Poi Gesù disse loro:
«Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per capire le Scritture e disse loro: «Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme.
Voi siete testimoni di queste cose. Ed ecco io mando su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi, rimanete in questa città, finché siate rivestiti di potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo. Ed essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio.
Voi siete testimoni di queste cose…
Tra le due narrazioni dell’ascensione presenti nell’opera di Luca (vangelo e Atti degli apostoli) preferisco la prima. È più sobria, più asciutta, si concentra sull’essenziale e anche dal punto di vista della composizione letteraria si inserisce perfettamente nell’insieme del vangelo. Non dimentichiamo però che l’ascensione è un racconto simbolico che compare soltanto in Luca e in un’aggiunta posteriore al Vangelo secondo Marco. Matteo e Giovanni puntano sulla presenza di Gesù, Luca cerca di spiegare in modo razionale l’apparente assenza di Gesù. Credo però che la parte finale del Vangelo secondo Luca sia un ottimo paradigma per riflettere sull’evangelizzazione, rispondendo agli stimoli venuti dalla nostra ultima assemblea di chiesa.
La frase chiave dell’intero racconto è “aprì loro la mente per capire le Scritture”. Se la base della nostra fede è una relazione intima e profonda con Dio per mezzo di Cristo Gesù, questa apertura della mente, questa particolare illuminazione che permette di vedere le cose con chiarezza è un elemento necessario. L’apertura della mente non arriva però in un modo misterioso, grazie a una qualche forza incontrollabile. Il nostro testo è chiaro: la conditio sine qua non è la frequentazione delle Scritture, anche se all’inizio il loro contenuto potrebbe sembrare oscuro e privo di senso.
Qual è invece il messaggio centrale delle Scritture? La risurrezione di Cristo che è anche la nostra e la necessità di metanoia (v. 47), vale a dire un cambio di mentalità nei confronti della vita e della morte. Guardandoci negli occhi dobbiamo però ammettere che per una buona parte di noi l’unico momento d’incontro con la Parola di Dio rimane il culto domenicale e anche questo frequentato da qualcuno di rado e in modo distratto. Lo studio biblico, il catechismo, riunioni di zona raccolgono nella nostra chiesa un numero piuttosto esiguo di persone.
La seconda frase chiave del nostro testo è una sorta di imperativo: voi siete (non “sarete”) testimoni. Nel linguaggio giuridico il testimone deve riferire e trasmettere le cose che ha visto. Questo vale anche per il nostro testo senza però esaurire il suo messaggio. Il testimone di Cristo Gesù deve essere capace di comunicare agli altri anche ciò che sperimenta nella sfera più profonda della sua esistenza. Non è detto che questo debba accadere necessariamente attraverso un discorso; ci sono altri linguaggi e altri modi di comunicare. Importante che ogni comunicazione nasca da un’esperienza veramente personale.
Predicazione del Past. Pawel Gajewski, Chiesa Valdese di Firenze, Domenica 5 Giugno 2011