2 Cor. 3, 17 “Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà”

 

E’ un testo solenne, un po’ ermetico, sembra una confessione di fede: lo Spirito è il Signore! o Il Signore è lo Spirito! come traduce la nostra Riveduta insieme a molte altre traduzioni. Se la confessione di fede : Kyrios – Iesous ( 1 Cor. 12,3) si traduce : Gesù è il Signore!  e sembra essere una delle più antiche formule battesimali, per analogia anche qui si deve poter tradurre: lo Spirito è il Signore!  “Lo Spirito è il Signore” si colloca sul piano delle più antiche confessioni di fede: come “Cristo è il Signore” e non Cesare, o l’imperatore del momento al quale si doveva offrire incenso come dichiarazione di fedeltà.  Tuttavia non vogliamo spingerci più oltre ad affermare che Paolo avesse una idea chiara delle tre persone della Trinità, che non era nell’orizzonte teologico del suo tempo.

D’altronde anche dire “Il Signore è lo Spirito” presuppone una conoscenza sia del Signore che dello Spirito, entrambi nominati con un articolo determinativo, dove l’uno diventa il contenuto dell’altro. L’apostolo Paolo sta parlando del rapporto fra la Legge (l’istruzione) data dal Signore a Mosé e “il nuovo Patto” (v.6) di cui Dio ci rende ministri, che è quello scritto nei cuori, come il profeta Geremia aveva annunciato, operato non “dalla lettera che uccide, ma dallo Spirito che vivifica”. Dire “Il Signore è lo Spirito” significa che il Signore non è il puro dato scritturale soggetto alle interpretazioni umane, o che non è il Motore Immobile nei cieli eterni, lontani dalle vicende umane, o non è l’idolo rappresentabile in qualche forma o immagine creata dagli umani e venerabile in determinati luoghi. “Spirito” (Pneuma) è “soffio” (come traduce Chouraqui) o “vento” che “soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va” (Gv.3,8). Lo Spirito è vita del Signore che agisce in noi perché siamo trasformati alla sua immagine (2 Cor.3,18).

C’è un “dove” che è molto importante: dove è lo Spirito, lì c’è libertà. Nell’incontro di Gesù con la donna samaritana raccontato nel cap.4 del Vangelo di Giovanni, alla domanda della donna su “dove” si debba adorare Dio correttamente, Gesù risponde con la famosa frase : “Dio è Spirito” (Il Dio è Spirito) e trasforma il “DOVE” della donna in un discorso sul dis-velamento di Dio: aletheia (tradotto con “verità”) è dove Dio si rivela, cioè nello Spirito. Anche nel nostro testo c’è un lungo discorso su un “velo” che deve esser rimosso per poter ricevere la vera istruzione di Dio, e che Cristo ha abolito per noi, affinché possiamo riflettere come specchi ricevendo la gloria di Dio.

Dove è lo Spirito lì c’è libertà. Si può ribaltare anche questa frase e dire : se c’è libertà, là c’è lo Spirito? Si può dire anche qui che l’uno è il contenuto dell’altra? Restano entrambi misteriosi per noi umani, come qualcosa che dovremo definire nell’arco della nostra vita e della vita di ogni generazione. Il tema dello “Spirito che libera” è caro all’apostolo Paolo che ne parla a lungo nel cap. 8 della lettera ai Romani o nel cap. 5 della lettera ai Galati. La sua tesi è grosso modo : lo Spirito della vita mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte (Rom.8,1), ora bisogna restare saldi nella libertà e non ricadere nella schiavitù (Gal.5,1), ma la libertà non è vivere secondo la carne (le abitudini, i desideri umani), ma è “vivere per/nello Spirito e camminare guidati dallo Spirito” (Gal.5,25).

Sappiamo che Lutero ne ha fatto la sua bandiera, che chiamava la lettera ai Galati la sua “Caterina” (sua moglie), cioè il suo tesoro. Nella sua risposta a Erasmo, nel “De servo arbitrio”, giustamente contesta che si possa pensare l’uomo come un essere libero di scegliere: l’umanità non è libera, ma schiava del peccato e della morte. E’ la grazia di Dio che viene a renderci liberi e lo Spirito di Dio agisce nelle nostre vite per la nostra trasformazione. Cosa sia la libertà dello Spirito è cosa da scoprire nel corso della vita, in una lotta continua contro il peccato che resta in agguato e sempre di nuovo tende a riprender possesso di noi, ma la grazia di Dio è più forte del nostro peccato.

Lutero ha visto nelle “libertà” che i contadini avrebbero voluto rivendicare per sé “un’occasione alla carne”, e anche Zwingli e Calvino hanno criticato aspramente le ali “estreme” e violente che sono nate, come conseguenza della stessa Riforma, che avrebbero non solo con la parola, ma anche con la forza, distrutto le statue e le immagini, trasformato la liturgia, riformato l’eucarestia. Molte di queste cose sono comunque avvenute in tempi più lunghi e dopo aver trovato un consenso più ampio di quanto auspicavano Carlostadio o gli anabattisti. D’altronde molti dei cosiddetti estremisti erano anche pacifici, traevano soltanto le conseguenze più rigorose da quello che si apprende dalle Scritture, come avveniva nel caso del battesimo degli adulti. La Riforma ufficiale ha sentito il bisogno di un “camminare nell’ordine” più che un “camminare nello Spirito” e ha lasciato condannare a morte e ha ostacolato una ricerca di “libertà dello/nello Spirito” che non poteva permettersi…

Quest’anno il Consiglio dei pastori di Firenze ha deciso di unire la Festa della Riforma al Centenario della nascita delle chiese pentecostali in Italia. Si tratta (se la cosa andrà in porto) di una occasione rara di unire la riflessione sui capisaldi del protestantesimo riformato con la rinascita (avvenuta già in tempi e con accentuazioni diverse) delle manifestazioni dello Spirito. E’ innegabile che molte persone sono state chiamate, hanno cambiato la loro vita, sono state liberate e hanno potuto ricevere in se stesse lo Spirito che le ha rese testimoni preziosi della grazia di Dio.

I culti pentecostali sono in grado di creare forti emozioni e sono stati spesso occasione di conversione. Ma vorrei discutere una espressione usata spesso nei culti dei fratelli pentecostali: “Siamo nella libertà dello Spirito”, che nella maggior parte dei casi significa un tempo per le preghiere spontanee, o per le preghiere “in lingue”; in altri casi tende ad accentuare i fenomeni sovrannaturali, chiedendo miracoli e suscitando stati di estasi o sonno/sogno come riposo dello spirito. Dobbiamo ammettere che la fantasia liberata dalla ragionevolezza può essere un frutto dello Spirito, specie se crea benessere nelle persone e se non fa male a nessuno. In questi spazi (anche qui c’è un “dove” dello Spirito) alcuni sono più “testimoni” di altri ed hanno fascino e potere su altri. E’ quasi inevitabile che la carne si inorgoglisca per chi si è sentito “rivestito dello Spirito”.  Resta il problema per noi che siamo i continuatori dello “spirito d’ordine” sostenuto dai Riformatori (ma va pensato con la s minuscola!) se non si vuole in qualche modo imbrigliare lo Spirito per costringerlo a fare quello che noi gli chiediamo.

E infine torna pesantemente sulla ribalta la domanda sulla libertà, quale libertà? Quella dello Spirito di farci essere più attraenti e interessanti agli occhi del mondo? O quella nostra di cui abbiamo estremamente bisogno, se no ricadiamo “sotto il giogo della schiavitù” del peccato, della malattia, del nostro stesso egoismo, della nostra religiosità, dello schema di questo mondo, della miseria e della fame, della guerra, della paura del terrorismo. Siamo noi che abbiamo bisogno di libertà e dovrà essere quella promessa da Gesù, “solo se il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Gv.8, 36). Una libertà che produca ammirazione per qualcuno o qualcosa di arcano, ma che non libera il mondo intorno a noi non è una vera libertà. Se il nostro habitat non riceve impulsi di nuova vita, di pace, riconciliazione, condivisione delle risorse non vi abita lo Spirito, ma un nostro spirito che cerca suoi spazi per soddisfare la carne… Dobbiamo dirlo con umiltà soprattutto a noi stessi, perché sappiamo che anche noi non produciamo le opere della libertà. Tuttavia qui non importa ciò che noi produciamo, visto che non è per le nostre opere che siamo salvati; la promessa con cui si conclude il nostro testo è: “Noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito”.