Il Creatore


(testo di riferimento: Salmo 104)


Il Credo dichiara in breve un'unica altra caratteristica di Dio, dopo averne affermato la paternità e l'onnipotenza: Creatore del cielo e della terra (il Credo Niceno Costantinopolitano aggiungeva: delle cose visibili e invisibili). Si potrebbe parlare della sua saggezza, giustizia ecc. ma sono tutti elementi derivati rispetto alla creazione, che viene li comprende tutti. In un certo senso dobbiamo esser grati al Credo perché ne parla dopo aver definito Dio Padre: prima di tutto si deve parlare del suo amore e del suo interesse per noi, poi ci si guarderà attorno con grato stupore e si coglierà la nostra piccolezza rispetto all'universo. "Chi è l'uomo che tu ne abbia memoria? il figlio d'uomo che tu te ne prenda cura? (Salmo 8, 4). E' un tema troppo grande per trattarlo una volta sola in pochi minuti... e allora lo faremo a puntate.

Innanzitutto c'è lo stupore per la natura. Molti scrittori antichi e moderni hanno cantato in mille modi la sua bellezza, a volte benefica, a volte tremenda. Il Salmo 104 lo fa con l'entusiasmo del poeta e con l'accuratezza del naturalista. Certo c'è il ricordo dei racconti della Creazione o del diluvio (l'accenno a fissare un limite alle acque): questi racconti sono compresi nella giusta maniera, sono inni di lode per il Creatore, e non resoconti storici di chi ancora non c'era. Il Salmo 104 è pervaso da un profondo senso di fiducia nella Provvidenza divina: Dio nutre e abbevera con abbondanza tutte le creature sulla terra; Dio è presente e vicino, respira nel creato ed è la vita; trattiene il fiato ed è la morte. Qui la morte è vista come un elemento naturale, non è una tragedia da spiegare. Avviene come tante altre cose. Avremo tempo e occasioni per discutere il tema del male e della giustizia. Qui non lo si pone, anzi si afferma: Dio regge il mondo ed esso non vacilla (v.5) e si prega: "Duri per sempre la gloria del Signore, gioisca il Signore delle sue opere!" (v.31).

Oggi ci chiediamo spesso come affrontare i racconti biblici della creazione: c'è chi vuol farne un atto di fede cieca (mistero della fede) e non si vuol porre domande, ma le scoperte archeologiche e la paleoantropologia ci mettono davanti reperti di esseri umani che sono molto diversi da noi, eppure intelligenti: oggi non possiamo negare di essere il risultato di una lunga evoluzione. Possiamo ancora mettere Dio all'inizio di questa evoluzione o dobbiamo lasciare gli elementi accadere e intrecciarsi per caso?

Si può fare del caso il dio della creazione, ma poi sparisce l'idea grandiosa di provvidenza, cioè di un rapporto personale che Dio (questa volta quello della Bibbia: dunque il Creatore) intrattiene con ciascuno di noi (Tu sei prezioso agli occhi miei, Is.43,4). Negli USA, dove non c'è insegnamento religioso confessionale a scuola, molte scuole impongono però un insegnante creazionista per l'ora di scienze; ma non c'è alcun bisogno di contrapporre evoluzione e creazione come se la religione avesse la giusta risposta mentre la scienza quella sbagliata (un tempo si diceva eretica). Stiamo tutti cercando la verità sulle nostre origini e, grazie a Dio e ai nostri avi coraggiosi, abbiamo piena libertà di farlo senza troppi preconcetti.

Se accettiamo che i testi biblici che parlano della creazione non sono da prendere a livello storico e scientifico, ma sono degli inni di lode e delle confessioni di fede nella provvidenza divina, allora possiamo provare a cantare a nostro modo e secondo le nostre conoscenze, ormai evoluzioniste, il nostro amore per la natura e il nostro stupore riconoscente per esserci dentro.

C'è un rifacimento del Salmo 104, fatto dal poeta rivoluzionario e monaco trappista nicaraguense Ernesto Cardenal, che è un canto straordinario alla vita e una espressione profonda di fiducia in Dio; viene da paesi molto poveri, dilaniati da dittature feroci  come sono ancora i paesi dell'America Latina e tanto più è un inno di speranza col quale cominciare il nuovo anno!