Deuteronomio 32, 11

“Come un’aquila...”


       
“Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli uomini, egli fissò i confini dei popoli, tenendo conto del numero dei figli d’Israele” (v.8).

Una spiegazione di questo versetto mi è stata chiesta già qualche anno fa da nostri fratelli isolati, che l’avevano letto per caso: “Com’è possibile che Dio abbia stabilito i confini dei popoli tenendo conto d’Israele? E’ una pretesa dei soliti ebrei? Com’è che è scritta così nella Bibbia, che dovrebbe affermare piuttosto l’universalità di Dio!”. Un rapido esame del testo ebraico conferma questa pretesa, ma il testo greco della LXX (Settanta) la corregge in “tenendo conto dei figli di Dio”(e non d’Israele). Il testo massoretico è considerato irreformabile, dunque lo si lascia così, ma si tratta di un errore, corretto già nel testo trovato nella grotta IV di Qumran, dove un frammento in buono stato contiene in ebraico la correzione della LXX.

La differenza è notevole: non c’è bisogno di necessaria corresponsione fra Israele e gli altri popoli. Quello che il testo dice è che Dio avrebbe affidato ai suoi figli (gli angeli?) le sorti dei vari popoli per guidarli, ma avrebbe riservato per sé Israele, per una specie di protezione-governo diretto, senza mediazioni, Si tratta del tema a lungo sviluppato in tutta la Bibbia dell’elezione di Israele.

“Lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena di urli e di desolazione...”. Il motivo della elezione non è la bontà, l’affidabilità, l’intelligenza o le virtù d’Israele, ma è un atto di compassione di Dio di fronte a una situazione troppo disperata perché una sua creatura possa sopravvivere. Qui il parallelismo con la storia valdese è evidente, e infatti la nostra chiesa si è a lungo considerata “l’Israele delle Valli”. Che prospettive di sopravvivenza avevano i valdesi fra i movimenti di povertà nel medioevo? Che speranze di organizzarsi in comunità riformate senza il presidio di comuni e città-stato rette dai consigli riformati? Quale futuro era possibile nell’Italia appena costituita da una frammentazione politica e amministrativa, e dominata dal Papa verso la fine dell’800? Quali possibilità di espansione e successo a tutt’oggi sono possibili, ora che siamo liberi, ma non sappiamo come usare la nostra libertà?

Quando non c’è alcuna possibilità da un punto di vista umano, Dio agisce “di testa sua” e prende in mano la situazione; come l’aquila che insegna a volare ai suoi piccoli e per sicurezza si tiene sotto, perché non cadano; ma poi si spinge oltre l’immagine: li prende sulle sue ali e li fa volare sul resto del mondo, se ne prende cura, li nutre di quanto può esserci di meglio in natura. Li porta a cavallo delle alture... Immagine molto suggestiva! Che ti è mancato Israele? Che ti è mancato popolo valdese? Li avevi tutti contro, sei stato perseguitato e insidiato in ogni gesto e in ogni luogo per tanto tempo, ma Dio come un’aquila ti portava sulle penne.. e nessuno poteva distruggerti !

Come Israele anche noi, pur essendo autocritici, non ci vogliamo dare sempre la zappa sui piedi a riconoscere che è per le nostre colpe siamo stati perseguitati. C’è stata e c’è di sicuro infedeltà verso Dio; c’è stata e c’è di sicuro incertezza nella fede e ansia eccessiva per il domani, che appartiene solo a Dio; c’è stata e c’è una testimonianza timida e inefficace per conquistare grandi numeri (i grandi numeri sono sempre dietro i Baali di ogni epoca!), ma ancora non riusciamo a spiegarci perché il nostro numero è così insignificante, ma anche non riusciamo a spiegarci perché non siamo del tutto scomparsi!

Il nostro testo, dopo una lunga requisitoria di Dio contro l’infedeltà d’Israele, dichiara che Dio per il suo stesso onore protegge e si prende cura d’Israele, perché si conosca che è un Dio capace di liberare e mantenere un popolo così piccolo e insignificante. E’ Dio che lo rende significativo e ne fa un segnale per tutti i disperati della terra. E’ la pecora smarrita per la quale si lasciano le 99 senza custodia per trovarla e riportarla a casa, poi si fa una grande festa, come nella parabola di Gesù.

Ci stiamo ad occupare questo posto? Sembra invero un po’ degradante, rispetto all’epopea di popolo santo e martire che abbiamo coltivata. “Quando vedrà che la forza è sparita e che non rimane più tra di loro né schiavo né libero…”(v.36) Dio interviene, come il Dio che dice: “Io faccio morire e io faccio vivere, ferisco e risano”. La forza valdese è sparita? O ne rimane ancora un po’ ed è questo che impedisce a Dio di farci rinascere, perché aspetta che siamo morti per farci risorgere? A volte mi pare che siamo del tutto privi di forza, a volte invece mi rendo conto che abbiamo cervelli, saggezza, doni di buon governo, onestà, capacità imprenditoriale… Possiamo dire che non abbiamo più né schiavo né libero? Noi che abbiamo strappato all’idea di libertà, di istruzione, di dignità contadini semianalfabeti, donne, montanari e persone del sud.

Noi abbiamo ancora tante risorse e vediamo con lucidità i nostri limiti: per esempio non siamo capaci di fare proselitismo. Detto in positivo: ci ripugna costringere le coscienze, abbiamo rispetto per gli altri e odiamo il fanatismo. Detto in negativo: non siamo sufficientemente convini della nostra verità per imporla; non riusciamo a guidare i nostri figli sulla via da noi intrapresa; siamo tiepidi nella fede, nell’espressione liturgica, nei canti. Siamo troppo liberali nell’etica: Questo non si sa se sia positivo o negativo! Tuttavia le chiese che “crescono” sono di solito sulla sponda opposta:
cioè comunicano certezze incrollabili e dettano regole di comportamento ai loro seguaci: dunque insegnano a evitare i matrimoni misti, a esecrare
gli omosessuali, a convertire persone di altre fedi, a non mescolarsi con l’impegno politico, lasciandolo agli esperti, a considerare la ricchezza come un bene elargito da Dio ai suoi fedeli e via di seguito.

“Dio ferisce e risana” dice il nostro testo, fedele alla consegna dell’unicità di Dio, dal quale viene sia il bene che il male. Verrebbe voglia di chiedere: quando ci risanerà? Anche ora che in principio molti ci danno ragione la nostra situazione resta chiusa, senza sbocchi. Eppure il futuro non è del fanatismo! Ci saranno sempre persone disperate che riprenderanno speranza dalla nostra testimonianza, anche povera e nuda. Ci saranno sempre stranieri da ospitare, persone malate di cui prenderci cura, perseguitati e discriminati da difendere.

Noi siamo la “proprietà particolare” di Dio; particolare ma non esclusiva, perché non ci vogliamo vantare. Dio ne ha molte altre nel mondo ed un cuore abbastanza grande da amarle tutte e penne d’aquila per farle trasvolare sulle alture della terra.

 Pastora Gianna Sciclone, Firenze 18-02-2007 in occasione della Festa Valdese del 17 Febbraio