“Il vento soffia dove vuole” sono parole famose e misteriose di Gesù, dette al fariseo Nicodemo, in un colloquio che sarà durato un’intera indimenticabile serata (o nottata?). Nicodemo ha probabilmente una sua bella posizione, seria, impegnata, tale da esser definito “uno dei capi dei giudei” e tuttavia è alla ricerca di capire chi è Gesù e cosa sta facendo Dio per suo tramite; definisce Gesù “un dottore venuto da Dio” che fa miracoli impossibili “se Dio non è con lui”. Nicodemo vuole capire Gesù e forse vuole capire anche se stesso “Come può un uomo nascere quando è già vecchio…”.
Potrebbe essere la nostra situazione e la nostra stessa ricerca, che parte da uno sfondo di amarezza: come si può rinascere se si è “vecchi”? Si è “vecchi”- parola che risulta ormai offensiva - non solo di età, ma di esperienza, di stanchezza. Ci sembra di aver visto ormai tutto quel che c’era da vedere nel nostro mondo, ci sembra di aver già desiderato tutto quel che c’era da desiderare… Forse non solo le persone della mia età pensano questo… Il desiderio di provare cose mai sperimentate, di alienarsi dalla vita di tutti i giorni, di provare sensazioni forti, che è difficile esprimere a parole, è quello che porta alcuni (troppi!) giovani a drogarsi, a praticare sport estremo, a mettere alla prova se stessi, il proprio corpo e spirito per cercare nuovi modi più piacevoli o interessanti di vita.
“Il vento soffia…” Grazie a Dio soffia! non si pente dal soffiare, non si arresta, visto che forse non vale tanto la pena, perché noi infine non cambiamo mai e le condizioni del mondo sembrano sempre più disperate! Potrebbe, se fosse uno spirito umano, fermarsi, scoraggiarsi: perché ridare la carica a un orologio che va male? Perché dare energia e impulso a chi li usa per far danno a se stesso, agli altri suoi compagni/ e alla natura in cui è immerso/a? Lo spirito umano potrebbe anche fermarsi; ma non lo Spirito di Dio, che è “Amore Creatore” (definizione dei nostri giovani) e in quanto tale è inarrestabile e sa ricominciare e far ricominciare la vita sulla terra.
Se si definisse Dio solo “Amore” potrebbe apparire sdolcinato, solo in relazione; se lo si definisse solo “Creatore” parrebbe qualcosa di lontano che si è dato da fare una sola volta e poi è assente. Unendo i due termini lo pensiamo in relazione e in attività e vediamo in movimento noi stessi e tutto il creato. Non ci illudiamo del resto che si possa “definire” Dio in maniera soddisfacente. Le nostre parole non bastano e non sono adeguate, sono destinate a cose ben più comuni. Meister Eckart diceva: vuoi vedere Dio? Come potresti vedere Dio con gli occhi con i quali vedi una mucca? Dici che ami Dio? Ma se ti si chiede se ami la mucca non usi forse la stessa parola?
“Lo Spirito soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene né dove va”. Lo Spirito non è imprigionabile, grazie a Dio; agisce nella sua libertà e va e viene dove vuole. Lo pensi nella tua chiesa a ispirarti la retta dottrina o in casa tua ad assisterti e guidarti e forse è altrove, molto lontano, dove persone infelici e affamate vengono saziate e guarite. Lo pensi lontano e inaccessibile, e hai perso da molto tempo la speranza che la tua chiesa parli al mondo in maniera comprensibile o che esista per te una guida chiara al tuo comportamento e invece scopri che è presente e vicino, che c’è speranza, che si incontra ancora l’amore e la fiducia nella vita ricomincia. Il mondo non appare più abbandonato al capriccio di un destino bizzarro e irresponsabile, ma vedi responsabilità possibili e decisioni sensate.
La chiesa istituzionale ha preteso imbrigliarlo, pretende ancora definire dov’è, in modo che non ci siano dubbi. E’ nella chiesa, nell’ostia consacrata, nel Papa, nei vescovi, nei pastori, nei predicatori locali riconosciuti dal circuito… tutti siamo ansiosi di definire, di dare segnali, di riconoscere le tracce. E a volte, ben lontano dalle chiese, si sente parlare di liberazione, di rinascita di una persona o di un popolo e comprendiamo che Dio continua a lavorare in libertà con il suo Spirito, ben al di fuori degli spazi che noi gli mettiamo a disposizione. Le più grandi battaglie di libertà sono avvenute spesso senza o contro le chiese e senza l’approvazione delle religioni.
Il nostro testo parla di una “voce” del vento, tradotta con “rumore”, ma voce (greco: phoné) è più evocativo per noi che siamo abituati a dar valore alla Parola. Anche lo Spirito-Vento ha una Voce che si può e si deve ascoltare. Forse non si sa da dove viene, ma si può ascoltare quel che dice: se parla dell’Amore Creatore e se lo rivela e rende vicino agli umani, non importa da dove venga e dove vada, perché sarà fonte di nuova vita. E’ molto importante capire questo in un tempo di tavoli interreligiosi e di incontri con altre fedi: crediamo nello stesso Dio Unico? Anche se lo chiamiamo in modi diversi e gli attribuiamo qualità diverse...
La teologa Dorothee Soelle in un recente libro sulla mistica descrive il nostro rapporto con Dio e con le religioni come un grande cerchio dove la periferia è rappresentata dai diversi confessionalismi che sono spesso fondamentalisti; quanto più ci si avvicina al centro più si parla con la stessa voce e si scoprono le stesse qualità per Dio, ci si sente nati di nuovo alla speranza e si desidera vivere il più possibile vicini a Dio. Non sono le esperienze strane, i tormenti del corpo, l’estasi a fare di noi gli esseri più vicini a Dio, ma il progetto di fare la sua volontà, per esempio rispondere ai bisogni del mondo di una vita vivibile nella gioia.
“Così è di chi è nato dallo Spirito”: veramente ci si aspetterebbe che così è proprio di Dio, visto che si parla di Voce, di non sapere da dove e per dove. A sorpresa riceviamo come una nuova identità, che assomiglia a quella del vento. In fondo è vero: non sappiamo da dove veniamo né dove andiamo; come Abramo siamo stati chiamati e rispondiamo alla Voce, anche noi riceveremo una voce che potrà essere ascoltata, e non sappiamo dove andiamo… se siamo nati dallo Spirito. Altrimenti tutto è ben conosciuto e scontato: veniamo dalle nostre famiglie e siamo destinati a qualche ufficio o a qualche scuola o qualche fabbrica o qualche carriera, che sono ben prevedibili.
L’identità dello Spirito è invece fluida davanti a noi, è “poter essere” quello che Dio vuole, “poter fare” la sua volontà, poter rinascere e far rinascere il mondo, proprio nelle situazioni più disperate e insostenibili, perché Dio ascolta il grido dei dimenticati e interviene in modo spesso inatteso. Grazie a Dio perché manda ancora il suo Spirito e perché non abbandona noi e il mondo a noi stessi, ma torna sempre di nuovo a vivificarci con la sua Parola.