),
annuncia la fine della mediazione dell’istituzione religiosa, qualunque
sia,
fra Dio e l’umanità.
Nella seconda tavola laterale il fico è ormai secco fino alla radice, Gesù è infatti entrato nel tempio di Gerusalemme sovvertendone il culto; il fico che simboleggia l’istituzione religiosa è secco, e non potrà mai più rifiorire o portare frutti perché anche le radici sono secche. Pietro ricordatosi dell’accaduto si rivolge a Gesù e Gesù rispondendo esorta ad avere fede, ma una fede capace di modificare la realtà. Gesù esorta ad avere fede perché questa è l’essenziale. Nel tempio ciò che era importante era l’offerta a Dio, con la venuta di Gesù ciò che è importante è la fede in Dio. Il nostro passo evangelico ci dice che i discepoli udirono la maledizione di Gesù contro il fico sterile e il mattino seguente videro il fico seccato fin dalle radici.
E noi credenti di oggi, noi discepoli del terzo millennio? Udiamo la maledizione di Gesù per il fico sterile oppure ci lasciamo affascinare dall’esteriorità e dalla bellezza delle foglie del fico? Riusciamo a vedere che l’esteriorità religiosa è secca fin dalle radici e non porterà frutti? La risposta in quanto protestanti ci sembra scontata, certamente è così, La Riforma, non ha forse cacciato i mercanti dal tempio come ha fatto Gesù a Gerusalemme?
L’interpretazione del biblista Alberto Maggi, che ho
citato, era rivolta ad un pubblico, a maggioranza cattolico-romano e
voleva
sottolineare come molto spesso non era stata recepita la vicinanza del
regno di
Dio portata da Gesù di Nazaret e l’assenza dunque di mediazione
fra Dio e l’umanità
poiché Gesù è l’unico mediatore. Questo come
protestanti ci fa molto
piacere!
Esiste un aneddoto, un racconto sull’opera della
Riforma
che possiamo forse accostare al passo evangelico del fico sterile e
della
cacciata dei mercanti dal tempio. Prima della Riforma le scritture
erano incatenate e
ben
chiuse con un lucchetto. Le chiavi del lucchetto le avevano pochi
teologi, pochi
studiosi; era sempre necessaria la loro interpretazione perché
non tutti
potevano accedervi. La Riforma ha spezzato la catena ed il lucchetto
che teneva
imprigionata la Bibbia e la Parola di Dio è tornata libera.
Tutti e tutte
possono ora accedervi e ricevere personalmente il suo messaggio
tornando a ciò
che è essenziale. Secondo questo passo evangelico l’essenziale
è la fede.
Gesù esorta: abbiate fede. Ma una fede che a differenza del fico sterile sappia fare frutti. Le parole della prima strofa dell’inno 252 dell’Innario Cristiano dicono: “Quando il Signor ritornerà del mondo con splendore un popol saldo troverà pien di fede e d‘amore?
La nostra speranza è che veramente il Signore possa trovare il suo popolo saldo nella fede e nella pratica della giustizia e della carità! Amen
Fabio Traversari, testo riveduto
e
corretto del
sermone tenuto presso la Chiesa Valdese
di
Firenze durante il culto di domenica 17 Aprile 2005