Diaspora evangelica

Mensile di collegamento, informazione ed edificazione

Anno XLI – numero 3 - marzo 2008

 

 

Cristo portacroce

di Alda Merini*

 

Quando lottavo duramente il giorno

Per sradicare l’ora dal mio cuore,

sola entità di tenebre, angosciosa

era questa fatica alle mie mani.

 

Ma non so quale leggerezza imbeve

logicamente la natura

del mio corpo rinato; so che muovo

allucinato il passo alle mie pene,

sento che in me recede rigoglioso

volume del mio sangue e che più dolce

mi è liberare sguardi di paura

 

*Poetessa contemporanea, nata a Milano nel 1931, la poesia è tratta da:

Nozze romane, in: Fiore di poesia 1951-1997, Einaudi, Torino, 1998, p. 48.

 

 

 


 

In questo numero:

-        Meditazione biblica di Davide Mozzato

-        Libertà religiosa e integrazione sociale di Pawel Andrzej Gajewski ed Eliana Canesi

-        Il naso tra i libri di Sara Pasqui Rivedi

-        Sugli scaffali della Libreria Claudiana di Pasquale Iacobino

-        Dalla Radio Voce della Speranza di Roberto Vacca

-   La Comunità dell’Isolotto: 40 anni dalla pubblicazione del catechismo “Incontro a Gesù”. di Judith Siegel

-    Notizie dalle associazioni e dalle chiese evangeliche fiorentine

-        Archivio della DIASPORA: Professione di Fede e Santa Cena

-        Ecumenicamente (s)corretto di Roberto Davide Papini

 

Editoriale

 

Tutto fa pensare che l’editoriale brevissimo sia diventato una consuetudine… Perché anche questo numero della nostra circolare contiene tanto materiale. Due piccole novità colpiranno lo sguardo di chi legge queste pagine: una vignetta satirica e la rubrica “Ecumenicamente (s)corretto”. Entrambe le cose sono un invito alla discussione, anzi, diciamolo con una punta di orgoglio: sono delle provocazioni. Esattamente com’è stato felicemente provocatorio il sermone del pastore avventista Davide Mozzato predicato il 17 febbraio durante il culto congiunto valdese e metodista; ne pubblichiamo un’ampia sintesi, ma non il testo integrale troppo esteso per le dimensioni della nostra circolare.

La più antica dizione del cristianesimo è “la via” (cfr. Atti 9,2). La via è movimento, dibattito, riflessione. Speriamo che la nostra circolare possa rendere sempre più concreta questa definizione del cristianesimo.


Due testimoni (Apocalisse 11,1-11)

di Davide Mozzato

 

Oggi celebriamo insieme una Buona Notizia, un Vangelo: la “Settimana della Libertà”, in ricordo del 160° anniversario della concessione dei diritti civili e politici ai valdesi. Festeggiamo questa settimana, ben consci della precarietà di tutte le buone notizie, compresa questa, alla quale ci siamo forse abituati. La libertà di esprimere la propria fede può essere, infatti, minacciata in diverse maniere: con la violenza della repressione, con la dittatura liquida dell’indifferenza, con la commistione virulenta tra lo Stato e una religione potente, e via dicendo. Oggi proveremo a far sbocciare la nostra riflessione partendo da un testo difficile dell’Apocalisse. La simbologia del linguaggio apocalittico si apre a diverse e differenti interpretazioni più o meno plausibili. La tradizione alla quale appartengo si ispira a un’interpretazione “storico-continua” dell’ultimo libro della raccolta evangelica. In questo brano Giovanni usa lo stesso linguaggio di Zaccaria 4.

I due testimoni, come i due ulivi, possono rappresentare simbolicamente la personificazione della Parola di Dio. In sostanza, arrivando subito alle conclusioni, questi due testimoni possono rappresentare metaforicamente l’Antico e il Nuovo testamento. Questi due personaggi misteriosi svolgono la loro testimonianza, vestiti di sacco e di cenere, in mezzo al lutto, al cordoglio e alla persecuzione, la loro luce risplende malgrado le persecuzioni, le difficoltà, le tenebre del medioevo (i fratelli valdesi sanno bene a che cosa io alluda). Con difficoltà, questi due personaggi provano a irradiare speranza e luce ma, ad un certo momento, vengono inesorabilmente stroncati, annientati, uccisi. Quando, storicamente parlando, è successo un fatto così grave? Mai nella storia si era arrivati a tanto.

Un calendario che rompe la tradizione cristiana è votato a Parigi il 5 agosto 1793. Il 7 novembre dello stesso anno l'ateismo è proclamato ufficialmente. Il 10 novembre il culto della Ragione è inaugurato e osannato alla Convenzione e a Notre Dame. Il 30 brumaio del secondo anno della Repubblica (20 novembre 1793), la Convenzione abolisce ogni forma di culto. Il 3 frimaio dell'anno secondo (24 novembre 1793) il Comune di Parigi votò la seguente delibera: «Poiché il popolo di Parigi ha dichiarato di non riconoscere nessun'altra religione se non quella della Verità e della Ragione, il consiglio generale del Comune ordina: che tutti i sacerdoti e i ministri di qualsiasi religione siano ritenuti responsabili di tutti i disturbi derivanti da opinioni religiose. Chiunque chiederà l’apertura di una chiesa o di un tempio venga arrestato». Il cristianesimo è finalmente abolito. I due testimoni vengono uccisi sulla piazza dello Stato di Francia.

L'uccisione dei due testimoni in Francia portò notevoli conseguenze. Si assistette a uno sgretolamento delle basi della società. Nel maggio 1797, al consiglio dei 500, diversi oratori avevano deplorato la demoralizzazione e il brigantaggio che si spandeva dappertutto. Una commissione fu incaricata di preparare una nuova legge sui culti. Sabato 17 giugno, in risposta ai reclami venuti da tutte le parti, Camille Jordan, quale presidente, ricordò che «l'opinione pubblica sollecita da diverso tempo una revisione delle leggi che vertevano sui culti e sui loro ministri. La fede in Dio è per lo Stato una garanzia di ordine e di stabilità che le migliori leggi sono incapaci di sostenere». Il decreto della Convenzione che proibiva in Francia tutti culti era stato promulgato il 20 novembre 1793. Il 20 maggio 1797, tre anni e mezzo dopo, venne nominata una commissione che preparasse una nuova legge sui culti. Il Corpo Legislativo del 17 giugno 1797 rese possibile la resurrezione dei due testimoni.

Storia! Qualcuno potrebbe affermare: «Sì ma questa è solo storia, storia antica, irripetibile». A me pare invece che gli uomini abbiano sempre fatto fatica ad imparare dalla storia, e la storia ha sempre la possibilità di ripetere i suoi errori/orrori.

Mi è capitato tra le mani un libro di Pier Giorgio Odifreddi. La quarta di copertina recita: «Se la Bibbia fosse un’opera ispirata da un Dio, non dovrebbe essere corretta, coerente, veritiera, intelligente, giusta e bella? E come mai trabocca invece di assurdità scientifiche, contraddizioni logiche, falsità storiche, sciocchezze umane, perversioni etiche e bruttezze letterarie?». Odifreddi rispolvera delle tesi illuministe e di critica storica che risalgono al XVIII secolo e che sono poi tramontate nella prima metà del XX secolo. Il brano biblico di Apocalisse 11, scritto nel I secolo, riporta a chiare lettere questo delirio umano, manifestatosi chiaramente come sappiamo durante la rivoluzione francese. Scrive Tagore: «Chi volta le spalle al sole vede solo la sua ombra».

Scrive Umberto Galimberti: «La ragione da sola non basta, perché la vita in fondo è irragionevole». Quale ragione ha la capacità di guidarci nell’assurdità della vita? Che cosa resta se facciamo a meno delle Buone Notizie, dei sentimenti, delle emozioni che di ragionevole hanno poco? Che cosa resta senza la possibilità di vivere in questa stupenda libertà di confessare la propria fede? La risposta l’abbiamo davanti agli occhi: lo strapotere della tecnica, del profitto che non guarda in faccia nessuno.

La risposta di Giorgio Bocca al suo collega Odifreddi mi pare poi sintomatica: «La diffusione invincibile della voglia di uccidere dice che di queste superstizioni (cristianesimo) si ha ancora un grande bisogno». Dio esiste, amarlo è la tua più grande aspirazione, questa è la Buona Notizia. Tenteranno di farti recedere con la forza dei muscoli e delle rivoluzioni culturali, storicamente ci hanno già provato.

Proveranno con la forza della ragione, con la forza della persuasione mediatica, la filosofa ateistica che credevamo esserci lasciata alle spalle incombe. Tenteranno di rubarti questa libertà dei sentimenti, delle emozioni, della speranza, imponendosi in una commistione tra chiesa di maggioranza e Stato, uno Stato prono davanti alla potenza elettorale cattolica...

Comunque sia non farti ingannare, resisti e continua la tua umile testimonianza della Buona Notizia vestito di sacco e coperto di cenere. Il Signore non ci lascerà orfani, questo è il Vangelo, Lui verrà, lo stiamo aspettando da tempo o per dirla con le parole di Pietro forse è Lui che sta aspettando noi (2Pt 3:9), sta aspettando di entrare da te e cenare con te (Ap 3:20).

 

Libertà religiosa e integrazione sociale: significato e problematicità a 160 anni dalla concessione dei diritti civili e politici ai valdesi ed ebrei

di Pawel Andrzej Gajewski ed Eliana Canesi

 

Nel quadro delle celebrazioni del 17 febbraio, giornata che ricorda la concessione dei diritti civili e politici ai valdesi, e che segna l’inizio del lungo e difficile cammino della libertà di pensiero e di coscienza in Italia, la città di Firenze ha ospitato un’importante iniziativa di rilievo nazionale, volta a ricordare e sottolineare l’importanza di lottare per le libertà civili di tutti.

“Una sede istituzionale come luogo privilegiato per questo incontro è una scelta chiara nella direzione di una riproposizione del concetto di libertà religiosa, come impegno laico di tutti e a favore di tutti”: così Marco Ricca, presidente del Centro culturale protestante “Pietro Martire Vermigli”, ha introdotto il convegno di venerdì 15 febbraio su “Libertà religiosa: impegno laico, conquista civile”, tenutosi nel salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio. Ricca ha sintetizzato il senso della manifestazione: «Da un lato la celebrazione della conquista dei diritti civili e politici per valdesi ed ebrei, dall’altro la riproposizione della libertà religiosa (oggi negata in vaste aree dello scacchiere mondiale e non compiutamente realizzata in ambito legislativo in Italia) non tanto come tematica meramente religiosa quanto, piuttosto, come impegno laico, di tutti ugualmente a favore di tutti, e come conquista civile. In questo senso si deve intendere la collaborazione determinante per la realizzazione del convegno dell’assessorato alla cultura del Comune di Firenze e la scelta di questa sede prestigiosa, il Salone de’ Dugento, emblema per eccellenza della civitas, custode e tutela dei diritti fondamentali dell’uomo e, in particolare, della libertà di pensiero, di coscienza e di associazione».

L’incontro è stato promosso con il chiaro intento di mantenere alta l’attenzione su un tema di grande attualità, la libertà religiosa, “unico antidoto allo scontro di civiltà”, come ha sottolineato l’assessore alla cultura, Giovanni Gozzini, nella sua densa relazione introduttiva.

Le due lezioni magistrali tenute dagli ospiti d’onore della giornata hanno portato la riflessione su due piani: storico e teologico. Massimo Salvadori, docente di storia del pensiero politico a Torino, ha presentato l’intreccio tra libertà individuale e religione in un’ampia prospettiva diacronica dal cristianesimo delle origini fino all’età moderna. Paolo Ricca, docente emerito di storia alla facoltà valdese di teologia, ha ripercorso le diverse mutazioni teologiche che il cristianesimo ha subito nel suo rapporto con il potere secolare.

La commistione tra potere politico e autorità spirituale è il più grande ostacolo alla libertà religiosa: questa tesi ha unito le due lezioni principali e la maggior parte degli interventi pronunciati nel corso di un vivace dibattito che ha visto la partecipazione di quasi tutte le religioni e confessioni presenti nell'area fiorentina. Sia gli interventi programmati preliminari al dibattito, sia il dibattito stesso, hanno evidenziato la molteplicità e ricchezza di posizioni compresa quella dell’Unione atei e agnostici razionalisti in Italia. Considerevoli gli interventi di monsignor Dante Carolla, a nome dell’arcivescovo di Firenze, di Nelly Ippolito, vice-prefetto di Firenze, e di Sarah Rubinstein, presidente della Comunità ebraica riformata “Shir Hadash”.

Particolarmente incisiva è stata la voce di Raffaele Volpe, pastore battista a Firenze: «Tutte le chiese cristiane sono oggi chiamate a rinunciare ai propri privilegi, indipendentemente dalla loro entità, affinché la società intera possa sperimentare la piena uguaglianza in materia di religione».

Il rabbino capo di Firenze, Joseph Levi, assente per motivi cultuali, nella sua lettera di saluto, ha affermato, ricordando i centossessanta anni dalla concessione dei diritti civili ai valdesi e agli ebrei, i settanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali: «Questi eventi rappresentano il momento più illuminante e quello più oscuro della storia italiana moderna e ci ricordano che i diritti religiosi vanno assicurati ad ogni cittadino e ad ogni gruppo religioso oggi presente sul territorio nazionale».

La riflessione sul diritto alla libertà religiosa è continuata sabato 16 febbraio, nei locali del centro polivalente avventista, in un incontro, promosso dalla Chiesa avventista e da Radio Voce della Speranza, sul tema: “Integrazione sociale e libertà religiosa: ci fanno paura?”.

Sono intervenuti il deputato Valdo Spini, primo firmatario di uno dei disegni legge sulla libertà religiosa, Mostafa El-Ayoubi, caporedattore del mensile “Confronti”, e Dora Bognandi, responsabile del dipartimento «Affari pubblici e libertà religiosa» dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno.

In questa occasione si è voluto porre l’accento su quelli che sono, oggi, i possibili “nemici” di una piena attuazione della libertà religiosa, con un chiaro riferimento al processo di integrazione vissuto talvolta con forte tensione dalla società civile. Dal dibattito è emersa un’impreparazione della società e delle stesse istituzioni ad accogliere un fenomeno, quello migratorio, sovente vissuto come una vera e propria “invasione”. Riflettendo sugli spazi reali per un dialogo efficace e costruttivo si è rimarcata la necessità di un impegno che coinvolga istituzioni, scuole, consulte e chiese, unica strada percorribile per colmare un vacuum culturale. E’ stato anche illustrato il difficile percorso del disegno legge sulla libertà religiosa, che da circa un decennio cerca di tradursi in legge, ma che ancora stenta a vedere la luce.

Un tema, quello della libertà religiosa, che segna diverse conquiste, ma che allo stesso tempo indica come ancora sia lunga la strada per una piena attuazione di tale diritto, a conferma che nessuna libertà è mai acquisita una volta per sempre.

 

Notizia dell’ultima ora: nel comune di Reggello una via dedicata a Giorgio Spini (a cura della redazione)

Sabato 1 marzo, durante una solenne cerimonia è stata intitolata a Giorgio Spini una via nel comune di Reggello. La via è situata nella frazione di Matassino, a metà strada tra detto comune e quello di Figline Valdarno. Salutiamo con gioia questa nobile iniziativa, invitando i lettori e le lettrici della nostra circolare alla lettura della bibliografia completa degli scritti di Giorgio Spini, curata da Daniele Spini e appena uscita dai tipi dell’editore Olschki di Firenze. Il libro è disponibile sui banchi della libreria Claudiana.

 

Il naso tra i libri: Albrecht Goes e una notte inquieta

di Sara Pasqui Rivedi

 

Nota biografica

Il pastore Albrecht Goes appartiene a quella scuola di narratori religiosi che fiorì e si affermò nella Germania occidentale negli anni immediatamente successivi alla fine della II guerra mondiale. Vasti strati della popolazione avvertivano la necessità di riavvicinarsi a Dio, di ritornare alla fede, così si sviluppò una religiosità cristiana e contestualmente una letteratura che in essa affondava le sue radici. Albrecht Goes è ritenuto il più significativo tra gli scrittori tedeschi di ispirazione cristiana. Nato nel 1908 studiò teologia e fu consacrato pastore nel 1930. Durante la guerra prestò servizio come cappellano militare. Lasciata la carica pastorale nel 1953 si dedicò esclusivamente alla scrittura. Morì nel 2000. Notte inquieta (1950) è la sua opera più famosa, tradotta in diciotto lingue, da essa furono tratti un film ed uno sceneggiato per la BBC.

 

Notte inquieta

Seconda guerra mondiale, Ucraina, autunno 1942. La vicenda si dipana fra due località dei territori sovietici occupati dall’esercito tedesco, Vinniza e Proskurov. L’io narrante è un pastore protestante prussiano che ricopre il ruolo di cappellano militare. È un sereno giorno di ottobre, l’aria è gradevole ed il protagonista approfitta di un momento di calma per spingersi verso la campagna silenziosa e camminare. È una pausa di raccoglimento e di rigenerazione spirituale. Al suo rientro in ospedale dovrà partire con urgenza per Proskurov per dare assistenza ad un condannato a morte. I momenti di solitaria beatitudine sono cancellati da un evento terribile e disumano che provoca in lui repulsione e sdegno. Dunque l’incipit del racconto ha un ritmo arioso che nel prosieguo della vicenda si fa incalzante accelerando e crescendo  fino  alla tragica conclusione. L’azione si sviluppa nel breve spazio di un giorno e come a voler segnarne gli accadimenti il clima subisce una rapida metamorfosi poiché la mattina si offre in tutto il suo splendore mentre verso sera il vento si alza e si fa impetuoso preannunciando tempesta. Il pastore, giunto a destinazione, si reca al comando per richiedere l’incartamento del condannato, lo considera un atto doveroso se vuole che il suo intervento abbia un senso. Qui incontra il maggiore Kartuschke, un individuo rozzo, volgare, brutale, ben inserito nel sistema nazista, sprezzante verso tutti, ma servile verso i superiori, il quale si affretta a puntualizzare con cinismo che la presenza del cappellano è una semplice prassi da seguire, trattandosi di un disertore non vale la pena di dedicargli tempo ed attenzione. La notte che avanza al contrario riserverà al pastore l’incontro con persone di singolare umanità: il tenente Ernst preposto a comandare il plotone di esecuzione, il capitano Brentano in partenza per Stalingrado, l’infermiera Melanie sua fidanzata ed infine Fedor Baranoswski il condannato. Il tenente Ernst, che nella vita è un pastore, è talmente turbato all’idea di ordinare di far fuoco su di un uomo da ricercare il sostegno spirituale del cappellano. Il dialogo fra i due è concitato, incalzante, drammatico. Il primo confessa di aver disperatamente tentato di sottrarsi all’odiato incarico. Il collega replica amaramente che purtroppo anch’essi, malgrado la sete di giustizia che li anima come servitori di Dio, sono complici e dunque colpevoli. Un giorno quando tutto sarà finito occorrerà adoperarsi per «sconsacrare» la guerra ed  «inculcare nella coscienza umana la certezza di come sia banale e laido questo mestiere di soldato».

Il capitano Brentano è l’ufficiale con il quale il cappellano dividerà la camera. Il giovane partirà all’alba ed è ben consapevole della sorte che lo attende, per questo osa chiedere al compagno di stanza se è disposto ad accogliere Melanie la sua fidanzata, a concedere loro di passare insieme la notte, probabilmente l’ultima. Il pastore guarda con tenerezza e pietà il capitano, sa bene che non ci sarà ritorno per lui ed acconsente alla richiesta rivoltagli. Non è tempo di moralismi, l’atmosfera è satura di morte, almeno per qualche ora vinca l’amore, nella sua accezione più completa e vera. Sarà la loro notte di nozze pensa il pastore chinando la testa come a raccogliersi in preghiera e si immerge nella lettura dei documenti processuali. Fedor Baranoswski, il disertore che sarà giustiziato all’alba, è un giovane senza casa e senza famiglia, la caserma è stato l’unico luogo dove ha trovato accoglienza. Si è distinto per coraggio ed è stato ferito due volte; in seguito, a causa di una certa inabilità, è stato trasferito nelle retrovie agli approvvigionamenti. Proprio in questo periodo conosce una giovane ucraina, vedova con una bambina di due anni. L’uomo si affeziona alle due creature preso da un sentimento di amore e protezione. Ingenuamente comunica con la donna mediante messaggi scritti sul retro di alcuni moduli, scoperto viene accusato di alto tradimento ed avviato ad un battaglione di punizione, durante il trasferimento riesce a fuggire, ma catturato è sottoposto a processo e condannato a morte per diserzione. La storia del soldato commuove e turba profondamente il cappellano il quale prima di recarsi a visitarlo sente il bisogno di invocare l’aiuto di Dio. Parlerà con Baranoswski, lo conforterà, gli prometterà di avvertire la giovane donna e gli resterà accanto fino al momento dell’esecuzione, poi, stordito e profondamente rattristato, riprenderà la via del ritorno.

Una notte veramente inquieta, messaggera di morte, ma anche una notte in cui si ha una epifania di sentimenti nobili come la condivisione, la comprensione, l’amore e soprattutto la partecipazione alla sofferenza dell’altro.

 

Albrecht Goes, Notte inquieta, Marcos y Marcos, 2007, pp. 120, € 11.

 

Sugli scaffali della Libreria Claudiana di Firenze

diPasquale Iacobino

 

Il filosofo ebreo Emmanuel Lévinas sosteneva che la Bibbia è “una scuola di xenofilia e antirazzismo”. In questo agile libretto* cinque biblisti si confrontano sulla figura dello straniero.

L’itinerario che ne scaturisce porterà il lettore ad interrogarsi alla luce delle Scritture sulle immagini dello straniero costruite dalla odierna comunicazione di massa. Gesù e la Samaritana, Rut la moabita, Giona (il profeta inviato in terra straniera). Come sottolinea Di Sante, lo straniero nella Bibbia veicola tre significati che diventano paradigmatici.

1)   Lo straniero come simbolo della condizione umana e della sua precarietà.

2)   Lo straniero come modello dell'alterità umana, della sua irriducibilità al di là di quello che le convenzioni definiscono come socialmente desiderabile.

3)   Lo straniero come dimensione attraverso il quale la Bibbia risponde a tre domande: “Chi è Dio? Chi è l’uomo? Cos'è il mondo in cui accade l'avventura tra Dio e l’uomo?”

 

*Enzo Bianchi – Carmine Di Sante – Paolo Ricca – Elmar Salmann – Rosanna Virgili (a cura di Ermes Ronchi), Lo Straniero: Nemico, Ospite, Profeta?, Paoline, Milano 2006, pp.114, € 8,50

 

 

Libreria Claudiana di Firenze

Borgo Ognissanti 14/R; dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19:20. Tel. 055.28.28.96; libreria.firenze@claudiana.it

 

 

Dalla Radio Voce della Speranza

di Roberto Vacca

 

Anche in questo numero di Diaspora parliamo di un programma trasmesso settimanalmente da Radio Voce della Speranza di Firenze (92,4 Mhz, ora anche in diretta su internet in www.radiovocedellasperanza.it/firenze). Il titolo della serie di cui parliamo questa volta è “Un pensiero per oggi”, prodotta in collaborazione con l’associazione “Insieme”. Come è noto quest’associazione evangelica è attiva nella zona di Firenze con campi per famiglie, convegni per single, corsi e seminari dedicati alla vita di coppia, ai rapporti tra genitori e figli, alla preparazione al matrimonio, alla consulenza familiare, coniugale e individuale. Il programma, che va in onda il giovedì alle 9.10 e alle 19.10 e il sabato alle 14.30, propone interviste a Gianni e Licia Saillen che prendono spunto dalle riflessioni che il “Calendario famiglia dell’Associazione Insieme” offre ogni settimana, con riflessioni e consigli pratici sui problemi a volte gravi che affliggono le nostre famiglie.

Non è facile trovare del materiale e delle persone che sappiano trattare i problemi di coppia con competenza, delicatezza, senza cedimenti all’ideologia astratta (anche quella religiosa) conservando allo stesso tempo un carattere distintamente cristiano. Con Gianni e Licia ormai dal 2006 cerchiamo di affrontare senza ipocrisie quei problemi che sorgono in tutti i matrimoni, ma che possono risolversi positivamente con un nuovo livello di maturità all’interno della coppia e nella relazione con i figli.

Agli ascoltatori offriamo la possibilità di richiedere consulenze all’associazione “Insieme” o di acquistare il calendario e un DVD con 45 puntate della serie (10 euro). La risposta, non solo a Firenze, è stata molto incoraggiante, tanto da indurci ad aumentare il numero delle trasmissioni riproponendo le repliche del 2006 il martedì, in genere alle 8.30 con replica alle 18.10.

Gli argomenti affrontati nel corso di queste interviste sono a volte davvero delicati, come quelli che riguardano la solitudine, l’incomprensione, la depressione, le tensioni tra le generazioni, problemi reali a cui vorremmo dare una risposta almeno parziale (sarebbe presuntuoso offrire ricette universali in una trasmissione radiofonica). Cerchiamo di offrire un segnale che non siamo soli a affrontare questi problemi, perchè certe sofferenze sono comuni a tante persone, e sì, anche a tanti cristiani! Mi colpisce spesso nelle riflessioni di Licia e Gianni il rifiuto di “piangersi addosso” e l’enfasi sulla volontà, sull’importanza dei piccoli passi e del dialogo, l’enfasi sull’amore come “principio” e non solo come sentimento, ma anche l’onestà ad ammettere che non tutto è risolvibile. Ciononostante, molti dei nostri problemi sono legati a modelli sociali che tendono al “consumismo affettivo”, e dunque un obiettivo importante di queste conversazioni è quello di incoraggiare verso rapporti umani più fedeli all’Evangelo, un obiettivo che non auspica una fuga astratta dalla realtà (che è fatta di gioie ma anche di stress, tensioni e false aspettative), piuttosto l’idea è quella di incoraggiare con fraternità ad assumere le nostre responsabilità di uomini e donne imperfetti, ma che non rifiutano di maturare.

 

 

La Comunità dell’Isolotto: 40 anni dalla pubblicazione del catechismo “Incontro a Gesù”.

di Judith Siegel

 

Domenica 3 febbraio 2008 alle 10.30 la comunità dell’Isolotto ha tenuto un incontro conviviale, per ricordare la pubblicazione nel 1968 del catechismo “Incontro a Gesù”. Elaborato come tentativo di avvicinare Gesù ai minimi di questo quartiere popolare, rimane ancora oggi una testimonianza del periodo post-conciliare, che ha formato più di una generazione di quelli che vivevano una condizione di esclusione sociale – oggi si ricordano i Rom romeni. Questo catechismo ha avuto un’eco di riscatto sociale nella comunità e anche oltre. Il catechismo è stato utilizzato perfino nelle scuole con un impegno per la laicità. Fra i molti intervenuti, alcuni che hanno vissuto a Casa Cares, quando era istituto per ragazzi, altra esperienza pedagogica innovativa, condiviso da alcuni dell’Isolotto che hanno operato a favore dei minori. Enzo Mazzi, infaticabile animatore della comunità, ha concluso l’incontro augurando che si rendano visibili le orme che abbiamo lasciate, con un moltiplicarsi di testimonianze di storie analoghe per una futura diffusione.

Vorrei aggiungere a questa notizia qualche riflessione più personale su quegli anni di gran fervore, gli anni ’60. Arrivando in Italia per lavorare come volontaria a Casa Cares nel 1967, in un momento di acceso fermento, c’era di che aprire gli occhi: la concentrazione di gruppi protestanti di tutte le risme, che popolavano la Firenze di allora (ma che continua anche oggi), non mi fece particolare effetto, venendo dall’America, ma solo molto dopo avrei imparato che Firenze era stata la sede scelta, per una grande animazione evangelica, dalla seconda metà dell’800 in poi. Più tardi, avrei aggiunto a questo la conoscenza di gruppi cattolici, in particolare dei focolarini di Loppiano, frequentati dal fratello McConnell, fondatore, con altri fratelli e sorelle, molti dei quali della Chiesa dei fratelli, di Casa Cares. C’era, ovviamente, Enzo Mazzi dell’Isolotto. Insomma, si respirava un’aria di condivisione, e molti si impegnavano in iniziative legate alle chiese o anche in cooperative. Sapevo allora di contatti trasversali, ma non ero molto addentro.

A lato c’era molto interesse per la formazione di bambini e giovani, ma che coinvolgeva anche vasti settori della società italiana, e ricordo allora di essermi interessata alla pedagogia che si traduceva in una miriade di esperienze, talvolta improvvisate ma sincere: un qualche gruppo del quartiere Corea di Livorno che ha pubblicato per un periodo un quaderno su esperimenti didattici nelle scuole; il doposcuola di Vingone di Fabio Masi con il quale ho perfino collaborato intorno al 1975. Nel 1974, partendo dall’Istituto Gould, ho viaggiato l’Italia da capo a fondo, dal Trevigiano fino a Matera, per conoscere cooperative e altre iniziative nate per rendere un qualche servizio formativo all’umanità, giovane e meno giovane. È stato in quest’occasione che ho conosciuto la giovane pastora Gianna Sciclone, con sede nell’entroterra, vicino a Vasto.

Tornando agli anni ’60, ricordo una rete entusiasta di relazioni che in qualche modo sosteneva il lavoro di allora di Casa Cares come istituto per ragazzi, e sicuramente questa rete è servita a molte persone per consolidare un’identità sia dentro che fuori l’evangelismo fiorentino.

 

Dalle Chiese e dalle associazioni evangeliche fiorentine

 

I Gruppi Biblici Universitari si presentano

di Lidia Barbanotti

I GBU (Gruppi Biblici Universitari) sono la rappresentanza italiana dell’IFES (International Fellowship of Evangelical Students). È un movimento di studenti universitari che hanno l’obiettivo di portare il messaggio di Gesù all’interno dell’università. In Italia i gruppi GBU sono presenti in molte città universitarie e nella maggior parte dei casi sono gestiti da soli studenti, ma in alcune città è presente un missionario a tempo pieno che si occupa della coordinamento; il responsabile dei GBU di Firenze è Andrew Lubbock. Gli studenti che fanno parte dei GBU si riuniscono in gruppi, uno per tutta la città o più gruppi per una stessa città, come qui a Firenze, dove ci sono cinque gruppi che si incontrano nei vari poli universitari (Facoltà di lettere, Careggi, Novoli, psicologia e scienze della formazione). Il gruppo serve sia per la formazione e per la comunione dei componenti, attraverso studi biblici e riunioni di preghiera, sia per accogliere altri studenti interessati. I GBU sono interdenominazionali, e sono formati principalmente da studenti evangelici; io attualmente sono l’unica presenza valdese. Trovo che sia importante confrontarsi con i nostri fratelli sulla nostra fede e cooperare per l’obiettivo che abbiamo in comune. La nostra testimonianza all’interno delle università è sia personale, con i nostri amici e conoscenti, con i quali cerchiamo di condividere la nostra fede, sia pubblica, attraverso volantini e iniziative quali conferenze, dibattiti, cene ecc.

Nella prima settimana di marzo faremo una distribuzione dei vangeli in collaborazione con i Gedeoni e con la missione statunitense Agape. Questa distribuzione sarà preceduta da due settimane di volantinaggio per stimolare la curiosità a proposito della Bibbia e del suo messaggio. È la prima volta che facciamo un’attività di questo tipo a Firenze e confidiamo che questo susciti interesse.

Consapevoli che è tutto nelle mani e nella volontà del Signore, cerchiamo di essere dei buoni strumenti nelle sue mani e cogliamo l’opportunità per servirlo, per adorarlo e per rendergli gloria anche all’interno delle università.

 

Chiesa Evangelica Battista

Sito web – http://chbattistaborgognissanti.interfree.it

La comunità si è stretta intorno alle nostre anziane, Gloriana e Serena Innocenti, per la scomparsa di Grazia, sorella di sangue e di fede. Grazia viveva ormai da diversi decenni negli Stati Uniti, dove ha vissuto la vocazione di sposa, madre e cristiana impegnata nella chiesa evangelica della città che l’ha accolta. Dopo una lunga lotta contro il male che l’ha colpita negli ultimi anni, si è spenta il 2 Febbraio. Nel rispetto delle sue ultime volontà le esequie si sono tenute nella Chiesa battista di Firenze il 23 Febbraio. Ora riposa al Cimitero Evangelico “Agli Allori” accanto ai suoi genitori. Al marito Pietro, ai figli Marco, Davide e Jessica, e ai congiunti tutti, la comunità di Firenze rinnova tutta la sua cristiana simpatia.

Il cordoglio della comunità è stato espresso anche a Giancarlo Mazzoni per il lutto che l'ha colpito negli affetti. In seguito ad un infarto Cola di Rienzo Mannucci è ricoverato in ospedale, così come Aurora Salaorni, investita sulle strisce pedonali! A loro l’augurio caro di tutta la comunità.

In Febbraio dall'8 al 15 si è tenuta la mostra su Martin Luther King organizzata dal Consiglio di Chiesa. Una conferenza con la presidente dell’Unione battista, Anna Maffei e con Massimo Aprile (segretario del Dipartimento di teologia dell’UCEBI) ha aperto le manifestazioni, proseguite con la serata gospel del 9 e conclusasi venerdì 15 con conferenza del consigliere regionale Severino Saccardi e in serata con proiezione video curata da Paolo Biagini. La predicazione del 24 febbraio è stata tenuta dal fratello Carlo Mazzola.

Si è concluso il corso di introduzione alla teologia cristiana curato dal pastore Raffaele Volpe. Prosegue la scuola domenicale e il gruppo giovanissimi. Il mercoledì alle 19.45 prosegue lo studio biblico su Giobbe curato dalla sorella Patrizia Sciumbata. Hanno continuato la loro attività i gruppi nelle case Biagini-D’Angrò, Baconi-Magherini, Brandoli-Tonarelli e Gloriana Innocenti. A questi si è aggiunto il gruppo di Scandicci che si riunisce a casa di Susanna Enriques e Renzo Ottaviani.

Un affettuoso saluto a chi, per le ragioni più diverse, è impossibilitato/a a frequentare il culto domenicale.

 

Chiesa evangelica luterana

La Chiesa evangelica luterana invita alla celebrazione della Giornata mondiale di preghiera delle donne cristiane “La saggezza di Dio dona nuova comprensione”. L’appuntamento è fissato per venerdì, 7 marzo, alle 18, in Lungarno Torrigiani, 11; seguirà un piccolo rinfresco. Ogni anno donne provenienti da un paese diverso preparano una liturgia e invitano alla preghiera. Quest’anno vengono dalla Guyana. In più di 180 paesi e in diverse lingue, cristiani delle diverse confessioni celebrano una liturgia. Così si forma una catena di preghiera di 24 ore intorno al mondo.

Il 5 marzo, alle 17, nel nostro centro comunitario saranno presentati il paese e il popolo di Guyana, mentre il 26 marzo si svolgerà una visita guidata al “Cimitero degli inglesi” – Piazzale Donatello.

I culti nel tempio luterano: 21 marzo alle 10 – Venerdì Santo; 23 marzo, alle 10 – Pasqua della Risurrezione e battesimo.

 

Casa Cares

Casa Cares invita ad un seminario per le donne, il fine settimana 19/20 aprile 2008, con la Pastora Dorothea Mueller sul tema: “I cristianesimi perduti e le donne” Il seminario inizia con il pranzo di sabato e finisce con il pranzo del giorno dopo. La quota di partecipazione è di 50 €. Chiediamo di prenotare entro il 15 aprile a Casa Cares 055 8652001, e-mail: info@casacares.it

 

Chiese Evangeliche Valdese e Metodista

Sito web della Chiesa valdese di Firenze:

www.firenzevaldese.chiesavaldese.org

I culti congiunti nella Chiesa metodista in via de’ Benci continueranno fino alla domenica di Pasqua, 23 marzo che sarà preceduta da alcuni momenti musicali e di preghiera. Il 19 marzo, alle 20.30 ospiteremo nel tempio di via Micheli l’orchestra giovanile della York House School. Il culto del Venerdì Santo, alle 17.30 sempre in via Micheli, sarà accompagnato da una corale giovanile proveniente dagli Stati Uniti che il giorno dopo, 22 marzo (sabato santo), alle 18, nel tempio di via de’ Benci, offrirà insieme a una corale di Prato una serata di canti religiosi.

Inoltre tornando indietro alla sera del Venerdì Santo, alle 21 si terrà nel tempio di via Micheli il concerto di “St. Katherine Drexel Singers”. Per tutte queste manifestazioni musicali sarà distribuita un’apposita locandina.

Per quanto riguarda ancora il tempio di via Micheli, i lavori procedono a ritmo abbastanza spedito e tutto fa pensare che saranno ultimati nei primissimi giorni di marzo. Possiamo dunque affermare che ritorneremo nel tempio di via Micheli il 30 marzo per il culto assembleare, alle 10.30. Dopo il pranzo comunitario l’assemblea di chiesa proseguirà in via Manzoni con una riflessione sull’argomento “La nostra testimonianza”.

Rimarrà senz’altro impresso nella nostra memoria il XVII febbraio, non solo a causa del sermone tenuto dal pastore Davide Mozzato ma anche grazie al piacevolissimo pranzo comunitario seguito da un pomeriggio musicale curato da Riccardo Montanari, Simone Conforti e Lisa (Ko Myung-San) coadiuvata da sua mamma, anche lei eccellente cantante lirica.

Giovedì, 21 febbraio abbiamo iniziato il nostro ciclo di conferenze a Pistoia. Il primo incontro è riuscito molto bene. La saletta “Vincenzo Nardi” del palazzo della Provincia abbastanza piena, la sapiente moderazione della serata da parte di Vado Pasqui, anziano di chiesa e membro del Concistoro valdese di Firenze, due intereventi piuttosto appassionati dei pastori Pawel Gajewski e Jaime Castellanos, tutto questo promette bene per i prossimi incontri.

Febbraio è stato anche un mese segnato da diversi ricoveri ospedalieri tra i nostri membri di chiesa. Salutiamo con particolare affetto Lidia Giuliani, Maja König, Marcella Olivieri e Arrigo Malapelle.

Dal concistoro valdese

Il concistoro della Chiesa valdese e il Consiglio della Chiesa battista hanno tenuto una seduta congiunta per approfondire la fraternità e l'amicizia tra le due comunità appartenenti alla stessa famiglia delle chiese evangeliche. Al centro della riunione l'esigenza di trovare, attraverso una più assidua frequentazione e di scambi di idee e di proposte, la strada migliore per una testimonianza comune nella città di Firenze. Tra le varie proposte emerse ci sono l'intensificazione dei momenti di incontro (dal catechismo alla scuola domenicale, dagli studi biblici a possibili viaggi insieme) e il rafforzamento di una presenza unitaria delle chiese del circuito Bmv (coinvolgendo anche i metodisti, quindi) e della Fcei all'interno dei vari appuntamenti e tavoli ecumenici e interreligiosi. Un progetto comune potrebbe essere quello di preparare un evento significativo e di impatto verso la città in occasione della prossima Settimana della Libertà nel 2009, così come sono stati ipotizzati un viaggio dei gruppi giovanili a Villar Pellice e un fine settimana a Casa Cares. Tra le attività che sono state proposte ci sono anche la realizzazione di un cineforum e un intervento comune delle due Chiese all'ospedale Meyer.

Ovviamente, il percorso comune è tutto da costruire ed è aperto a contributi e proposte da parte dei membri delle due comunità. Proprio per questo verrà organizzata un'assemblea congiunta delle due chiese prima dell'estate 2008.

Ricordiamo che la prossima seduta del concistoro valdese è fissata per il 4 marzo.

Dopo una veloce consultazione nei giorni 20 e 21 febbraio, legata all’avanzamento dei lavori nel tempio, il concistoro ha deciso di togliere dalla parete posteriore del tempio il drappo della pace. Tale drappo sarà conservato nei locali del tempio in attesa di un’altra destinazione.

Su richiesta di alcuni membri di chiesa, ricordiamo le coordinate bancarie del nostro conto corrente: Z 03069 02800 100000011575, Intesa San Paolo, filiale di via Cavour a Firenze.

 

Messaggio del Concistoro valdese alla Comunità Ebraica di Firenze

 

Nelle scorse settimane abbiamo assistito a diverse manifestazioni di malcelato antisemitismo e di strisciante antigiudaismo. Menzioniamo qui le proteste contro la partecipazione degli scrittori israeliani alla prossima Fiera del libro di Torino, sconcertanti tentativi di pubblicare fantomatici elenchi di una presunta lobby ebraica all’interno del mondo accademico italiano e alla fine la preghiera inserita da Benedetto XVI nel messale di Pio V, una preghiera che si presta facilmente a interpretazioni irrispettose nei confronti della fede ebraica.

Davanti a tutto questo proviamo come valdesi, prima di tutto, dolore e sgomento. Desideriamo esprimere alla Comunità ebraica di Firenze il nostro sostegno in questo momento di prova.

Apprezziamo e condividiamo al tempo stesso tutti i gesti di solidarietà verso la Comunità ebraica di Firenze compiuti da diverse persone e associazioni legate alla Chiesa cattolica romana.

Memori dell’opera compiuta a Firenze a favore degli ebrei dal pastore valdese Tullio Vinay, traiamo ispirazione di questo nostro messaggio dal testo in cui le Scritture ebraiche sono proclamate come principale riferimento teologico ed etico anche per noi cristiani: Uno degli scribi (…) gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi» (Il vangelo secondo Marco, cap. 12, vv. 28-31).

 

Con viva fraternità  Il Concistoro valdese di Firenze

Firenze, 22 febbraio ’08

 

 

 

Dall’archivio: Professione di fede e Santa Cena

Diaspora Evangelica IV.9 (15 aprile 1971), p. 2 – presumibilmente di Luigi Santini

 

Negli anni passati si è fatto un gran parlare della “confermazione”, essa è stata fortemente criticata perché non biblica, perché un atto che facilmente crea situazioni ipocrite, ecc. Però tutto è rimasto non risolto; i giovani hanno capito che facevano forse meglio a non fare la confermazione, ma non è stata loro indicata una via autentica da seguire. È preoccupante osservare come un po’ alla volta nella chiesa si stanno abbattendo tutti i “segni”, in un mondo che – al contrario – va creando proprio dei segni del suo cammino, dei suoi ideali, delle sue aspirazioni. La fede nel nostro mondo evangelico diventa sempre più invisibile, disincarnata, scompare nel niente…

Finché si tolgono di mezzo aspetti formalistici o tradizioni ormai svuotate di significato, per ritrovare atti semplici, autentici, siamo d’accordo; ma se proprio questi atti vanno scomparendo, la cosa si fa grave! Non vorremmo che a causa di una sorta di passione per la critica degli adulti, i nostri giovani finissero col trovarsi isolati, degli sradicati senza più un punto di riferimento, senza un impegno in ciò che è così essenziale per la vita concreta della comunità.

Pensavo a queste cose quando un giovane – una delle ultime domeniche, prima della S. Cena – ha espresso questo pensiero: “Sappiamo che alcuni di noi non possono partecipare alla S. Cena, ma saremo tutti insieme uniti nella comunione col nostro Signore”.Un giorno, con semplicità di cuore ed autenticità, questi giovani sapranno dire alla loro comunità che Cristo è anche il “loro” Signore, e questo è il “segno” di cui loro e noi abbiamo bisogno. La S. Cena sarà allora suggello della comune fede in Cristo.

 

Ecumenicamente (s)corretto

di Roberto Davide Papini

Ormai superato il tempo delle contrapposizioni settarie e anche quello stucchevole delle "coccole", ecco che il dialogo tra le varie confessioni cristiane riscopre una nuova dimensione: l’ecumenismo dei bollettini postali. Gli abbonati di “Riforma” hanno ricevuto, alcuni numeri fa, una comunicazione che li informava che la tipografia dove è stampato il settimanale aveva inserito un modulo di conto corrente postale errato. Il modulo avrebbe potuto essere intestato a un’azienda di vendita per corrispondenza, oppure a un club sportivo. E invece no, ecco la trovata geniale, troppo bella per essere un fatto casuale: il bollettino era intestato alla “Congregazione suore missionarie della Passione di N.S.G.C.”. Per modestia, le Edizioni Protestanti parlano di «uno spiacevole disguido», ma è chiaro che siamo di fronte a un nuovo fronte del dialogo ecumenico.

In attesa di sapere dalle suore in questione come abbiano preso queste strane offerte provenienti da valdesi, battisti e metodisti, aspettiamo per par condicio finanziamenti alle opere evangeliche da parte, per esempio, dell’ordine dei «Pavoniani figli di Maria Immacolata» o da quello dei «Giuseppini del Murialdo».

vignetta

W. MANDZEL, Mon pasteur est génial, Éditions Ligue pour la Lecture de la Bible, 2002.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diaspora evangelica

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