Diaspora evangelica

Mensile di collegamento, informazione ed edificazione

Anno XLI – numero 6 - giugno 2008

 

 

 

Amore è luce

di Giuseppe Centore*

 

Amore è luce che non ti distingue

Hai il tremito degli astri fra i capelli

E gentilezza all’ombra delle ciglia

Dove t’accade poi quello che sogno:

Una morte intermedia fra due vite.

 

Madido di celesti avvertimenti

Io so che in alto perirà la notte

Sotto un peso di accese rimembranze

So che il frutto compiuto dei miei giorni

Sarà il tuo inizio in fondo alla mia fine.

 

 

 

*Giuseppe Centore (Capua, Napoli, 1932), poeta contemporaneo.

 

Tratto da: Esule vento, (1980), p. 24.

 

In questo numero:

-        Meditazione biblica di Pawel Gajewski

-        Tesine sulla cultura in vista del sinodo a cura della redazione

-        Il naso tra i libri di Sara Pasqui Rivedi

-        I “Simpson colpiscono ancora di Roberto Davide Papini

-        Associazione “Dialoghi” conclude il primo anno di attività di Maria Cristina Carratù e Alfredo Jacopozzi

-        Lettera da Roma di Olivia Bertelli

-        Ecumenicamente (s)corretto di Roberto Davide Papini

-        Notizie dalle chiese evangeliche fiorentine

-        Lettere alla redazione

-        L’archivio di “Diaspora evangelica”

-        Valutazione di “Diaspora evangelica” e sondaggio

 

 

Editoriale

 

La nostra circolare ritorna nella sua solita veste di 24 pagine con tutte le rubriche che sono state impostate in questa fase di transizione. Siamo molto contenti del fatto che cominciano ad arrivare le lettere dei nostri lettori. È una cosa importante per la redazione. Osservazioni e critiche a voce sono preziose e sfuggenti al tempo stesso. La mole di impegni le fa dimenticare facilmente.

Verba volant, scripta manent, solevano dire gli antichi romani.

Alla fine del fascicolo troverete una valutazione del Concistoro valdese e un sondaggio a proposito di “Diaspora evangelica”. Il sondaggio si rivolge anche ai valdesi, ma prima di tutto si rivolge a chi valdese non è e pure legge regolarmente la nostra circolare. Le vostre riposte saranno fondamentali per il nostro lavoro nel corso dell’anno di attività 2008-2009.

“Diaspora evangelica” non va ancora in vacanza. Alla fine del mese di giugno sarà distribuito un corposo fascicolo che coprirà i mesi di luglio, agosto e settembre.

 

Come pregare? (Romani, 8,26-27)

di Pawel Gajewski

 

Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.

 

Questo brevissimo brano annuncia due verità fondamentali per la nostra vita cristiana. La prima di queste è che noi non sappiamo pregare. Il testo greco dice per l’esattezza: «non sappiamo per che cosa dobbiamo pregare». L’affermazione è di tipo assoluto e quindi la nostra incapacità di pregare non è uno stato transitorio, accidentale o una sensazione che proviamo ogni tanto; si tratta della condizione esistenziale di ogni essere umano. Leggendo questo brano nel contesto dell’intera epistola ai Romani notiamo facilmente un parallelismo con il problema della legge: Paolo afferma con la stessa determinazioni che siamo assolutamente incapaci di mettere in pratica la legge di Dio. Sappiamo ovviamente che la nostra giustizia non dipende da noi, dalle nostre opere ma esclusivamente da Dio che ci rende giusti e quindi anche capaci di compiere il bene.

Lo stesso discorso vale per la preghiera: è sempre Dio che ci mette in grado di pregare. Questa è la seconda verità fondamentale: è lo Spirito di Dio che prega per noi, letteralmente: sopra di noi.

Proseguendo nella lettura del testo troviamo nel v. 27 un termine particolarmente difficile ‘to fronêma’. La traduzione più semplice potrebbe essere “la mente”. Questo termine greco non lega però la mente alla ragione; ‘fronêma’ è la sede degli affetti, dei sentimenti, dei desideri (anche nel senso del desiderio erotico). Aveva quindi ragione Giovanni Diodati. Nella prima edizione della sua traduzione della Bibbia troviamo, infatti, questa espressione: il sentimento e l’affetto dello Spirito.

Proviamo ora a trarre da queste indicazioni una breve lezione sulla preghiera che per molti di noi è una sfida non facile da affrontare. Spesso nella vita di tutti i giorni la preghiera è soggetta a due atteggiamenti: o diventa un atto puramente formale, legato a una certa disciplina, interiore o esteriore, oppure la si abbandona del tutto, pensando: “Io non sono capace di pregare”. Entrambi gli atteggiamenti sono pericolosi, entrambi tuttavia hanno in sé qualcosa di buono. Una disciplina aiuta a tenere alta l’attenzione verso la preghiera. L’attenzione e la disciplina però da sole non bastano. Bisogna riconoscere sperimentare pienamente l’incapacità di pregare, l’aridità spirituale, per fare un salto di qualità. Questo è l’elemento positivo contenuto nel secondo atteggiamento.

Va da sé che Dio non ha bisogno delle nostre preghiere; la sua gloria non muta in funzione delle nostre preghiere, come ci insegna Giovanni Calvino nel suo catechismo per i fanciulli. Siamo noi che abbiamo bisogno di pregare. Soltanto che travolti da questo bisogno commettiamo l’errore capitale: preghiamo principalmente per noi stessi, partendo dai nostri desideri ed elencando a Dio tutto quello che vorremmo avere o sperimentare.

Il nostro testo insegna un’altra via di preghiera, una via difficilmente narrabile. Bisogna ricorrere alle metafore. Ricordo una bellissima sensazione che risale ai tempi della mia infanzia: percepire intensamente la presenza dei miei genitori a casa, magari dietro una porta chiusa. Potevo giocare o riposare tranquillamente perché mi sentivo protetto dalla loro presenza. Nei confronti di Dio è proprio questa sensazione a generare la preghiera di lode. La lode significa in fondo: gioire perché Dio esiste, perché mi ama e mi protegge. Questa è la fonte della nostra preghiera che ci permette di uscire dal nostro egocentrismo per intercedere e impegnarci a favore degli altri.

Concludo con una preghiera tratta dal libro di Jörg Zink Come pregare, appena ripubblicato dalla Claudiana: O Dio, eterno, santo, ricco di mistero. «Io vengo a te. Voglio ascoltarti, vorrei risponderti: riporre in te la mia fiducia, amare te e tutto il creato. Ripongo in te, nelle tue mani, i miei timori, i dubbi e l’ansia. Non ho fede né pace da portarti. Accoglimi, Signore. Sii con me perché possa vivere con te giorno per giorno. Guidami: vorrei trovarti, incontrare la tua misericordia. Vorrei appartenerti, ringraziarti e lodarti, Signore, mio Dio» (p.11).

 

Tesine sulla cultura

a cura della redazione

 

In vista dell’assemblea sinodale valdese (a Torre Pellice dal 24 al 29 agosto), una speciale commissione istituita dalla Tavola valdese (Maria Bonafede, cooordinatrice, Massimo Aquilante, Samuele Bernardini, Daniele Garrone, Franca Long, Luca Savarino, Letizia Tomassone, Giorgio Tourn) ha elaborato alcune tesine sulle quali sviluppare il dibattito sul tema della cultura, argomento centrale del prossimo Sinodo e sul quale si interrogherà anche l’assemblea della Chiesa valdese di Firenze dell’8 giugno. Chi dispone di un computer e di internet può accedere al testo integrale delle tesine, agli altri documenti e partecipare al dibattito utilizzando questo indirizzo: http://www.chiesavaldese.org/commcultura
Qui, sintetizziamo i punti salienti, ovvero le domande sulle quali si chiede una riflessione.

 

CULTURA
1. Cosa vogliamo coltivare, di ciò che abbiamo ricevuto?
2. In quale tipo di protestantesimo ci riconosciamo?
3. Cosa vorremmo avere, come nuovo strumento per la crescita del dibattito interno alle chiese?
4. In che modo riusciamo a rispettare il pluralismo di posizioni al nostro interno?
5. Sentiamo ancora l’importanza dei legami con il protestantesimo internazionale?
6. Cosa pensiamo di poter offrire, come chiese italiane, a questo livello?
7. Sentiamo di avere un ministero come chiesa di minoranza in un contesto cattolico maggioritario?

STORIA
1. Cosa ci interessa salvare della nostra storia e del rapporto con la storia?
2. In rapporto al mondo dell’economia e del lavoro riconosciamo ancora un approccio e una pratica protestanti? E quale o quali?

MODERNITÁ
In Europa, le nostre comunità riescono ancora a valorizzare i doni della libertà di fede che la secolarizzazione ha portato con sé? Tutti abbiamo conoscenza del clima clericale che domina la nazione, delle difficoltà e delle contraddizioni del variegato mondo laico italiano, della presenza degli evangelicali, del riflusso delle chiese storiche.
1. I/le membri della chiesa hanno consapevolezza di questo?
2. Qual è l’elemento più pericoloso per noi in questa situazione?
3. Qual è l’elemento più arricchente e che ci apre delle nuove prospettive?

RELAZIONI TRA GENERAZIONI
1. Qual è la relazione giovani/adulti/anziani nella vostra comunità? Esiste uno scambio culturale?
2. Le/i membri di chiesa conoscono il programma della scuola domenicale?
3. La vostra chiesa partecipa ad un “tavolo” interreligioso? Nel rispondere a richieste scolastiche di lezioni gratuite sul Protestantesimo sono coinvolti/e giovani della chiesa?
4. E’ vigile l’attenzione sull’applicazione delle norme relative all’IRC nelle scuole pubbliche del vostro paese o città?
5. C’è una partecipazione di persone giovani ad iniziative culturali protestanti? Se si, su quali temi?
6. Secondo voi, è utile - come chiese - interrogarsi sull’uso e le potenzialità di Internet, risorsa eccellente e al tempo stesso strumento di nuove culture invasive e di relazioni virtuali?

PATTO
1. Come articoliamo una teologia del Patto nel contesto politico italiano, nelle città in cui viviamo?

ETICA
1. Siamo ancora in grado di distinguere fra etica e religione? Ossia tra valori morali legati al contesto nel quale siamo e i criteri ultimi legati alla Parola di Dio?
2. Lasciamo troppo sole le persone nelle loro scelte?
3. In che modo e dove, offriamo dei momenti di condivisione delle scelte?
4. Riusciamo a stare in una cultura del rispetto che eviti il disprezzo per le posizioni ed esperienze di vita altrui?

BIBBIA
Cultura è strumento interno ed esterno di formazione e comunicazione delle nostre comunità:conoscenza in tutti i settori biblico storico teologico e comunicazione con l’ambiente. Qui non siamo all’ABC ma abbiamo una lunga tradizione di esperienze e strumenti: centri di incontro,conferenze, culti in piazza, studi biblici, uso della radio e della televisione, ecc.
1. Qual è oggi la situazione nella vostra area comunitaria su questo punto ?
2. Che investimento c’è da parte vostra e come vedono la situazione i/le membri della comunità?
3. Che risultati ha dato questo lavoro sotto il profilo dell’inserimento nel contesto ambiente e sotto quello di nuove adesioni alla comunità?

PREDICAZIONE
Quali sono le sfide prioritarie del nostro contesto? Ci lasciamo dettare l’agenda della predicazione da quei temi che sono sulle prime pagine dei giornali?
Quali sono gli interrogativi di fondo con cui le chiese devono assolutamente confrontarsi?
1. La lettura biblica?
2. La fede cristiana nel contesto delle religioni?
3. La salvezza per grazia, che ci unisce ma anche un po’ ci distanzia dagli evangelicali con la loro accentuazione sull’individuo e la conversione personale?
4. Che giudizio diamo degli strumenti culturali di cui disponiamo: la Facoltà di Teologia, il Centro Culturale di Torre Pellice, la Claudiana, le riviste e il settimanale Riforma, i centri culturali locali, i servizi educativi e informativi della Fcei, ma anche i centri di incontro, le federazioni delle donne e dei/delle giovani, il corpo pastorale e ancora altro:
5. Quali di questi strumenti vi sembrano più efficaci ed utili, quali meno?
6. La vostra comunità ha un sito internet? Lo ritenete utile per la presenza nella vostra zona?
Pubblicate anche predicazioni e studi biblici? Avete un forum di discussione e interazione diretta con le persone esterne alla chiesa?
7. Il sito internet della Tavola vi sembra utile?

 

 

Il naso tra i libri: I corvi di Aldous Huxley

di Sara Pasqui Rivedi

 

Aldous Huxley (1894-1963) fu scrittore dall’intelligenza vivace ed acuta il quale si mostrò sempre recettivo a molteplici interessi e la sua produzione letteraria ne è chiara testimonianza: poesie, saggi, critiche letterarie e musicali, romanzi, cronache di viaggi. Di lui resta famoso ed ancora citato Il nuovo mondo, un romanzo avveniristico scritto nel 1932.

Nato a Londra da una famiglia dell’alta borghesia inglese, ricevette un’ottima educazione, viaggiò molto e soggiornò per lunghi periodi in Italia ed in Francia. Dopo la II guerra mondiale si stabilì con la moglie Maria in California in una zona desertica della Antilope Valley. Tale scelta fu senza dubbio determinata dal suo interesse per le filosofie orientali, il misticismo e l’esoterismo da esse derivanti.

I Corvi è l’unico racconto scritto da Aldous Huxley per i bambini. Fu dedicato ad Olivia de Haulleville, sua nipote, che trascorreva sovente le vacanze presso gli zii in California. Aldous e Maria amavano fare lunghe passeggiate con la piccola ospite e raccontarle delle storie. I Corvi fu composto nel 1944, ma il manoscritto andò perduto durante l’incendio della casa, alcuni anni dopo Olivia ne ritrovò una copia che fu pubblicata negli Stati Uniti nel 1960. L’editore Gallimard nel 2005 provvede a farla conoscere in Europa, infine nel 2007 la casa editrice Il Castoro lo pubblica in italiano con una traduzione ottima e le splendide illustrazioni di Beatrice Alemagna.

I Corvi è una storia molto semplice, essenziale ed ingenua, ma che contiene tutti gli ingredienti della fiaba popolare. I personaggi sono animali dalle peculiarità umane: il Signore e la Signora Corvo, il vecchio Gufo famoso per la sua saggezza ed un briccone di Signor Serpente. La coppia di corvi vive e nidifica su di un frondoso pioppo alla cui base si apre un buco nero e profondo come una caverna dove ha preso dimora un grosso serpente a sonagli. Ormai l’animale è talmente vecchio che non ce la fa ad andare in cerca di cibo, ma è furbo e pigro così aspetta che la Signora Corvo esca a far la spesa quindi striscia lentamente verso la cima dell’albero, si sporge nel nido, afferra con la bocca il piccolo uovo deposto da mamma Corvo, lo ingoia e poi rientra nella sua tana. Una mattina la Signora Corvo lo sorprende con l’uovo tra le fauci, scopre così il ladro della prole tanto sospirata, si infuria con il Serpente e ordina al marito di scendere ad uccidere l’animale. Il Signor Corvo si rivela subito assai esitante, infine decide di chiedere consiglio all’amico Gufo il quale astutamente ripone nel nido due uova di fango essiccato e pitturato. La mattina seguente il serpente, ignaro dell’inganno, le ingoia con voracità rallegrandosi di trovarne due, ma il fango indurito gli resta indigesto a tal punto da costringerlo a contorcersi e dimenarsi fino a restare attorcigliato indissolubilmente a due rami del pioppo. Ormai è prigioniero, immobilizzato e perciò innocuo così mamma Corvo può covare tranquillamente i suoi ovetti e mettere al mondo una bella nidiata di piccoli corvi. Il Signor Serpente non la preoccupa né la intimorisce, anzi si serve di lui come filo per appendere i pannolini dei piccoli. Seguendo una logica tipica della fiaba il cattivo ha la sua giusta punizione ed i buoni possono vivere “felici e contenti”.

Il racconto è gradevole e divertente per la freschezza della vicenda e per i dialoghi che sottolineano i vari stati d’animo dei personaggi: la rabbia e la disperazione della Signora Corvo, la pavida esitazione del marito, la placida astuzia del Gufo. La veste tipografica è molto bella ed elegante, le illustrazioni accurate nei particolari vivacizzano il libro e rendono ancora più avvincente e piacevole la lettura.

Aldous Huxley, I Corvi,Il Castoro, 2007, €12.50

 

I “Simpson” colpiscono ancora

di Roberto Davide Papini

 

«Tutto è cristianità e le piccole differenze non sono che analogie». No, tranquilli, non è il resoconto di uno di quei soporiferi incontri ecumenici all’insegna del buonismo («Oh, ma quanto ci vogliamo bene, oh quante cose ci uniscono...»), ma queste parole arrivano da un monellaccio politicamente scorretto come Bart Simpson, al termine di un episodio della popolare serie tv di cartoni animati simpaticamente ironico sui conflitti tra le varie confessioni cristiane. Che c’entrano i “Simpson” con la religione? C’entrano molto, come dimostra Brunetto Salvarani con l’ottimo libro «Da Bart a Barth. Per una teologia all’altezza dei Simpson», edito dalla casa editrice Claudiana (160 pagine, euro 12,50) che regala una lettura “teologica” della serie creata da Matt Groening. La citazione dei tanti riferimenti a tematiche religiose e il loro inquadramento all’interno della realtà americana (in proposito, davvero notevole la postfazione di Paolo Naso) offrono al lettore un punto di vista particolare attraverso il quale giudicare i “Simpson”, utile soprattutto per chi li considera (sbagliando) un prodotto di scarso contenuto.
D’altronde, se è vero che «ridere ci avvicina alla grazia di Dio», come diceva il grande teologo e pastore protestante Karl Barth, di certo una serie televisiva come quella dei “Simpson” fa un ottimo lavoro in questo senso. Il riferimento a Barth, però, non è solo questo o nell’ardimentoso gioco di parole del titolo. E, nel quarantennale della sua morte, non è certo casuale.  Dissacranti e ironici, i cartoni animati dei “Simpson” offrono una panoramica religiosa davvero da non sottovalutare. Groening infarcisce la serie di riferimenti religiosi, mettendo a nudo difetti e distorsioni delle chiese cristiane (e non solo) senza astio distruttivo, ma offrendo ai fedeli delle varie confessioni spunti di riflessione sulle dinamiche interne delle (varie) chiese. E spesso in questa impietosa panoramica (per altro assai interreligiosa) sembra di rivedere proprio il Karl Barth che pone l’accento sul valore della Fede rispetto all’idolatria delle religioni. Un testo divertente, sul quale meditare cercando di non sentirsi tagliati fuori dall’ironia di Groening: vizi e manie delle chiese, seppur raccontati in modo caricaturale, riguardano anche noi.

 

 

 

Libreria Claudiana di Firenze

Borgo Ognissanti 14/R; dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.20. Tel. 055.28.28.96; libreria.firenze@claudiana.it

 

 

Associazione “Dialoghi” conclude il primo anno di attività

di Maria Cristina Carratù e Alfredo Jacopozzi

 

Il 14 maggio si è concluso il ciclo di incontri di dialogo interreligioso che anche quest’anno, per la sesta volta, è stato organizzato insieme dalla Comunità ebraica di Firenze, dalla Comunità islamica di Firenze e Toscana, dalla Comunità S. Ignazio, dalle parrocchie della Madonna della tosse e di Sant’Alessandro a Giogoli, dall’Amicizia ebraico-cristiana - oggi tutti membri di un’associazione, che si chiama “Dialoghi”, primo esempio di collaborazione “strutturata”, dentro un unico soggetto operativo, delle tre comunità religiose. Insieme, come sempre, all’Ufficio cultura dell’Arcidiocesi di Firenze.

Il titolo del ciclo è stato Le parole di Dio e il frastuono del mondo, un titolo impegnativo, che ci ha fatto andare al cuore, al fondamento del rapporto uomo-Dio così come ognuna delle tre religioni di Abramo lo identifica, lo vive e lo interpreta nel mondo di oggi. Abbiamo vissuto serate appassionanti e anche, inutile nascondercelo, difficili, come non facile, anche se sempre ricchissimo, è stato il confronto nella fase preparatoria.

Abbiamo ben presenti le difficoltà di comprensione, spesso sfociate in aperti conflitti, e in vere e proprie chiusure di dialogo, di cui è intessuta di questi tempi la nostra vita di relazione, specie quella che riguarda i rapporti fra religioni, e soprattutto fra apparati religiosi.

La comunicazione continua e ininterrotta è, ormai, la nostra condizione permanente. Eppure, sappiamo bene che parlarsi davvero, quando in gioco entra qualcosa di sostanziale, non è per niente facile. Soprattutto quando fanno sentire il loro peso irrigidimenti identitari, culturali o religiosi, più o meno evidenti posizioni ideologiche, obiettivi politici e di consenso. Ogni sincero gesto di simpatia umana che sempre, per fortuna, sopravvive fra i singoli, nei piccoli gruppi, sembra così oscurato.

Oscurato, sì, tuttavia mai davvero perduto o annullato. Lo abbiamo sperimentato noi stessi, che stasera, nonostante tutto quello che è avvenuto intorno a noi, e anche, di riflesso, fra noi, siamo arrivati qui, ancora una volta, insieme. Forti di una buona volontà che non è mai stata uno sforzo freddo, non si è mai accontentata di un terreno di incontro generico, ma si è sempre espressa in ognuno come desiderio appassionato di non perdere la ricchezza dell’altro, in nome di qualcosa di più profondo che sempre può unire le persone senza che perdano la loro indissolubile appartenenza a una comunità, a una cultura, a una storia, e perfino a una cronaca. (m.-c. c.)

***

Sì! Il cammino è duro. Non ce lo neghiamo.

Siamo immersi in una storia che non è mai passata del tutto,

ma che ritorna con il peso di parole e gesti ambigui, avidi, tortuosi.

Siamo – e chissà per quanto lo saremo ancora -  dilaniati da paure, ingiustizie, incertezze.

L’esperienza quotidiana si trova spesso in contraddizione con la meta indicataci dalla voce di Dio.

La nostra coscienza embrionale e la nostra mente che calcola, faticano a fidarsi della sua Parola.

La ragione, constatando il divario insormontabile tra l’ideale e la realtà, diffida dei sogni elevati

e  preferisce l’umile e spesso dolorosa realtà, chiudendosi in orizzonti sempre più limitati

e in un apparente giustificato scetticismo.

 

Ma per la fede comune nel nostro padre Abramo

siamo chiamati a percorrere una strada, di cui no sappiamo la meta,

ad accendere nel cuore dell’umanità il folle sogno di Dio,

la cui misericordia e compassione si sono manifestati nella creazione di questo mondo, 

la cui benedizione si estende per mezzo del suo popolo ad ogni popolo della terra

e il cui compimento è la trasmutazione della morte in vita.

Per mezzo della sua Parola riconosciamo che

nell’insufficienza dell’esistenza c’è già il germe della redenzione e della pienezza di vita,

nelle tenebre esiste già la luce che le consumerà,

nelle inevitabili strutture limitanti, vi è una energia liberatrice. (a.j.)

 

 

Lettera da Roma

di Olivia Bertelli

Il 17 marzo ho iniziato un periodo di stage presso il Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia con lo scopo di effettuare una ricerca sui sistemi di microcredito con una consistente percentuale di cittadini stranieri. Questo mi ha permesso di mettere a frutto i miei studi universitari in materia di economia, finanza per lo sviluppo e microcredito e al tempo stesso ho potuto portare avanti il lavoro della mia tesi di laurea che poneva la questione dell’integrazione economica e finanziaria dei migranti in Italia.

L’aspetto più importante di questo stage è stato però senza dubbio quello umano e relazionale. Fin da subito è stato dato rilievo alla ricerca che svolgevo, dandomi la misura di quanto il mio contributo al lavoro del Servizio fosse importante. Sono stata seguita - passo dopo passo - e mi è stata data l’occasione di conoscere anche gli altri aspetti del lavoro sociale svolto con i migranti e i rifugiati. Ho affiancato persone che condividevano le mie stesse passioni, interessi, preoccupazioni e con cui provavo la sensazione di provenire da una terra comune. Questo gruppo di lavoro così solidale mi ha fatto conoscere un nuovo modo di testimoniare uno spirito protestante diverso da quello a cui ero abituata, ma in cui mi sono subito sentita accolta. Ogni persona che lavora nel Servizio ha un proprio compito ben definito e riveste un ruolo cruciale per la vita del Servizio stesso: per pochi mesi ho avuto la possibilità di entrarvi a far parte anch'io, condividendo esperienze, riflessioni, perplessità, facendo parte di una famiglia che si sostiene a vicenda  e che avrebbe molto bisogno di ulteriori aiuti.

Il periodo trascorso alla Federazione ha coinciso con grossi cambiamenti in Italia e ho goduto senza dubbio di un osservatorio privilegiato su diverse questioni politiche e sociali. Stare a contatto con tutti I servizi e gli uffici della Federazione mi ha permesso di raccogliere impressioni e preoccupazioni che mi hanno fatto comprendere forse più a fondo il mondo protestante italiano e soprattutto la sua partecipazione nel panorama italiano ed europeo.

 

 

Ecumenicamente (s-)corretto

di Roberto Davide Papini

 

«Mi fa molto piacere che il Papa non  sia nell’elenco delle 100 persone più influenti al mondo stilato dal settimanale “Time”, perché vengono utilizzati criteri assolutamente estranei a valutazioni sulla sua autorità morale e religiosa; trovo positivo non confondere il tipo di autorità e di servizio del Papa con altri criteri mondani». Attraverso la sobria dichiarazione del direttore della sala stampa della Santa (?) Sede, padre Federico Lombardi, i vertici vaticani si dimostrano sereni e obiettivi come sempre. Giustamente, padre Lombardi fa osservare che Benedetto XVI è superiore a certe cose e ai criteri scelti da quegli sciocchini di “Time”. Il ragionamento non fa una grinza: si tratta di valutazioni che non hanno nulla a che vedere con l’autorità religiosa dei personaggi in questione. Qualche giornalista miscredente osa far notare che nella graduatoria di “Time” c’è il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e che al primo posto figura, addirittura, il Dalai Lama, ma l’ineffabile Lombardi replica con lucida obiettività: «È un discorso diverso». Giusto, chi se ne frega della classifica di “Time”, ha ragione il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, nel dire che  si tratta di «un’operazione scarsamente credibile, frutto di un giornalismo che ha perso ogni riferimento con la realtà». Bene, bravo, bis!
Come dite? Che Joseph Ratzinger è stato per tre anni consecutivi (l’ultimo quando era già papa) in questa classifica «frutto di un giornalismo che ha perso ogni riferimento con la realtà»? E che c’entra? «È un discorso diverso», direbbe padre Lombardi. Forse qualcuno vuole insinuare che, però, questa classifica sconcertante ha ospitato più volte Giovanni Paolo II, dedicandogli ben tre copertine?  E si vorrebbe forse sostenere che in quelle occasioni il Vaticano non fu affatto dispiaciuto di trovare i suoi leader in questa graduatoria così poco seria?

Calunnie, anche qui «è un discorso diverso». Non troppo diverso, però, da quello che si racconta in una famosa favola. Già, perché si vede che anche in Vaticano, «uva nondum matura est...».

 

vignetta Waldemar Mandzel

© Waldemar Mandzel

 

 

 

Non ponete la vostra fiducia in parole false, dicendo: «Questo è il tempio del SIGNORE, il tempio del SIGNORE, il tempio del SIGNORE!» (Geremia 7,4)

 

 

Dalle Chiese evangeliche fiorentine

 

Chiesa apostolica italiana (Firenze, via Mario Morosi, 36 g.c.)

Samuele Trebbi, pastore di coordinamento (trebbi.mss@aliceposta.it)

Mario Affuso, pastore in emeritazione attiva (affuso04.fedelta@fastwebnet.it)

Il Forum teologico giovanile (interconfessionale) sta seguendo un interessante percorso su «Dio» che si concluderà con la riflessione su «Dio nostro/Dio di tutti» (28.06.08). Gli incontri si svolgono presso la casa pastorale a Prato, alla via Vespucci, 3/18 il quarto sabato del mese dalle 16 alle 17.30.

Chiesa evangelica battista

http://chbattistaborgognissanti.interfree.it

L’appuntamento con il culto domenicale rimane per le 11. Le attività di scuola domenicale e gruppo giovanissimi si sono svolte regolarmente, così come gli studi biblici del mercoledì sera su Giobbe curati dalla sorella Patrizia Sciumbata. Il culto di Pentecoste ha visto la predicazione del fratello Renzo Ottaviani.

Gli studi sull’etica protestante si sono arricchiti grazie al contributo apportato dal professor Sergio Rostagno nel seminario del mercoledì 7 maggio

Sabato 17 maggio in collaborazione con il Cento culturale protestante “P.M.Vermigli” si è tenuta la presentazione del libro di Alexander Vinet “Libere Chiese in Libero Stato” edito dai Gruppi biblici universitari. Sono intervenuti Stefano Molino, traduttore curatore del volume, Massimo Rubboli, docente dell'Università di Genova e Pawel Gajewski, pastore valdese, con Raffele Volpe, pastore battista, nel ruolo di moderatore.

A seguire, dopo una cena comunitaria, Massimo Rubboli ha raccontato del New Baptist Covenant (Nuovo Patto Battista), l'evento che ha visto confluire ad Atlanta (USA) diverse migliaia di battisti delle varie convenzioni americane, per ragionare sul ruolo delle chiese battiste di fronte alle problematiche ambientali e di giustizia sociale.

Durante il culto del 18 maggio elezione dei delegati per la XXXX Assemblea UCEBI (Rimini, 13-15 giugno 2008): Giorgio Brandoli e Serena Innocenti

Sabato 24 maggio cineforum con la visione del film L'uomo senza qualità.

Domenica 25 maggio si è tenuta l’assemblea ordinaria e, dopo un’agape comunitaria, si è svolta anche l'assemblea dell'Associazione delle chiese battiste della Toscana (ACEBT).

Proseguono i gruppi di preghiera in casa D'Angrò-Biagini, Tonarelli-Brandoli, Gloriana Innocenti, Enriques-Ottaviani (Scandicci)

 

 

Chiesa evangelica luterana

Due saranno i principali appuntamenti nel mese di giugno.

Domenica, 8 giugno, alle 11, culto delle famiglie cui seguirnno un pranzo comunitario e la merenda a Bivigliano.

Mercoledì, 18 giugno, alle 16, si concluderanno gli incontri del gruppo delle donne. L’appuntamento è a Montelupo Sammontana.

La comunità luterana di Firenze augura a tutte le persone che leggono “Diaspora evangelica” un’estate serena e buon riposo.

 

Chiesa evangelica valdese

www.firenzevaldese.chiesavaldese.org

 

Il mese di maggio è stato scandito da due culti particolari. La domenica di Pentecoste, 11 maggio abbiamo ospitato la corale giovanile di Göteborg diretta dalla professoressa Kerstin Ricklund. Abbiamo ascoltato alcuni canti del classico repertorio protestante, eseguiti in latino e in inglese nonché due brani presi dalla tradizione liturgica svedese.

Il 25 maggio il culto è stato animato dal nostro «gruppo giovani», sostenuto da una rappresentanza dei Gruppi biblici universitari. Un culto vivace, una predicazione dialogata e una forte testimonianza della fede vissuta, hanno caratterizzato questo momento d’incontro.

Cambiando argomento, vogliamo salutare con affetto la famiglia Caponetto ancora una volta colpita dal lutto. Mercoledì, 21 maggio nel nostro tempio abbiamo dato l’estremo saluto (in forma laica) Michelangelo Caponetto, che quest’anno avrebbe compiuto 65 anni. La poesia di Giuseppe Centore, stampata sulla copertina di questo fascicolo è dedicata alla memoria di Michelangelo.

Come sempre desideriamo esprimere il nostro affetto a tutte le persone che devono affrontare ricoveri ospedalieri e malattie. In questo mese desideriamo salutare Luisa e Corrado Bagnoli, augurando a Corrado pronta guarigione. Salutiamo anche Lolly Scarselli Scatena che sta combattendo con coraggio e serenità contro i suoi problemi di salute.

 

Assemblea di chiesa

Domenica 11 maggio l’assemblea di chiesa ha valutato un anno di attività caratterizzato prima di tutto dall’avvicendamento pastorale. Sul prossimo numero di “Diaspora evangelica” pubblicheremo un’ampia sintesi della relazione morale. I membri di chiesa che desiderano ricevere via e-mail o per posta ordinaria l’intera relazione si rivolgano, per favore, al pastore Gajewski entro il 30 giugno: pgajewski@chiesavaldese.org oppure 0552477800, cellulare: 3473039262.

Domenica, 8 giugno l’assemblea di chiesa si riunirà di nuovo per discutere sul tema “Cultura”, esaminando le “tesine” pubblicate su questo numero di “Diaspora”.

Il concistoro

Nel mese di maggio il concistoro si è riunito due volte: il 6 e il 20. La prima di queste sedute è stata dedicata interamente alla stesura della relazione morale. Il concistoro ha proposto all’assemblea di dedicare una particolare attenzione alla gestione degli stabili; in questo settore il conto tra entrate e uscite non è perfettamente bilanciato. C’è bisogno di contenere le spese, ma al tempo stesso vanno attentamente esaminate le aliquote delle tasse e delle assicurazioni che paghiamo ogni anno e che costituiscono la principale voce tra le uscite fisse.

Nella seduta del 20 maggio il concistoro ha accolto ufficialmente l’anziano di chiesa Walter Balzano, eletto dall’assemblea l’11 maggio. Il suo insediamento ufficiale è stato fissato per il 1 giugno. Il concistoro ha deciso chiedere a Walter la sua collaborazione nella “commissione stabili”.

Il concistoro ha deciso inoltre la sospensione dei culti in via Micheli nel mese di luglio; invitando la comunità a frequentare il tempio di via De’ Benci.

 

Il concistoro ha fissato per il 14 settembre l’inizio delle attività e l’assemblea di chiesa dedicata alle deliberazioni della Conferenza distrettuale e del Sinodo.

 

Il giardino di via Micheli

Il giardino di via Micheli si trova in condizioni poco rassicuranti. La commissione stabili invita dunque tutte le persone volenterose per un pomeriggio di lavoro, sabato 21 giugno dalle 16. La serata si concluderà con una cena comunitaria sempre in via Micheli. Per ulteriori informazioni e per prenotarsi, siete pregati di rivolgervi a Roberto Rossi oppure al pastore Gajewski.

 

Lettere alla redazione

A proposito del rapporto chiese, opere e privati

È interessante leggere su “Diaspora evangelica” le relazioni di chiese e opere;i privati hanno le reazioni e quindi giusto anche queste reazioni trovino spazio sulla nostra circolare.

Mi sembra che le relazioni, utili per sapere, hanno il sapore dell’orticello da curare nei limiti, soggettivi e umani, dell’incaricato di turno. La Bibbia ci insegna che Mosè era molto umile (Numeri 12,3); che Iabes peregò per i suoi limiti (I Cronache 4:10). Umiltà e ampiezza di vedute sono necessarie per un’azione combinata di più elementi; specialmente quando i conti non tornano.

Aspettarsi la generosità delle sorelle e dei fratelli che saldano i conti venuti al pettine è lecito. I fratelli e le sorelle devono essere generosi; ma essi possono avere capacità da utilizzare in un progetto di solidarietà e di servizio; ritorno educativo, formativo ed economico per tutti.

Possiamo pensare a qualcosa di nuovo? Dobbiamo farlo, con umiltà e consapevolezza dei limiti di ognuno e delle difficoltà sociali che vi sono. Esiste il pericolo di “tirare avanti”, vivendo e vivacchiando per raccattare i cocci. Sembra che risponda a delle sollecitazioni esterne piuttosto che approfondire la consapevolezza personale che la situazione esige. La sinergia permetterebbe migliore professionalità, migliore offerta di servizi e produzione di beni per tutti; anche per gli svantaggiati.

Qualcuno ha detto: “Dio ci ha chiamati a qualcosa di nuovo” e quindi si sono mossi sperimentando iniziative con una nuova linea di conduzione con Lui, che interessa perfino economisti e sociologi laici nel mondo.

L’augurio che la cosa possa interessare pure noi cristiani evangelici.

 

Cordialmente in Cristo Antonio Longo (Firenze)


Dall’archivio di “Diaspora evangelica” (30 aprile 1985)

 

Una parafrasi moderna del “Padre nostro”

di Krister Stendhal, traduzione dall’inglese di Emidio Campi

 

O Dio che sei al di sopra e al di là della nostra comprensione, eppure così vicino a noi come genitore:

 

Venga subito il tempo in cui tutti ti riconosceranno come Dio.

 

Quando la tua signoria, fatta di giustizia e bontà, sarà stabilita su tutta la terra.

Venga subito il tempo in cui il tuo misericordioso piano di salvezza diventerà realtà sulla terra come lo è ora in cielo.

 

Mentre attendiamo quel giorno, facci già ora pregustare la gioia del banchetto messianico così come gustiamo il pane che nutre i nostri corpi.

 

E per renderci degni di quella comunione, perdona ciò che abbiamo fatto di male ai fratelli e alle sorelle; permettici di poter perdonare a coloro che ci hanno fatto del male, sapendo che siamo, nel tempo presente, la comunità dei perdonati.

 

Fa che non siamo messi alla prova al di là delle nostre forze perché sappiamo che il tentatore può distruggerci, se tu non vieni a liberarci dalla sua morsa crudele.

 

Valutazione di “Diaspora evangelica” e sondaggio

a cura della redazione

Dalla relazione del Concistoro valdese

“Diaspora evangelica” si è progressivamente rinnovata negli anni, cercando di stare al passo con i tempi e di strutturarsi sempre di più secondo canoni giornalistici. Nel corso di una riunione di redazione, si è fatto il punto su questi primi mesi, sottolineando aspetti positivi come una gestione più giornalistica degli argomenti, una grafica e un’impaginazione più rigorose e meglio organizzate, la creazione di nuovi spazi e rubriche. Il numero di maggio 2008 è stato stampato su carta riciclata (ecologica) e l’intenzione della direzione è di proseguire con questa soluzione. È emersa anche la necessità di effettuare alcuni correttivi. Tra questi, ci sono aspetti grafici (la proposta di tornare alla versione precedente della prima pagina), stilistici (alcuni testi sono troppo lunghi, molti sono appesantiti da un uso eccessivo di maiuscole, abbreviazioni e di inutili titoli onorifici o professionali) e di contenuti. È importante che questi ultimi siano efficaci e comprensibili a lettori di varia estrazione. I testi, come detto, non devono essere troppo lunghi: in generale, vanno fissati con un certo rigore dei limiti cercando di tenersi entro uno standard di 2mila battute e, comunque, di non andare oltre le 3mila.

Uno dei compiti storici di “Diaspora” (offrire spazi informativi sulle attività delle comunità evangeliche fiorentine) è reso più difficile dal fatto che, a parte la comunità battista e, ovviamente, quella valdese, l’apporto delle altre chiese è ancora scarso. Su questo occorre lavorare in un’opera di  coinvolgimento a più livelli.

Le rubriche vanno mantenute con una certa regolarità ed è auspicabile che ve ne siano altre. In generale, l’auspicio della redazione di “Diaspora” è che si allarghi il parco dei collaboratori. Quindi, c’è un invito a chi abbia voglia di dare il suo contributo di idee e di contenuti a farsi avanti.

È stato proposto uno spazio dedicato alla musica: per esempio, dalla storia che sta dietro gli inni fino all’uso della musica nella tradizione evangelica.

Importante è anche il coinvolgimento dei lettori è già dal numero di maggio è partita la pagina riservata a loro, con una lettera lunga (troppo!) e ricca di critiche e stimoli interessanti e preziosi. (…)

“Diaspora” comporta anche una notevole mole di impegno logistico: stampa, assemblaggio, piegatura, spedizione. Questo lavoro poggia in gran parte sulle spalle del fratello Roberto Rossi, che merita un caloroso ringraziamento per il suo impegno. Il concistoro auspica una maggiore collaborazione di tutti i membri di chiesa, incoraggiando in particolare il gruppo giovani e i catecumeni a inserirsi in tale attività.

 

Sondaggio. Diaspora: come vorresti che fosse?

 

Care lettrici e cari lettori, la redazione di “Diaspora evangelica” ha bisogno di voi! Diteci cosa vi piace o non vi piace del nostro lavoro, aiutateci a migliorare questa circolare rispondendo a un piccolo sondaggio. Fate pervenire le vostre risposte alla redazione e in particolare al pastore

Pawel Gajewski:

via Manzoni, 21 – 50121 Firenze

Tel.: 0552477800 - pgajewski@chiesavaldese.org

 

 

 

Cosa ti piace di ”Diaspora”?

 

Cosa non ti piace?

 

Cosa manca e vorresti che ci fosse?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diaspora evangelica

Direttore ai sensi di legge: Gabriele De Cecco

 

Direzione, redazione:

Via Manzoni, 21 – 50121 Firenze

Tel.: 0552477800

pgajewski@chiesavaldese.org

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Direttore responsabile: Pawel Gajewski

In redazione: Francesco Liedl e Roberto Davide Papini

 

Reg. Tribunale di Firenze, 16 ottobre 1967, n. 1863

 

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