Giovanni 12, 20-26

Il potere delle apparenze



Spero che mi perdonerete il modo un po' frivolo di iniziare questa meditazione. La battuta mi viene spontanea: per arrivare a Gesù bisogna avere almeno due santi intercessori, Filippo e Andrea appunto. Ha qualcosa di molto ironico la scena in cui i greci, vale a dire i giudei ellenizzati chiedono di vedere Gesù. Credo che vi sia tanta ironia, anzi tanta satira politica. È vero oggi come lo era nel passato che per arrivare a un personaggio importante bisogna passare attraverso due o tre anticamere, due o tre segretari e/o uscieri. Credo che l'Autore del Quarto Vangelo voglia mettere in guardia contro tali meccanismi di potere, i quali, ahimè, si sono insediati anche nelle chiese cristiane. Questo è però soltanto un aspetto di questo testo ricchissimo di significati.

Sicuramente ciò che balza subito agli occhi è la sequela di Gesù, ovvero il suo prezzo (v. 25): Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. Questo versetto, come pure l'intero discorso di Gesù mira verso il sovvertimento della nostra scala di valori. Tra questi la nostra vita, con tutte le sue imperfezioni con tutte le sue fatiche sembra comunque la cosa migliore che possiamo ottenere.

Gesù invece relativizza il suo valore. Lo fa non per un particolare senso di abnegazione ma per indicare un traguardo molto più affascinante: la vita eterna nella piena glorificazione. In questo senso il destino del Maestro e dei suoi è già segnato ma nono nel senso negativo che comunemente attribuiamo alla morte. È un destino radioso, carico di estasi senza fine.

L'ironia teologica di Giovanni si concentra anche intorno all'esigenza di “vedere”. Come se egli avesse già previsto la nostra civiltà basata sulla televisione e sull'immagine... Ma Giovanni non è stato un chiaroveggente. Egli ha colto in pieno la nostra caratteristica ancestrale: la centralità della vista legata alla forza comunicativa delle immagini. Il dominio della televisione che viviamo oggi è una semplice conseguenza di tale caratteristica comune a tutti gli esseri umani del passato e del presente. Anche qui grazie a Gesù avviene però un sovvertimento: l'essenziale è invisibile. Non possiamo vedere (a meno che non si tratti di un laboratorio di botanica) la trasformazione del seme. In questo senso la Via tracciata da Gesù deve basarsi su un fattore diverso: sull'ascolto, sulla meditazione, sull'interiorizzazione del messaggio ricevuto.

I simboli visibili dell'acqua e della luce (Giovanni non parla del pane e del vino) sono semplicemente strumenti utili per cogliere ciò che in fondo rimane invisibile in questa fase della nostra esistenza. Se ci guardiamo intorno, ciò che all’apparenza è perfettamente visibile rimane sempre ambiguo. Vorrei fare a questo proposito due esempi.

Il primo. Amo il Mediterraneo con i suoi paesaggi mozzafiato, in particolare quelli del Golfo di Napoli. Penso che la contemplazione di questi paesaggi dovrebbe infondere pace e serenità. Grazie ad alcuni amici di Greenpeace ho visto però anche delle riprese subacquee che fanno vedere un'impressionante quantità di rifiuti e carcasse di navi affondate di proposito nelle acque del Golfo di Napoli.

Il secondo. La carcassa fumante della centrale nucleare di Fukushima a prima vista non è per nulla rassicurante. Infatti, Roberto De Mattei (vice-presidente del CNR) ha parlato la settimana scorsa della spettacolare punizione di Dio per i nostri peccati. Mi dissocio nettamente da tale visione. Fukushima significa per me l'inizio di una nuova civiltà, una civiltà costruita sulla sobrietà energetica, sull'equità e sulla decrescita dei consumi.

Interpretazioni diametralmente opposte… Tutto dipende dalla capacità di mettere in relazione: emozione e riflessione, angoscia e fede

Predicazione del Past. Pawel Gajewski, Chiesa Valdese di Firenze, Domenica 3 Aprile 2011