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I Corinzi 1,30


sapienza, giustizia, santificazione e redenzione

Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione

I Corinzi 1,30

 

Care sorelle e cari fratelli, ho scelto per questa breve meditazione il versetto 30 della Prima Lettera ai Corinzi che si trova poco oltre quelli della seconda lettura che abbiamo ascoltato in precedenza. Questo passo è citato al secondo punto della Dichiarazione Teologica di Barmen della quale lo scorso 30-31 maggio si sono ricordati gli 80 anni. Come molti di voi sanno quella dichiarazione, avvenuta in occasione del Sinodo della Chiesa evangelica in Germania, fu l’atto costitutivo della “Chiesa confessante” che si oppose al nazionalsocialismo e resistette alla dittatura di Hitler. Nel respingere fermamente la “falsa dottrina” che affermava l’esistenza di settori della vita nei quali “non apparterremo a Gesù Cristo ma ad altri signori” e nei quali “non ci sarebbero necessarie la sua giustificazione e la sua santificazione” la Chiesa confessante affermava:

“Come Gesù Cristo rappresenta la grazia senza condizioni del perdono di tutti i nostri peccati, così, con uguale serietà, egli è l’espressione della forte pretesa che Dio fa valere nei confronti di tutta la nostra vita. Per mezzo suo ci accade di sperimentare una felice liberazione dagli empi legami di questo mondo per un libero, riconoscente servizio alle sue creature.”

Sono fermamente convinto dell’attualità di queste affermazioni e della necessità di riscoprire ogni giorno mediante Gesù Cristo il nostro rapporto diretto con Dio che non cessa mai di trasmetterci la Sua Grazia attraverso il Suo Spirito vivificante. In modo ed in un contesto diversi rispetto alla Germania di 80 anni fa anche noi siano distolti dal porre il nostro sguardo nel Signore Gesù Cristo, siamo avvinti da “empi legami” e lasciamo che le nostre esistenze siano assoggettate ad altri “signori”. Ne cito tre:


1- Il denaro, la brama di ricchezza per acquisire beni, per scalare posizioni sociali, per raggiungere uno status sociale ed economico che ci permetta una vita agiata e ci dia sicurezza e tranquillità.


2- Il potere, il desiderio di dominare sulle persone che ci sono vicine, nell’ambito professionale e lavorativo, in quello affettivo (penso ai tanti rapporti di coppia che terminano dolorosamente e sovente anche tragicamente nella violenza) e talvolta purtroppo anche nell’ambito delle nostre comunità afflitte e divise da contrasti e contese. Vogliamo percorrere e spesso imporre una strada autonoma confidando solo nelle nostre forze e capacità senza prestare ascolto alla Parola di Dio e senza ubbidire alla Sua volontà. All’origine di questi atteggiamenti negativi e insani vi è sempre l’aspirazione a primeggiare, a raggiungere e mantenere ruoli di prestigio e assai di frequente l’incapacità di dominare il nostro ego e di sviluppare rapporti di condivisione e comunione (koinonia) con le persone che ci circondano, l’incapacità di conformarci con umiltà all’insegnamento di Gesù.

3 - Ed infine, la signoria forse più subdola e mimetizzata, rifuggire dalle nostre responsabilità di cristiani, uomini e donne liberi che di fronte a Dio siamo responsabili di quanto accade all’umanità che ci circonda. L’aspirazione a rifugiarsi in una dimensione privata e protetta insensibili, spesso rassegnati, addirittura assuefatti di fronte alle tante storture e piaghe della società che ci circonda: mancanza di lavoro, ingiustizia, non rispetto delle leggi e delle regole, ruberie, intolleranza, violenza e prevaricazioni sui più deboli e i dimenticati. Qui il pensiero inevitabilmente volge alla vera e propria tratta di esseri umani che fuggono da guerre, regimi liberticidi e paesi poveri, e che giungono nella nostra nazione in cerca di una prospettiva di sopravvivenza o anche solo di una sosta prima di riprendere il loro viaggio di speranza. Possiamo avere soltanto una percezione molto parziale, senza afferrarne completamente la tragica realtà, delle sofferenze e dei dolori di queste donne e uomini, ma anche di molti giovani e bambini, che hanno perso casa, affetti, patria e identità e che hanno subito e continuano a subire violenze fisiche e morali di ogni tipo.

Dobbiamo riconoscere che con la nostra sola intelligenza, con il nostro solo operare e con le nostre sole facoltà, per quanto tentiamo di farlo, non abbiamo la forza e la capacità di liberarci da queste signorie e da questi legacci. Il Sinodo di Barmen affermò che è per mezzo di Gesù Cristo che possiamo sperimentare la “liberazione dagli empi legami di questo mondo”. L’amore di Dio, la grazia da cui deriva la nostra salvezza non dipendono dai nostri meriti, dalle nostre opere o da un qualche potere insito nella nostra volontà, ma soltanto da Dio che liberamente ci ha donato il Suo Figlio unigenito Gesù Cristo, morto sulla croce e risorto per la nostra salvezza.

Abbiamo ascoltato come l’apostolo Paolo scriva che il Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei che chiedono miracoli ed è pazzia per i Greci che chiedono sapienza. Paolo ricorda ai Corinzi e oggi, qui, anche a noi, che attraverso la pazzia della predicazione e lo scandalo del Cristo crocifisso si sono manifestate la sapienza e la potenza di Dio. Siamo di fronte ad uno sconvolgimento dei valori intesi secondo il buon senso comune e le nostre categorie mentali. Paolo afferma che Cristo Gesù “è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione”. Sulla via della croce, mediante il Suo sangue versato per noi e poi con la Sua resurrezione la mattina di Pasqua si sono manifestate la potenza e la sapienza di Dio; attraverso Cristo ci è stata elargita la grazia che ci libera dal peccato e siamo stati salvati. Ciò che era debole è divenuto forte, ciò che era umile è divenuto potente, le tenebre sono state trasformate in luce, la morte e divenuta nuova vita.

Il pensiero corre ad un passo dell’antico testamento, Michea 8,5, “O uomo egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con i tuo Dio ?”. “O uomo” ….cioè io, tu, lei, lui,…tutti noi siamo chiamati a praticare la giustizia e a comportarci secondo misericordia cioè ad amarci gli uni gli altri ed ad amare il nostro prossimo come noi stessi (le persone che amiamo di più…). Ma i legami e le signorie di cui abbiamo parlato prima non ci permettono di adempiere con pienezza a questi mandati di Dio. E’ la via della croce di Gesù Cristo che ci permette di ricevere la grazia che ci trasforma donandoci la capacità di agire come Dio vuole secondo giustizia, misericordia e umiltà.

Cristo Gesù, riassume e riunisce in sé la sapienza, la giustizia, la santificazione e la redenzione cui anche noi aspiriamo. Con la sua morte e risurrezione Gesù ci ha rivelato l’amore di Dio, i suoi progetti per il nostro futuro, in Lui il regno di Dio è già all’opera. Essere in Lui significa accogliere in noi la grazia che Dio ci elargisce, lasciamola discendere nei nostri cuori, lasciamo che lo Spirito venga “in aiuto alla nostra debolezza perché non sappiamo pregare come si conviene” (Romani 8,26) e confidiamo che “lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili” (Romani 8, 26). Questo genererà in noi quella trasformazione costante che ci permetterà di porci in cammino alla sequela di Cristo. Così anche noi, seguendo Cristo potremo acquisire saggezza ed umiltà ed imparare a praticare la giustizia. Così la santificazione che è in Cristo diventa anche la nostra possibilità di santificarci. Diceva John Wesley, il fondatore del metodismo, che essere santificato significa “essere rinnovato ad immagine di Dio in giustizia e vera santità. [….] un cambiamento interiore dalla mondanità alla santità, dall’orgoglio all’umiltà, dalla passionalità alla mansuetudine, dall’ira e dall’incontentabilità, alla pazienza e alla rassegnazione; in una parola, da una mente terrena, sensuale, diabolica, alla mente che era in Cristo Gesù”.

Solo per mezzo di Gesù Cristo potremo liberarci dai legami e dalle signorie della brama di potere, di ricchezza e soprattutto dell’egoismo, dell’autoaffermazione, dell’autosufficienza, della autoglorificazione e trovare la forza di rinunziare a noi stessi, di metterci umilmente al servizio del nostro prossimo e di amare gli altri come amiamo noi stessi. Dio ci ricolmi dello Spirito Santo affinché siamo fortificati nella fede e rinnovati ogni giorno camminando come e con Cristo nell’amore, nella sapienza, nella giustizia e nella santità cercando di realizzare il regno di Dio qui e ora in attesa del suo compimento definitivo quando il Signore tornerà. Amen

Valdo Pasqui, Chiesa Metodista di Firenze, domenica 20 Luglio 2015

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 23 Maggio 2015
 ©Chiesa Evangelica Valdese di Firenze