Diaspora evangelica

Mensile di collegamento

informazione ed edificazione

Anno XLIV – numero 1-2 – gennaio - febbraio 2011

 

LA NOTTE LAVA LA MENTE

MARIO LUZI*

 

 

 

La notte lava la mente.

 

Poco dopo si è qui come sai bene,

fila d’anime lungo la cornice,

chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

 

Qualcuno sulla pagina del mare

traccia un segno di vita, figge un punto.

Raramente qualche gabbiano appare.

 

 

 

 

*Dal volume “Onore del vero”.

 

 

In questo fascicolo:

·                        Meditazione biblica di Alison Walker

·                        La Chiesa di St. James a Firenze di Gianluigi Gugliermetto

·                        Il naso tra i libri di Sara Rivedi Pasqui

·                        Laura Casorio, segretaria esecutiva della CEVAA

·                        Dalle opere e dalle chiese evangeliche fiorentine

·                        Ecumenicamente (s)corretto di R. D. Papini

 

Editoriale

 

Con un “ritardo programmato” esce dalle stampe questo numero della nostra circolare che copre i mesi di gennaio e febbraio.

Vi invitiamo a prestare attenzione alla meditazione biblica scritta dalla pastora Alison Walker. Si tratta della predicazione pronunciata dalla collega metodista nel Battistero alla presenza dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori in occasione dell’apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il suo contenuto interroga tutte e tutti noi, anche nelle chiese evangeliche che operano a Firenze. Qui a Firenze un’unità nella diversità delle chiese che si richiamano alla Riforma protestante rimane ancora un traguardo da raggiungere. L’attaccamento al proprio “campanile”, alla propria confessione di fede, alla propria liturgia sembra dominare talvolta su una visione che contempli la piena collaborazione. Lo Spirito tuttavia agisce incessantemente e quindi la realtà supererà probabilmente i nostri più audaci progetti. Questo è anche un augurio per il 2011 che esprimo alle lettrici e ai lettori di DIASPORA EVANGELICA a nome di tutta la redazione.

 

(p.g.)

 

 

 

 

La Chiesa a Gerusalemme e a Firenze (Atti 2,42-47)

Alison Walker

Durante gli ultimi diciassette mesi, io e mio marito abbiamo vissuto dentro la città. La chiesa metodista, un edificio che era una volta ai margini della città, adesso è circondato dai bar alla moda: il “Mojo”, il “Lochness Lounge” ed è a pochi metri dal “Red Garter”, un nome che fa alzare le sopracciglia agli inglesi, ma sembra essere accettabile per gli americani! (“Garter” in inglese significa giarrettiera!). Anche con la chiesa di Santa Croce molto vicina, l’atmosfera è certamente non religiosa ma rumorosa, affollata e piena di vita. Cosa significa per una chiesa vivere in una città come Firenze. Mi chiedo se la chiesa di Gerusalemme abbia mai affrontato questo tipo di competizione. Probabilmente lo ha fatto perché le città erano sempre dei centri vitali, un crogiuolo, piene di confronti culturali e possibilità di trovare il santuario e la pace.

Da quando studio l’italiano e provo a comunicare ogni giorno, sono diventata consapevole che le preposizioni sono difficili e importanti. Diciamo “la chiesa di Gerusalemme” oppure “la chiesa a Gerusalemme”? Come metodista, non sono parte della chiesa ufficiale, la chiesa di Stato, e quindi preferisco il suono di “la chiesa a Gerusalemme”, soprattutto perché il testo per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2011 descrive un momento precedente al sacro romano impero e all’identificazione della chiesa con il potere secolare.

Possiamo immaginare di essere la Chiesa a Firenze oggi? Questa parola piccola “a” indica una chiesa vicina alla città, che non solo tollera ma anche che possa godere della diversità, il turismo, la vita notturna e anche l’arte, il teatro, la musica, l’architettura per le quali Firenze è giustamente famosa. La chiesa a Firenze è impegnata al benessere della città, dà valore alle relazioni sociali, cerca di influenzare un uso giusto ed equo dei soldi della città e risponde ai bisogni dei poveri (siano essi residenti o stranieri) dei giovani disoccupati o degli anziani che procedono con fatica nella vita. La Chiesa a Firenze è coinvolta, sporcandosi le mani, percorrendo le strade, e senza le risorse e il potere d’essere la chiesa a Firenze. La Chiesa a Firenze fa questo lavoro, insieme. Una rete non è un collegamento sufficiente per questa chiesa, invece abbiamo bisogno d’essere un corpo, come suggerisce il testo.

Per noi essere insieme come la Chiesa a Firenze significa riconoscerci gli uni gli altri come Chiesa. E’ troppo facile per una chiesa puntare il dito, e giudicare che l’altra chiesa non è proprio una “chiesa”. Forse le confessioni che non ordinano le donne mi puntano e dicono che sono l’evidenza che la chiesa metodista e la chiesa valdese non sono “vera” Chiesa. Forse le chiese che battezzano solo i credenti puntano il dito verso le chiese che battezzano sia bambini sia credenti, e dicono: “Voi non siete pienamente Chiesa”. Ma, va bene, perché potete anche puntare il dito in un’altra direzione e dire: “Voi non celebrate il battesimo né l’eucaristia, quindi non potete essere Chiesa!”. Oppure quelli che credono nelle dottrine particolari riguardante l’eucaristia possono indicare la mancanza di fede degli altri che non credono ugualmente, anche se il pane e il vino sono tenuti come simboli importanti, e dicono: “Aahh, ma non siete veramente chiesa, nel vostro culto manca lo spazio per l’azione dello Spirito”. Possiamo anche dissentire a riguardo: la natura e la pratica dell’autorità della chiesa e la conduzione della chiesa, l’accoglienza data ai cristiani gay e lesbiche, l’importanza spirituale di Maria, il significato e la pratica del dono delle lingue, l’uso dei simboli come l’olio e l’incenso. Questi argomenti sono importanti e dovremmo discuterli in profondità, con amore, cura e intelligenza. Però questi argomenti sono diventati i pretesti per disegnare un confine piccolo intorno alla “mia” chiesa, e le chiese che valutiamo come alleati naturali, e pensiamo che solo noi siamo la vera Chiesa, come intendeva Gesù – e voi altri, insomma, siete “quasi”, ma non siete infatti, “Chiesa”.

Quando svalutiamo e annulliamo le altre chiese, svalutiamo e annulliamo anche gli altri cristiani dicendo che non sono cristiani, o sono solo cristiani per una parte e non per intero. Quando diciamo che un'altra confessione non è pienamente Chiesa, dubitiamo della fede dei suoi membri, e dubitiamo dei suoi rapporti con Cristo. E’ scortese e soprattutto ha una conseguenza spirituale molto seria. E spero di essere stata chiara che è una tentazione alla quale noi tutti cediamo.

Questa settimana, non abbiamo paura nel confrontarci con questi argomenti difficili, ma prego che ci ricordiamo che le nostre chiese sono tutte pienamente Chiesa, e che ognuno di noi, con le nostre idee diverse, le nostre preferenze per l’adorazione e le dottrine, siamo tutti cristiani. E’ il primo passo avanti per capire come intende essere la chiesa a Firenze, essere i seguaci di Gesù che stanno provando, insieme, a servire il mondo, curarsi gli uni con gli altri, e condividere la notizia buona e meravigliosa dell’amore di Dio per tutti.

 

 

La Chiesa di St. James a Firenze

Gianluigi Gugliermetto

 

La chiesa di St. James è una comunità di credenti che è stata riconosciuta come parrocchia dalla Chiesa Protestante Episcopale nel 1867, dopo circa 15 anni di attività religiosa da parte di un gruppo di americani residenti a Firenze. La sede attuale di via Rucellai, 9 è un imponente complesso in stile neogotico che risale agli inizi del ‘900 e che fu costruito con donazioni provenienti dagli Stati Uniti specialmente da parte di industriali quali E.F. Searles e J.P. Morgan. Dopo la chiusura resasi necessaria negli anni della seconda guerra mondiale, la comunità rifiorì e continuò ad essere punto di riferimento per i molti americani residenti a Firenze, tra cui vi erano nomi famosi quali Bernard Berenson and Sinclair Lewis. Oggi, come in passato, la comunità è costituita prevalentemente, sebbene non esclusivamente, da persone di nazionalità statunitense, e serve come luogo di culto e di aggregazione per molte altre persone di lingua inglese, incluso un gruppo numeroso di africani provenienti da diverse nazioni. La socialità a St. James è fondamentale e sono molti i gruppi che usufruiscono dell’ospitalità della comunità pur non essendone espressione diretta, dagli alcolisti anonimi, alla biblioteca per bambini, ai cori gospel. Ma sono molte e variegate anche le attività della comunità che si svolgono a St. James durante una tipica settimana. Oltre alle numerose attività socializzanti e ricreative, la comunità si pregia di diverse attività caritative che comprendono la distribuzione di aiuti alimentari alle persone in grave difficoltà economica (circa 100 borse-spesa alla settimana), di vendite di beneficenza molto affollate, di raccolte di fondi da distribuire a vari gruppi attivi sul territorio di Firenze e che vengono scelti in anno in anno su suggerimento dei membri della comunità.

Il culto domenicale alle 11 si svolge quasi esclusivamente in lingua inglese (con testo a fronte in italiano). Ad esso partecipano spesso, oltre ai membri fissi della comunità residenti a Firenze e dintorni, turisti di varie nazionalità, studenti e professori americani, lavoratori temporanei o in cerca di un lavoro più o meno stabile. Non si tratta di un gruppo omogeneo nemmeno sotto il profilo religioso, perché il fatto che questo culto sia in lingua inglese attrae persone che provengono da tutto lo spettro del protestantesimo. Il Book of Common Prayer della Chiesa Episcopale (revisione del 1979) fornisce la traccia di un culto che cerca di essere comprensibile e spiritualmente nutriente per persone che nei loro luoghi di origine non hanno mai messo piede in una chiesa episcopale. Questo fatto, insieme al continuo rinnovamento di una porzione consistente della comunità (gli studenti, per esempio, tipicamente rimangono a Firenze per un anno) costituisce la sfida maggiore a cui la comunità stessa deve far fronte. Tutte le persone che partecipano al culto sono ammesse, anzi incoraggiate, ad accostarsi alla cena eucaristica, che è parte regolare del culto domenicale.

L’inclusione e il rispetto della diversità sono tra le caratteristiche della Chiesa Episcopale che più vengono sottolineate a St. James. La Chiesa Episcopale, basata negli Stati Uniti pur avendo comunità sparse per il mondo come quella a Firenze, rappresenta la voce dell’anglicanesimo storico che si è sviluppato in senso liberale. La ricerca di saggia moderazione nella riforma ecclesiastica, tipico dell’anglicanesimo, ha portato la Chiesa Episcopale ad adottare forme liturgiche e ministeriali di tipo cattolico abbinandole all’enfasi sul sacerdozio dei singoli credenti e sulla libertà di pensiero, tratti tipici del protestantesimo. Il rispetto per lo studio e per la ragione umana, anch’esso proprio dell’anglicanesimo, ha rappresentato nella Chiesa Episcopale un baluardo contro ogni tentazione letteralista e fondamentalista: le donne sono ordinate in tutti i tre gradi del ministero e le persone non sono discriminate in ragione della loro identità sessuale. Le posizioni sulla sessualità umana che la Chiesa Episcopale ha assunto da molti decenni sono culminate nell’ordinazione all’episcopato di persone che vivono una relazione d’amore con un’altra persona del loro stesso sesso, provocando reazioni durissime da parte di altre chiese di tradizione anglicana ma non impedendo alla Chiesa Episcopale di continuare per la sua strada profetica. La comunità di St. James ha un nuovo rettore nella persona di Mark Dunnam, scelto dalla comunità stessa, a partire dall’autunno del 2009 e fa parte della Convocation of Episcopal Churches in Europe, retta dal vescovo Pierre Whalon, con sede a Parigi.

 

Il naso tra i libri

Sara Rivedi Pasqui

 

E’ il 18 luglio 1944, le truppe alleate sono già sbarcate in Normandia, i tedeschi stanno per ritirarsi e lasciare Parigi, una guerra lunga e terribile dà gli ultimi sussulti quando Jacqueline Mesnil-Amar inizia a scrivere un diario che è anche una cronaca. Quella sera il marito dell’Autrice non rientra a casa e la mancanza di sue notizie procura alla giovane donna paura e angoscia. André è membro della resistenza ebraica in Francia, paese invaso, sconfitto e sottomesso dai nazisti ormai da ben quattro anni. Jacqueline ha motivo di essere in ansia e durante quella notte insonne inizia a scrivere il diario che si concluderà dopo 37 giorni cioè il 25 agosto quando l’uomo, evaso dall’ultimo convoglio in partenza per Auschwitz, raggiunge avventurosamente Parigi e si ricongiunge alla giovane moglie ed alla figlioletta Sylvie.

Jacqueline Mesnil-Amar (1909-1987) appartiene ad una famiglia di origine ebraica, ha ricevuto un’ottima educazione, ha conseguito una laurea in lettere e possiede un’eccellente formazione culturale, nel 1930 sposa André Amar laureato al’Ecole Normale Superieure. Il loro è un matrimonio felice, si amano ambedue la cultura, in modo particolare la letteratura, nutrono dei nobili ideali e si sentono profondamente francesi essendo stati allevati da famiglie di ascendenza ebraica, ma da tempo perfettamente integrate ed assimilate. Con lo scoppio della IIª Guerra Mondiale il loro mondo fatto di certezze vacilla e crolla poiché rapidamente l’esercito tedesco dilaga sul territorio francese, occupa Parigi e costringe la Francia ad una resa incondizionata. Si costituisce il governo di Vichy svuotato di ogni potere, il maresciallo Petain accetta di collaborare e così vengono promulgate le leggi razziali ed attivata la feroce caccia all’ebreo. Quando Jacqueline comincia il diario suo padre ha trovato rifugio nella casa della cuoca, i nonni ed i genitori di André sono stati arrestati, internati nel campo di Drancy e deportati a Auschwitz da dove non faranno più ritorno. André che dal 1942 fa parte de l’ Organisation Juive de Combat, in seguito ad una delazione è stato arrestato, torturato e destinato al campo di sterminio. La giovane donna vive drammaticamente questa assenza, la mancanza di notizie, il senso dell’attesa, la responsabilità non condivisa della figlia, la tensione continua di trovare un rifugio sicuro (in quel periodo cambierà ben nove volte abitazione!). I vari stati d’animo e gli eventi che segnano questo spazio temporale sono narrati da Jacqueline con lucidità e al tempo stesso con disincanto, il suo linguaggio è essenziale e limpido, privo di enfatizzazioni, lo stile elegante e raffinato. Brevi frasi, poche parole tratteggiano con efficacia persone, luoghi, sentimenti, avvenimenti. Tutto questo fa di Jacqueline Mesnil-Amar una grande scrittrice anche se Quelli che non dormivano è l’unico suo libro. Pubblicato nel 1952 dalle edizioni Minuit purtroppo non fu letto poiché in quegli anni tutti volevano dimenticare, nessuno voleva sapere come ben sperimentò Primo Levi. Solo nel 2009 il libro è stato ripubblicato presso le Edition Stock suscitando l’interesse del pubblico e l’apprezzamento della critica.

Il libro comprende anche una serie di articoli, vere testimonianze di esperienze vissute od apprese dall’Autrice durante il lungo e cupo periodo dell’occupazione nazista e che aiuteranno la giovane donna a riscoprire le sue radici ebraiche. Nel 1976, già all’età di settanta anni, accetta di scrivere per Les Nouveaux Cahiers una testimonianza autobiografica dove confessa con onestà e rimpianto di essere appartenuta agli “ebrei dell’oblio”, l’articolo è dettato particolarmente dalle sue riflessioni sul problema dell’assimilazione e dalla conseguente illusione di essere solamente francese. Dopo la guerra Jacqueline si impegnerà a ridare senso al suo giudaismo incontrandosi con alcuni intellettuali ebrei e recandosi per due volte in Israele. Essa ha lasciato molti altri scritti da cui emerge il suo talento di scrittrice colta e raffinata, varrebbe la pena di riunirli e pubblicarli.

 

Jacqueline Mesnil-Amar, Quelli che non dormivano, Editore Ugo Guanda 2010, pp. 185 € 15.

 

 

Laura Casorio, segretaria esecutiva della CEVAA

Roberto Davide Papini

 

«In questo ambiente è possibile sperimentare in ogni aspetto il tentativo di valorizzare le differenze utilizzando la collaborazione come strumento». Dal suo ufficio di Montpellier (in Francia) Laura Casorio, appena nominata segretaria esecutiva per i progetti della Cevaa (Comunità di chiese in missione), parla di un impatto molto positivo nel suo nuovo incarico. Dal 1° gennaio Casorio ha assunto questo ruolo prestigioso all’interno dell’organismo internazionale che comprende 37 chiese sparse in Europa (Francia, Italia, Svizzera), Africa, Oceania e Sud America. Trentottenne nata a Parma, la Casorio è da anni membro della Chiesa valdese di Livorno e, dopo varie esperienze nella pubblica amministrazione, dal 1999 ha lavorato nella Federazione chiese evangeliche in Italia (occupandosi del Servizio rifugiati e migranti e del volontariato giovani internazionale) fino a ricoprire l’incarico di segretaria esecutiva.

Adesso, la nomina di Laura Casorio alla Cevaa (dove sostituisce il pastore Philippe Girardet) per il mondo protestante italiano è al tempo stesso una perdita, per il grande lavoro e l’umanità di Laura, ma anche motivo di orgoglio per questo incarico prestigioso dove sicuramente saprà far valere la sua notevole preparazione e le sue profonde doti umane.

Per lei, certo, un’esperienza preziosa e ricca di stimoli: «Da quando sono qui — dice — mi sono resa conto dell’importanza delle relazioni tra chiese e anche durante i lavori delle commissioni la dimensione spirituale della comunità delle 37 chiese è molto curata». Casorio è rimasta colpita dall’accoglienza ricevuta: «Sia nei momenti solenni che in quelli più informali, l’accoglienza che mi hanno riservato non ha riguardato solo la dimensione “lavorativa”, ma anche la dimensione di condivisione di una missione comune». Infine, una punta di orgoglio nel ricordare che «la Chiesa valdese gode di grande prestigio e considerazione anche qui».

 

 

CENTRO CULTURALE PROTESTANTE “p.m. Vermigli”

Marco Ricca*

 

Il Centro Culturale “P.M. Vermigli” augura ai soci, ai sostenitori e a tutti coloro che sono interessati alle sue attività un sereno 2011. Nel corso dell’anno si terrà l’assemblea plenaria dei soci con il seguente ordine dei lavori; 1) relazione morale; 2) relazione finanziaria; 3) prospettive per il futuro; 4) elezioni del direttivo. Affinché l’assemblea possa essere realmente rappresentativa di tutto il Centro culturale è necessaria la partecipazione di un elevato numero di soci in regola con la quota sociale. Si chiede per tanto a ciascuno di sottoscrivere la quota ordinaria di 20 euro o quella di sostenitore di almeno 35 euro per poter partecipare all’assemblea quale membro votante e quindi anche eleggibile.

Le quote possono essere versate direttamente a Riccarda Nardini (cell. 3383598002) o tramite un bollettino sul conto corrente postale n. 47582309 intestato a Centro culturale protestante “P.M. Vermigli”, Firenze.

 

* Presidente del CCP “P.M. Vermigli”

 

Libreria “claudiana”

Pasquale Iacobino*

 

Cultura ed evangelizzazione sono strettamente intrecciati nella testimonianza dei protestanti italiani: così si può riassumere il senso delle celebrazioni del 10° anniversario della Libreria di Firenze che hanno visto, Sabato 4 dicembre, una tavola rotonda pomeridiana, promossa in collaborazione con il Centro Culturale Protestante “P.M. Vermigli”, sul tema "La Claudiana e l'editoria religiosa in Italia" con interventi di Gabriella Caramore, Agnese Cini Tassinari, Andrea Ribet, Maria Cristina Carratù e Marco Ricca. La giornata si è conclusa con un concerto gospel "I Want to Thank You, Lord!" con il coro della Chiesa Battista di Civitavecchia, occasione di annuncio della Buona Novella e meditazione in tempo di Avvento. Ottima partecipazione di pubblico sia nel pomeriggio culturale che durante l'appuntamento serale. Con l'occasione rivolgiamo un sentito ringraziamento al gruppetto delle volontarie che hanno prestato servizio nel 2010: Chiara Ettorre, Sara Moscardi e Francesca Sapienza.

 

*Direttore responsabile della Libreria

 

dalle chiese evangeliche di firenze

 

Chiesa evangelica BATTISTA

 

L'Assemblea del 21 novembre 2010 ha chiamato la pastora Anna Maffei a svolgere il suo ministerio presso la comunità di Firenze. Inizierà dal 1 maggio 2011, dopo un periodo di aggiornamento. A fronte della vacanza pastorale la comunità si è data l'organizzazione riassunta nella lettera del Consiglio di Chiesa e del Collegio degli Anziani indirizzata ai membri di chiesa, di cui pubblichiamo uno stralcio a beneficio delle chiese sorelle e degli abituali o potenziali interlocutori della chiesa battista di Firenze:

“(...) si è deciso, di comune accordo, di costituire per motivi organizzativi, un gruppo misto di servizio così composto (in ordine alfabetico): Giorgio Brandoli, Serena Innocenti, Dunia Magherini (presidente) Clara Manfredi (cassiera), Renzo Ottaviani, Gianpaolo Ruffa. (...) La persona a cui la comunità potrà rivolgersi per informazioni, per concordare manifestazioni, per aiuto fraterno, per segnalare persone che debbano essere visitate e per segnalare altri eventi, è Dunia Magherini(...) .La sorella Dunia fungerà da raccordo con il Collegio degli Anziani ed il Consiglio di Chiesa. Le sue risposte saranno date a nome del Consiglio e del Collegio. Per problemi di Cura Pastorale la Comunità potrà rivolgersi a Renzo Ottaviani (...) ed a Gloriana Innocenti (...). All’arrivo della nostra Pastora si stabilirà la data per il rinnovo degli organi della Chiesa. Fino da ora si costituisce la Commissione Elettorale che raccoglierà le candidature. Le sorelle ed i fratelli interessati potranno rivolgersi a Dunia Magherini e Renzo Ottaviani (...)”

Domenica 5 dicembre – Culto con predicazione del pastore Massimo Aprile, con la partecipazione del coro Gospel della Chiesa Battista di Civitavecchia. Un agape “bring and share” condivisa da 60 partecipanti ha allietato la giornata. L' 8 dicembre il pastore Raffaele Volpe ha celebrato il matrimonio di Roberto e Susy Scarduelli. Domenica 12 – Culto con predicazione del pastore Luca Maria Negro, Direttore del settimanale Riforma, mentre Domenica 19 il previsto programma a cura della Scuola Domenicale, a causa della forte nevicata ha dovuto subire delle variazioni. Renzo Ottaviani ha curato la predicazione, oltre che del 19 anche di domenica 26.  Il Culto di Natale è stato tenuto da Pasquale Iacobino.

Nelle diverse domeniche è stato costante il contributo di Sandra Spuri nella cura delle liturgie e di Katerina Holzerova e Anna Crabb negli accompagnamenti musicali. I gruppi nelle case di preghiera e di lettura hanno continuato a riunirsi, così come il gruppo di preghiera del Venerdì sera. Prosegue il Banco alimentare. Ed è già tempo di Offerta d'Amore per la Missione Battista Europea e di raccolta dei contributi per le adozioni a distanza previste dal “Progetto Zimbabwe”.

 

 

Chiesa evangelica valdese

 

Pranzo di Natale. Domenica 19 dicembre dopo il culto celebrato nel nostro tempio con un bellissimo contributo biblico curato dalla Scuola Domenicale ci siamo riuniti per il nostro consueto pranzo di Natale. La neve caduta abbondantemente ha scoraggiato diverse persone. Alla fine tuttavia una sessantina di persone, membri di chiesa e amici, si è ritrovata intorno ai tavoli per gustare un ottimo pranzo. Le bambine e i bambini hanno distribuito tra i partecipanti tanti piccoli regali di ceramica fatti da loro sotto la guida di Annamaria Barducci.

Cogliamo l’occasione per ringraziare le sorelle del “Gruppo agapi” per il loro lavoro che aiuta tutta la comunità nel tessere le relazioni di amicizia e di convivialità. Un affettuoso ringraziamento alla Comunità ebraica “Shir Hadash” che ci offerto un generoso contributo di servizio.

Uno sguardo verso l’Eternità. Desideriamo ricordare coloro che nel corso del 2010 hanno compiuto il passaggio verso l’Eternità: Margherita Vinçon Caporali, Raffaele Balenci, Ida Anghinetti Favellini, Paolo Targetti, Paolo Rossi, Enrico Caldini, Maria Massa, Giancarlo Miranceli, Vincenzo Sciclone, Marta Villani, Lidia Dozzani, Mirella Ceseri Rossi e in Polonia Piotr Gajewski, padre del pastore Pawel. La fiducia nella Parola di Dio ci permette di credere fermamente nella vita eterna, il dolore del distacco talvolta e particolarmente forte. A tutte le persone colpite da questo dolore trasmettiamo un nostro abbraccio di fraternità e di partecipazione al lutto.

 

Delibera dell’Assemblea di chiesa in merito al tempio di via Micheli

L’Assemblea della Chiesa Valdese di Firenze, organizzata come chiesa autonoma, riunita il 22 gennaio 2011 in Via Manzoni 19 alle ore 15.30, dopo ampio dibattito,

-              tenuto conto delle risultanze dell’indagine diagnostica effettuata nei mesi scorsi al tempio di via Micheli,

-              considerata l’importanza del tempio quale testimonianza e segno della presenza evangelica passata, presente e futura nella città di Firenze,

-              ricordata la rilevanza del tempio non solo come bene artistico ma anche come struttura potenzialmente idonea per varie attività di tipo culturale e civico,

dà mandato al Concistoro di portare a compimento quanto segue:

a) tenuta in debita considerazione la richiesta di contributo finanziario avanzata all'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, utilizzare l’eventuale somma assegnata per la realizzazione di un progetto esecutivo volto al recupero funzionale e alla messa in sicurezza del tempio di via Micheli che dovrà essere suddiviso in lotti di concerto con gli esperti già coinvolti nel restauro; tali lotti dovranno essere disposti e realizzati in un ordine temporale che abbia la sicurezza interna ed esterna come priorità assoluta.
b) integrare se necessario tale contributo finanziario con un mutuo ipotecario i cui oneri dovranno essere pagati con i proventi degli affitti di via Manzoni
c) impegnarsi attivamente, di concerto con la Tavola valdese, per individuare altre fonti di finanziamento a fondo perduto da parte di soggetti pubblici e privati, in Italia e all’estero, per completare il progetto.

Considerato inoltre il grande sforzo finanziario e umano che questo progetto comporta, l’Assemblea ritiene che questo debba avvenire nel quadro più ampio di una riflessione sulla presenza e testimonianza evangelica nell'area metropolitana fiorentina. Pertanto, l’Assemblea da mandato al Concistoro di promuovere una serie di consultazioni a livello sia locale che nazionale, che coinvolgano soggetti quali la locale chiesa metodista, la Tavola Valdese e l'OPCEMI. Tale dialogo dovrà definire le linee principali della testimonianza evangelica nei prossimi anni e, di conseguenza, provvedere anche alla razionalizzazione dell’attuale patrimonio immobiliare.

Nel caso in cui il contributo finanziario di cui al punto a) non fosse assegnato o fosse di importo insufficiente, anche se integrato dal mutuo di cui la punto b), per realizzare la progettazione e l'esecuzione secondo quanto indicato precedentemente, l'Assemblea dà mandato al Concistoro di elaborare comunque il progetto relativo alla testimonianza in Firenze di cui alle righe predenti, da avviarsi nel corso del corrente anno ecclesiastico in modo da decidere in merito al futuro del tempio con il pieno coinvolgimento della Tavola Valdese in quanto ente proprietario dell'immobile.

 

Ecumenicamente (s)corretto

Roberto Davide Papini

Più volte abbiamo detto, in questo spazio tra il serio (poco) e il faceto (molto, o almeno ci proviamo) che la Chiesa cattolica romana offre troppi spunti per non ironizzare, spesso amaramente, su di essa.

Alla lunga, però, ci accorgiamo che gran parte delle notizie che arrivano da Oltre Tevere fanno passare la voglia di ridere. Per esempio, nelle scorse settimane abbiamo visto la celebrazione in pompa magna della decisione di Benedetto XVI in merito allo Ior (la banca vaticana) e, finalmente, dopo scandali e inchieste varie, al suo adeguamento alle norme antiriciclaggio dell’Unione europea, in modo da entrare, finalmente, nella cosiddetta “white list”. Una cosa di cui non vantarsi, da fare sottovoce, magari scusandosi del ritardo, è stata invece sbandierata come un grande atto di Papa Ratzinger e celebrata un po’ su tutti i mezzi di informazione. Il deputato radicale (eletto nelle liste del Pd) Maurizio Turco ha fatto osservare che la cosa non è poi così fantastica: «Nello Stato Città del Vaticano il Capo dello Stato – unico detentore del potere legislativo, esecutivo e giudiziario promulga la legge antiriciclaggio; nomina i membri dell’organo di controllo finanziario indipendente; nomina i membri di gestione e controllo delle istituzioni finanziarie; nomina i giudici; può bloccare in qualsivoglia momento un processo ed avocarsi qualsiasi decisione. Probabilmente nemmeno la Corea del Nord ostenta in maniera così spudorata, istituzionale, legale l’essere un paese totalitario retto da un monarca assoluto». Così, prima osservazione, assistiamo al paradosso di un istituzione di Paesi democratici (l’Unione europea) che nella sua “white list” ospiterà per la prima volta un Paese totalitario in cui le norme antiriciclaggio sono fatte e disfatte da un sovrano assoluto.

Tutto qui il problema? Non proprio. Sulla vicenda che ha portato i magistrati romani a sequestrare 23 milioni di euro per violazioni delle norme antiriciclaggio, Turco osserva che «se ci fosse stata l’attuale legislazione vaticana, non ci sarebbero stati i controlli previsti per le transazioni provenienti da paesi che non hanno norme antiriciclaggio e la transazione sarebbe passata come una comune transazione tra due conti della stessa banca di un paese con una legislazione antiriciclaggio».

Dunque quella di Ratzinger è davvero un’operazione di trasparenza?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diaspora evangelica

Direttore ai sensi di legge: Gabriele De Cecco

 

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In redazione: Pawel Gajewski, Roberto Davide Papini, Roberto Rossi, Alessandro Sansone

 

Reg. Tribunale di Firenze, 16 ottobre 1967, n. 1863

 

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