TI RINGRAZIO SIGNOR

di Oretta Nutini

 

Ti ringrazio, Signor, che al cieco nato

tu rendesti la vista per fruire

di tutto lo splendore del creato

e appien poter del vivere gioire.

 

Ma, il dono di conoscerti è il maggiore,

lo rese un uomo nuovo e ben sicuro

d’avere in te un aiuto, un salvatore

che liberando il mondo dall’oscuro

 

fece nascere in lui libertà e fede.

La nostra ottusa cecità perdona

e la luce che illumina chi crede

anche a noi, ciechi d’oggi, sempre dona.

 

 

 

Per servire al Dio

Vivente e vero

di Eliseo Longo

 

I Tess. 1, 9-10: “ perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero,  e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente”.

 

I credenti di Tessalonica, cui Paolo si rivolge, avevano avuto delle grosse difficoltà nella loro testimonianza, e i versetti che precedono ci colpiscono, perché dicono che la Parola, per loro tramite e per la loro fede “è risuonata in Macedonia, in Acaia e in ogni luogo”.

Questa espressione ci fa pensare, richiamando l’attenzione sul nostro incontro: in diverse occasioni è emerso il desiderio della visibilità, non per noi, certo, ma per l’Evangelo. Non siamo chiamati a ricercare strumenti mediatici per poter meglio incidere; l’invito è di essere noi stessi il tramite della potenza dell’Evangelo. E’ un invito che chiama in causa il singolo credente con la sua fede per il servizio, a non ricercare espedienti di breve tempo.

L’apostolo ricorda la loro conversione dagli idoli a Dio. Ogni persona nella propria vita ha almeno un idolo che ostacola il suo rapporto con Dio. Il figliuol prodigo è l’esempio classico. Denaro, bella vita, spensieratezza: tutta vanità (Luca 15)! Finiti i soldi, si trova “solo” con l’amarezza e la tristezza. Soltanto la solitudine gli fa … compagnia! Il testo ci racconta che egli “rientrato in se stesso” riflette e si ravvede: “mi leverò e andrò dal padre mio e gli dirò: “Padre ho peccato contro il cielo e contro te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio, trattami come uno dei tuoi servi”. Poi non rimane bloccato, ma si muove e corre verso suo padre. Il padre, visto che sta arrivando, gli va incontro, lo abbraccia e lo bacia: “pggo c’è festa in questa casa; questo figlio era perduto ed è stato ritrovato, era morto ed è tornato a vita”. Anche noi abbiamo fatto un’esperienza simile; dopo il ravvedimento siamo andati ai piedi della croce, abbiamo confessato i nostri peccati a Gesù e il Padre, nel suo amore e nella sua grazia, ci ha perdonati donandoci la vita che non ha mai fine.

Alla conversione seguono il servizio e l’attesa del ritorno del Signore. Le due espressioni “servire l’Iddio vivente e vero” e “aspettare dai cieli suo Figlio” non si elidono, ma si collegano e si completano: non si può servire l’Iddio vivente e vero, se non si aspetta dai cieli suo Figlio; e non si può aspettare suo Figlio dai cieli se non si è al servizio di Dio.

Il cap. 24 di Matteo ci riporta questo stesso concetto. Di fronte all’affermazione di Gesù (“di questo tempio non sarà lasciata pietra su pietra”), i discepoli in un momento di afflato e di grande spinta dello Spirito, chiedono quando avverranno queste cose, quale sarà il segno della sua venuta e la fine dell’età presente. Mettono il dito su un punto veramente importante. Fino ad ora essi non avevano capito niente, ora cominciano a capire.

Gesù chiede se, quando tornerà, troverà la fede sulla terra e poi afferma che la carità di molti si raffredderà. Molti hanno fatto delle previsioni, risultate poi sbagliate, sui tempi del ritorno del Signore. Oggi i tempi sono velocissimi: gli avvenimenti mondiali si succedono molto rapidamente e possiamo dire che ora si sta avvicinando più che mai la mezzanotte. Paolo in questo capitolo ci dive come questo avverrà, perciò invito a leggerlo integralmente. Noi cerchiamo visibilità, ma i nostri sguardi, la nostra attenzione, il nostro cuore, dove sono protesi? A cercare di poter essere noi più visibili, oppure ad aspettare l’apparizione di Gesù?

Negli ultimi tempi siamo tutti presi da tanti impegni, anche di ministero; ma non aspettiamo! Chi aspetta è il servitore fedele. Il cap. 24 di Matteo, nei vers. 45-47 porta un esempio: “ Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo? Beato quel servo che il

padrone, arrivando, troverà così occupato! Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni.”

Cosa vuol dire “servitore”? Non riusciamo a capire tanto bene. In origine questo termine non designava il servitore povero, ma per esempio un magistrato, quale ministro di Dio, che esercita la giustizia per punire i malvagi (Rom.13, 4.6). Il servitore (diakonos) è colui che è al servizio di qualcuno, lo rappresenta e si prende cura dei suoi interessi (leggere la parabola dei talenti in Mat. 25, 14-30).

La Scrittura è piena di esempi, possiamo ricordarne alcuni: Giuseppe era uno schiavo che serviva con trasparenza il suo padrone Potifar, potente capo delle guardie di Faraone, il quale gli aveva affidato di amministrare i suoi beni. Giosuè accompagnava Mosé e poi gli succedette alla guida del popolo d’Israele. Eliseo scortava Elia, gli versava l’acqua sulle  mani; divenne a sua volta un profeta. Sacerdoti e Leviti servivano nel Tempio, ognuno nel proprio ruolo e nelle proprie funzioni. Gesù è stato il servo per eccellenza (Fil. 2, 1-11), poiché il Figliuol dell’Uomo non è venuto per esser servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Mat. 20, 28). Aquila e Priscilla : vogliamo porre un’attenzione particolare su questi due credenti del Ponto, marito e moglie, che l’apostolo Paolo chiama “compagni d’opera in Gesù Cristo” (Rom.16,3). Essi, persone semplici, umili artigiani, fabbricavano tende e assicuravano la sussistenza giornaliera all’apostolo Paolo. In Atti 18, 24-26 osserviamo che si spostano da Corinto ad Efeso per servire il Signore . Qui incontrano Apollo,  altro servitore di Dio, oriundo di Alessandria, eloquente, istruito e preparato soprattutto nelle Scritture dell’Antico Testamento, fervente di Spirito. Egli parlava con franchezza nella sinagoga. Aquila e Priscilla, uditolo, lo presero con loro e gli esposero più appieno la via di Dio, il grandissimo valore dell’opera della croce.

In conclusione, dalla lettura di questi testi e dagli esempi citati, possiamo comprendere che il servitore deve essere fedele, umile, prudente, avveduto e sempre pronto ad attendere il ritorno del suo Signore.

Questo vale altrettanto per noi! Noi abbiamo avuto il grandissimo privilegio di diventare figli di Dio, credendo nel sacrificio di Gesù sulla croce (Gv.1,12), ma è altresì vero che, come figli, siamo chiamati a servire l’Iddio vivente e vero e ad aspettare dai cieli il ritorno di Gesù suo Figlio.

L’esortazione conclusiva dei v. 42 e 44 del cap. 24 di Matteo è: “Vegliate, perché non sapete a che ora il vostro Signore verrà… Siate dunque pronti!”

 

 

Testi ascoltati durante l’incontro interreligioso fra diverse comunità cristiane, ebrea e islamica di Firenze 16 maggio 2007

 

Nicola Cusano (1401-1464)

 

Solo chi ti ignora può avvicinarsi a te

Sono incapace di darti un nome,

perché la tua essenza mi è sconosciuta;

e se qualcuno dicesse che rechi questo o quel nome,

per il fatto stesso di nominarti,

saprei che quello non è il tuo nome.

Il muro al di là del quale ti vedo

è il limite di tutti i modi di significare dei nomi...

Chiunque voglia avvicinarsi a te

deve dunque elevarsi al di sopra di ogni limite,

di ogni fine, di ogni essere finito...

Per vederti, l’intelligenza deve perciò farsi ignoranza

e stabilirsi nell’oscurità.

Ma cos’è, mio Dio, quest’ignoranza intellettuale?

Non è forse dotta ignoranza?

O Dio che sei l’infinito,

solo colui la cui intelligenza è nell’ignoranza

può avvicinarsi a te,

vale a dire colui

che sa di ignorarti.

 

Martin Buber

 

Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica. Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell’ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio.

 

Dietrich Bonhoeffer

 

Non c’è praticamente sensazione che renda più felice dell’intuire che si è qualcosa per altre persone. In questo ciò che conta non è il numero, ma l’intensità. Alla fine, le relazioni interpersonali sono senz’altro la cosa più importante della vita. (…) Mi riferisco al fatto puro e semplice che nella vita gli uomini sono per noi più importanti di qualsiasi altra cosa. Ciò non significa affatto disprezzo del mondo delle cose e delle prestazioni pratiche. Ma che cosa sono per me il libro, il quadro, la casa, la proprietà più belli, di fronte a mia moglie, a mia figlia, ai miei genitori, al mio amico? Così, d’altra parte, può parlare solo chi nella sua vita abbia trovato veramente delle persone. Per molti oggi invece anche l’uomo è solo una componente del mondo delle cose. Ciò dipende dal fatto che a costoro manca semplicemente l’esperienza dell’umano. Dobbiamo essere molto lieti del fatto che tale esperienza a noi è stata donata con larghezza (Lettera del 14 agosto 1944, Dietrich Bonhoeffer).

 

Michel Quoist 

 

Fermati, e fa, in silenzio, un lungo pellegrinaggio

sino al fondo del tuo cuore.

Cammina lungo questo tuo amore nuovo,

 come si risale il ruscello per trovarne la sorgente,

e al termine, laggiù in fondo,

nell’infinito mistero della tua anima turbata,

mi incontrerai,

perché Io mi chiamo Amore, da sempre,

e l’Amore è in te.

 

  Conservati per lei,

come lei si conserva per te.

Io vi custodirò l’un per l’altra

E, poiché tu hai fame d’amore,

ho posto sul tuo cammino

tutti i fratelli da amare.

Credimi, è un lungo tirocinio l’amore,

e non vi sono diverse specie di amore.

Amare, è sempre lasciare se stessi

per andare verso gli altri.

 

Cristiane Singer

 

«L’Altro è la frontiera che la Vita ha innalzato davanti a te, affinché tu non sia pervertito dalla tua Onnipotenza. Ciò che Dio, nel libro di Giobbe, ha detto all’oceano mostrandogli le spiagge e le scogliere: «Fino a qui arriveranno i tuoi flutti, non più in là!», lo dice allo Sposo mostrandogli la Sposa, alla Sposa mostrandogli lo Sposo. Mettendo la donna davanti all’uomo e l’uomo davanti alla donna, assegna a entrambi i loro limiti. Tu arriverai fin qui e non più in là. Qui inizia il regno dell’alterità nel quale non si entra. Le tue onde sbatteranno contro le scogliere e si rotoleranno sulle spiagge e voi vivrete di questo gioco furioso e tenero, di questo mormorio, di questo fragore, di questo muggito senza mai fine. Ma non sognarti di revocare la dualità. La fusione dei Due in Uno è opera divina. Solamente l’eros può farcela furtivamente assaporare. E la morte».

(tratto da Christiane Singer: «Elogio del matrimonio, del vincolo, e altre follie», ed. Servitium)

 

Thomas Merton

 

Nella tua volontà è la nostra pace

 

Onnipotente e misericordioso Dio,

Padre di tutti gli uomini,

 

creatore e dominatore dell’universo,

Signore della storia, i cui disegni sono imperscrutabili,

la cui gloria è senza macchia,

 la cui compassione per gli errori degli uomini è

                          inesauribile,

nella tua volontà è la nostra pace!

 

Ascolta nella tua misericordia

questa preghiera che sale a te

dal tumulto e dalla disperazione

di un mondo in cui tu sei dimenticato,

 in cui il tuo Nome non è invocato,

le tue leggi sono derise,

e la tua presenza è ignorata.

Non ti conosciamo, e così non abbiamo pace.

 

Concedici di trovare la pace

dove davvero la si può trovare:

nella tua volontà, o Dio, è la nostra pace!

 

Etty Hillesum:

 

 

Dio mio cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi è un piccolo pezzo di te dentro di noi. E forse possiamo contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri esseri umani. Sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Quasi ad ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.

 

 

Dalla liturgia di Bose

 

 

Non gli occhi, ma il cuore ha la tua visione

Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo volto

fa’ che un giorno, possiamo contemplarlo.

 Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te

e sotto il velo della sapienza, frutto della ricerca delle genti.

 

Ti cerchiamo nei volti radiosi di fratelli e sorelle

 Ogni creatura è segnata dalla tua impronta

ogni cosa rivela un raggio della tua invisibile bellezza.

 Tu sei rivelato dal servizio del fratello al fratello

sei manifestato dall’amore fedele che non viene meno.

Non gli occhi ma il cuore ha la visione di te

con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con te.

 

Comunità di Bose, Preghiera dei giorni

 

 

 

 

 

Lampi. Dai fondamenti alla Vita

(liberamente ispirato ad un testo di R. Panikkar)

di Alfredo Jacopozzi

Lampi…a volte sono bianchi.

Sono molto lontani. Non fanno rumore.

Il tuono non si sente  o solo molto dopo, attutito.

Non fanno paura, non minacciano.

Il lampo bianco è la serenità del pensiero teorico,

delle nostre visioni del mondo da cui tutti proveniamo

e in cui tutti ci sentiamo protetti.

E’ la meditazione filosofica. Si toccano i principi.

Per coloro che li intendono sono efficaci,

ma c’è ancora una grande distanza per arrivare alla Vita.

Può darsi che il lampo sia caduto in una università,

in un cenacolo di amici, in qualche posto,

ma non ancora alla nostra portata.

Gli intellettuali vivono spesso troppo tranquilli e sicuri…

 

Lampi….a volte sono rossi.

Ci toccano da vicino. Questi lampi fanno rumore.

A volte fin troppo. Spaventano.

Ci turiamo le orecchie e così non sentiamo più.

Strizziamo gli occhi e così non vediamo più.

La nostra società nel bene o nel male, che lo voglia o no, è ancora piena di paura

nei confronti del dialogo tra esseri umani.

Alcuni se ne vorrebbero sbarazzare e non sanno come.

Altri si dichiarano indifferenti,

ma nel profondo non riescono ad esserlo.

Altri ancora vorrebbero farlo vivere,

ma si muovono senza orientamento.

I lampi rossi ci illuminano nelle contraddizioni della vita:

nei sentieri tortuosi dove un uomo e una donna si incontrano e faticano a riconoscersi diversi;

negli abissi colmi di diffidenza dove gli uomini sospettano l’uno dell’altro e si fanno violenza;

nei cieli luminosi dove la parola “Dio”

viene ogni giorno abusata

con parole troppo umane,

su altari senza offerta,

in sacrifici di sangue innocente.

 

Lampi… a volte sono azzurri.

Sono molto in alto.

Questi lampi non cadono sulla terra

e certamente non sulla “nostra” terra.

Si confondono con la luce dell’aurora

di un nuovo giorno.

Solo gli occhi dei profeti

li vedono balenare per un attimo

e assicurano che un giorno questi lampi scenderanno.

Là dove pesah, risurrezione, hajj  dicono di camminare, camminare senza sosta.

Per partecipare all’immensa avventura della Vita dono di Dio,

il Tre volte Santo,

l’Onnipotente e l’Eterno,

il Clemente e il Misericordioso.

 

 

 

 

 


Interventi eco-compatibili sugli stabili delle nostre chiese

di Paul Krieg

Le preoccupazioni per l’ambiente crescono e tutto fa credere che cresceranno molto di più.  Nelle chiese cristiane parliamo dell’integrità del creato e la sua interrelazione con la pace e la giustizia nel mondo.  Grandi temi, ma cerchiamo anche di scendere nelle cose pratiche, di agire nella vita quotidiana.  Che cosa possiamo fare come singoli cittadini?  Che possono fare le chiese locali e le opere delle chiese?

Nei settori privato e pubblico cresce l’interesse per gl’interventi di impianti alternativi sugli stabili.  Casa Cares da vari anni ha preso in considerazione diverse proposte.  Veramente siamo riusciti a attualizzane poche, ma fare conoscere le nostre esperienze possa essere utile per altri e accolgo volentieri l’invito di Glam a condividerle.  Credo che ci sia un’applicabilità a strutture di culto, come anche a strutture delle opere.  Non sentiamo esperti, ma siamo contenti di poter partecipare in uno scambio di idee e di esperienze nell’ambito delle nostre chiese.

I tempi per muoverci sembrano maturi grazie ad una combinazione di una crescente sensibilità a questioni ambientali, un’esigenza e il desiderio a risparmiare fondi e risorse naturali, e l’auspicata disponibilità di finanziamenti pubblici.  Per quanto riguardano il contributo del singolo membro di chiesa, ormai tanti articoli appaiano sui quotidiani e su altri periodici e ci sono tante pubblicazioni utili in libreria.  Come linea guida servono semplicemente i concetti di riciclare, riutilizzare, riparare, risparmiare, e rinnovare. 

Per gli stabili, invece, mentre qualche intervento può essere effettuato con poco impegno e con poca capacità tecnica, di solito il coinvolgimento di professionisti è essenziale.  Di conseguenza c’è stato e ci sarà ancora una crescita del numero di persone pronti a fare offerte e proposte.  L’accurata scelta del professionista sarà fondamentale.

 

Un elemento che complica il discorso è il fatto, che architettonicamente diversi dei nostri luoghi di culto si prestano male ad una gestione eco-compatibile.  Si tratta di fare il possibile, ma con apertura a alternative a prima vista non appetibile, per esempio, trasferirsi in locali più facilmente riscaldati nei mesi invernali.  Ogni situazione avrà la sua peculiarità. 

           Per andare avanti a Casa Cares, da poco abbiamo incaricato un consulente a preparare uno studio di fattibilità in più settori: 

interventi sull’isolamento degli stabili;

pannelli solari per la produzione di acqua calda;

centrale termico a bio-massa;

impianto fotovoltaico per la produzione di energia;

impianto eolico per la produzione di energia.

I primi due punti sono certamente i più semplici, quelli possibili per tutti con il “solo” condizionamento di soldi.  L’isolamento, per esempio, può essere a pochi costi e fa da te.  Chi ha soldi da investire dovrebbe partire da questo punto. 

Per i pannelli solari sembra che la tecnica e i contributi finanziari in Italia finalmente ci permetteranno a sfruttare la più ovvia e economica fonte di energia.  A questo punto forse serve soltanto di programmare, di fare e non perdere troppo tempo chiedendo come mai il nostro paese è tanto indietro rispetto sia ai paesi nordici che agli altri paesi europei sul Mediterraneo.  O potrebbe utile rispondere a questo interrogativo?  Sul lato pratico, certamente alcune delle nostre strutture subiscono (godono?) vincoli storici e ambientali da considerare.

Il terzo punto, un centrale termico adatto alla propria struttura, è al momento il rebus più difficile.  Conosciamo l’inefficacia di certi centrali, ma la scelta del combustibile è condizionata da varie variabili.  A Casa Cares la considerazione di legna o di cippato (pezzetti di legna) è possibile con i nostri ettari di bosco e con la disponibilità di materia in zona, ma diventa proibitiva per un impianto grande in città.  In fondo, qualsiasi combustibile ha problemi come la reperibilità (pellets e geotermico), come l’inquinamento e il costo (gasolio) o come la dipendenza sull’estero (GPL, metano) con mercati instabili.

Per questioni di spazio il fotovoltaico non sarà alla portata di tutti, ma può essere molto interessante in alcuni casi.  Le banche offrono prestiti molto attraenti, hai un impianto redditizio che permettono tempi di rimborso veloci e dopo hai oltre le entrate un’indipendenza invidiabile.  Potrebbe convenire a chi lo spazio.  Senz’altro un professionista capace può fare la differenza in questo settore per progettare l’impianto adatto e per accedere ai fondi, che sembrano sempre più disponibili.

Considerazioni tecniche, materiali.  Certo sono indispensabili e fondamentali, ma per noi nelle chiese, veramente per tutti, sono più fondamentali e forse più indispensabili le considerazioni di visione e di scopo.  Arriviamo alle risposte alle nostre domande e alle soluzioni ai nostri problemi quando torniamo al monte, al perché delle nostre azioni.  Avere un tecnico capace è essenziale, ma l’impegno delle nostre comunità va prima indirizzato al chiarimento sui principi comuni e sulle basi delle nostre decisioni. 

Perché questi interventi eco-compatibili sui nostri stabili?  Ecco un elenco di risposte, che potrebbe servire come base di discussione e come inizio di un elenco ben più lungo: risparmiare soldi per dedicarli ad altri compiti della comunità; risparmiare risorse limitate:  acqua, energia elettrica, combustibili; sensibilizzarci ed educarci sulle necessità ma anche i limiti di specifici interventi; vivere una vita meno legata al materiale; condurre una vita più sana;

fare “la cosa giusta”;  dare esempio, stimolo, e esperienza ai nostri membri di chiesa ma anche a persone, che hanno contatto con noi;

lasciare il meglio possibile alle future generazioni.

Possono sembrare ormai cliché o risposte troppo semplicistiche, ma certamente nelle nostre vite d’oggi tanto movimentate raramente ci fermiamo a ragionare sulla nostra condotta.  Ci troviamo in un sistema e in un ritmo senza uscita.  E’ un dato di fatto nelle nostre vite singole e certamente nelle nostre vite di comunità, dove il tempo ci sembra mai sufficiente.

Ci auguriamo la saggezza per gettare una base buona, il coraggio di provare, e in fondo qualche intervento veramente utile.

 

FAMILY DAY E DINTORNI

di Andrea Panerini

Quello che si temeva è accaduto. Una Caporetto (almeno a livello numerico) per il mondo laico. Inutile nascondersi dietro un dito. E’ vero che le piazze non sono il paese. E’ vero che lì c’erano solo pezzi di società. E’ però emerso in maniera drammatica l’abisso che separa la capacità di mobilitazione del mondo cattolico dalla medesima capacità in campo laico. E al tempo stesso, lo devo dire, è venuta la conferma (purtroppo) della giustezza delle mie valutazioni di una settimana prima, quando sconsigliavo agli amici dello SDI e agli amici del movimento omosessuale di tenere una contromanifestazione nella stessa città e lo stesso giorno del Family Day. Sapevo che la capacità mediatica e organizzativa del Vaticano (ditta aperta da un discreto numero di secoli) è nettamente superiore. Risultato: 10.000 contro 500.000, in rapporto di 1 a 50. Uno schiaffone tremendo che i clericali hanno potuto dare a tutti i laici di questo paese.

Ma non è il momento di recriminazioni. E’ il momento di essere preoccupati. Preoccupati per il ritorno di clericalismo becero e populista, di un machismo mai sopito nel nostro paese, di una omofobia strisciante che recenti studi hanno registrato essere dilagante tra i più giovani. E’ il momento di preparare una controffensiva culturale in cui i laici di questo paese (credenti e non credenti, cattolici e protestanti) testimoniano che un’altra Italia è possibile, che un’altra Italia è presente. Una Italia laica, tollerante, non spaventata dai rischi di contaminazioni, ma che possa vedere nelle diversità una ricchezza. In cui la laicità possa essere l’agorà, uno spazio di incontro e di discussione sereno e libero dove poter prendere anche delle decisioni per la polis, per lo Stato, senza prevaricare nessuna minoranza e senza che l’ideologia prevalga sulla tolleranza. Una rilettura approfondita del Trattato sulla tolleranza di Voltaire i nostri politici se la dovrebbero rifare (se mai lo avevano letto prima).

Dal Family Day si sono dedotte almeno tre cose. In prima istanza si è capito che le flebili speranze che si potevano nutrire circa l’approvazione in questa legislatura di una legge sulle unioni civili è stata spazzata via. Poi è risultato evidente che l’ostacolo rappresentato dalle gerarchie cattoliche non sarà facile da eludere visto l’intreccio tra Vaticano, le lobby economiche e il mondo politico (esemplare il fatto che a Piazza S. Giovanni il sindaco Veltroni abbia dato tutto il supporto possibile – comprese milioni di bottigliette d’acqua – mentre la manifestazione di Piazza Navona è stata nei fatti ostacolata). Ed è risultato altrettanto evidente che il Vaticano non accetta nessun tipo di discussione circa il concetto di famiglia, di cui si ritiene portatore unico e indiscutibile. In effetti mi risulta che tutti gli alti prelati a Roma abbiano una famiglia “regolare” con una donna e dei figli… e che quindi possano impartire con cognizione di causa alte lezioni in materia. L’ipocrisia e l’intolleranza hanno di nuovo impregnato i palazzi apostolici del Vaticano e non ci sono molte speranze di veder nuovamente fiorire lo spirito aperto, dialogante ed ecumenico del Concilio Vaticano II.

A questo quadro si è poi aggiunta la mancanza di pudore del centrodestra (e di parte del centrosinistra) nello strumentalizzare il mezzo milione di Piazza S. Giovanni. Ma non è certo con una difesa ideologica della famiglia, improntata su uno squallido familismo e su una equivoca e vaga “legge naturale” – il cui interprete unico sarebbe il Papa e non la scienza – che si permette ai giovani di nutrire la speranza per il futuro, per costruire nuove famiglie. Negli anni di governo della destra quanti provvedimenti a favore delle classi più deboli abbiamo visto? Quanti interventi per le famiglie numerose? Nessuno. Solo un progressivo indebolimento del welfare e una precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro che toglie le speranze ai giovani. E il centrosinistra? Debolmente pervenuto sotto forma di qualche agevolazione e nulla più. Ovviamente ad un indebolimento della politica corrisponde un aumento dell’influenza della lobby vaticana sulla vita pubblica. Ma allora che cosa ci raccontano questi signori? Vogliamo veramente credere che le coppie omosessuali e la pluralità delle famiglie siano la causa delle incertezze e dello sgretolamento di alcuni costumi familiari? E’ una operazione che si può fare, nonostante sia palesemente falsa e ipocrita, e la nostra avvilente classe politica, a destra e a sinistra, può insabbiare le sue responsabilità. Ma non a lungo. Arriverà, forse, il momento in cui la coscienza civica degli italiani si risveglierà e farà piazza pulita di tutta questa mediocrità.

 

 

28 GIUGNO 2007:

VEGLIA ECUMENICA  DI PREGHIERA PER LE VITTIME DELL’OMOFOBIA

 

Fra i molti “mea culpa” pronunciati da Giovanni Paolo II nel corso del suo pontificato, colpisce che la Chiesa cattolica non abbia mai chiesto perdono per gli eccessi nella lotta anti-modernista e per le persecuzioni contro gli omosessuali. Si tratta di silenzi non casuali, poiché proprio su questi due terreni – l’omosessualità e il confronto con la modernità – la Chiesa cattolica dimostra da tempo una miopia che, per quanto ormai notoria, non cessa di sconfortarci.

Se ormai sono lontani i tempi in cui Pio V, pontefice dai brillanti trascorsi d’inquisitore, illuminava le notti romane con i roghi di decine di sodomiti, non per questo l’omofobia ha cessato di essere causa di derisione, di sofferenze e, in alcuni casi, di morte. Non occorre menzionare la situazione dei nostri fratelli egiziani, iraniani o dell’Arabia Saudita. Né, per restare in Europa, guardare alla Polonia o alla Bielorussia. E’ sufficiente sfogliare le pagine de La Stampa di Torino, dove è potuto accadere che un adolescente di 16 anni si sia tolto la vita a seguito delle molestie che riceveva a causa della sua presunta omosessualità.

Proprio nei giorni in cui si celebravano le esequie del giovane Matteo, avvenute mentre mons. Bagnasco si lanciava in spericolate quanto sorprendenti esternazioni, noi ragazzi del gruppo Kairòs (omosessuali cristiani di Firenze) ci trovavamo in una piccola chiesa del centro storico della nostra città a pregare anche per quel giovane. Ed a porci alcune domande. Possibile che i nostri pastori cattolici, solitamente così loquaci in tema di omosessualità, non avessero per lui una parola? Possibile che le insulse Preghiere dei Fedeli lette durante le Celebrazioni Eucaristiche cattoliche non formulino mai per noi un solo pensiero? Pregare perché le mèssi maturino al sole mentre accadono simili fatti è semplicemente inutile. E una preghiera

inutile è una preghiera che è segno, oltre che di poca fede, di tanta viltà.

E così abbiamo deciso di ritrovarci il 28 giugno alle ore 21 nella Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, in via Micheli per una veglia di preghiera ecumenica per le vittime dell’omofobia. Saranno presenti ministri di diverse confessioni religiose e rappresentanti di vari gruppi e movimenti cristiani giunti da tutta Italia.

La data simbolica del 28 giugno (a ricordo della rivolta di Stonewall) sarà un momento di comunione tra i gruppi di credenti italiani e di fratellanza tra cattolici e non cattolici, oltre che un momento di testimonianza. Non è un’iniziativa che si pone in alternativa al Gay Pride del 16 giugno, non vuole e non può essere un “Pride cristiano”, dal momento che i cristiani che lo desiderano parteciperanno assieme ai non cristiani, come sempre hanno fatto, al Pride romano. Si tratta piuttosto di una preghiera recitata ad alta voce in un luogo di culto; una “Liturgia della Parola” in cui la parola tenterà di esprimere qualcosa di significante. Non ricerca una visibilità forzata e non vuole dar voce a noi, ma a persone che la propria voce non han potuto, o non possono, farla sentire.

Ecco perché chiediamo a tutti i credenti e alle persone di buona volontà, ai rappresentanti dei gruppi o movimenti organizzati di credenti di pregare con noi a Firenze il 28 giugno o, in ogni caso, a segnalarci la loro adesione. E se, a parte Cristo, resteranno parole inascoltate, sarà già una novità se su questo tema in una chiesa saremo riusciti a non pronunciare alcuna parola inutile.

 

Un ragazzo del Gruppo Kairos-Firenze

 

Maggiori informazioni sull’iniziativa su:

www.kairosfirenze.it/28giugno.htm

 

 

 

 

IL DIO VIVO È ALLA ROVESCIA

di Juan Damián  (CLAI)

 

 

Mi hanno chiesto che dica loro

che Dio è un dittatore

che con un fucile in spalla

si comporta come un dio.

 

Ma il Dio che io posso cantare

È  diventato debole come me

affrontando l'oppressione

la sua legge è solo l'amore.

 

Se non vuoi dominare

se fai di un essere umano tuo fratello,

tu sì  potrai capire

che quello è un dio che la gente si è inventato,

ma il Dio vivo è alla rovescia.

 

Mi hanno chiesto che racconti loro

che Dio è un mago crudele

 che manipola l’umano

dietro un paravento di  potere

 

Ma il Dio che io posso cantare

ha la sua forza non nel dominare

perché è libero in realtà

 

Mi hanno chiesto che venda  loro

un Dio da comprare  a buon mercato

un agente di sicurezza

un astrologo del bene

 

Ma io non posso che dare

 un Dio fragile di potere

che invita a liberarci

diventando servo, Lui.

 

 

 

 

 

 

Vi ricordate il Carro di Carnevale dell'istituto Gould e Ferretti che ha sfilato per le strade di Firenze , lo scorso Febbraio  .......?

Quell'esperienza ne ha sortito un'altra; il consiglio degli stranieri di Firenze ci ha invitati a partecipare alla giornata della solidarietà, organizzata dall'S.M.S e dal Circolo Arci di Bagno a Ripoli il   

 

9 Giugno 2007

Sul tratto centrale di Via Roma,

dalle ore 15.00 circa, sarà allestita una “mostra mercato” di  beneficenza dove varie associazioni ed enti presenteranno e promuoveranno i loro progetti.

La Diaconia Valdese Fiorentina sarà presente  con l'esposizione  e, in alcuni casi, la vendita a libera offerta di oggetti, frutto di laboratori e di attività di animazione.

Presso lo stand DVF sarà improvvisato un tavolo di creazione di oggetti, dedicati ai più piccoli, ed esposti alcuni dipinti dei ragazzi dell'Istituto Gould, già oggetto di una precedente, bellissima mostra.

Con l'occasione sarà possibile mettere a disposizione dei materiali informativi sulle attività e le finalità delle Opere. Stiamo  lavorando all'organizzazione di questa nostra presenza ed invitiamo tutti a partecipare e ad pubblicizzare la giornata.

 

  Diana       Martina          Elisabetta              Stefania 

 

 

 

 

Il naso tra i libri

a cura di Sara Pasqui Rivedi

 

 

 

Daniela Luigia Caglioti

Vite Parallele

una minoranza protestante nell’Italia dell’800

Il Mulino 2006, pp.360, €28,00

 

Cenni biografici

 

Daniela Luigia Caglioti, nata a Lamezia Terme nel 1962, è professore associato di Storia Contemporanea nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Napoli “Federico II”. Dal 1997 al 2002 è stata ricercatrice nell’Istituto di storia Economica del Mezzogiorno del CNR a Napoli. È membro del direttivo del SISSCO (Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea) , fa parte della redazione di Memoria e Ricerca e di Contemporanea. Riviste dell’800 e del 900 e de Il Mestiere di storico. Si è occupata di élite nobiliari e borghesi nella Calabria dell’800, della storia delle piccole borghesie produttive nella Napoli del XIX secolo, ultimamente si è impegnata in un lavoro sulla comunità imprenditoriale protestante nel Mezzogiorno tra la Restaurazione e la I Guerra Mondiale. Ha al suo attivo numerosi articoli, saggi, monografie.

 

Vite Parallele

 

Agli inizi del XIX secolo l’Europa è teatro di un fenomeno di migrazioni sia di massa che di élite, infatti non sono soltanto i poveri, i diseredati, cioè contadini, operai non specializzati, disoccupati ad abbandonare la propria terra di origine, ma anche mercanti ed imprenditori che si spostano da uno stato all’altro in cerca di opportunità per meglio far fruttare ed accrescere il capitale e le conoscenze di cui dispongono. Non assistiamo ad una migrazione massiccia dalla connotazione popolare (proletaria) come si presenterà alla fine dell’800, ma certamente il continente europeo è attraversato da flussi di persone di nazionalità diverse ed è testimone di spostamenti che coopereranno a creare ed a facilitare lo scambio di capitali, idee, cultura, tecnologia e forza lavoro. L’Autrice con il suo saggio Vite Parallele si sofferma ad analizzare quelle minoranze etniche e religiose che nei primi decenni del 1800 approderanno nel Mezzogiorno d’Italia, specificamente nel Regno delle Due Sicilie; sono svizzeri, tedeschi, francesi di religione protestante (i tedeschi luterani, gli altri riformati) e con una solida tradizione economica e mercantile, i quali si spostano verso uno stato meno evoluto sia socialmente che culturalmente, con l’intento di trarne vantaggio, dunque non per  necessità, perché costretti dalla povertà, dalla disoccupazione, ma per realizzare un maggiore guadagno economico. In questa area geografica impianteranno imprese di vario genere, costruiranno fabbriche, fonderanno banche, gestiranno attività commerciali assecondati ed incoraggiati dallo stesso governo borbonico. Questi emigranti, ma è più corretto chiamarli migranti, che si spingono nel sud d’Italia si caratterizzano per una forte componente elvetica che rappresenta una vera Diaspora la quale si insedia nel territorio campano, qui diviene minoranza e vi resterà con continuità fino alla quarta generazione.

Daniela Luigia Caglioti  dedica il suo attento ed accurato studio proprio alle comunità residenti in Napoli e nelle località vicine. Questi stranieri, forniti di una buona conoscenza dei mercati europei, di formazioni scientifiche e di nuovi modelli organizzativi sono in grado di stroncare rapidamente ogni tentativo di concorrenza degli imprenditori locali. Inoltre sono attivi, dinamici, efficienti, infaticabili, supportati da forti vincoli familiari, rassicurati dalla disponibilità di capitali, uniti fra loro dalla lingua e dalla religione. Si distinguono per l’impegno, la sobrietà, la parsimonia, il rigore etico ed un modello di vita segnato dal culto ed il rispetto per il lavoro e la famiglia. Tutti questi elementi positivi permettono loro di creare una specie di vita parallela a quella delle popolazioni locali senza subire “contaminazioni”. Mancherà sempre l’assimilazione, l’integrazione,

anche dopo l’Unità d’Italia, quando lo stato assumerà una connotazione più liberale e quindi più disponibile ad accordi e concessioni sia sul piano sociale che religioso.

La Caglioti non può sottrarsi dal riconoscere la positività di questo gruppo di persone e si domanda se il loro affermarsi nel contesto partenopeo derivi dalla identità protestante o semplicemente perché in quanto minoranza sono avvantaggiati dalla coesione, dal sostegno reciproco e dalla compattezza. Nel proseguo della lettura si ha la sensazione che la studiosa stenti ad accettare la prima tesi perché si affretta ad affermare che il loro isolamento, l’autoesclusione, non sono determinati dalle persecuzioni religiose, di cui tuttavia fin dall’inizio sono oggetto, infatti lei stessa riferisce che numerose volte, fino all’unificazione d’Italia, questa minoranza esperimenta e subisce l’ostilità delle popolazioni locali  istigate dal clero cattolico. Nel Regno delle Due Sicilie era severamente proibito e perseguito ogni tipo di esercizio cultuale se non quello cattolico per cui ai nuovi venuti non è concessa la possibilità di aprire una chiesa, di seppellire i morti nei cimiteri cittadini, i matrimoni con il rito protestante non sono riconosciuti e dunque le coppie svizzere vivono “in condizione di concubinaggio”, anche il ricovero negli ospedali è problematico poiché i loro malati sono oggetto di discriminazione e di pressante proselitismo da parte di suore e preti. Essendo questa la realtà sociale in cui il gruppo straniero deve vivere è inevitabile il costituirsi di una vita parallela.

Urgente si manifesta la necessità di riunirsi per pregare, fortunatamente la piccola comunità trova accoglienza presso l’ambasciata danese che gode della extraterritorialità, malgrado ciò ogni culto, ogni assemblea, ogni incontro avviene sotto il controllo vigile e fiscale della gendarmeria borbonica che durante le riunioni del gruppo presidia all’esterno. Ben presto viene costituita la  Deutsche-franzosische-evangelische-gemeinde con lo scopo primario di essere punto di aggregazione per questi stranieri ed il primo pastore sarà Adolph Monod. Successivamente si ha la costituzione del concistoro dell’assembla dei membri sottoscrittori, di una cassa per i poveri, di una infermeria che con il tempo si trasformerà in un ospedale, di una scuola e di un cimitero. Le lingue di riferimento sono il francese ed il tedesco. Contemporaneamente vanno costituendosi altre comunità protestanti straniere nei più importanti centri della penisola: Bergamo, Livorno, Genova, Firenze, Torino ed il nucleo più consistente è sempre di nazionalità elvetica, ma mentre nel centro nord queste realtà comunitarie si aprono all’esterno, socializzano, spesso si integrano, a Napoli resterà la separatezza, l’autoesclusione sarà una costante.

La minoranza elvetica che approda nel meridione d’Italia e qui vi si insedia manterrà per oltre un secolo la propria lingua, le proprie tradizioni, avrà continui contatti con la madre patria perché vuole fortemente avere aperta la via del ritorno, quindi si insedia nel sud, ma non si integra. Siamo di fronte ad un fenomeno di vera disaffezione per il territorio e la realtà sociale ed istituzionale in cui ha deciso di operare e sviluppare i propri commerci. Senza dubbio all’origine sta proprio la diversità culturale e religiosa, l’intolleranza subita, l’estraneità ad un mondo totalmente diverso, ma incidono anche le vicissitudini politiche di quel lungo periodo storico segnate dalla intolleranza religiosa del governo borbonico prima, dalla rivoluzione del 48 con le proteste operaie (*) dopo, infine dal fenomeno del banditismo (*) quando l’Unità d’Italia è una realtà.

La minoranza elvetica non è “pervasiva” , le varie famiglie che la costituiscono hanno come priorità la prospettiva del ritorno in Svizzera. Se la prima generazione che ha emigrato in cerca di maggiore fortuna non recide i legami con il paese di origine, le successive avvertiranno l’urgenza di rinsaldare i rapporti con la famiglia ed il paese da cui provengono i loro padri e di intrecciare relazioni con i correligionari sparsi non solo sul suolo italiano, ma anche nel mondo. Questi legami affettivi sono mantenuti ed alimentati perché la comunità elvetica dispone sia di un buon livello culturale che le permette di tenere rapporti epistolari con parenti ed amici, sia di buone condizioni economiche che facilitano i frequenti viaggi versi i luoghi di provenienza. Si ritorna in Svizzera per sposarsi, vi si mandano i figli a studiare e a prestare il servizio militare, vi si trascorrono le vacanze ed appena è possibile si acquista una casa in attesa del ritorno definitivo.

L’Autrice si sofferma anche ad evidenziare il forte spirito filantropico  che caratterizza fin dall’inizio la comunità elvetica campana e che è una peculiarità tutta protestante, ma le sfugge la motivazione, anzi la colloca in un’ottica negativa poiché la attribuisce ad una giustificazione sul piano teologico della ricerca di profitto. Purtroppo la formazione culturale alimentata dal pregiudizio religioso  e dalla scarsa ed inesatta conoscenza della etica protestante le fanno velo, si avverte una sottile polemica che pervade tutto il saggio il quale resta tuttavia un’ottima opera di indagine e di ricostruzione, ma che non può soddisfare del tutto il lettore protestante.

L’opera risulterebbe più completa se l’edizione comprendesse una bibliografia invece delle note a piè di pagina ed un’apparato delle fonti consultate.

 

(*) Semplice riferimento a due fatti storici che si inseriscono in questo contesto ma che richiederebbero un ampio approfondimento in quanto fenomeni che affondano le radici nelle secolari ingiustizie sociali e nei danni causati dalla miope politica borbonica, ma anche nella mancanza di provvedimenti finalizzati ad emancipare le masse contadine ed operaie una volta avvenuta l’Unità d’Italia.

 

 

 

Notizie dalle chiese fiorentine

 

Dalla Chiesa Battista di Firenze

 

Attività settimanali: Culto domenicale alle 11:00, preceduto dallo studio biblico sulla traccia del libro di Rick Warren, Vita con uno scopo, Scuola domenicale e studio sul Deuteroisaia.

Sono proseguiti gli incontri nelle famiglie Biagioli-D'Angrò, Brandoli-Tonarelli, Baconi-Magherini, Gloriana Innocenti.

Domeniche speciali: il 6 maggio accoglienza dei giovani delle Valli Valdesi in visita a Firenze; il 27 maggio predicazione della pastora Anna Maffei, presidente dell'Unione Battista (Ucebi).

Sabato 19, con il seminario della pastora Elizabeth Green sulla lettura al femminile della lettera ai Romani, si è concluso il ciclo di week end teologici promossi dal Consiglio di Chiesa: una ventina di partecipanti con buffet a seguire. Un grazie a Dunia Magherini, responsabile delle attività culturali del Consiglio.

Il 17 maggio si sono tenuti i funerali della sorella Adriana Targetti, con predicazione del pastore Volpe sul salmo 91 (il salmo preferito di Adriana). Alla famiglia è stato espresso il cordoglio di tutta la chiesa di Firenze, del pastore Giorgi in rappresentanza delle chiese evangeliche di Firenze Prato e Pistoia e della presidente dell'Unione battista Anna Maffei.

 

La sorella Adriana Targetti, dopo un periodo di malattia, ci ha lasciati.  I parenti, gli amici, la sua comunità si sono raccolti intorno al lei giovedì 17 maggio per l’ultimo saluto, in Chiesa –così come lei desiderava- e tra i canti spiritual.  Sentivamo tutti la tristezza che si prova nel dover fare i conti con l’assenza di una persona speciale, ma provavamo anche la serena fiducia di chi sa che una sorella è morta in Cristo.

Con grande dignità ha scavalcato l’ultimo ostacolo, la morte.  Con grande dignità ha vissuto la sua malattia.  Ci mancherà il suo ottimismo, il suo sorriso, quell’adolescenziale entusiasmo che era, per una signora di oltre ottanta anni , una luce accesa.

Quella luce resterà accesa tra noi come  testimonianza che Adriana ha lasciato.  La nostra sorella, la figlia di Dio, ha conservato la sua fede fino alla fine, e si è addormentata con la profonda consapevolezza che, nella vita o nella morte, chi crede dimora nel rifugio dell’Altissimo e alberga all’ombra dell’Onnipotente (Salmo 91:1).

 

 

Dalla Chiesa Valdese

 

Abbiamo tenuto la nostra assemblea di valutazione delle attività, con le relazioni morale e finanziaria, domenica 6 maggio. Sono stati eletti deputati alla Conferenza Distrettuale: Paola Reggiani e Lucilla Ricca, supplente Andrea Melli. Al Sinodo: Anita Barbanotti, supplenti Bruna Rosa Sabatini e Fabio Traversari.

Dalla relazione: “La comunità ringrazia vivamente la Pastora per l'impegno costante con cui ha seguito tutti i problemi della vita della Chiesa. La sua predicazione attenta e chiara della Parola del Signore, lo sforzo notevole per coniugare l'annuncio  con la pratica quotidiana della solidarietà e dell'amore cristiano sono cose che non dimenticheremo. Ma ringraziamo particolarmente la Pastora , ora che se ne va si può dire, per essersi sobbarcata tanti problemi pratici che non rientravano nei suoi compiti : quelli relativi alla cura del Tempio (spesso gravosi) e quelli dei rapporti (non sempre facili) con i gruppi e chiese etniche che vengono ospitati da noi.

Gianna, infine, ha saputo con l'aiuto anche del Centro Culturale  e di una rinnovata sensibilità della comunità intensificare e consolidare i rapporti con la città anche grazie anche agli incontri ecumenici e interreligiosi affrontati con una apprezzabile  e puntuale competenza. Nel momento che Gianna  ci lascia per assumere  un nuovo impegno di lavoro per la testimonianza dell'evangelo nel suo amato Abruzzo le porgiamo i nostri più affettuosi auguri di buon lavoro che affronterà di certo con il suo tipico e trascinante entusiasmo. A noi ci mancherai come pastora, ma in questi anni abbiamo tutti acquistato una amica e l'amicizia,  l'affetto reciproco, l'aiuto che ci hai dato e che forse hai ricevuto nei momenti belli e tristi di questo periodo della vita non saranno dimenticati a causa di pochi chilometri che ci divideranno.”

Hanno predicato Patrizia Barbanotti il 29 aprile e Paola Reggiani il 13 maggio. Il 20 maggio abbiamo tenuto un laboratorio per predicatori locali che ci ha visto molto piacevolmente impegnati.

Domenica 27 maggio sono entrati a far parte della nostra chiesa:  Massimiliano Bianchi, Valerio Cheli, Fabio Paglianti, Andrea Panerini, Raffaello Zatteri. Nel prossimo numero pubblicheremo la loro confessione di fede. Inoltre il Concistoro ha accolto per trasferimento il prof. Franco Giacone da Roma, p.za Cavour, e Elisa Cesan, da Rorà, che già da anni è nostra monitrice della Scuola Domenicale.

Auguri alla famiglia Del Priore! il 23 giugno alle 11 presso il Palazzo Pretorio di Figline Valdarno si uniranno in matrimonio Paola Sozzi e Daniele Del Priore, lo annunciano con gioia le loro figlie Lea Gaia e Sveva!

E’ mancata la sorella Marcella Bandinelli Sorgi, lasciando solo Mario; siamo vicini a lui e ai suoi figli Alessandro e Valentina per la loro perdita e chiediamo al Signore di sostenere con la sua presenza in particolare Mario.

Giovanna Ricca ha subito un complicato intervento chirurgico al cuore; è fuori pericolo e presto farà la riabilitazione che le permetterà di tornare alla normalità. Ti aspettiamo, ci manchi!

Domenica 3 giugno ultimo incontro di culto della pastora ad Empoli.

Domenica 10 giugno battesimo dei piccoli Pietro Buttitta e Gioele Canino, con la partecipazione di un coro americano e con agape in Via Manzoni.

La nostra chiesa ha deciso di mandare un’offerta di 1.500,00 euro al nuovo ospedale pediatrico Meyer per gli arredi dello “spazio dello Spirito”, il luogo interreligioso e laico al centro della nuova struttura. Poiché prende luce dall’alto, la scritta sulle pareti della sala circolare sarà: “Dal profondo, invoco Te, Signore” in italiano, ebraico ed arabo. Anche l’Associazione “Il Sassolino Bianco” si unisce a noi nel devolvere un’altra offerta di 1.500 euro per lo stesso scopo.

 

 

 

 

 

Dove va a finire Gianna dal 26 Giugno?

 

In un bel posto in collina a 3 km dal mare Adriatico, in località di Vasto (Chieti), nel mezzo di una bella campagna popolata da animali selvatici (protetti) e piante di olivo, fichi, vigna, querce etc.

Il luogo si chiamerà “Casa Salamastra” e diventerà nel tempo, se Dio vorrà e se gli amici verranno a trovarla, UN PICCOLO CAMPING PRIVATO, dove si potrà dormire in tende e roulottes su piazzole regolari fornite di luce e acqua o comunque sotto gli alberi. Qualche privilegiato avrà anche una stanza vera con servizi non troppo lontani.

Il campo richiede cure e pulizia che verranno affidate ai graditi ospiti; un servizio navetta giornaliero porterà gli ospiti al mare, se sprovvisti di auto propria. Tettoie, cucina da campo e divertimenti serali saranno a disposizione. Saranno ricercati i contatti con le locali comunità evangeliche.

 

Domenica 24 giugno: ultimo culto con Gianna!

Alle 13 di quel giorno il Concistoro invita i membri delle molte chiese evangeliche di Firenze, gli amici cattolici, ebrei e islamici, i membri delle comunità etniche e dei gruppi ospiti della Chiesa Valdese, ad un pranzo di saluto in via Manzoni, nel cortile, pranzo che sarà in parte un picnic: verrà distribuito con abbondanza un piatto di pasta asciutta ed ognuno, se vuole mangiare più abbondantemente,  può portare qualche contributo per il secondo e il dolce da condividere coi vicini.

Seguiranno nel pomeriggio canti, discorsi (si deve proprio?) e dolce-stare-insieme. Al termine ci si può rimboccare le maniche e dare una mano a fare i bagagli…

Scherzi a parte, Gianna comincerà lunedì mattina a mettere i suoi libri nelle scatole: è gradito un po’ d’aiuto! Il resto lo faranno i traslocatori due giorni dopo.

 

 

Appuntamenti di giugno

 

Sabato 2 giugno: una giornata di festa delle comunità evangeliche di Firenze e dintorni: a partire dalle 10.30 al Parco delle Cascine (davanti al Comando dei Vigili Urbani) culto, picnic, giochi nel pomeriggio. Cogliamo l’occasione per le feste finali delle Scuole Domenicali e Bibliche.

 

Mercoledì 6 in v. Manzoni alle 9.30: consiglio dei pastori e dei responsabili delle opere fiorentine.

 

Domenica 10 dalle 16 in poi Festa di Primavera del Gignoro, pomeriggio all’aperto con giochi, mostra, gastronomia e voglia di stare insieme!

 

Venerdì 15, sabato 16 alle 21 e dom. 17 alle 17 concerto, Mostra della Bibbia e testimonianze a p.za della Signoria con il Coro Americano “Living Hope” (occorrono volontari!).

 

Domenica 24 dalle 13 in poi in Via Manzoni Festa di congedo della past. Gianna Sciclone.

 

Mercoledì 27 alle 10.30 al nuovo Meyer p.za Careggi inaugurazione dello spazio dello Spirito. Nel pomeriggio alle 17 spettacolo con R. Benigni.

 

Giovedì 28 nella Chiesa della Trinità alle 21: Veglia di preghiera e solidarietà con le vittime dell’omofobia organizzata dal gruppo Kairos.