Matteo 1, 18-21 “Il figlio di Maria”

 

Il Vangelo di Matteo, dopo aver elencato gli antenati di Gesù e descritto dunque l’origine (genesi) umana e storica di Gesù, procede a descrivere l’origine divina di Gesù: la parola “genesi” è di nuovo menzionata al v. 18, quasi certamente con l’intenzione di parlare di un nuovo inizio dell’umanità. Abbiamo già esaminato la genealogia di Gesù, costruita con molti nomi, 3 volte 14 generazioni, secondo lo schema . Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe… fino a Giuseppe. Di Giuseppe non può dire “generò (egennesen) Gesù”, ma dice : “Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale fu generato (egennethe) Gesù, chiamato il Cristo”. Dopo tanti verbi attivi a generare, qui si usa un passivo quasi a dire: ecco il punto di rottura! La generazione umana deve fermarsi, non può venire nulla di nuovo e di buono dalla solita generazione umana. Bisogna che Dio intervenga nella storia umana, per cambiarla,  per salvarla, per dare inizio al suo Regno.

La tentazione di una lettura femminista è molto forte: tutte le cose importanti nella società e nella cultura patriarcale avvengono attraverso gli uomini che danno origine a nuove dinastie, a imperi o a rivoluzioni…Dio rompe questo automatismo, le sue cose nuove passano per le donne anziché attraverso gli uomini. Ma si può restare a ciò che potevano capire anche al loro tempo i credenti che sono vissuti prima di noi, e i contemporanei di Gesù: Dio fa essere le cose che non sono, è sempre intervenuto nella storia umana tramite i profeti ed un modo di farli nascere è stato quello di farli partorire da una donna sterile; quello che è impossibile o difficile all’essere umano Dio lo rende possibile, apre l’utero chiuso che non riesce a metter al mondo la giustizia, l’amore, l’obbedienza alla sua Parola, e nasce sulla terra chi metterà in pratica la sua volontà e farà risuonare la sua Parola.

Se l’inizio del capitolo 1 di Matteo ha descritto l’origine umana di Gesù, questa seconda metà dello stesso capitolo vuol descrivere l’origine divina del Cristo. La nascita attraverso Maria, arrestando il flusso delle generazioni maschili patriarcali deve indicare l’opera di Dio, attraverso lo Spirito Santo. L’opera di Dio però non si manifesta con una spettacolare discesa dal cielo, ma nella forma umile dell’ambiguità umana. Maria porterà sempre con sé questa ambiguità: sarà l’umile serva del Signore che accetta di fare la sua volontà, o, secondo altri, la persona di grande statura morale e spirituale che annuncia il rovesciamento dei valori e dei poteri del mondo (Luca nel Magnificat). Del tutto da escludere, a partire dalla Bibbia, sembra il farne una figura cristica o una figura ecclesiologica, come fanno i nostri fratelli cattolici.

Matteo descrive l’origine divina di Gesù legandola alla storia di una nascita irregolare: Maria e Giuseppe sono promessi, ma non hanno ancora rapporti, però Maria resta incinta. Tutto può esser successo dal punto di vista umano, e se anche lo fosse Dio non avrebbe ritegno o paura… Il Dio che preferisce gli ultimi ai primi e innalza chi è abbassato, perché non potrebbe salvare il mondo a cominciare da un bambino “bastardo”, di una madre vittima di una violenza? Nel Talmud è la storia che si racconta di Maria, che avrebbe subito violenza da un soldato, un certo Pantera, come riferisce Origene nel suo “Contro Celso”. I Padri della chiesa hanno respinto questa storia come una bestemmia, perché sembrava infangare il buon nome di Maria e sminuire il carattere eccezionale di Gesù. Per la nostra sensibilità, dopo millenni di guerre e di violenza, non suscita più scandalo di quello che già proviamo per le storie di stupri antichi e recenti di cui sentiamo parlare.

Il Vangelo di Matteo non conosce o non dà alcun credito a storie di questo genere; ha una spiegazione per la nascita irregolare di Gesù: è frutto dello Spirito di Dio e non c’è bisogno di chieder altro. La nascita irregolare rimane: Gesù è figlio di un solo genitore, di Maria, ma il come rimane un mistero, Dio solo lo sa. In questo senso Gesù è figlio di Dio, perché Dio ha voluto così la sua nascita. Il Corano spesso definisce Gesù “il figlio di Maria” (e ignora completamente Giuseppe), ma non con l’intenzione di dirne la divinità, al contrario sembra volerne sottolineare l’umanità. Tuttavia poi si diffonde in leggende sulla nascita di Gesù e perfino sulla nascita e l’infanzia di Maria. Si sente l’influenza dell’insorgere nel Cristianesimo dei miti riguardanti Maria e della sua sostituzione dei culti pagani rivolti a divinità femminili.

Maria resta oggetto di contraddizione : modello di obbedienza, dunque modello del/la credente oppure la Tuttasanta, piena-di-grazia, beata-fra-le-donne, e a seguire la nomenclatura che le viene attribuita dalla devozione mariana? Uno dei titolo più controversi è la Sempre-Vergine, che com’è noto è praticamente escluso da questo testo di Matteo, quando dice che Giuseppe non ebbe rapporti con lei finché ella non ebbe partorito il figlio Gesù. Le conseguenze di questo “titolo” sono tuttora nefaste per la comprensione della sessualità umana e per la considerazione delle donne. Non era certamente nelle intenzioni di Matteo e neanche di Luca, che sono gli unici Vangeli a menzionare Maria a proposito della nascita di Gesù. Dalla Scrittura non si può andare al di là della “discepola” e anche quella solo dopo un itinerario che prima la vede dubbiosa e incredula nei confronti del Figlio.

Questo capitolo del Vangelo di Matteo, tuttavia, non mette al centro Maria, ma Giuseppe, perché a Giuseppe appare l’angelo in sogno; c’è la rivelazione di Dio stesso riguardo al significato della nascita di Gesù. Quasi ci verrebbe voglia di domandare se Maria (che secondo il Vangelo di Luca riceve essa stessa il messaggio dell’angelo) abbia dovuto domandare a Giuseppe cosa le stava succedendo… Giuseppe è presentato come un uomo “giusto”, come nell’Antico Testamento vengono presentati i credenti che sono in contatto continuo con Dio. E’ una scheggia del Vecchio Patto, un uomo integro che si fa carico di una situazione irregolare, non vuole far del male a Maria. Grazie a Dio c’è anche lui, ci sono anche questi uomini nel mondo! E Dio, tramite l’angelo, gli parla in sogno, come nel Vecchio Patto Dio usava fare: 1) Non temere; 2) la nascita irregolare è per lo Spirito; 3) Maria partorirà un figlio; 4) Tu gli porrai nome Gesù (Dio salva); 5) è lui che salverà il popolo dai loro peccati.

Giuseppe rappresenta la discendenza davidica da dare in adozione a Gesù. Un testo di poco prima dell’era cristiana, il Salmo di Salomone, dice: “Guarda Signore, e fa’ sorgere tra di essi il loro re, il figlio di Davide… Egli adunerà un popolo santo, che guiderà con giustizia e giudicherà le tribù del popolo santificato dal Signore suo Dio. Egli non permetterà che l’iniquità dimori ancora in mezzo a loro, nessun uomo dedito al male abiterà più in mezzo a loro perché egli conoscerà che essi sono tutti figli del loro Dio…” (17,23). Gesù sarà il figlio di Davide, come dichiara Matteo all’inizio del suo Vangelo, non per la nascita illustre, ma per la misericordia, la giustizia che Dio ha suscitato in Giuseppe. Il padre dà il nome al figlio e il nome riassume l’essenza stessa della persona. Giuseppe ha una funzione indispensabile, accetta il mandato divino e lo applica, accetta la profezia e così la fa diventare vera: Gesù salverà il popolo dai loro peccati. Noi sappiamo già cosa significa, ma il Vangelo di Matteo ce lo farà rivivere piano piano, facendoci incontrare faccia a faccia con il Cristo, figlio di Davide e figlio di Abramo, oltre ché figlio di Maria.