Isaia 11, 6: "Un bambino li condurrà"


 
Questo testo fa parte dei canti del Libro dell'Emmanuele (cap.7-12 di Isaia) dove la profezia di un mondo nuovo si intreccia  con le vicende politiche burrascose di una piccola terra non troppo difendibile, come doveva esser la Palestina di 7 secoli prima di Cristo: regione di passaggio dal Medio Oriente all'Egitto.

Dobbiamo sentir riecheggiare la profezia di Nathan a Davide, nella quale da una parte si rimprovera il re di voler costruire una casa di legno prezioso di cedro per il Signore, dall'altra gli si fanno promesse solenni sulla stabilità del suo regno, sul cui trono ci sarà un discendente che Dio renderà forte e vittorioso. Vi è dell'ironia nella domanda "Saresti tu quello che mi costruirebbe una casa perché io vi abiti? (" Sam.7,5). In realtà sarà Dio a costruire una casa "stabile" a Davide e alla sua discendenza per un "Regno" spirituale futuro che sarà la vera espressione del governo di Dio stesso sull'umanità. Un "re messianico" che farà la volontà di Dio sarà l'inizio dei tempi finali nei quali Dio si rivelerà come creatore di un nuovo mondo basato sulla giustizia e sulla pace.

Isaia usa due metafore per parlare del futuro: una vegetale, l'altra animale. Quella "vegetale" è di un ramoscello che esce da una vecchia radice, un virgulto o un rampollo. Quando il vecchio tronco di un albero tagliato sembrava morto ecco spuntare da un lato un ramoscello che ricomincia la vita dell'albero, può crescere e diventare alto, metter foglie, fiori e frutti. La LXX traduce "ramoscello" con "fiore" (anthos), da qui vengono i nostri canti di Natale, come "E' spuntata una rosa"; èi una traduzione poetica, ma è più significativo che si tratti del "Germoglio" che fa pensare all'albero che riprende a vivere. Sul ramoscello riposa il vento di Dio con tutti i suoi doni: saggezza, intelligenza, consiglio, forza, conoscenza e timore del Signore, ai quali la LXX e poi la Patristica latina aggiungerà la "pietas" per arrivare ai "sette doni dello Spirito". Sappiamo che non c'è bisogno che si limitino a sette, l'elenco del N.T. è ben più ampio di questo!

Il Re-Germoglio è una promessa che si trova in altri testi profetici, come Ger. 23, 5: "Ecco vengono i giorni - dice il Signore - in cui io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re e prospererà; eserciterà il diritto e la giustizia nel paese". Lo si ritrova quasi identico in Ger.33,15, ma poi con varianti anche in Is.53,2; Zac.3,8; 6,12 è quasi sempre unito ad un'idea del buon governo e all'esercizio della Giustizia, a testimonianza di quanto sia antica questa aspirazione, che anche oggi noi tutti coltiviamo. Nel nostro testo l'autore indugia su questo concetto: "...respirerà come profumo il timore del Signore, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire..." (v.3);  il Signore prende partito per i poveri della terra e finalmente sarà fatta giustizia "agli umili" del paese. Avevamo incontrato questi concetti anche nel Salmo 37 e abbiamo già visto come Gesù li attualizza nelle sue Beatitudini: la terra non appartiene ai violenti e ai mafiosi, come molti indizi ci farebbero pensare, ma nel futuro di Dio apparterrà ai mansueti e agli umili! Si può e si deve vivere in questa dimensione e con questa tensione per realizzarlo!

L'altra metafora riguarda gli animali e gli umani. Gli animali sono citati a coppie di nemici mortali: lupo - agnello; leopardo - capretto; leoncello -  vitello. Questi nemici verranno riconciliati nel mondo futuro e impareranno a "stare insieme" in armonia. I carnivori diventeranno vegetariani; sicuramente anche noi non avremo più le nostre bistecche, e la speranza è che staremo tutti benissimo e non ne sentiremo la mancanza. Non so cosa provate voi nel vedere i documentari sugli animali, quando gli animali selvatici ne "predano" altri e poi li mangiano... Ci sembrano spesso delle scene tremende e ciascuno di noi è portato a prendere partito per l'antilope o il coniglio o lo gnu, che non fanno male a nessuno, ma sono troppo buoni per tutti (compresi noi!). Poi ci sentiamo ipocriti e ci diciamo che bisogna pure che i carnivori si sfamino e diano da mangiare ai loro piccoli! In sostanza non abbiamo riflettuto esaurientemente sul senso della creazione: è una buona creazione così com'è? Anche con la catena alimentare? O è a causa del peccato umano che la creazione si è traviata e ha bisogno di esser redenta? Questa è la spiegazione della stessa Bibbia, meditata dai Padri della chiesa di tutti i tempi.

L'apostolo Paolo nella lettera ai Romani afferma: "La creazione è stata sottomessa alla caducità, non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa, e nutre la speranza si essere pure lei liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (Rom.8,20-21). Umanità e creato sono coinvolti in un unico destino, sembrano apparentemente andare verso l'autodistruzione, ma in realtà possono ravvedersi e passare dalla morte alla vera vita.

E' un "cantico delle creature del mondo nuovo e una celebrazione della pace" scrive G. Ravasi in una introduzione a Isaia (BUR 1994). "L'idillio di un nuovo paradiso si attua attraverso una simbologia animale di pacificazione: le coppie antitetiche degli animali selvaggi (lupo, leopardo, leoncello, orsa, leone, aspide) e domestici (agnello, capretto, toro, vacca, bue, lattante) si congiungono in un'armonia indistruttibile".

Oltre alla riconciliazione degli animali fra loro c'è la riconciliazione degli animali feroci con gli umani: un bambino li condurrà. Dio aveva creato gli umani a sua immagine per custodire e prendersi cura del resto del creato, ma non è stato così. Ora si può e si deve ricominciare daccapo, ma a partire da ciò che è più indifeso e non ha alcun potere: il bambino appunto, il lattante. Il lattante giocherà con la vipera e non ne avrà alcun danno. Un serpente aveva causato la rottura degli umani con Dio, ora perfino il serpente, che da sempre è parso una personificazione del male, non farà alcun male agli esseri umani. Ma bisogna che sia un bambino a guidare il nuovo mondo; il bambino rientra nella categoria degli "umili" e dei "poveri" per i quali il Messia viene a far giustizia. Deve essere un bambino, non un adulto, perché anche questa ultima metafora è importante. Bisogna essere come un bambino per entrare nel Regno dei cieli (Mat.18,3), non per motivi morali, ma perché il "bambino" è il "germoglio" che spunta dalla radice e diventa re del mondo nuovo.

Rimane ancora un sogno e una speranza: in antico, nel paradiso creato da Dio, gli animali avrebbero mangiato i vegetali, senza peraltro distruggerli. Quando Dio farà "nuovi cieli e nuova terra dove abiti la giustizia" si tornerà allo stato originario. Ora si vede, come in visione, un mondo futuro che è davanti a noi (e non dietro) dove gli animali saranno riconciliati e un bambino li condurrà...

Il Nuovo Testamento ha riconosciuto in Gesù il Messia-Germoglio (Rom.15,12) che è l'inizio della nuova creazione, con la sua risurrezione ci dà la possibilità di identificarci con lui. Il battesimo è il momento in cui confessiamo che abbiamo bisogno di vivere questa realtà nuova che Cristo ha aperto davanti a noi. Quando battezziamo i nostri figli bambini vogliamo dire che li portiamo con noi in questa nuova realtà e che vogliamo testimoniarla loro fin da piccoli, perché non vivano nel rimpianto di un passato, ma rivolti verso l'avvenire glorioso che Dio sta preparando per noi.

Un/a bambino/a è il segno della vita che ricomincia, nella sua forma più debole e indifesa, che ha bisogno e accetta le cure dei genitori; per i bambini val la pena custodire e guidare il mondo, preparandoci a cambiarlo per realizzare la giustizia di Dio. Ci identifichiamo nel tronco d'Isai (la famiglia di Davide) che è vicino alla fine; a noi è nato un "Germoglio", il Messia che è la prima creatura della nuova Creazione di Dio. Ogni bambino, ogni bambina ce lo farà ricordare, a lui, a lei assegniamo la conduzione del nostro mondo con l'aiuto dei doni dello Spirito.