Giovanni 21,1-14

Incontrare il Risorto oggi

 

Nell duomo di Naumburg (Turingia) si trova il famoso bassorilievo raffigurante la cosiddetta “Santa cena valdese”. L'opera d'arte risale al XIII secolo. Sul tavolo apparecchiato con una pregiata tovaglia si vede chiaramente oltre al pane un piatto contenete del pesce, probabilmente arrostito. Questa raffigurazione fa tuttora discutere. Sappiamo dalle fonti storiche ben accreditate che i “poveri” medievali partecipavano regolarmente alla comunione nelle loro parrocchie d'appartenenza territoriale. La cena con la condivisione del pane e del pesce era invece un rito solenne praticato però nelle riunioni clandestine (o semi-clandestine). Per quest'ultima affermazione però non ci sono abbastanza prove storiche e quindi non possiamo sapere nulla sulla diffusione e sulla frequenza di questo particolare rito. Non vi è alcun dubbio che il bassorilievo di Naumburg richiama esplicitamente il racconto evangelico di oggi. Un racconto assai suggestivo, quasi “cinematografico”.

Il problema però sta nel fatto che si tratta di un racconto deuterocanonico, vale a dire non accolto subito nel canone delle Scritture cristiane, o più precisamente non accolto subito all'interno del vangelo secondo Giovanni. Basta soltanto guardare l'ultima frase del capitolo precedente. Con molta probabilità si tratta di una breve narrazione completamente autonoma rispetto ai quattro vangeli canonici. Una narrazione che però non è finita nel dimenticatoio di tanti scritti apocrifi, talvolta molto simili sia nella forma sia nei contenuti.

Che cosa ha di particolare questo racconto? Dal punto di vista esegetico possiamo classificare questo episodio come una delle apparizioni del Risorto. Non dimentichiamo che l'intero annuncio della risurrezione si basa sulle testimonianze delle persone che l'anno incontrato (cfr. I Corinzi 15, 6-9). Il Quarto vangelo non ha una scansione dei tempi così precisa come quella di Matteo e di Luca. Giovanni non allude nemmeno a una qualche forma di ascensione. Come se Gesù fosse rimasto tranquillamente tra i suoi per sempre (cfr. Matteo 28,16).

Paradossalmente è proprio questa la verità cristiana: Gesù è con noi fino alla fine dei tempi.

L'espediente narrativo dell'ascensione (Luca 24,50-53; Atti 1,9-11) appartiene alla terza o alla quarta generazione dei cristiani che non riusciva più a sperimentare con la stessa intensità la presenza reale (anche se non perfettamente visibile, secondo i criteri umani) del Risorto.

C'è però anche una piccola incoerenza tra la narrazione di Luca (Atti, capitoli 1 9) e quella di Paolo (I Corinzi 15, 8 – apparve anche a me, come all'aborto). Paolo incontra il Risorto molto dopo l'ascensione. Negli Atti Luca rende questa apparizione molto diversa rispetto a quelle prima dell'ascensione, la I Corinzi però sembra metterla invece sullo steso piano di tutte le altre. Quale messaggio ci trasmette invece il racconto di Giovanni 21,1-14?

Credo che la prima indicazione valida per rispondere a questa domanda si trovi nel versetto 7: Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». La seconda indicazione si trova nella parte finale del racconto, versetto 12: E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore.

Si tratta di una struttura narrativa e teologica assai raffinata. Dal punto di vista narrativo c'è tutto un gioco tra “detto e non detto”. Dal punto di vista teologico è proprio l'amore di Gesù verso il discepolo che gli permette di affermare «È il Signore!». Si vede qui il principio della teologia della grazia. È la grazia che mette in condizioni di riconoscere il Signore. Di riconoscerlo nella figura dell'ortolano (Giovanni 20, 15-16) o, come nel racconto di oggi, nel misterioso viandante, esperto di pesca e di cucina frugale.

Questa prospettiva teologica è particolarmente affascinante perché afferma assai chiaramente che ognuna, ognuno di noi può incontrare il Risorto. Con la stessa intensità provata da Maria Maddalena, da Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei discepoli Gesù, con la stessa forza di conversione sperimentata da Saulo d Tarso.

Il Risorto può avere tanti volti, non importa quanti. Importante è la Grazia che rende non solo possibile ma anche assai fruttuoso tale incontro.

Predicazione del Past. Pawel Gajewski, Chiesa Valdese di Firenze, Domenica 1 Maggio 2011