Isaia 29,17-24

Ammonimento e promessa

 

Sono convinto che stamattina non si possa prescindere dall’11 settembre 2001. Da diversi giorni e in molti modi siamo immersi nel ricordo di quel giorno di dieci anni fa. Si percepisce in questo ricordo una certa coralità nell’affermare che si tratta di un giorno e di una serie di eventi che hanno cambiato il mondo. Se volessimo pensare soltanto al nostro mondo occidentale il bilancio di questo cambiamento dovrebbe essere piuttosto negativo: una devastante crisi economica, causata in parte dalle due guerre in corso (Afghanistan e Iraq), scatenate come risposta agli attentati dell’11 settembre; forme quasi paranoiche di misure di sicurezza negli aeroporti e soprattutto una visione molto incerta del futuro che colpisce soprattutto i più giovani. Al tempo stesso però qualcosa è cambiato in positivo: alcuni popoli schiacciati da dittatori violenti e corrotti hanno alzato la testa, paesi considerati da noi il cosiddetto “terzo mondo” stanno per superarci nelle dinamiche di sviluppo ma anche nel reddito pro capite.

Mi piacerebbe sovrapporre questo nostro mondo in trasformazione su quel magnifico affresco dipinto da Isaia nei capitoli 10-38 del libro che porta il suo nome. Il risultato di tale sovrapposizione potrebbe riservarci qualche sorprendente convergenza. Anche ai tempi di Isaia il vecchio mondo stava crollando. Ricordiamo la totale distruzione del Regno del Nord (721 a.C.) e la dispersione delle dieci tribù. Ma nemmeno Gerusalemme e il Regno di Giuda stavano passando tempi particolarmente luminosi. Basta leggere i primi tre capitoli di Isaia. La necessità di una riforma religiosa e l’esigenza di impostare un nuovo, più equo, ordine sociale si percepivano a occhio nudo. L’assedio di Gerusalemme da parte del re assiro Sennacherib diede, infatti, una forte spinta verso tale rinnovamento, compiuto dal re Giosia intorno al 621 a.C.

Tutto questo è storia. Nella dimensione della profezia vediamo però un altro paradigma. Lo si potrebbe definire con due sole parole: ammonimento e promessa. Il nostro testo di oggi fa parte della promessa. Questo è ovvio. La prima parte del capitolo 29 però è tutt’altro che rassicurante. Eccovi soltanto due esempi: Io porrò il mio accampamento attorno a te come un cerchio, io ti circonderò di fortilizi, eleverò contro di te opere d'assedio (v. 2);… la moltitudine dei tuoi nemici diventerà come polvere minuta e la folla di quei terribili, come pula che vola; ciò avverrà a un tratto, in un attimo (v. 5).

Il modello “ammonimento – promessa” si vede invece molto bene accostando il v. 11 al v. 18: tutte le visioni profetiche sono divenute per voi come le parole di uno scritto sigillato / i sordi udranno le parole del libro e, liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno.

Da questo accostamento emergono alcuni elementi teologici di particolare importanza. Prima di tutto vediamo qui la centralità della Parola di Dio come evento fondante della storia umana da un lato e chiave interpretativa di questa storia dall’altro. L’inevitabilità di un evento distruttivo è un altro elemento portante di questo messaggio. L’evento distruttivo però non è mai tale nel senso assoluto; lo si dovrebbe chiamare trasformativo e non proprio distruttivo.

Tornando all’11 settembre 2001, posso dire che si è trattato sicuramente di un evento trasformativo per l’umanità intera. A viste umane è ancora molto difficile, se non addirittura impossibile capire le sue ragioni e le conseguenze. Dieci anni sono pochi per tentare una valutazione storica. Le ferite sanguinano ancora, i testimoni sono ancora sotto shock e tanti banditi della politica e della finanza cercano ancora di ricavare qualche beneficio personale da quel evento.

In una prospettiva biblica invece la promessa è molto chiara: il violento sarà scomparso, il beffardo non sarà più, e saranno distrutti tutti quelli che vegliano per commettere iniquità (v. 20). Non si tratta soltanto di un sogno che si realizzerà nell’aldilà. No, tutto questo avverrà entro i confini della storia umana (o, forse, sta avvenendo di già). In questa dimensione il nostro modello “ammonimento – promessa” ci porta verso il centro del messaggio pasquale, intendendo la Pasqua come una sorta di passaggio trasformativo: la morte è stata sconfitta e la vita trionfa per sempre.

Predicazione del Past. Pawel Gajewski, Chiesa Valdese di Firenze, Domenica 11 Settembre 2011