dedicato alla memoria di Reinhold Niebuhr, 1892-1971
Mi sono permesso di ampliare il brano indicato per la predicazione di questa domenica. Se consideriamo soltanto i primi versetti del nostro brano, ci sembra di avere davanti un testo piuttosto moralistico. È ovvio che i comportamenti menzionati nei primi versetti di Efesini 5 (fornicazione, impurità, avarizia, né oscenità, parole sciocche o volgari, vani ragionamenti) non siano raccomandabili. Sarebbe però importante capire il significato che l’autore dell’epistola voleva dare ad alcune delle sue parole. Provo ad elencarle assai velocemente. Fornicazione, voleva dire “prostituzione sacra”, un’usanza religiosa molto diffusa all’epoca e del tutto legale. Impurità significava l’infedeltà coniugale e il concubinato palesemente vissuto mentre il matrimonio precedente era ancora giuridicamente valido. Oscenità indicava partecipazione (attiva o passiva) a spettacoli d’intrattenimento a sfondo marcatamente sessuale. In parole semplici si tratta di un elenco di comportamenti riguardanti la sfera pubblica.
Questo elenco però non regge dal punto di vista retorico se non è controbilanciato dall’altro, assai più breve: bontà, giustizia e verità. Si tratta di tre categorie etiche, molto care alla scuola di filosofia stoica e ritenute pilasti di buon governo e di benessere sociale. La sfera pubblica è dunque sempre preponderante.
L’autore dello scritto gioca però principalmente sulla contrapposizione tra luce e tenebre. Badiamo bene che bontà, giustizia e verità sono “frutti” e non “opere” della luce. Questo discorso ci porta verso la teologia della rigenerazione. Ricordiamo il passo Galati 5,22: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo.
Le tenebre invece sono la dimensione in cui avviene una gran confusione tra pubblico e privato in cui so concludono affari sporchi, in cui si stringono alleanze volte a derubare la società, in cui il corpo di una donna diventa una merce di scambio o un “regalo” per un camerata fedele o per il capo corrotto di un servizio pubblico.
Durante questo semestre condurrò con gli studenti del III e del IV anno della nostra Facoltà Valdese di Teologia un seminario dedicato all’opera di Reinhold Niebuhr. Qualcuno lo chiama “il Karl Barth” americano. A parte questi paragoni assai approssimativi, il pensiero teologico e sociale di Niebuhr influenza ancora oggi la politica (e credo anche l’etica pubblica) del presidente Barack Obama.
Nel 1944 Niebuhr diede alle stampe un libro piccolo come dimensioni, grande invece nei suoi contenuti: Figli della luce e figli delle tenebre. Il riscatto della democrazia: critica della sua difesa tradizionale. Il titolo del libro allude chiaramente al nostro brano neotestamentario di oggi e al detto di Gesù in Luca 16,8: … i figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce.
Vorrei con concludere questa predicazione invitandovi a meditare questo pensiero tratto dal libro appena menzionato:
I figli delle tenebre sono malvagi perché non conoscono altra legge al di là dell'io. Benché malvagi, sono avveduti perché comprendono il potere dell'interesse individuale. I figli della luce sono virtuosi perché hanno una certa comprensione dell'esistenza di una legge superiore alla loro volontà, ma in genere sono stolti perché non conoscono il potere della volontà individuale. Sottovalutano il pericolo dell'anarchia sia nella comunità nazionale sia in quella internazionale. La moderna civiltà democratica è, in breve, più sentimentale che cinica. Al problema dell'anarchia e del caos a livello della comunità nazionale e internazionale propone una soluzione semplicistica a causa della sua stolta e superficiale concezione dell'uomo. Non capisce che lo stesso uomo che si dedica con palese devozione al «bene comune» può avere desideri e ambizioni, speranze e paure che lo portano alla lite col suo vicino.
Predicazione del pastore Pawel Gajewski Domenica 7 Marzo 2010, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze