Chi si è recato ad adorare il nato re dei Giudei?
Chi si è recato a Betlemme ed è entrato nella casa dove si trovava il bambino e sua madre per adorare il re dei Giudei che è nato?
Forse i capi dei sacerdoti? Forse degli scribi? Forse il re Erode?
No, assolutamente no!
Il potere politico e religioso non è certo andato ad adorare il
nascente re dei
giudei.
L’evangelista Matteo scrive il suo Vangelo per dei credenti che
provengono
dall’ebraismo e sottolinea sempre la continuità del
messaggio di Gesù, con le
attese messianiche del popolo d’Israele e con la Scrittura,
quella che noi oggi chiamiamo “antico testamento”, con
termine non molto corretto,
perché tale messaggio non è antico, non è
superato, è sempre attuale e presente
e si compie, cioè è portato a compimento nel messaggio di
Gesù.
Proprio l’evangelista Matteo che più di ogni altro
sottolinea questa continuità
con l’antico testamento, non presenta però nel suo vangelo
nessun appartenente
al popolo d’Israele ad adorare il nato re dei Giudei. Certo
figuriamoci se i
rappresentanti del potere politico o religioso, quale esso sia, si
recano, ad
adorare il Messia tanto atteso.
Ma uno qualsiasi del popolo? I pastori del vangelo di Luca? Uno
qualsiasi del
popolo!
Questo racconto dell’infanzia di Gesù vuole sottolineare
l’apertura
universalistica del messaggio del vangelo. Chi si è recato ad
adorare il nato
re dei giudei? Soltanto dei magi venuti da oriente che hanno visto la
sua
stella!
Erode, il re, in realtà, udito che è nato il re dei
Giudei, fu turbato, e con
lui anche tutta la città di Gerusalemme.
Erode raduna i capi dei sacerdoti e gli scribi e si informa dove doveva
nascere
il messia. Saputo che i Magi volevano andare ad adorare il bambino,
chiama loro
di nascosto e confida loro che anche lui vuole andare ad adorarlo e per
questo
una volta trovatolo devono tornare da lui per rivelare il luogo dove si
trova.
In realtà Erode vuole eliminare quel bambino, ha timore di
perdere potere, come
ogni potere politico o religioso! Ma i magi sono avvertiti in sogno di
non
ripassare da Erode. Erode non si da per vinto, vuole trovare
Gesù e fa uccidere
bambini innocenti, questo ci ricorda la strage del Faraone ai tempi di
Mosè.
L’evangelista Metteo ci presenta Gesù come il nuovo
Mosè!
Ma chi sono questi magi? Matteo chiama questi visitatori inaspettati magoi,
questo
è il termine greco. La parola ha usi diversi, ma significa
“mago”, tale sembra
essere il suo significato predominante nella letteratura cristiana.
Potrebbe
anche designare una casta sacerdotale del mazdeismo o zoroastrismo.
Poiché la
visita dei magi è determinata dalla visione di una stella
potrebbero essere
degli astrologi, degli studiosi degli astri e del cielo (o astronomi,
se
vogliamo nobilitarli, ma all’epoca era più o meno la
stessa cosa) e tale disciplina
proveniva dall’Oriente.
Ma come si chiamano? Quanti erano? Ma erano tre? Abbiamo sempre sentito
fin da
piccoli dire che arrivano i re-magi! Effettivamente la loro presenza
alla nascita di un re, del messia atteso non è
certo una cosa che non scandalizza. E’ inammissibile che i primi
a rendere
omaggio a Gesù fossero coloro che esercitavano
un’attività proibita dalla legge
divina. Si legge in Lv 19, 26: “Non praticherete nessuna sorte di
divinazione o
di magia”. Ben dice la legge del Signore! Quanti imbroglioni,
anche oggi! Troppi!
Forse era necessario
dare a loro
una dignità che allontanasse qualunque sospetto. Così
richiamandosi al testo di
Isaia 60 v. 3 “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo
splendore del tuo
sorgere”, i magi sono diventati re e poiché i doni erano
tre, allora i magi, o
meglio i re-magi, diventarono tre, e poi anche i loro nomi... Gaspare,
Melchiorre e Baldassarre; uno bianco, uno nero e l’altro
meticcio.... ed i
personaggi del presepio erano pronti!
Quando giungono a Gerusalemme guidati dalla Stella la domanda che
rivolgono è “Dov‘è
il re dei giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la
sua stella in Oriente
e siamo venuti per adorarlo”, questa domanda presuppone che
fossero dei
pagani, infatti devono essere informati dalla Scrittura che il grande
successore di Davide doveva nascere nella città di Davide.
Quando i visitatori, i magi, stranieri e pagani, entrati nella casa,
visto il
bambino con Maria, sua madre, si inginocchiano davanti a Gesù
anticipano in
modo inconsapevole il giorno in cui ogni ginocchio si piegherà
ed ogni lingua
confesserà che Gesù Cristo è il Signore come
afferma l’apostolo Paolo.( Fu.
2,10-11).
Il Significato della presenza di questi pagani, gli unici ad andare ad adorare il Signore va ricercato nei doni che offrono a Gesù: “Oro, incenso e mirra” ( Mt 2,11).
Portando a Gesù l’oro,
i
magi riconoscono quel bambino, come loro re. Gesù è
venuto a realizzare il
regno di Dio, regno che non è limitato ad un popolo, ad una
religione, ma è
esteso a tutti quegli uomini che accettano di essere amati da Dio, a
tutti
coloro che riconoscono il Signore Gesù come loro re.
L’evangelista anticipa
così nell’episodio dei magi venuti dall’oriente, le
parole di Gesù che Matteo
riporta ai capitolo 8 v. 11: “Ora vi dico che molti verranno
dall’oriente e
dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe
nel regno dei
cieli”.
Portano poi incenso, l’incenso era elemento specifico
del servizio
sacerdotale. I magi che in quanto stranieri sono “pagani
peccatori” (Gai.
2,15), offrendo l’incenso a Gesù svolgono il compito dei
sacerdoti, gli unici
che potevano rivolgersi direttamente alla divinità nel culto. Il
privilegio di
essere un popolo sacerdotale è esteso a tutti i popoli, prima
fra tutti gli
ebrei, in quanto popolo eletto per eccellenza, ma poi anche tutti gli
altri
popoli, pagani e peccatori compresi.
L’ultimo dei doni offerti dai magi è la mirra. Ma che cosa è? E’ una resina, dall’intensa fragranza, con il quale l’amante conquista il suo/la sua amata, si legge in Pr. 7,17 “Ho profumato il mio giaciglio di mirra”. Il rapporto fra il Signore e il suo popolo, veniva, ad esempio, dai profeti raffigurato con i tratti matrimoniali, dove Israele è la sposa del suo Dio. Ora anche gli stranieri vivono di questo rapporto sponsale con Dio, raffigurato nell’offerta della mirra da parte dei magi.
In Erode e nella Gerusalemme turbata, è rappresentata
l’opposizione del potere
politico e religioso. Erode consulta i capi dei sacerdoti e gli scribi
per
informarsi su Gesù, ma non è anche quello che succede
oggi? Il potere politico
si serve della religione per il suo potere ed i “capi dei
sacerdoti” di oggi
consultano le Scritture a modo loro, ma non si mettono in cammino non
si
scomodano.
Nei magi, che vengono
dall’Oriente, che vengono da lontano sono rappresentate tutte
quelle persone
che “vengono da lontano”, che erano “lontane”,
escluse, emarginate. Chi è
lontano non è escluso! Chi è emarginato non è
escluso! Chi è straniero non
escluso! Chi si sente lontano non è escluso! Chi si sente
straniero non è
escluso! Chi si sente emarginato non è escluso!
Ecco il messaggio che Gesù ci ha continuamente proposto con la
sua vita e con
le sue parabole.
Il racconto dei magi venuti dall’oriente ben simboleggia per
anticipazione,
anche se sappiamo che è stato scritto dopo che tutto era
già accaduto,
l’accoglienza di Gesù. Come i magi, per quanto possiamo
essere lontani, Dio ci
chiama con qualche stella, non dipende da noi, i magi non si mettono in
cammino
di loro iniziativa, hanno visto la Stella. I magi rappresentano tutti e
tutte
noi in cammino, ma siamo veramente aperti e disponibili al cammino? Non
identifichiamoci troppo facilmente con i Magi! Forse anche noi siamo
spaventati
in qualche angolo di Gerusalemme e non ci mettiamo in cammino. Forse
non siamo
come i Magi, ma come Erode e diciamo di volere adorare Gesù ed
invece cerchiamo
di allontanarlo, come Erode perché spaventati di perdere il
nostro privilegio
sociale, o come Gerusalemme per paura di perdere il nostro privilegio
religioso
non ci sentiamo forse buoni Cristiani più degli altri
perché siamo protestanti,
in modo particolare siamo valdesi! Forse siamo un po’ come Erode!
Siamo forse
sia un po’ come Erode ed un po’ come i Magi. Per
dirlo in termini
teologici di Lutero “simul iustus et peccator”.
Quando i magi arrivano
da Gesù la
loro stella che aveva accompagnato loro dall’Oriente si
fermò sopra dove era il
bambino e quando videro la stella si rallegrarono e provarono una
grande gioia.
Anche noi possiamo provare questa grande gioia quando, ascoltando
l’invito
della Parola di Dio, ci riconosciamo lontani, venuti da Oriente, ma
come i Magi
ci mettiamo in cammino guidati dalla nostra stella: la parola di Dio.
Non ascoltiamo gli “Erodi” di turno della nostra società contemporanea, come i magi non torniamo da Erode, non ripassiamo da lui, non è lui il re. Egli non vuole adorare Gesù.
Sia solo la Parola di Dio la nostra guida, come per i magi lo fu la stella. Amen
Predicazione di Fabio Traversari, studente presso la Facoltà Valdese di Teologia
Chiesa Valdese di Firenze, Culto di Capodanno-Epifania, Domenica 7 Gennaio 2007